sabato 23 febbraio 2013

GUERRA CASTELLAMMARESE





La Guerra castellammarese

(1930 - 1931) è stata una sanguinosa guerra di mafia italo-americana per la conquista della leadership combattuta, a New York, tra la famiglia mafiosa dei Maranzano e quella dei Masseria. La guerra ebbe termine quando Salvatore Maranzano divenne capo di tutti capi. In seguito, dopo la sua uccisione la mafia americana si dotò di un organo collegiale di comando formato da uomini delle cinque principali famiglie mafiose.

Joe Masseria

Salvatore Maranzano




















L'aggettivo "castellammarese" dato a questa guerra deriva dal paese di Castellammare del Golfo, in Sicilia. Negli Stati Uniti il leader della famiglia castellammarese era Salvatore Maranzano, facevano parte di questa famiglia Joseph "Joe Bananas" Bonanno e Stefano "The Undertaker" Magaddino, alleati a Joseph Profaci e Joe Aiello.
La fazione opposta contava gangster provenienti da altre parti della Sicilia, dalla Calabria e dalla Campania, da Napoli in particolare. Leader di questa fazione era Joe "The Boss" Masseria. Ne facevano parte: Alphonse Capone, Charles "Lucky" Luciano, Albert "Mad Hatter" Anastasia, Vito Genovese, Al Mineo (Alfredo Manfredi), Willie Moretti, Joe Adonis e Frank Costello
Apparentemente la guerra è una lotta di potere tra le due famiglie, in realtà essa fu frutto di un conflitto generazionale tra la vecchia leadership conosciuta negli Stati Uniti come "Mustache Pete" (a causa dei lunghi baffi e che indicava i membri della mafia siciliana arrivati adulti negli Usa agli inizi del '900) e gli "Young Turkes", più giovani e provenienti da diverse parti dell'Italia.
La tensione tra i due gruppi era evidente già nel 1928 quando entrambi i gruppi si rubavano a vicenda i carichi di alcol (il cui commercio era proibito all'epoca). La guerra si caratterizzò in seguito per i continui cambiamenti di fronte dei gangster delle rispettive famiglie.
È difficile individuare un punto preciso in cui possa dirsi iniziata la guerra. Nel febbraio del 1930 Masseria fu sospettato di avere ordinato la morte di Gaspare Milazzo, leader della Unione Siciliana di Detroit. Si affermò che Masseria si sentiva umiliato dal rifiuto di Milazzo di supportarlo all'interno della Unione Siciliana in una disputa che coinvolgeva il Chicago Outfit (un'organizzazione criminale) e Al Capone.
In accordo con molte fonti, tuttavia, l'inizio della guerra si può far risalire all'interno della famiglia Masseria. Il 26 febbraio 1930 Masseria ordinò l'uccisione di un altro alleato, Gaetano Reina, poiché faceva il doppio gioco con Maranzano.
funerale di maranzano

Funerale di Maranzano

Il 15 agosto 1930, i castellammaresi uccidono Giuseppe Morello, un alleato di Masseria nel suo ufficio a "East Harlem" (con lui viene ucciso anche un visitatore, Giuseppe Pariano). Due settimane dopo Masseria subisce un altro colpo: Joseph Pinzolo, incaricato del racket della distribuzione del ghiaccio, viene ucciso da un sicario della famiglia Reina. Dopo questi due omicidi la famiglia Reina era formalmente alleata dei castellammaresi.
Il 23 ottobre 1930, Joe Aiello, alleato dei castellammaresi e presidente dell'Unione Siciliana di Chicago, venne ucciso su ordine di Al Capone e Joe Masseria.
Il 5 novembre del 1930 Alfredo "Al Mineo" Manfredi e Steve Ferrigno, entrambi della famiglia di Masseria vengono uccisi. È a questo punto che diversi membri della gang di Masseria passano con Maranzano, rendendo più labile la definizione "castellammaresi contro non-castellammaresi". Il 3 febbraio 1931 un altro importante luogotenente di Masseria viene colpito: Joseph Catania, che muore due giorni dopo.
Poiché la guerra volgeva a loro sfavore Luciano e Genovese iniziano una trattativa con Maranzano. L'accordo prevede la cessazione delle ostilità a fronte del loro tradimento verso Masseria. Il 15 aprile 1931, Masseria viene ucciso mentre si trova in un ristorante a Coney Island, Brooklyn. Il commando omicida era composto da: Anastasia, Adonis, Genovese e Benjamin "Bugsy" Siegel; Ciro "The Artichoke King" Terranova guidava l'auto per la fuga.
Con la morte di Masseria ebbe termine la guerra di mafia. Maranzano, il vincitore, decide di porre in essere una serie di azioni per evitare future e autodistruttive sanguinose guerre.

morte di jOE masseria ORDINATO DA LUCKY LUCIAnO

L'assasinio di Joe Masseria ordinato da Lucky Luciano

Taluni di questi cambiamenti sussistono tutt'oggi.
Eccetto che per New York che fu divisa tra cinque famiglie, le maggiori aree urbane del Nordest e del Midwest furono organizzate con una sola famiglia per città. I castellammaresi come Bonanno e Profaci si divisero tra le famiglie e cessarono di esistere come fazione separata. Maranzano assunse il ruolo di "capo dei capi".
Il regno di Maranzano e il suo ruolo di capo dei capo ebbe vita breve. Il 10 settembre del 1931 fu pugnalato a morte su ordine di Lucky Luciano. 




OSS






L'Office of Strategic Services (OSS) 

era un servizio segreto statunitense operante nel periodo della seconda guerra mondiale. Fu il precursore della Central Intelligence Agency (CIA).
Fu istituito nel giugno 1942 con lo scopo di coordinare la gestione della raccolta di intelligence militare a livello centrale, assumendo in ciò un ruolo sovraordinato ad ogni altra analoga struttura già esistente nelle forze armate americane (ognuna delle quattro forze aveva infatti, e tuttora possiede, un proprio servizio di intelligence).
Figure importanti furono William Donovan, Allen Dulles e Max corvo.
Il presidente Harry S. Truman lo sciolse il 20 settembre 1945. Tra lo scioglimento dell'OSS e la nascita della CIA vi fu un breve periodo (1946-1947) di operatività del Central Intelligence Group (CIG), un organismo creato da Truman avvalendosi con disinvoltura di poteri presidenziali previsti per il tempo di guerra, quindi al di fuori dei casi consentiti. Esperti dell'amministrazione USA ritennero "illegale" tale situazione, poi sanata con l'istituzione dell'attuale CIA.


oss
Donovan passa in rassegna le truppe dell'OSS



DUTCH SHULTZ





Arthur Simon Flegenheimer  (Dutch Shultz)


nacque nel Bronx (New York, 6 agosto 1902) da una povera famiglia di emigranti ebrei provenienti dalla Germania e soprannominato «l'olandese». Il padre di Flegenheimer abbandonò la famiglia quando lui era ancora bambino; fu in questo periodo che Flegenheimer abbandonò la scuola e si unì alle gang di microcriminalità minorile nel Bronx, venendo condannato nel 1919 a diciassette mesi di riformatorio per furto con scasso, tentando più volte di evadere. Dopo il suo rilascio, Flegenheimer venne conosciuto con il soprannome di "Dutch Schultz" dai suoi compagni per via dei suoi modi violenti e brutali.
Nel 1920 Schultz passò al servizio del gangster ebreo Arnold Rothstein insieme a Lucky Luciano, Frank Costello, Meyer Lansky, Bugsy Siegel e Jack "Legs" Diamond, con cui si occupò del contrabbando di alcolici e stupefacenti. Nel 1928 Schultz si mise in proprio, lavorando con il gangster Joey Noe, proprietario di uno "speakeasy" nel Bronx, che divenne ben presto il migliore amico di Schultz, il quale costringeva i clienti con la violenza a comprare i loro alcolici. Insieme a Joey Noe e ai suoi nuovi soci, Vincent "Mad Dog" Coll e Abe "Bo" Weinberg, Schultz spostò la sua vendita di alcolici a Manhattan, dove entrò in diretta concorrenza con il suo ex socio irlandese Legs Diamond.


Il 15 ottobre 1928, Joey Noe, braccio destro di Schultz, venne ucciso su ordine di Diamond. Schultz allora ordinò l'uccisione di un socio di Diamond per rappresaglia. Infine nel 1931 Diamond venne assassinato dai killer dello stesso Schultz. Nel frattempo Vincent Coll rubò alcuni carichi di alcolici di Schultz e ciò causò un conflitto con un certo numero di morti in entrambi i campi. La rivalità durò finché Coll venne ucciso nel 1932 in una cabina telefonica dagli uomini di Schultz, che gli spararono a colpi di mitragliatrice Thompson.




