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lunedì 30 dicembre 2013

SANTO SORGE


albergo delle palme palermo riunione mafia genco russo

Santo Sorge nacque a Mussomeli, 11 gennaio 1908, viene ritenuto uno dei grandi "sconosciuti" della mafia siciliana e americana.
La sua attività criminale è associato ai crimini commessi dalla famiglia Bonanno. È stato buon amico di "Lucky" Luciano ed ha rappresentato un sicuro collegamento tra la mafia siciliana e quella nord-americana nel dopo guerra.
Sorge era un parente del boss mafioso siciliano Giuseppe Genco Russo e conosceva bene Calogero Vizzini . I suoi primi problemi con la autorità giudiziaria risalgono al 1928 nella sua città natale Mussomeli per rissa e lesioni personali gravi . Le furono respinte quando il contadino che lo accusava ritrattò, offrendo le sue scuse per aver causato problemi. Nel 1932 è stato condannato a Parigi (Francia) a sei mesi di carcere e una multa di 1.200 franchi francesi per uso di passaporto falso. Un anno dopo fu condannato a Gand (Belgio) a cinque mesi e 20.000 franchi belgi per frode.
Altre condanne per frode e assegni seguiti in Palermo nel 1937 e nel Torino, nel 1939. Nel 1948 è stato condannato a tre anni e quattro mesi su accuse vaghe per 'cospirazione politica' a Firenze (probabilmente legati allo spionaggio). Nel frattempo si è trasferì negli Stati Uniti.
Divenne cittadino naturalizzato degli Stati Uniti  a New York City, mantenendo un'immagine rispettabile in America, attraverso incarichi di amministratore in società di facciata come Rimrock International Oil Company di New York e l' Foreign Economic Research Association.

Tenente di Luciano
Era considerato un luogotenente di Lucky Luciano nel post seconda guerra mondiale per l'eroina-business, traffico di eroina prodotta in Francia da gangster corsi verso gli Stati Uniti. L' oppio necessario per produrre l'eroina erao coltivato in Turchia e Iran; trasformato in morfina base, poi trasportato dalla Siria in Libano . Da Beirut , in Libano, o di Aleppo , in Siria, la base di morfina veniva spedito ai laboratori clandestini in Francia per la conversione in eroina. 
Sorge, era un uomo con una buona educazione, probabilmente il responsabile della gestione del denaro. Grazie alla sua amicizia con Genco Russo, aveva le giuste contatti politici ad alto in Italia, anche tra membri del governo. Ha usato aziende negli Stati Uniti, Sicilia e Panama.

Incontro al Grand Hotel delle Palme 
Palermo chiude l Hotel  delle Palme   ospito  summit di mafia
Grand Hotel delle Palme oggi
Sorge era presente a una serie di incontri tra mafiosi americani e siciliani che hanno avuto luogo a Palermo tra il 12-16 ottobre 1957, presso il Grand Hotel Delle Palme a Palermo . Joseph Bonanno, Lucky Luciano, John Bonventre, Frank Garofalo e Carmine Galante tra i mafiosi americani, mentre tra i siciliani c'erano Salvatore "Ciaschiteddu" Greco e suo cugino Salvatore Greco "L'Ingegnere", Giuseppe Genco Russo, Angelo La Barbera , Gaetano Badalamenti, Calcedonio Di Pisa e Tommaso Buscetta . 
Secondo alcuni, uno dei principali temi all'ordine del giorno fù l'organizzazione del traffico di eroina a livello internazionale. L' FBI crede che questo incontro abbia istituito il traffico di eroina della Famiglia Bonanno.


Incriminato 
Nell'agosto 1965, Sorge ed altri 16 associati alla mafia americana sono stati incriminati a Palermo dal giudice Aldo Vigneri per associazione a delinquere in relazione all' incontro del 1957;insieme a Joe Bonanno, John Bonventre, Carmine Galante, Gaspare Magaddino, John Priziola , Raffaele Quasarano , Frank Coppola e Joe Adonis. Sorge non è mai stato arrestato, anche se l'Italia ha chiesto la sua estradizione. Il caso contro l'imputato è stato respinto per insufficienza di prove nel giugno 1968.
Il giudice Vigneri aveva ascoltato il pentito Joe Valachi , che gli disse:. "So Santo Sorge e so che appartiene a Cosa Nostra è la mia conoscenza personale che la sua funzione era quella di andare e venire dall'America verso l'Italia e viceversa -versa, svolgendo compiti che io non conosco. non sono mai stato in grado di capire a quale famiglia appartiene. Era un amico intimo di tutti i boss di Cosa Nostra ". Egli era molto stretto con Carlo Gambino, il capo della famiglia criminale Gambino di New York.
Morì a New York nel maggio 1972.