Con la fine del Proibizionismo, Schultz spostò i suoi affari illeciti ad Harlem, associandosi al mafioso siciliano Ciro Terranova e ottenendo con la violenza il controllo di numerosi racket: le lotterie clandestine, le scommesse sui cavalli e lo sfruttamento della prostituzione. Schultz impone anche il pagamento della "protezione" ai commercianti della zona e coloro che si rifiutano venivano sfregiati con il vetriolo.
Il procuratore speciale Thomas E. Dewey cercò d'incastrare Schultz per evasione fiscale (come Al Capone), in due processi, il 29 aprile 1935 a Syracuse e il 2 agosto nella località di Malone; Dutch Schultz in entrambi procedimenti venne assolto e proporrà l'uccisione del procuratore Dewey alla «Commissione», l'organismo che governa gli affari illeciti del "Sindacato nazionale del crimine": però la proposta venne rifiutata dagli altri capi, che ritenevano che questa soluzione poteva danneggiare i loro affari; Schultz era furioso, sostenendo che la Commissione cercava di rubare i suoi affari consegnandolo alla legge e decise di fare da solo. Per queste ragioni la Commissione commissionò l'omicidio di Schultz alla Murder, Inc., il gruppo di killer italiani ed ebrei guidati dal gangster Lepke Buchalter: il 23 ottobre 1935 a Newark, nella periferia di New York, alle ore 22.30 di sera, Dutch Schultz, il contabile Otto Berman e i suoi guardaspalle Abe Landau e Lulu Rosenkrantz, nel night club Palace Chop House vengono colti di sorpresa da nove sicari; Schultz in quell'istante si trova a gabinetto, apre le semiporte girevoli e viene colpito con tre colpi, due al torace e uno alla schiena. Berman e Landau muoiono sul colpo, Rosenkrantz spira dopo ore di agonia, Schultz muore dopo 20 ore, il 24 ottobre 1935.



Dutch Schultz morto




Poco prima della sua morte, temendo di essere incarcerato da Dewey, Schultz ha nascosto 7 milioni in contanti e titoli in una cassaforte seppelita in una locaità segreta. La cassaforte non è mai stata recuperata (Lucky Luciano la cercò invano per anni).
I cacciatori di tesori si incontrano annualmente in Catskills per cercare la cassaforte (si veda il film documentario : Alla ricerca del tesoro perduto di Dutch Schultz).








DOCUMENTI

venerdì 22 febbraio 2013

SALVATORE MARANZANO






Salvatore Maranzano

nacque a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, il 31 luglio 1886. Da giovane studiò in seminario ma si ritirò presto, venendo affiliato nella cosca mafiosa locale e sposando Elisabetta Minore, figlia di un boss mafioso trapanese.
Nel 1927 Maranzano fuggì in Nordamerica a causa delle persecuzioni contro i mafiosi in Sicilia attuate dal «prefetto di ferro» Cesare Mori; giunto a New York, si stabilì nella comunità di immigrati siciliani che abitavano a Brooklyn, dove era attiva una cosca di compaesani castellammaresi guidata dal mafioso Nicola Schiro, alla quale Maranzano si unì. Durante il Proibizionismo, Maranzano installò una grande distilleria illegale di alcol nella contea di Dutchess, che divenne una delle più grandi dello Stato di New York.
Nel 1930 Joe Masseria, boss della Famiglia Morello, ricattò Nicola Schiro a fine di estorsione, imponendo un'alta tangente da pagare perché la cosca castellammarese stava diventando troppo potente e si era alleata con il suo acerrimo nemico Salvatore D'Aquila, boss di un'altra cosca a Brooklyn ucciso nel 1928; Schiro pagò la tangente e poi sparì, lasciando Maranzano a capo della sua cosca.
Maranzano allora iniziò ad invadere il territorio di Joe Masseria, dirottando i camion carichi di alcolici e distruggendo le birrerie illegali di sua proprietà. Invece Masseria rispose facendo assassinare il suo alleato Gaetano Reina, che credeva lo stesse tradendo con Maranzano, ed altri mafiosi alleati alla cosca castellammarese, scatenando la cosiddetta «Guerra castellammarese», che terminò il 15 aprile 1931, quando Joe Masseria venne assassinato su ordine del suo alleato Lucky Luciano, che lo tradì con Maranzano.


Uscito vittorioso dal conflitto, Maranzano convocò un incontro a Chicago ospitato da Al Capone, in cui celebrò la vittoria e si fece eleggere «capo dei capi»; furono invitati i boss di tutte le Famiglie degli Stati Uniti per rendere omaggio al loro nuovo leader. Maranzano però considerava pericolosi Lucky Luciano insieme ai suoi alleati non-siciliani Vito Genovese, Joe Adonis, Frank Costello, Al Capone e Dutch Schultz, decidendo in segreto di farli assassinare; infatti assunse il killer Vincent "Mad Dog" Coll per eliminare Luciano e Genovese per primi. Il 10 settembre 1931 Maranzano convocò Luciano e Genovese nel suo ufficio immobiliare a Park Avenue ma, al loro posto, si presentarono quattro killer ebrei travestiti da agenti del Fisco, i quali pugnalarono Maranzano e lo finirono a colpi di pistola; in realtà i killer ebrei erano stati assoldati dal gangster Meyer Lansky, socio di Luciano, e trovarono nell'ufficio anche il mafioso siciliano Gaetano Lucchese, che si era accordato con Luciano per condurre i killer ebrei a Maranzano.



In seguito alla morte di Maranzano, la cosca castellammarese venne rilevata dal boss Joseph Bonanno e divenne nota come Famiglia Bonanno.
Salvatore Maranzano è seppellito al Saint John's Cemetery nel Queens di New York, curiosamente vicino alle tombe di Luciano e Genovese









lunedì 18 febbraio 2013

VITO GENOVESE


Vito Genovese

nacque a Risigliano, frazione di Tufino, un piccolo paese dell'agro nolano nella provincia di Napoli, il 27 novembre 1897. Nel 1912 Genovese emigrò negli Stati Uniti d'America con la famiglia, stabilendosi prima nel Queens e poi a Little Italy, nel distretto di Manhattan; fu qui che si unì alle bande di «cumparielli» napoletani che imponevano con la violenza il pagamento della "protezione" e gestivano le lotterie illegali all’interno della comunità italiana. Nel 1917 Genovese venne arrestato per possesso illegale di arma da fuoco e condannato a due mesi di carcere.
Durante il Proibizionismo, Genovese si unì alla banda del gangster Lucky Luciano, venendo coinvolto nello sfruttamento della prostituzione e nel contrabbando di alcolici e stupefacenti; Luciano era anche associato al mafioso siciliano Giuseppe "Joe" Masseria: nel 1930, come killer, Genovese uccise il boss Gaetano Reina per volere di Luciano, che aveva ricevuto l'ordine da Masseria stesso. Nel 1931 Luciano organizzò l'assassinio di Joe Masseria per porre fine alla cosiddetta «Guerra castellammarese»: Genovese faceva parte della squadra di killer che uccise Masseria mentre pranzava al ristorante Scarpato's a Coney Island. Dopo l'assassinio di Masseria, Luciano cercò la pace con Salvatore Maranzano, capo della fazione opposta, che si fece nominare «capo dei capi»; Maranzano però considerava pericoloso Luciano per via dei suoi stretti legami con gangster non-siciliani, specialmente con Genovese, che era spregiativamente detto «il napoletano» dai mafiosi siciliani; infatti Maranzano assunse il killer Vincent "Mad Dog" Coll per eliminare Luciano e Genovese. Il 10 settembre 1931 Maranzano convocò Luciano e Genovese nel suo ufficio a Park Avenue ma, al loro posto, si presentarono quattro killer ebrei travestiti da agenti del Fisco, i quali pugnalarono Maranzano e lo finirono a colpi di pistola: in realtà i killer ebrei erano stati assoldati dal gangster Meyer Lansky, membro della banda di Luciano.
Vito Genovese con Salvatore Giuliano
Dopo l'uccisione di Maranzano, Luciano creò una nuova «Famiglia» che sostituì quella di Joe Masseria (famiglia genovese), in cui Genovese fu nominato vicecapo mentre Frank Costello, l'altro luogotenente di Luciano, fu nominato "consigliere". Nel 1936 Luciano venne arrestato per sfruttamento della prostituzione e condannato dai trenta ai cinquant'anni di carcere: Genovese divenne così il nuovo capo effettivo della Famiglia e supervisore degli interessi di Luciano. Ma nel 1937 Genovese venne accusato di aver ordinato l'omicidio del gangster Ferdinando "Fred" Boccia, che era stato assassinato perché aveva preteso per sé una grossa somma che lui e Genovese, barando al gioco, avevano sottratto ad un commerciante; per evitare il processo, Genovese fuggì in Italia, dove si stabilì a Nola. Tramite le sue frequentazioni, conobbe il duce Benito Mussolini, di cui divenne un carissimo amico, e altri gerarchi fascisti, finanziando anche la costruzione di una "Casa del Fascio" a Nola; inoltre Genovese divenne il fornitore regolare di cocaina di Galeazzo Ciano, il genero di Mussolini.
Nel 1943 Genovese venne scelto come aiutante e interprete dal colonnello Charles Poletti (lo sbarco in Sicilia), comandante delle truppe alleate di stanza nella Napoli liberata dai nazisti; fu in questo periodo che Genovese prosperò con il mercato nero di generi alimentari, grazie anche all'appoggio e alla corruzione delle autorità militari. Tuttavia nel 1945 la polizia militare alleata arrestò Genovese per contrabbando e lo estradò negli Stati Uniti perché ancora ricercato per l'omicidio del gangster Boccia; però nello stesso periodo Peter La Tempa, un testimone che aveva accusato Genovese dell'omicidio, venne avvelenato mentre si trovava in custodia protettiva e, per questo, le accuse decaddero: Genovese tornò in libertà l'11 giugno 1946.




Dopo la scarcerazione, Genovese decise di ristabilire il suo dominio in seno alla Famiglia a svantaggio di Frank Costello, che era diventato boss effettivo dopo che Luciano era stato espulso dagli Stati Uniti; per queste ragioni, nel 1951 Genovese istigò la «Commissione» ad ordinare l'assassinio di Willie Moretti, il vicecapo di Costello il quale si diceva stesse parlando troppo dinanzi la commissione d'inchiesta del senatore Estes Kefauver, violando il codice dell'omertà. Fu in questo periodo che Genovese si associò con Carlo Gambino, capodecina della Famiglia del boss Albert Anastasia: il loro scopo era quello di eliminare Costello e Anastasia per rilevarne le rispettive Famiglie.
Poco dopo il rilascio di Costello dal carcere nel 1957, Genovese inviò il suo soldato Vincent Gigante ad ucciderlo: il 2 maggio 1957 Gigante sparò a Costello, che però rimase ferito di striscio alla testa e si salvò, decidendo di ritirarsi e lasciare il posto a Genovese. Pochi mesi dopo, lui e Gambino ordinarono l'omicidio di Anastasia ed organizzarono un incontro ad Apalachin, nello Stato di New York, a cui parteciparono i rappresentanti di tutte le Famiglie degli Stati Uniti per discutere sulla successione di Genovese nel comando della Famiglia di Costello e di Gambino nel comando di quella di Anastasia, ma la riunione fu scoperta dalla polizia locale, che fermò parte dei partecipanti, compreso Genovese, che però venne rilasciato perché non vi era alcuna prova per trattenerlo.




Genovese, ottenuto il comando della Famiglia, scelse Gerardo "Jerry" Catena come vicecapo e Michele Miranda come consigliere; nel 1958 però Genovese venne arrestato per traffico di stupefacenti, venendo condannato a quindici anni di carcere e trasferito nel penitenziario di Atlanta. Anche dalla prigione, Genovese continuò a gestire la sua Famiglia attraverso Catena e Miranda; Nel 1962 Genovese ordinò dal carcere che il suo capodecina Anthony Strollo fosse fatto sparire e ucciso, poiché sospettava che avesse ordito un complotto che lo aveva fatto arrestare. Nello stesso periodo, Joe Valachi, un soldato di Genovese, finì pure nel penitenziario di Atlanta per traffico di stupefacenti, venendo accusato dai suoi compagni di essere un informatore della polizia; Valachi, dopo essere sopravvissuto a tre attentati alla sua vita in prigione, uccise un detenuto che credeva fosse stato mandato da Genovese ad ucciderlo. Condannato all'ergastolo per questo omicidio, Valachi decise di collaborare con la giustizia, testimoniando contro Genovese e l'intera organizzazione dinanzi una commissione d'inchiesta e diventando così il primo mafioso a collaborare con la giustizia.

vito genovese carcere springfield 1968
Carcere di Springfield 1968
Vito Genovese morì nel carcere di Springfield (Missouri) il 14 febbraio 1969, per un attacco di cuore all'età di 72 anni.




FRANK COSTELLO





Frank Costello

pseudonimo di Francesco Castiglia (Lauropoli, 26 gennaio 1891 – New York, 18 febbraio 1973), è stato un criminale italiano naturalizzato statunitense, legato a Cosa Nostra americana, che fu soprannominato «primo ministro della malavita» dalla stampa statunitense.

Frank Costello con i genitori
















Nacque a Lauropoli, frazione di Cassano all'Ionio, in provincia di Cosenza, il 26 gennaio 1891. Nel 1895 Castiglia emigrò negli Stati Uniti d'America con la madre e la sorella per unirsi al padre Luigi, che si era trasferito a New York nel 1893, e tutta la famiglia si stabilì nel quartiere di East Harlem. Fu qui che Castiglia entrò in contatto con piccole bande di microcriminalità minorile, venendo arrestato una prima volta nel 1908 per aggressione e rapina, ma fu rilasciato perché le accuse furono ritirate; nel 1912 venne nuovamente arrestato per rapina ma le accuse decaddero e tornò in libertà. Castiglia disse alla polizia di chiamarsi Frank Costello nel tentativo di nascondere che era già stato arrestato.
Il primo arresto
Nel marzo 1915 Costello venne arrestato per possesso di un'arma illegale e venne condannato a undici mesi di carcere. Dopo la sua scarcerazione, Costello sposò una ragazza ebrea di nome Lauretta Giegerman ed entrò in contatto con i gangster Lucky Luciano, Meyer Lansky e Joe Adonis, iniziando così ad occuparsi del gioco d'azzardo e dello sfruttamento della prostituzione a Manhattan. Nel 1919 Costello, insieme con il suo socio Henry Horowitz, creò la Horowitz Novelty Company, una società per la produzione di bambole di plastica e lamette da barba che in realtà serviva principalmente per produrre slot-machines destinate alle bische.
Nel 1920 Costello passò al servizio del gangster ebreo Arnold Rothstein insieme a Lucky Luciano, Meyer Lansky, Bugsy Siegel, Dutch Schultz e Jack "Legs" Diamond, con cui si occupò del contrabbando di alcolici e stupefacenti. Nel 1924 Costello si associò anche ai gangster Owney Madden e William Dwyer, che guidavano una banda criminale irlandese nel quartiere di Hell's Kitchen. Fu in questo periodo che Costello divenne noto come «primo ministro della malavita» per via dei suoi legami politici con la Tammany Hall, l'organizzazione del partito democratico a New York, con cui assicurava protezione politica alle sue attività illecite e a quelle dei suoi soci. Nel maggio 1929 Costello, insieme a Luciano e a Joe Adonis, era presente ad un incontro ad Atlantic City, a cui parteciparono gangster italiani ed ebrei, che concordarono strategie comuni per una divisione del contrabbando di alcolici e gettarono le basi per la creazione di un «Sindacato nazionale del crimine».
Nel 1931, dopo l'uccisione dei boss Joe Masseria e Salvatore Maranzano, (guerra castellammarese) Costello divenne il più stretto collaboratore di Luciano, che lo affiliò nella sua nuova «Famiglia», nominandolo consigliere e affidandogli il controllo del gioco d'azzardo a Manhattan; nel 1933 però Fiorello La Guardia, neoeletto sindaco di New York, applicò un giro di vite al gioco d'azzardo, facendo sequestrare e distruggere gran parte delle slot-machines di Costello, il quale le trasferì a New Orleans con l'approvazione di Carlos Marcello, boss mafioso locale, e con la corruzione di Huey P. Long, governatore della Lousiana.
Nel 1936 Luciano venne arrestato per sfruttamento della prostituzione e condannato dai dai trenta ai cinquant'anni di carcere, continuando a gestire la sua Famiglia anche dalla prigione attraverso il suo luogotenente Vito Genovese; però nel 1937 Genovese dovette fuggire dagli Stati Uniti per evitare un'accusa di omicidio e così Costello divenne il nuovo capo effettivo e supervisore degli interessi di Luciano: grazie all'appoggio di Joe Adonis, Anthony Carfano e Michael Coppola, capidecina della Famiglia a lui fedeli, Costello controllava le slot-machines a New Orleans e in Florida attraverso Carlos Marcello e Meyer Lansky e altri racket a Los Angeles attraverso il gangster Bugsy Siegel. Infine nel 1946 Luciano venne espulso dagli Stati Uniti e così Costello divenne il boss della Famiglia, nominando il cugino Willie Moretti vicecapo.