DOCUMENTI




sabato 8 giugno 2013

NCO - Nuova Camorra Organizzata




La Nuova Camorra Organizzata (conosciuta anche con l'acronimo NCO) è l'organizzazione camorristica creata da Raffaele Cutolo, boss di camorra, negli anni settanta in Campania. Si ingrandì enormemente agli inizi degli anni ottanta coinvolgendo gli altri clan di camorra in sanguinose guerre.
Fu soppiantata dalla Nuova Famiglia, una confederazione di clan creata ad hoc da boss quali Carmine Alfieri, Luigi Giuliano, Pasquale Galasso, e da altre famiglie camorristiche come i Nuvoletta di Marano (in provincia di Napoli), i Vollaro di Portici, i Mallardo di Giugliano e i casalesi di Antonio Bardellino e Mario Iovine. La NCO fu considerata estinta alla fine degli anni ottanta, quando molti dei boss furono uccisi o arrestati.


I primi anni 
Il fondatore di questa organizzazione è Raffaele Cutolo, detto anche "il sommo" o "il professore" (in napoletano: o' prufessòre), nato a Ottaviano, piccolo centro alle porte di Napoli, ai piedi del Vesuvio. Il professore conosce da giovane le sbarre del carcere per un omicidio commesso nel 1963, ma trasforma la carcerazione nel suo trampolino di lancio. L'organizzazione nacque nel padiglione Milano del carcere di Poggioreale a Napoli all'inizio degli anni settanta, per iniziativa di Cutolo e di vari compagni di cella tra cui Raffaele Catapano, Pasquale D'Amico e Michele Iafulli. Cutolo si ispirò, inizialmente, ai rituali della Bella Società Riformata, l'organizzazione camorristica napoletana di inizio '800, e della Confraternita della Guarduna, associazione criminale spagnola del XVII secolo. Uno dei documenti audio ritrovati che testimoniano questi rituali è il cosiddetto "giuramento di Palillo", un giuramento cerimoniale di iniziazione registrato su audiocassetta sequestrato a Giuseppe Palillo, affiliato di Cutolo, al momento del suo arresto. La cassetta conteneva suoni e canzoni e un lungo monologo. La voce non fu riconoscibile in maniera chiara, essendo l'audio di pessima qualità, ma tutto lasciava pensare che fosse quella dello stesso Cutolo. La cerimonia veniva definita, nel gergo camorristico, "battesimo", "fedelizzazione" o "legalizzazione." L'apertura del monologo si soffermava sul valore dell'omertà: Omertà bella come m'insegnasti, pieno di rose e fiori mi copristi, a circolo formato mi portasti dove erano tre veri pugnalisti. La storia che segue racconta dei camorristi spagnoli che, dopo essere stati esiliati dalle loro terre, giunsero in Campania, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna dove fondarono una "società divina e sacra". Dopo una nuova dispersione, fu trovato l'accordo per la definitiva riconciliazione nelle stanze del castello di Ottaviano, luogo che per Cutolo aveva da sempre avuto un valore simbolico. Fino a quando sette cavalieri raccolsero il potere della società e lo consegnarono a Cutolo. Seguiva poi la descrizione della cerimonia con il taglio sul braccio e il patto di sangue per rendere effettiva la "fedelizzaizone". Tra i passaggi più significativi del giuramento di Palillo, documento esemplare degli ideali di tutta la controcultura criminale cutoliana, che faceva leva sulla disoccupazione dilagante e sulle ingiustizie sociali, vi era il seguente, che suonava profetico e al tempo stesso cupo e minaccioso nei confronti degli stessi affiliati:
« Un camorrista deve sempre ragionare con il cervello, mai con il cuore... Il giorno in cui la gente della Campania capirà che vale più un tozzo di pane libero che una bistecca da schiavo, quel giorno la Campania ha vinto veramente... Noi siamo i cavalieri della camorra, siamo uomini d'onore, d'omertà e di sani princìpi, siamo signori del bene, della pace e dell'umiltà, ma anche padroni della vita e della morte. La legge della camorra a volte è spietata, ma non ti tradisce. »
La formula d'apertura era: "Con parole d'omertà è formata società". Il giuramento finale era: "Giuriamo di dividere con lui gioie, dolori, sofferenze... però se sbaglia e risbaglia ed infamità porta è a carico suo ed a discarico di questa società e responsabilizziamo il suo compare di sangue". L'elenco di tutti i "fidelizzati" sarebbe poi stato conservato presso una delle stanze del castello di Ottaviano, nascosto in una nicchia nella parete e tenuto in cura dalla sorella di Cutolo, Rosetta.