Nel 1951 Costello venne interrogato dalla commissione d'inchiesta sul crimine organizzato negli Stati Uniti del senatore Estes Kefauver, le cui udienze andarono in onda alla televisione; nello stesso anno però Willie Moretti venne assassinato su ordine della «Commissione» perché si diceva stesse parlando troppo dinanzi la Commissione Kefauver; in realtà l'omicidio venne istigato da Vito Genovese, che aveva deciso di ristabilire il suo dominio in seno alla Famiglia danneggiando Costello. Rifiutandosi di rispondere ad alcune domande della Commissione Kefauver, Costello venne accusato di oltraggio alla corte e condannato a diciotto mesi di carcere; nel 1954 venne condannato a cinque anni per evasione fiscale, scontando però solo un anno perché la sentenza venne annullata. Nel 1957 Costello venne nuovamente arrestato per evasione fiscale ma venne scarcerato su cauzione; però il 2 maggio 1957 subì un agguato da parte di Vincent Gigante, killer di Genovese, che gli sparò alla testa mentre camminava verso l'ascensore nell'atrio del suo appartamento di Manhattan: Costello riuscì a salvarsi perché venne colpito di striscio e decise di cedere il comando della sua Famiglia a Genovese, ritirandosi a vita privata.
Frank Costello morì il 18 febbraio 1973 per un attacco cardiaco all'età di 82 anni.







BUGSY SIEGEL







Benjamin Siegel, 

nato Benjamin Siegelbaum e soprannominato Bugsy (New York, 28 febbraio 1906 – Los Angeles, 20 giugno 1947), è stato un criminale statunitense, legato al cosiddetto "Sindacato ebraico", popolare per aver reso possibile lo sviluppo su larga scala della città di Las Vegas.
Benjamin Siegelbaum nacque nel distretto di Brooklyn da una povera famiglia di emigranti ebrei originari dell'Austria. Da ragazzo, Siegel si unì ad una gang di strada nel Lower East Side, che imponeva il pagamento della "protezione" ai commercianti ebrei ed era dedita ai furti. Nel 1918 Siegel incontrò il giovane Meyer Lansky, con cui passò al servizio del gangster ebreo Arnold Rothstein insieme a Lucky Luciano, Dutch Schultz e Jack "Legs" Diamond, con cui si occupò del contrabbando di alcolici e stupefacenti. Nel 1926 Siegel venne arrestato per aver stuprato una donna ma Lansky la costrinse a non testimoniare, facendolo rilasciare. Fu in questo periodo che Siegel venne coinvolto nel gioco d'azzardo e nei furti d'auto per conto della banda di Lucky Luciano e Meyer Lansky. Nel 1931, come killer, Siegel prese parte all'assassinio del boss Joe Masseria, organizzato da Luciano.




Las Vegas

Virginia Hill

Nel 1937 la «Commissione», l'organismo che governava gli affari della «Cosa Nostra», inviò Siegel in California per cercare di sviluppare il racket del gioco d'azzardo insieme a Jack Dragna, capo della Famiglia di Los Angeles. Siegel scelse il gangster ebreo Mickey Cohen come suo luogotenente ed, attraverso lui, iniziò a controllare il gioco d'azzardo, che avveniva su navi a largo di Los Angeles, e il traffico degli stupefacenti. Siegel frequentò anche gli ambienti mondani di Hollywood, dove divenne amico dell'attore George Raft e si concesse numerose avventure extraconiugali, tra cui una ex prostituta di nome Virginia Hill. Nel 1939 Siegel venne arrestato per l'omicidio del gangster ebreo Harry Greenberg, che era diventato un informatore della polizia, ma venne assolto l'anno successivo. Nel 1945 Siegel ottenne finanziamenti dai boss delle Famiglie della East Coast per la costruzione di un hotel-casinò, il Flamingo, nel deserto del Nevada, nel sito che diverrà famoso in futuro come Las Vegas. Il progetto fu inizialmente preventivato a 1.500 mila dollari ma alla fine costò 6.000 mila dollari perché Virginia Hill, l'amante di Siegel, si appropriò di parte del denaro, depositandolo segretamente in banche svizze

Flamingo

re; Siegel inoltre aveva inaugurato il casinò il 26 dicembre 1946, mentre i lavori erano ancora in esecuzione, ma non riuscì a dare garanzie economiche ai boss perché il Flamingo chiuse nuovamente per ultimare i lavori di costruzione fino al marzo 1947, mentre Virginia Hill fuggì definitivamente a Parigi con la restante parte del denaro che Siegel doveva restituire ai boss.
Infine la «Commissione» decretò la morte di Siegel: il 20 giugno 1947, un killer sparò a Siegel con una carabina M1 attraverso una vetrata della sua sontuosa villa di Beverly Hills, colpendolo in testa; la pallottola gli trapassò il cranio fuoriuscendo da un occhio e lo uccise sul colpo.


L'omicidio di Bugsy Siegel




Bugsy morto









domenica 17 febbraio 2013

LICIO GELLI




Noi con la P2 avevamo l'Italia in mano. Allora c'era l'Esercito, Guardia di Finanza, Polizia: erano nettamente comandate da tutta gente della loggia massonica P2. [...] Noi non abbiamo mai voluto attaccare e non si poteva attaccare, però eravamo una sentinella perché non emergesse il Partito Comunista. 
(dall'intervista di Klaus Davi del 4 dicembre 2008)



Sono fascista e morirò fascista.
 (durante la presentazione del suo programma televisivo «Venerabile Italia» a Firenze il 31 ottobre 2008; citato in Licio Gelli sbarca in tv ed è bufera nel mondo politico, RaiNews24, 2 novembre 2008)



Gelli sviluppò un'ossessione anticomunista dalla morte del fratello in Spagna ucciso dai comunisti
(Michele Sindona intervistato da EnzoBiagi)


Licio Gelli

figlio di Ettore, mugnaio di Montale (PT), e di Maria Gori, nacque a Pistoia nel 1919, morì a 96 anni nel 2015.
Gelli partì volontario con il Corpo Truppe Volontarie appositamente costituito per partecipare alla Guerra civile spagnola in aiuto delle truppe nazionaliste del generale Francisco Franco. Proprio in Spagna perse in battaglia il fratello maggiore Raffaello. Nel 1939 tornò in Italia e collaborò con la federazione fascista di Pistoia, scrivendo nel settimanale locale della federazione, il Ferruccio, la sua esperienza di guerra. Diventò anche impiegato del GUF, sebbene non ottenesse successi a livello universitario. Si fece comunque notare per la sua estrema serietà e precisione nello svolgere le mansioni a lui affidate: sembra che schedasse addirittura le marche delle sigarette fumate dagli studenti universitari.
Licio Gelli tessera del Fascio
Nel gennaio 1940 pubblicò il suo primo libro: Fuoco! Cronache legionarie della insurrezione antibolscevica di Spagna.
Nel luglio 1942 come ispettore del Partito Nazionale Fascista, gli venne affidato il compito di trasportare in Italia il tesoro di re Pietro II di Jugoslavia: 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni di sterline che il SIM (Servizio Informazioni Militare) aveva requisito. Nel 1947 il tesoro venne restituito ma all'appello mancavano 20 tonnellate di lingotti da Gelli trasferiti in Argentina. È stato ipotizzato che parte di queste 20 tonnellate sarebbero tra i preziosi ritrovati nelle fioriere di villa Wanda, ma Gelli ha sempre smentito questa accusa.
Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica di Salò e conseguentemente divenne un ufficiale di collegamento fra il governo fascista e il Terzo Reich. Quando tuttavia la vittoria della guerra cominciò a rivelarsi impossibile per i nazi-fascisti, Gelli aderì al movimento partigiano. I contatti e le conoscenze abilmente acquisite mentre militava tra i fascisti gli consentirono di effettuare con efficacia il doppio gioco: cominciò quindi a trafugare e distribuire di nascosto ai partigiani i lasciapassare rossi della Kommandatura, e fornire ai suoi superiori informazioni fuorvianti per i rastrellamenti che erano in corso sugli Appennini. Insieme al partigiano pistoiese Silvano Fedi, che in seguito venne ucciso in circostanze poco chiare, partecipò alla liberazione di prigionieri politici dal carcere delle Ville Sbertoli, organizzata dal Fedi e dalla sua brigata, della quale facevano parte Enzo Capecchi e Artese Benesperi che furono gli artefici dell'azione.
Il 16 dicembre 1944 sposò Wanda Vannacci (nata a Pistoia 31 gennaio 1926 e deceduta il 14 giugno 1993) dalla quale ebbe quattro figli.


Licio Gelli libretto pensione
Dopo la seconda guerra mondiale, si ipotizza che Gelli si sia arruolato nella CIA, su raccomandazione dei servizi segreti italiani (ma tale ipotesi non è stata verificata). In ogni caso, fu messo in stretta relazione da Edward Herman con Michael Ledeen, che è da molti ritenuto uno stretto collaboratore o un agente della CIA. Fu un collaboratore delle agenzie di intelligence britanniche e americane. (Lo sbarco in sicilia)






Il dopoguerra


Nel 1956 Gelli diventa direttore della Permaflex di Frosinone, in area di Cassa per il Mezzogiorno
. Durante la sua direzione lo stabilimento diviene un via vai di politici ministri, vescovi e generali.
Dal 1948 al 1958, Gelli fu portaborse del deputato democristiano Romolo Diecidue, eletto nel collegio di Firenze-Pistoia. In seguito si dedicò alla scalata all'interno della Massoneria, fino a diventare Maestro Venerabile della loggia Propaganda 2 (detta P2) nella quale riuscì a concentrare un consistente numero di soggetti titolari di cariche politiche ed amministrative, per questo motivo posti "in sonno" ed i cui nomi sarebbero stati noti soltanto ("all'orecchio") del Gran Maestro. Benché per molti si trattasse soltanto di un'ulteriore e ben frequentata sede di affarismo politico, nel corso degli anni settanta essa si sarebbe qualificata per aver concentrato i protagonisti di un disegno eversivo, di cui fu traccia il "piano di rinascita democratica" redatto da Francesco Cosentino su istruzioni dello stesso Gelli.
Junio Valerio Borghese

Questi nel 1970 avrebbe dovuto arrestare il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, nell'ambito del fallito Golpe Borghese; Gelli ha sempre smentito questa ipotesi. Gelli è stato accusato di aver avuto un ruolo preminente nell' Operazione Gladio, una struttura clandestina di tipo "stay-behind", promossa dalla NATO e finanziata in parte dalla CIA allo scopo di contrastare l'influenza comunista in Italia, così come negli altri paesi europei. L'affaire Gladio è stato affrontato (anche giudizialmente) senza collegamenti diretti alla questione P2.
Gelli ripetutamente dichiarò in pubblico di essere stato uno stretto amico del leader argentino Juan Domingo Perón – e spesso ha affermato che tale amicizia è stata veramente importante per l'Italia, senza però aver mai spiegato perché – e proprio molti esponenti della camarilla di potere dell'ultimo peronismo, così come del golpismo uruguayano degli anni settanta, risultarono iscritti alla sua loggia massonica.



Gelli fu creato conte sul cognome dall'ex re Umberto II d'Italia con Regie Lettere Patenti di concessione del 10 luglio 1980. Gli venne concesso altresì il seguente stemma: "trinciato, alla catena d'oro sulla partizione; di rosso all'elmo piumato d'oro; d'azzurro alla croce latina d'oro, accompagnato da tre stelle d'argento a quattro raggi, male ordinate" con il motto "Virtute progredior".




La lista P2 

Ricevuta versamento Berlusconi P2
Il 17 marzo 1981, una perquisizione della Guardia di Finanza nella sua villa a Castiglion Fibocchi (AR) e nella fabbrica di sua proprietà (la Giole, sempre a Castiglion Fibocchi) portò alla scoperta di una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate e di funzionari pubblici aderenti alla P2. La lista, la cui esistenza era presto divenuta celebre grazie ai media, includeva anche industriali, giornalisti e personaggi facoltosi come il più volte Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica), Vittorio Emanuele di Savoia, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Costanzo. Vi sono molti elementi, a partire dalla numerazione, che lasciano tuttavia ritenere che la lista rinvenuta fosse incompleta.
In fuga, Licio Gelli scappò in Svizzera, dove fu arrestato mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra, ma riuscì ad evadere dalla prigione. Fuggì quindi in Sudamerica, prima di costituirsi nel 1987. Lo scandalo nazionale conseguente alla scoperta delle liste fu quasi drammatico, dato che molte delle più delicate cariche della Repubblica Italiana erano occupate da affiliati all'organizzazione di Gelli. La corte centrale del Grande Oriente d'Italia, con una sentenza del 31 ottobre 1981, decretò l'espulsione del Gelli dall'Ordine massonico. Il Parlamento italiano approvò in tempi rapidi una legge per mettere al bando le associazioni segrete in Italia e contemporaneamente (dicembre 1981), venne creata una commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta dalla deputata Tina Anselmi (della Democrazia Cristiana), che riferirà al parlamento dopo 2 anni e mezzo di lavori.

Gelli falsi passaporti


Tina Anselmi
Nelle conclusioni della relazione di maggioranza di questa commissione sulla P2 e su Gelli si legge:
« L'esame degli avvenimenti ed i collegamenti che tra essi è possibile instaurare sulla scorta delle conoscenze in nostro possesso portano infatti a due conclusioni che la Commissione ritiene di poter sottoporre all'esame del Parlamento.
Michele Sindona
La prima è in ordine all'ampiezza ed alla gravità del fenomeno che coinvolge, ad ogni livello di responsabilità, gli aspetti più qualificati della vita nazionale. Abbiamo infatti riscontrato che la Loggia P2 entra come elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona e quella Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante. [...] La seconda conclusione alla quale siamo pervenuti è che in questa vasta e complessa operazione può essere riconosciuto un disegno generale di innegabile valore politico; un disegno cioè che non solo ha in se stesso intrinsecamente valore politico - ed altrimenti non potrebbe essere, per il livello al quale si pone - ma risponde, nella sua genesi come nelle sue finalità ultime, a criteri obiettivamente politici.
Roberto Calvi
Le due conclusioni alle quali siamo pervenuti ci pongono pertanto di fronte ad un ultimo concludente interrogativo: è ragionevole chiedersi se non esista sproporzione tra l'operazione complessiva ed il personaggio che di essa appare interprete principale. È questa una sorta di quadratura del cerchio tra l'uomo in sé considerato ed il frutto della sua attività, che ci mostra come la vera sproporzione stia non nel comparare il fenomeno della Loggia P2 a Licio Gelli, storicamente considerato, ma nel riportarlo ad un solo individuo, nell'interpretare il disegno che ad esso è sotteso, e la sua completa e dettagliata attuazione, ad una sola mente. Abbiamo visto come Licio Gelli si sia valso di una tecnica di approccio strumentale rispetto a tutto ciò che ha avvicinato nel corso della sua carriera. Strumentale è il suo rapporto con la massoneria, strumentale è il suo rapporto con gli ambienti militari, strumentale il suo rapporto con gli ambienti eversivi, strumentale insomma è il contatto che egli stabilisce con uomini ed istituzioni con i quali entra in contatto, perché strumentale al massimo è la filosofia di fondo che si cela al fondo della concezione politica del controllo, che tutto usa ed a nessuno risponde se non a se stesso, contrapposto al governo che esercita il potere, ma è al contempo al servizio di chi vi è sottoposto. Ma allora, se tutto ciò deve avere un rinvenibile significato, quest'altro non può essere che quello di riconoscere che chi tutto strumentalizza, in realtà è egli stesso strumento. Questa infatti è nella logica della sua concezione teorica e della sua pratica costruzione la Loggia Propaganda 2: uno strumento neutro di intervento per operazioni di controllo e di condizionamento. »







L'8 maggio 2010 Licio Gelli diede mandato al direttore del periodico Il Piave, Alessandro Biz, di contattare la Anselmi per organizzare un incontro al fine di "discutere in modo civile della loggia massonica P2" dopo quasi trent'anni, ma l'incontro non si rese possibile per le condizioni di salute dell'ex parlamentare dello Scudo Crociato.