La struttura
Al vertice del gruppo c'è ovviamente Cutolo, definito "il Vangelo", che faceva le veci del vecchio capintesta della Bella Società Riformata ma, a differenza di questi che veniva eletto nel corso di riunioni tenute da rappresentanti dei vari quartieri di Napoli, Cutolo è il capo indiscusso per volontà divina, da cui dipende la vita e la morte di tutti. Al livello sottostante vi è la cassiera dell'organizzazione, la sorella Rosetta. Seguono quindi i santisti, ossia i bracci destri di Cutolo, che cambiarono nel corso degli anni. Tra di essi vi furono Corrado Iacolare, Vincenzo Casillo, Pasquale Barra, Antonino Cuomo. Seguono quindi gli sgarristi, i capizona o referenti territoriali che si divisero Napoli e Salerno con le rispettive province. Gli affiliati vennero definiti semplicemente picciotti. Vi erano infine gruppi speciali di affiliati, definiti batterie, ossia la manovalanza di killer pronti ad uccidere chiunque al primo comando. Alla cerimonia di affiliazione dovevano partecipare cinque persone: il Vangelo, un affiliato favorevole ed uno sfavorevole, il contabile e il maestro di giornata. Gli ultimi due avevano il compito di "registrare" la "fedelizzazione" in caso di esito positivo.
Pasquale Barra
Per quanto riguarda i rapporti comunicativi con l'esterno, di fondamentale importanza dato che la maggior parte dei principali esponenti della NCO erano ergastolani, Cutolo sviluppò due strutture parallele, una all'interno del sistema penitenziario chiamata "cielo coperto", e l'altra al di fuori chiamata "cielo scoperto". Per mantenere la sua leadership, Cutolo necessitava di trasmettere i suoi ordini ai membri della NCO al di fuori del carcere in modo efficace e affidabile, assicurando al contempo che una parte dei profitti generati fosse consegnata all'interno del carcere in modo da poter espandere la sua campagna di reclutamento. Le particolari condizioni del carcere di Poggioreale, che includevano la sua posizione strategica nel centro di Napoli e il flusso continuo di persone come affiliati liberi sulla parola e parenti dei carcerati, consentirono a Cutolo di coordinare con successo le attività criminali dalla sua postazione centralizzata, da cui inviava direttive agli associati per le operazioni esterne. I parenti venivano utilizzati principalmente come corrieri di informazioni, ma, quando questi non erano disponibili, false parentele venivano certificate attraverso la collaborazione, più o meno forzata, degli impiegati nei comuni in cui gli affiliati erano residenti; ciò avvenne in particolare per il comune nativo di Cutolo, Ottaviano. Il Dipartimento di Giustizia scoprì nel 1983, che Cutolo era stato visitato quasi ogni giorno da luglio 1977 a dicembre 1978 da Giuseppe Puca che utilizzava un documento secondo cui risultava cugino di primo grado di Cutolo. Cutolo aveva anche ricevuto tre visite da un altro suo affiliato che risultò, nell'ordine, cognato, compare e infine cugino di primo grado; tutte relazioni parentali formalmente iscritte nel registro comunale.
Rosetta Cutolo
Cutolo istituì anche il cosiddetto soccorso verde per aiutare la popolazione carceraria, fornendo loro abiti, avvocati, consulenza legale, soldi per sé stessi e per le loro famiglie, e anche regali come articoli di lusso. Fin dalla prima affiliazione, Cutolo aveva istituito un fondo di 500.000 lire per ogni affiliato. I soldi venivano versati ai carcerati, in tutta Italia, tramite il sottogruppo di Rosetta Cutolo, che disponeva di diversi corrieri ed era considerata la cassiera dell'organizzazione. Nel tentativo di controllare l'intera regione, Cutolo superò e andò oltre la struttura familistica tipica della camorra urbana. La NCO aveva una struttura aperta e poteva contare su circa 1.000 nuovi affiliati all'anno. L'affiliazione era aperta a tutti, bastava solo giurare fedeltà a Cutolo e giurare di contribuire alle attività criminali comuni. Tuttavia, non appena il business dell'organizzazione si ampliò a dismisura e c'era bisogno di più manodopera, il reclutamento divenne più aggressivo e, in seguito, anche obbligatorio. In prigione, i carcerati venivano costretti a diventare membri della NCO. In caso contrario, potevano subire una punizione corporale o addirittura una vendetta trasversale. L'organizzazione era una sorta di federazione di diversi clan, ognuno con la sua area territoriale di riferimento, ma gerarchicamente ordinata e strettamente controllata da Raffaele Cutolo. Al di fuori del carcere, veniva indetta una riunione esecutiva, ogni quindici giorni, in cui Rosetta Cutolo, raccoglieva le informazioni da riferire poi al fratello nelle visite in carcere.


Il dopo-terremoto 
Servendosi dei ricavati delle tangenti imposte dai suoi fedelissimi fuori dal carcere, Cutolo riesce ad investire attentamente i guadagni all'interno dello stesso carcere di Poggioreale per aiutare le condizioni dei giovani detenuti, soprattutto quelli destinati a uscire presto. Tra le motivazioni addotte dal Cutolo per attrarre sempre più nuovi affiliati vi sono quelle legate a quelle che lui riteneva le ingerenze della mafia siciliana negli affari criminali campani. Solo con un'organizzazione forte ed unita Napoli e la Campania avrebbero potuto contrastare la forte avanzata di Cosa Nostra, soprattutto nel campo del contrabbando e dello smistamento di stupefacenti. Oltre a tentare di costruire un'identità regionale su basi delinquenziali, Cutolo usa anche il suo ascendente per ricomporre liti e dispute all'interno del carcere. I risultati non si fanno attendere: la popolarità tra gli ex-detenuti è altissima i legami di gratitudine sono molto saldi e un mare di soldi comincia ad affluire nelle casse del Professore. Già nel 1980 la NCO poteva contare su circa 7.000 affiliati. Le offerte in danaro sono però il primo passo per creare una falange di fedelissimi. Il passaggio da gruppo di affiliati legati da un patto di sangue ad organizzazione affaristica ramificata come una holding e connessa con la politica e con gli ambienti finanziari, avvenne dopo il terremoto del novembre del 1980, quando le cellule cutoliane cominciarono ad infiltrarsi negli appalti per la ricostruzione o a richiedere tangenti ai grossi cantieri che nascevano come funghi a Napoli e provincia e in buona parte della Campania.


Nella relazione sulla camorra, presentata nel 1993 dalla Commissione Parlamentare Antimafia, la veloce diffusione della NCO da semplice banda carceraria ad holding mafiosa viene spiegata come segue:
« Ad un ceto delinquenziale sbandato e fatto spesso di giovani disperati, Cutolo offre rituali di adesione, carriere criminali, salario, protezione in carcere e fuori. Si ispira ai rituali della camorra ottocentesca, rivendicando una continuità ed una legittimità che altri non hanno. Istituisce un tribunale interno, invia vaglia di sostentamento ai detenuti più poveri e mantiene le loro famiglie. La corrispondenza in carcere tra i suoi accoliti è fittissima e densa di espressioni di gratitudine per il capo, che si presenta alcune volte come santone e altre come moderno boss criminale.
Vive di estorsioni, realizzate anche attraverso la tecnica del porta a porta. Impone una tassa su ogni cassa di sigarette che sbarca. Vuole imporsi ai siciliani, che non si sottomettono. Impera con la violenza più spietata. »

(Commissione Parlamentare Antimafia, 1993f, pp. 43-44)
Vallanzasca e Turatello
Anche le alleanze con altre realtà delinquenziali extra-regionali diventano numerose: oltre che con la Sacra Corona Unita pugliese (da lui fu creato un ramo nel 1979 capeggiato dai fratelli Spedicato e Guerrieri che gli si ribellò successivamente per la sua indipendenza), Cutolo stringe i rapporti con la 'ndrangheta, in particolare con le cosche Piromalli, De Stefano e Mammoliti. Con la sua breve latitanza tra il 1978 e il 1979, Cutolo stringe anche accordi con le bande lombarde di Renato Vallanzasca (detto "il bel Renè") e Francis Turatello e quelle pugliesi (Nuova Camorra Pugliese e Sacra corona unita). Dopo essere diventato compare di Vito Genovese, Cutolo vola a New York, sotto il falso nome di Prisco Califano, per incontrare gli esponenti della famiglia mafiosa italo-americana dei Gambino.
Quando considera la sua organizzazione oramai matura, Cutolo decide di imporre una tassa persino sulle casse di sigarette a tutti gli altri clan camorristici di Napoli. Nel 1978 Michele Zaza (noto contrabbandiere napoletano legato con la mafia siciliana) e i suoi creano una banda denominata Onorata fratellanza, ma Cutolo non se ne preoccupa e si infiltra in nuovi territori.