Gladio

Con Stefano Delle Chiaie e Francesco Pazienza, è stato coinvolto nel processo per la Strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, nella quale furono uccise 85 persone e 200 rimasero ferite. Questo attentato terroristico era parte della strategia della tensione. Con la sentenza definitiva di Cassazione sulla strage di Bologna, il 23 novembre 1995, Gelli viene condannato per depistaggio.
Stefano Delle Chiaie
In ogni caso, Licio Gelli fu condannato nel 1994 a 12 anni di carcere, dopo essere stato riconosciuto colpevole della frode riguardante la bancarotta del Banco Ambrosiano nel 1982 (vi era stato trovato un "buco" di 1,3 miliardi di dollari) che era collegato alla banca del Vaticano, l'Istituto per le Opere di Religione (IOR).
Durante tale procedimento Umberto Ortolani, considerato l'alter ego di Gelli, ebbe modo di dichiarare: "Mi trovai iscritto alla loggia di Gelli senza saperlo. Da tempo ero nel mirino di un' agenzia giornalistica, la Op di Mino Pecorelli. Scriveva che per mettere a posto le cose in Argentina occorreva togliere di mezzo alcuni personaggi tra i quali c' ero io. Qualcuno mi disse che per far finire questa campagna l' unica strada era quella di rivolgersi a Gelli. Affrontò inoltre una sentenza di tre anni relativa alla loggia P2. Scomparve mentre era in libertà sulla parola, per essere infine arrestato sulla Riviera francese a Cannes. La polizia rinvenne nella sua villa oltre 2 milioni di dollari in lingotti d'oro.
Fancesco Pazienza
È indiscutibile che la loggia P2 abbia avuto un certo potere in Italia, dato il "peso" pubblico dei suoi affiliati, e molti osservatori ritengono che ancora oggi esso sia forte. Numerosi personaggi ancora oggi famosi in Italia erano iscritti alla P2: tra questi, Silvio Berlusconi, Maurizio Costanzo, Vittorio Emanuele di Savoia, l'editore Angelo Rizzoli, il segretario del PSDI Pietro Longo ed altri esponenti della politica, della magistratura e della finanza.
Il 28 settembre 2003 il sito Repubblica.it pubblica un'intervista a Licio Gelli durante la quale egli afferma che «Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. Tutto nel piano di Rinascita, che preveggenza, è finita proprio come dicevo io».


Scandalo del Banco Ambrosiano

Uno degli affiliati della P2 era Michele Sindona, un banchiere con chiare collusioni con la Mafia.
Nel 1972 Sindona aveva acquistato il controllo della Franklin National Bank di Long Island. Due anni dopo, la banca fallì. Condannato nel 1980 negli Stati Uniti, "Michele il misterioso" fu estradato in Italia. Due anni dopo, fu avvelenato nella sua cella mentre scontava una sentenza a vita.
Qualche anno dopo lo scandalo, molti sospetti si sono concentrati su Gelli in relazione al suo eventuale coinvolgimento nell'omicidio del banchiere milanese Roberto Calvi (anch'egli affiliato alla P2), che era stato in carcere per il fallimento del Banco Ambrosiano. Il 19 luglio 2005, Gelli è stato formalmente indiziato dai magistrati romani per la morte di Calvi. Gelli, nel suo discorso di fronte ai giudici, incolpò personaggi connessi con i finanziamenti di Roberto Calvi al movimento polacco Solidarnosc, presumibilmente per conto del Vaticano.


L'archivio di Gelli 

L'11 febbraio 2006 Licio Gelli ha donato al Comune di Pistoia il proprio "archivio non segreto", nell'ambito di una discussa cerimonia ufficiale, svolta sotto il patrocinio dello stesso Comune, ma alla quale gli amministratori comunali pistoiesi hanno preferito non prendere parte.
Restano tuttora segreti, e nella sola disponibilità del "Venerabile", i numerosi archivi distribuiti tra Montevideo, la Svizzera, villa Wanda, Castiglion Fibocchi, l'Argentina e Montecarlo. Della cosiddetta "rubrica dei 500" (426 fascicoli da Gelli intestati a uomini d'affari, politici, società, banche, ecclesiastici ecc.) Guardia di Finanza ed inquirenti non sono mai riusciti a reperire il contenuto.


Dittatura Argentina 

Emilio Massera
Licio Gelli aveva coltivato buoni rapporti con i generali argentini Roberto Eduardo Viola e Emilio Massera, durante il periodo della dittatura. Durante questo periodo che va dal 1976 al 1983 ci furono 2.300 omicidi politici e tra le 10.000 e le 30.000 persone vennero uccise o "scomparvero" (desaparecidos) e molte altre migliaia vennero imprigionate e torturate. Gelli riceverà pure un passaporto diplomatico dell’Argentina.
Massera pochi giorni dopo il golpe, il 28 marzo 1976, scrisse a Gelli per esprimere "la sua sincera allegria per come tutto si fosse sviluppato secondo i piani prestabiliti" e augurargli "un governo forte e fermo sulle sue posizioni e nei suoi propositi che sappia soffocare l'insurrezione dei dilaganti movimenti di ispirazione marxista". I rapporti con i militari continueranno dopo il ritorno della democrazia in Argentina, nel 1983. Nel 1987 la tomba di Juan Peron fu profanata e furono asportate le mani dal corpo. Una ricerca giornalistica ha sostenuto che la P2 di Licio Gelli è stata coinvolta nella dissacrazione del corpo di Perón.



Vecchiaia

Licio Gelli a Villa Wanda
« Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei Mass Media »
Dal 2001 Licio Gelli è in detenzione domiciliare nella sua villa Wanda di Arezzo, ubicata sulla collina di Santa Maria delle Grazie a ridosso del centro storico, dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta fraudolenta dell'Ambrosiano. Di se stesso nel 2003 disse:
« Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa »
In Arezzo il 2 agosto 2006 sposa in seconde nozze Gabriela Vasile nata a Lupsa (Romania) il 17 settembre 1938.
Nel 2008 ha partecipato al programma Venerabile Italia su Odeon TV come intervistato. Villa Wanda è stata sequestrata dallo Stato ma, dopo varie aste andate deserte è stata affidata a Licio Gelli come custode giudiziario. Negli ultimi anni Licio Gelli si è occupato di poesia, pubblicando svariate raccolte di liriche e vincendo numerosi premi letterari. Attento anche a valorizzare poeti emergenti nel 2012 ha firmato la prefazione al libro Proteo Liberato del giovane poeta Emanuele Franz.





Giulio Andreotti sarebbe stato il vero "padrone" della Loggia P2? Per carità... io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l'Anello. 

(da Licio Gelli: "Berlusconi un debole, Andreotti a capo dell'Anello e Fini è senza carattere", intervista della rivista settimanale Oggi, 15 febbraio 2011)


Licio Gelli: “Berlusconi un debole, Andreotti a capo dell’Anello e Fini è senza carattere”
«Giulio Andreotti sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità… io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello».
L’Anello?
«Sì, ma ne parleremo la prossima volta».
Con poche parole, clamorose, l’ex venerabile Gelli individua per la prima volta nel senatore Andreotti il referente di un’organizzazione quasi sconosciuta, un sorta di servizio segreto parallelo e clandestino che possibile anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile.



Lettera Cossiga - Gelli

Il settimanale Oggi, che pubblica l’intervista a Gelli nel numero in edicola da mercoledì ha chiesto un commento ad Andreotti, che ha fatto sapere di non voler commentare.
«L’Anello (o, più propriamente, il cosiddetto «Noto Servizio»)», spiega su Oggi lo storico Aldo Giannuli, già consulente della Commissione Stragi «fu un servizio segreto parallelo e clandestino, scoperto solo di recente nel corso della nuova inchiesta sulla strage di Brescia. Fondato nel 1944 dal generale Roatta per i «lavori sporchi» che non dovevano coinvolgere direttamente uomini dei servizi, subì diverse trasformazioni, scissioni e nuove entrare, per sciogliersi definitivamente intorno al 1990-91. La storia di questo servizio si incrocia con molte delle vicende più oscure della storia del nostro paese: da piazza Fontana al caso Moro al caso Cirillo. Il termine Anello non compare in alcun atto ma è citato da alcuni appartenenti all’organizzazione che si attribuiscono il ruolo di anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile».
Nell’intervista a Oggi, Gelli dice anche che «se avessi vent’anni di meno mobiliterei il popolo, bloccherei ferrovie e autostrade per   protestare  contro l’ingerenza dell’Europa. Per bloccare chi vieta di esporre il Crocifisso negli edifici pubblici». Sulla P2 dice: «La rifarei. Anche se tanto del  mio Piano di rinascita  è stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi. Solo quattro. E avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire». L’ex venerabile dà giudizi su Berlusconi («La sua politica non mi piace. Si è dimostrato un debole, ha paura della minoranza e non fa valere il potere che il popolo gli ha dato. Oggi il Paese è in una fase di stallo. Molto pericolosa.  Berlusconi è stato troppo goliardico, avrebbe dovuto dedicare più tempo ad altri incontri, ad altre cene») e su Fini: «È un uomo senza carattere».
Alla domanda se ci siano suoi documenti segreti, magari all’estero, Gelli risponde sibillino: «Non me lo ricordo… I servizi segreti italiani hanno pagato per avere un mio archivio, falso, nascosto a Montevideo. 400 milioni di vecchie lire. Una valigia piena di cartacce, giornali, inutili fogli».  E nega «nel modo più assoluto» di conservare dossier su personaggi politici.