La Nuova Famiglia
Quando tenta di prendere il controllo della zona del centro di Napoli (Forcella, Duchesca, Mercato, Via del Duomo) nelle mani dei potenti Giuliano, questi si alleano con i clan di San Giovanni a Teduccio e di Portici e con i boss Carmine Alfieri e Pasquale Galasso.
Alla fine del 1978 nasce la cosiddetta Nuova Famiglia, formatasi da una precedente alleanza denominata "Onorata Fratellanza", una confederazione di clan creata ad hoc per eliminare i cutoliani. E scoppia la guerra. È una guerra senza quartiere: nel solo napoletano, nel 1979 si registrano 71 omicidi; l'anno successivo sono 134 e salgono a 193 nel 1981, a 237 nel 1982, a 238 nel 1983, per scendere a 114 nel 1984. Anche la NF fece un uso propagandistico dell'affiliazione con relativo cerimoniale per attrarre sempre più giovani sbandati. Il giuramento ufficiale di affiliazione fu trovato nell'auto di Mario Fabbrocino e ricalcava in maniera spudorata quello della NCO, rifacendosi ai valori della fedeltà e dell'omertà.
Quando nella Nuova famiglia subentrano anche i Nuvoletta, gli Alfieri, i Galasso, i Misso della Sanità e soprattutto i Casalesi, la guerra si conclude con un indebolimento dei cutoliani e con un rafforzamento della presenza camorristica nel napoletano.Alla fine degli anni ottanta una serie di blitz e una catena di omicidi (tra cui quello del figlio di Cutolo, Roberto, e quello del suo avvocato, Enrico Madonna), mettono la parola fine all'ascesa cutoliana.


I casi giudiziari
Ciro Cirillo sequestrato dalle Br
Oltre alla feroce guerra in corso, che già da sola riusciva a riempire quotidianamente le prime pagine dei giornali locali, si ricordano diversi casi di cronaca giudiziaria che tennero banco per tutti gli anni ottanta e buona parte degli anni novanta. Tra di essi vi fu il caso dei falsi pentiti, una falange cutoliana di pluricondannanti che cercarono di sviare le indagini a carico della NCO con false dichiarazioni che coinvolsero anche personaggi del tutto estranei, come Enzo Tortora. Altri casi ancora oggi oscuri fecero parlare di Cutolo e della sua organizzazione. Uno di essi è legato al presunto coinvolgimento dei servizi segreti nella liberazione dell'assessore Ciro Cirillo, sequestrato dalle Brigate rosse nel 1981 e poi liberato grazie all'intermediazione di Cutolo.  Un altro a quello dell'autobomba scoppiata nel 1983 a Roma che provocò la morte di Vincenzo Casillo,  braccio destro di Cutolo, di cui si disse, a più riprese, che fosse legato a frange deviate dei servizi segreti del Sisde, cosa che Cutolo ribadì più volte nel corso dei numerosi processi a suo carico affermando che il Casillo fosse addirittura in possesso di un tesserino.




venerdì 17 maggio 2013

VINCENT GIGANTE






Vincent Louis Gigante (29 marzo 1928 - 19 Dicembre, 2005), noto anche come "Chin," era un mafioso italiano-americano di New York appartenente alla famiglia Genovese boss della stessa dal 1981 al 2005; ex pugile professionista aveva combattuto 25 incontri tra il 1944 e il 1947. 




Gigante era il tiratore nel fallito attentato a Frank Costello nel 1957; dopo aver condiviso una cella di prigione con Boss Vito Genovese in seguito alla sua condanna per traffico di eroina, Gigante divenne un caporegime della famiglia genovese .
Nel 1981 è diventato capo della famiglia; ha anche ordinato l'attentato fallito a John Gotti (boss della famiglia Gambino). Con l'arresto e la condanna di Gotti e di vari membri della famiglia Gambino nel 1992, Gigante è stato ufficialmente riconosciuto come il più potente boss del crimine negli Stati Uniti. Per 30 anni Gigante ha finto di essere pazzo nel tentativo di gettare le forze dell'ordine fuori strada. Soprannominato "L'enigma del Accappatoio" dalla stampa poiché spesso vagava per le strade di Greenwich Village nel suo accappatoio e pantofole, mormorando parole sconnesse, il tutto nel tentativo  di evitare i processi.







Nel 1990 fù rinviato a giudizio con l'accusa di crimini federali, ma fù ritenituo mentalmente incapace di sostenere un processo; Tuttavia, dal 1997 è stato processato e condannato a 12 anni. Di fronte a nuove accuse, nel 2003, si dichiarò colpevole e ammise di non essere pazzo. È morto  nel 2005 mentre era in custodia carcere presso la United States Medical Center per prigionieri federali .












Boss della famiglia Genovese
Lucky Luciano 1931 - 1946
Frank Costello 1946 - 1957
Vito Genovese 1957 - 1969
Philip Lombardo 1969 - 1981
Vincent Gigante 1981 - 2005
Daniel Leo 2005 - ora






venerdì 12 aprile 2013

FAMIGLIA GENOVESE

Giuseppe Morello









La Famiglia Genovese

, conosciuta anche con il nome di "Famiglia Luciano" è una delle cinque famiglie mafiose di New York che controlla le attività (criminali e non) della città e di altri stati d'America. La Famiglia Genovese è stata sin dalla sua fondazione una delle più potenti e temute famiglie mafiose di Cosa nostra americana.

Dagli esperti è stata soprannominata Ivy league e Rolls Royce della criminalità organizzata. Nel corso degli anni ha mantenuto rapporti di alleanza con tutte le "Famiglie" di Cosa Nostra, soprattutto con quelle di Cleveland, Boston, Buffalo e Filadelfia. Alla fine degli anni settanta, la "Famiglia" manipolò alcuni importanti membri della Famiglia di Filadelfia, convincendoli a ribellarsi e ad ordire l'omicidio del loro Boss Angelo Bruno, al fine di prendere il controllo del territorio e dei Casino di Atlantic City, controllati proprio dalla Famiglia Bruno di Filadelfia.
Nel corso degli anni si sono succeduti alla guida della Famiglia potenti boss del calibro di Lucky Luciano, Frank Costello, Vito Genovese, Thomas Eboli, Philip Lombardo, Vincent Gigante, Liborio Bellomo e Daniel Leo.

Le origini 

Nel 1919 scoppiò una faida tra Morello e la Famiglia di Salvatore D'Aquila di Brooklyn, chiamata in seguito Famiglia Gambino, sostenuta dal gangster Umberto Valenti, il quale venne assassinato nel 1922 su ordine di Joe Masseria, che divenne il nuovo boss della cosca per volere di Giuseppe Morello, che si riservò il titolo di consigliere. Durante il Proibizionismo, Masseria si associò con il gangster Lucky Luciano e i suoi soci non-siciliani Frank Costello, Vito Genovese e Joe Adonis per via dei loro stretti contatti con i contrabbandieri di alcolici ebrei e irlandesi. Però nel 1930 il potere di Masseria viene messo in pericolo da Salvatore Maranzano, potentissimo boss proveniente da Castellammare del Golfo.
Per tutelare i propri interessi, Masseria ordinò l'omicidio del boss Gaetano Reina, un suo alleato che sospettava di tramare con Maranzano: inizia così la famosa "guerra castellammarese". Maranzano rispose facendo assassinare Giuseppe Morello, il consigliere di Masseria.
Il 15 aprile 1931, Joe Masseria venne ucciso mentre pranzava con il suo alleato Lucky Luciano al ristorante Scarpato's di Coney Island, dai killer dello stesso Luciano che aveva organizzato l'omicidio assieme a Maranzano, che gli affidò gli affari del defunto Masseria. Infine Luciano fece assassinare anche Maranzano (settembre 1931) e rilevò la Famiglia di Masseria con la benedizione degli altri boss, formando la Commissione, che comprendeva non solo le Cinque famiglie di New York ma anche la Chicago Outfit di Al Capone e la potente Famiglia di Buffalo di Stefano Magaddino.