"Io non ho mai fatto riti massonici né mai ho avuto riunioni o incontri con esponenti della P2. Ho utilizzato Gelli perché era l'unica persona che aveva un'influenza reale su Roberto Calvi. L'Ambrosiano era l'unica Banca disposta a finanziare la Rizzoli e Calvi era sensibile solo alle pressioni di Gelli. In un primo momento fingeva di dire di no, poi andavo o telefonavo a Gelli e lui faceva in modo che Calvi accettasse e ci finanziasse". (Angelo Rizzoli)



La Permaflex di Licio Gelli

Licio Gelli ed Giulio Andreotti alla Permaflex
Da Licio Gelli a Giacomo Riina un pezzo di storia italiana lungo 50 anni ha viaggiato disteso sul più comodo e pubblicizzato dei materassi nazionali, il Permaflex a molle dell'omino in pigiama.
Figura chiave di una avventura iniziata nel 1952 è Giovanni Pofferi, un commerciante ambulante che nel primo dopo guerra vendeva formaggi nella bassa Toscana, e che subito dopo scopre il business degli stracci, roba che non si paga ma che qualcuno però compra. Dagli stracci ai materassi di lana il passo è breve. Pofferi è un vulcano. Ed è un bell'uomo ."Sembrava Amedeo Nazzari" ricorda qualcuno che lo ricorda al principio degli anni 50.
Poi il bel Giovanni incontra e sposa una nobildonna toscana che lo introduce in ambienti per lui fin o allora sconosciuti. Conosce Augusto Fontani e quando questi di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti gli racconta di certi materassi a molle inventati dagli americani, Giovanni Pofferi abituato a riempire di lana i materassi, commenta: " Forti 'sti Americani vendono l'aria". Ma l'idea funziona.
Nella primavera del 1952 quattro materassi a molle con il nome Piumaflex vengono presentati alla fiera campionaria di Milano. Il brevetto delle 167 molle che tengono insieme il materasso è firmato dall'ingegnere Santini. Il primo stabilimento lo mettono su a Calenzano, si chiama Uno Più viaggiano su e giù per l'Italia, tra mercati e fiere di paese, secondo l'idea madre dell'ambulante Pofferi convinto che la gente debba toccare con mano la merce da comprare. Pochi mesi più tardi siamo nel dicembre 1953, il tandem Pofferi - Fantoni inaugura il primo punto vendita di materassi a molle nella centralissima via San Quintino a Torino. E' un successo. Subito dopo altri punti vendita vengono aperti a Milano, Bologna, Napoli e Palermo. Un trionfo. Viene inaugurato un nuovo stabilimento a Pistoia, che produce una linea di mobili e materassi per le cliniche. E' allora che Gianni Pofferi conosce Licio Gelli: è la svolta.
Il 27 novembre 1956 nasce il marchio Permaflex, con un logo disegnato nello studio Tosta di Bologna. Gelli trova subito i contatti giusti e Permaflex sbarca a Frosinone, in area di cassa per il Mezzogiorno.
Il" venerabile" è direttore dello stabilimento ciociaro.
Un gruppetto di bambini scatenati balla tutte le sere, a Carosello, su un materasso a molle Permaflex mentre una voce fuori campo li accompagna intonando l'indimenticabile " bidibodibu".
E' il boom del materasso che entra in tutte le case italiane.
Nei primissimi anni 70' il fatturato annuo della Permaflex si aggira sui 100 miliardi di lire. Ma allora Licio Gelli se n'era già andato sbattendo la porta, non prima di aver procurato all'azienda contratti per la fornitura di materassi in tutte le carceri italiane, commesse per l'esercito e per gli ospedali. La morte della Permaflex si è palesata con l'uscita di scena dell'intrapprendente e futuro Venerabile Maestro dalla società.
Durante la sua direzione nello stabilimento di Frosinone era sempre stato un via vai di politici ministri, vescovi e generali. Poi è la crisi. Fantoni se ne va. I Pofferi si trasferiscono all'estero. Naturalmente Gelli nello stesso tempo diventerà l'uomo più ricco e potente d'Italia
L'azienda si barcamena come può. Fino al 1996, quando l'industriale napoletano Raffaele Veneruso, già acquirente di un'azienda appartenuta a Pofferi, l'aeronautica Avion-interiors, acquista anche la Permaflex, trasferendo nelle sue mani l'impero aziendale dei Pofferi. La promessa è quella di un rilancio.
Nei primi mesi del 97 azienda e sindacati siglano un accordo che prevede l'investimento di 12 miliardi in 24 mesi e una produzione di 250 mila reti e 300 mila materassi l'anno. Invece soltanto pochi mesi dopo arrivano le prime quattro settimane di casa integrazione.
Già a dicembre 1997 viene interrotta la produzione . Nel febbraio del 1999 la società sposta la propria sede da Frosinone a Latina, dove non ha nemmeno un ufficio né un telefono.
Perché? Il 20 luglio la Permaflex SPA che intanto è diventata Flex SPA, avanza al tribunale di Latina la richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Presto fatto.
Il 27 luglio la richiesta viene accolta. Le garanzie che la società offre per fronteggiare una voragine di 60 miliardi, sono costituite dagli immobili di Frosinone e Pistoia e soprattutto da un preliminare accordo sottoscritto con Pac 2000, del gruppo Conad, disposta ad offrire circa 30 miliardi per gli stabilimenti di Frosinone e Pistoia, ma ad un patto. Che il comune di Frosinone conceda il cambio di destinazione dell' area, trasformandola da industriale in commerciale.
Un affare colossale per gli acquirenti, ma se si vogliono salvare i creditori e garantire il posto di lavoro ai 256 cassaintegrati, non c'è altra via d'uscita. Ma non è semplice: trasformare quell'area come vorrebbe Pac2000 significherebbe pregiudicare l'assetto della grande distribuzione di Frosinone almeno per i prossimi vent'anni a tutto danno degli insediamenti già presenti.
Un'idea che nel capoluogo ciociaro non può passare, e che probabilmente il tribunale di Frosinone non avrebbe mai accettato come presupposto per l'ammissione al concordato preventivo. Ecco perché il trasferimento di sede a Latina. Intranto il commissario giudiziale della Flex scopre che alla vigilia della richiesta di concordato preventivo la nuda proprietà dei marchi Permaflex e ondaflex era stata ceduta alla Eminflex Servicios e Investimentos Lda di Giacomo Commendatore, dalla famiglia citata in un rapporto del 1997 a cura del ministero dell'interno come una delle centrali criminose dell'Emilia Romagna, riconducibile al clan di Giacomo Riina, boss mafioso di Corleone finito a Budrio nel 1982 per ordine del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Giacomo Riina che diventa il contabile della Eminflex, Budrio che è il punto di partenza delle fortune del marchio con l' elefantino, quello dell'azienda che commercia materassi con il sistema della televendita. Contemporaneamente la Permaflex cede anche il diritto d'uso dei suoi marchi stavolta alla lussemburghese Europartimmo S.A. La cessione della nuda proprietà dei marchi ha ufficialmente fruttato 4 miliardi alla Flex SPA, ma quando la procura della repubblica di Latina ha cominciato a mettere il naso negli affari della Flex, gli investigatori della guardia di finanza non avevano potuto fare a meno di domandare al signor Giacomo Commendatore perché avesse speso del denaro per un marchio che non avrebbe potuto usare. "Ho accettato di firmare quel preliminare" aveva spiegato l'imprenditore catanese" solo dopo aver avuto la certezza della possibilità di acquisto, per il tramite della lussemburghese F&R International del diritto di uno dei marchi di cui stiamo parlando".
E c'è riuscito perché la pubblicità Permaflex _Eminflex viaggia insieme sulle reti FININVEST. Come c'era riuscito? Il 3 agosto 99 la F&R International aveva acquistato dalla Airtrade Ltd il 100% delle azioni della Europartimmo SS. al prezzo di 9,5 miliardi di lire.
Questa complessa operazione viene effettuata tra società off/Shore, tutte aventi sede in paradisi fiscali; la Europartimmo viene costituita nel giugno 1998, soltanto quattro mesi prima dell'acquisto del diritto d'uso dei marchi Permaflex e Ondaflex; la Airtrade Ltd società venditrice delle azioni Europartimmo alla F&R International s.a ha sede in Tartola, Road Tawn, Isole Vergini Britanniche, ossia nella stessa località dove ha sede la Flightequipment & marketing Ltd, società off-shore facente capo alla famiglia Veneruso; il pagamento del prezzo (9,5 miliardi) viene effettuato dalla società acquirente alla venditrice con l'intervento di un istituto di credito lussemburghese che opera sulla stesa piazza della banca di Roma fideiussore del finanziamento di originari 10,5 milioni di Us $ erogato alla Aviointeriors SPA di Latina dalla banca di Roma di Francoforte. Per i magistrati di Latina che indagano sul caso Flex ce n'è abbastanza per formare il legittimo convincimento che ci si trovi in presenza di un operazione fraudolenta posta in essere al solo fine di sottrarre attivo ai creditori della procedura concorsuale che di lì a poco sarebbe stata avviata. I 4 miliardi provento della cessione della nuda proprietà dei marchi ci sono, li ha vincolati il commissario giudiziale , ma i circa 10 miliardi dell'operazione sottostante la vendita del diritto d'uso sono spariti. La Procura della Repubblica di Latina chiede la declaratoria di fallimento. Ma il cambio di sede a Latina non era stato casuale. Cominciano una serie di rinvii che tengono il giudice delegato lontano dalla pronuncia sulla richiesta di fallimento, ed anche dalla decisione sulla omologa del concordato o meno. Persino il commissario giudiziale della Flex si esprime ripetutamente per il fallimento. Niente. L'affare del cambio di destinazione d'uso nell'area dello stabilimento di Frosinone è troppo appetibile. Si temporeggia all'infinito.
Finché una settimana fa assumendo da solo l'iniziativa, il giudice Guido Cerasoli convoca una seduta collegiale e dichiara fallita la Flex. E' la fine in agguato c'è ora un'ipotesi di bancarotta . L'omino in pigiama è sempre lì che dorme, un omino in sonno avrebbe detto l'ex direttore e gran maestro Licio Gelli e la Eminflex continua le sue televendite, quel miracolo che ha consentito all'azienda di Giacomo Commendatore di veder lievitare il fatturato dai 14 miliardi del 1990 ai 118 del 1994 con un incremento del 60 per cento. Un miracolo reso possibile grazie all'approdo di quella che era una volta una piccola e sconosciuta azienda alla Pubblitalia di Marcello Dell'Utri.
Fonte
Alessandro Panigutti
direttore responsabile del quotidiano Latina Oggi