Il dominio di Lucky Luciano
LUCKY LUCIANO


Nella sua nuova Famiglia, Luciano nominò Vito Genovese suo vice, Frank Costello come consigliere e, come capidecina, Ciro Terranova, Joe Adonis, Settimo Accardi, Anthony Strollo, Anthony Carfano, Thomas Greco, Willie Moretti, Michael Coppola, Rocco Pellegrino, Ruggero Boiardo, Sam Cuffaro, James Angelina, Gaetano Ricci, John Biello, John De Noia.
La cosca con le sue attività illecite (estorsioni, scommesse, gioco d'azzardo, edilizia, appalti truccati, sindacati, usura, prostituzione, riciclaggio, contraffazione di banconote, traffico di narcotici ed altri racket) si espandeva non solo nello Stato di New York, ma anche in California, Florida, Connecticut, Nevada e a Cuba . Nel 1936, Lucky Luciano venne arrestato e condannato ad una pena che andava dai 30 ai 50 anni, assieme al suo soldato di fiducia Dave Petillo e ad altri sette affiliati della cosca, con l'accusa di sfruttamento della prostituzione. Pur continuando a comandare dal carcere, Luciano nomina come reggente della Famiglia il suo vice Vito Genovese, con l'aiuto del consigliere Costello. Ma nel 1936 Genovese, accusato dell'omicidio di Ferdinand Boccia, un soldato della cosca, fu costretto a darsi alla latitanza e a fuggire in Italia. Luciano dal carcere affidò così la reggenza a Costello.




La leadership di Costello e la lotta con Genovese

FRANK COSTELLO
Frank Costello si occupava del lato finanziario e politico della famiglia. Fu soprannominato il "Primo Ministro della Malavita" per i suoi contatti con la politica, la magistratura e l'imprenditoria. Costello credeva molto nella diplomazia e nella disciplina, ed era aiutato nella conduzione della famiglia dal consigliere non ufficiale Meyer Lansky, il migliore amico di Lucky Luciano. Con il consenso di Luciano e in società con altri boss, finanziò la costruzione del primo casinò di Las Vegas. Le operazioni furono affidate a Meyer Lansky e a Bugsy Siegel.
Costello fu il reggente della famiglia, agli ordini di Luciano, per circa 10 anni fino al 1946, anno in cui lo stesso Luciano fu espulso dagli Stati Uniti e rimpatriato in Italia. Con l'uscita dalle scene di Luciano, Costello divenne il boss ufficiale. Ma, sempre nel 1946, Genovese fu estradato in America per essere processato. Con l'eliminazione dei potenziali testimoni e la corruzione dei vari giudici, Genovese fu assolto dall'accusa di omicidio. Genovese iniziò a tramare contro Costello per prenderne il posto.
Nel 1951 Willie Moretti, vicecapo della famiglia e fedelissimo di Costello venne assassinato in un ristorante di Fort Lee nel New Jersey, dai killer di Vito Genovese. Chiamato a dare delle spiegazioni a Costello, Genovese si disse estraneo all'omicidio e Costello decise di temporeggiare, per non scatenare una faida interna. Nel 1953 con l'espulsione in Italia di Joe Adonis, potente capodecina e suo sostenitore, la forza di Costello cominciò a diminuire. Nel 1957 Genovese si alleò con Carlo Gambino e Gaetano Lucchese, nuovo Boss della Famiglia Gagliano, per organizzare l'omicidio di Albert Anastasia, boss della Famiglia Mangano e potente alleato di Costello. Con la morte di Anastasia e il ritiro dalle attività mafiose di alcuni dei più potenti e fedeli capidecina di Costello, Genovese decise di eliminare Costello.
La sera del 2 maggio 1957, mentre stava rientrando nel suo appartamento con la moglie, Frank Costello venne ferito alla testa da un colpo di pistola sparato da un killer di Genovese, Vincent Gigante. Rimasto leggermente ferito alla testa e ormai stufo delle attività mafiose, Costello decise di "ritirarsi in pensione" lasciando il posto di boss della Famiglia a Vito Genovese.