Gelli su Bisignani e la P3

Gelli - Bisignani
Il ‘venerabile maestro' si dice certo di sapere chi sarà il prossimo capo della massoneria, che verrà scelto a novembre, ma discretamente non ne fa il nome. Ricorda come la lista degli aderenti (962) alla P2 sia rimasta ancora incompleta, essendo stati pubblicati circa metà dei nomi dell'elenco. Si dice certo del movente "ideale" di ‘Propaganda 2', anche se non si nasconde che "l'adesione dei suoi membri avveniva per opportunità e motivazioni concrete, reali".
RAMMENTA come nell'81 (era il 17 marzo del 1981), allorquando vennero alla luce i nomi sulle tessere della Loggia, "si era a quattro mesi dal completamento del golpe che si andava preparando".
È la convinzione del tempo passato, vissuto nel clima ossessivo della Guerra fredda - intrisa di terrorismo e depistaggi - che si è combattuta in Europa. Come convinti sono i giudizi sulle capacità di tessitore di affari di Bisignani - iscritto alla P2, protagonista nel 2010 dello scandalo P3 e che sta scrivendo le sue memorie - considerato con l'affetto di un figlioccio: "Lo mettemmo all'Ansa, e sapevamo di poter far affidamento su di lui", e affidato anche a Gaetano Stammati, di cui fu capoufficio stampa al ministero del Tesoro nel governo Andreotti degli anni Settanta.
Fonte Stefano Citati per il "Fatto quotidiano





Frode fiscale per Gelli Sequestrata villa Wanda

Gelli è indagato per reati fiscali dalla procura di Arezzo assieme alla moglie Gabriella Vasile, ai figli Maurizio, Maria Rosa e Raffaello, e ad un nipote, Alessandro Marsilli.
Nell'ambito di tale inchiesta è stato disposto il sequestro preventivo della villa.
Sempre secondo quanto appreso, l'inchiesta riguarderebbe tasse non pagate da parte della famiglia di Licio Gelli per 17 milioni di euro.
Il reato e' quello previsto dall'art.11 del decreto 74/2000, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. L'ex venerabile, 94 anni, vive tuttora nella villa nel cui giardino, nascosti in vasi e fioriere, furono trovati nel 1998 oltre 160 chili d'oro in lingotti.
Il via a indagini da testamento ex Venerabile - Nel 1998 l'Agenzia delle Entrate di Arezzo entrò in possesso di un testamento olografo di Licio Gelli, trovato da autorità di polizia giudiziaria francesi: qui hanno radice gli accertamenti che hanno portato ora al sequestro di Villa Wanda. Il testamento, spiega la guardia di finanza, attestava sue significative disponibilità patrimoniali in territorio estero, nonché di documentazione comprovante il sostenimento di spese a favore dei tre figli, Raffaello, Maria Rosa e Maurizio, per rilevantissimi importi, ben superiori ai redditi dichiarati. Da qui derivano contestazioni di omessi pagamenti di imposte sui redditi e di registro, che, dopo i ricorsi vinti dall'Amministrazione Finanziaria davanti alle Commissioni Tributarie, sono stati quantificati in cartelle esattoriali nei confronti di Licio Gelli per 8,8 milioni di euro, del figlio Maurizio per 7,2 milioni, della figlia Maria Rosa per 1,1 milioni e del primogenito Raffaello per 500 mila euro.
Dalle indagini della Gdf sui reati fiscali di cui è accusato Licio Gelli, insieme alla moglie e i figli, è emerso che, già nel 2007, gli indagati, consapevoli dei rilevanti debiti da pagare all'Erario e prevedendo l'attivazione prossima delle procedure di riscossione coattiva da parte di Equitalia, hanno pianificato e realizzato, in un brevissimo arco di tempo, una serie di atti e negozi giuridici fittizi per svestirsi della proprietà di 'Villa Wanda', mediante la simulazione della dismissione a terzi da parte della storica società proprietaria che era al 100% controllata dai tre figli. Due, spiega la guardia di finanza, i passaggi chiave dell'operazione fraudolenta: le iscrizioni ipotecarie sull'immobile a favore della moglie di Licio Gelli e del nipote, a fronte di crediti vantati dagli stessi per l'erogazione di presunti finanziamenti nei confronti della società di famiglia; quindi, ottenuta tale giustificazione formale, la successiva alienazione del compendio immobiliare nell'asse patrimoniale di una società romana, precostituita ad hoc e sempre riconducibile ai medesimi congiunti di Licio Gelli. L'architettura della frode fiscale è stata svelata grazie alle indagini delle Fiamme Gialle svolte in stretto coordinamento con l'Agenzia delle Entrate di Arezzo, che hanno permesso di raccogliere le fonti di prova della commissione, da parte di Licio Gelli, dei tre figli, della moglie e del nipote, del reato di ''sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte''.


Schiavone e l'audizione desecretata sulle discariche della Camorra

Carmine Schiavone
Cosa dice di rilevante Schiavone? Dice che con la regia di centr
i posti a Milano e ad Arezzo (residenza come è noto di Licio Gelli, che Schiavone peraltro nomina come uno dei referenti dei factotum che erano Cerci e Chianese, in particolare il primo), viene organizzato il traffico dei rifiuti speciali da interrare in una zona che va dalla provincia di Latina alla Campania, allargandosi poi a Calabria e Puglia.
«Licio Gelli gestiva – attraverso delle società che stavano a Milano, a Santa Croce sull’Arno, nella zona di Padova – sia l’immondizia, sia i trasporti che portavano i rifiuti tossici e nucleari». In un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano Carmine Schiavone, boss dei Casalesi e attuale collaboratore di giustizia, conferma quanto dichiarato agli inquirenti a proposito delle attività criminali della camorra legate allo smaltimento dei rifiuti tossici. In un passaggio Schiavone tira in ballo il nome di Licio Gelli, il “venerabile maestro” della loggia massonica P2




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