L'era Genovese 

Diventato il nuovo boss, Genovese ristruttura la cosca e nomina
famiglia genovese
VITO GENOVESE
vicecapo Jerry Catena, e consigliere Michele Miranda. Assieme ad altri boss organizza la famosa riunione di Appalachin. Nel 1959 fa assassinare Anthony Carfano, potente capodecina e suo potenziale rivale, deciso a prendere il suo posto alla guida della Famiglia. Pochi mesi dopo Genovese viene accusato di essere uno dei capi del traffico di eroina e condannato a 15 anni di prigione. Pur continuando a comandare dal carcere, Genovese forma un pannello di commissione per il controllo degli affari della Famiglia, formato dai suoi fedelissimi. Nomina Anthony Strollo reggente, coadiuvato da Jerry Catena, Michele Miranda, e da Thomas Eboli e Philip Lombardo, i capidecina più fidati.
Nel 1962 dal carcere ordina l'omicidio di Strollo. Anthony Strollo, uscito dalla sua casa nel New Jersey, scompare di "lupara bianca" e il suo corpo non verrà mai più ritrovato. Al posto di Strollo, come reggente viene nominato Thomas Eboli.
Sempre nel 1962 Joe Valachi, soldato e autista di Genovese, detenuto insieme a lui nella stessa cella nel penitenziario di Atlanta, durante l'ora d'aria nel cortile uccise un altro detenuto a sprangate. Valachi credeva in realtà che l'uomo da lui assassinato fosse Joseph Di Palermo, un "uomo d'onore" della Famiglia Lucchese, incaricato di uccidere Valachi su ordine di Genovese, che pensava di essere tradito.
Valachi fu convinto dalle autorità a testimoniare per la prima volta contro la mafia, svelando i segreti di Cosa nostra alle autorità. Genovese fu ritenuto dagli altri boss il responsabile di questa pubblicità indesiderata.



La morte di Genovese e i boss di facciata

Nel 1969 Genovese muore di cause naturali in prigione e il boss ufficiale della Famiglia diviene Philip Lombardo. Questi, tuttavia, per distrarre l'attenzione delle forze di polizia e dei boss rivali, decise assieme a Catena e Miranda di creare un "boss di facciata". Boss di facciata era Thomas Eboli, ma dietro le quinte continuava a comandare Lombardo, che segretamente stava istruendo alla successione un suo pupillo, l'ex guardaspalle di Genovese e ora capodecina Vincent Gigante.
Nel 1972 Thomas Eboli, appena uscito dalla casa della sua amante, venne assassinato. L'ordine era stato dato da Carlo Gambino, per la mancata restituzione di un prestito di 4 milioni di dollari, derivante dal traffico di droga. A sostituire Eboli come boss di facciata fu il capodecina Frank Tieri, sostenuto da Carlo Gambino, suo grande amico, ma a comandare dietro le quinte c'era sempre Lombardo. Questa tattica ebbe grande successo nell'ingannare e confondere le forze dell'ordine.
Sempre nel 1972, Michele Miranda e Jerry Catena si ritirano dalle attività mafiose. Miranda morirà per cause naturali un anno dopo. Lombardo nomina Vincent Gigante vicecapo e Anthony Salerno consigliere, con Tieri sempre come boss di facciata. Nel 1980 i vertici della Famiglia Tieri, Gigante e Salerno, su ordine di Lombardo, manipolano alcuni capidecina della Famiglia di Filadelfia, convincendoli ad uccidere il loro boss Angelo Bruno. Bruno si opponeva alla Famiglia Genovese, che ad Atlantic City cercava di prendere il controllo di alcuni casinò e dei vari racket legati al gioco d'azzardo, controllati proprio dalla Famiglia di Filadelfia. Dopo una sanguinosa faida interna per il controllo della cosca di Filadelfia, Nicky Scarfo sostenuto dai Genovese diventa il nuovo boss, dando il permesso a Lombardo, Gigante e soci di operare ad Atlantic City.
Nel 1981, Frank Tieri venne arrestato e condannato grazie alla legge RICO; un mese dopo morì di cause naturali. A sostituire Tieri come boss di facciata, Lombardo nomina Salerno. Alla fine del 1982, anche Philip Lombardo decise di ritirarsi nella sua residenza in Florida e nominò come boss ufficiale Gigante. Salerno fu il boss di facciata della Famiglia fino al 1986, anno in cui fu condannato a 100 anni di carcere assieme ad altri boss delle cinque famiglie.


The oddfather

Dal 1986 Vincent Gigante istituisce un metodo più rigoroso e segreto per comunicare con i suoi luogotenenti, creando il "boss di strada" o messaggero, con lo scopo di isolarsi dalle indagini di polizia. Gigante impartiva gli ordini al figlio Andrea o a qualcuno dei suoi fedelissimi. Per sfuggire alle incriminazioni incominciò a fingersi pazzo, e per questo motivo fu soprannominato The Oddfather, ovvero il padrino pazzo.
Gigante curava personalmente i suoi affari dal "Triangle Social Club", nel Greenwich Village, il quartiere dove era nato e risiedeva. Gli altri affari erano gestiti dal suo vicecapo V
enero Mangano, che operava a Brooklyn, dal consigliere Louis Manna, della fazione del New Jersey, e da altri quattro fidatissimi capidecina. Nel 1985 Paul Castellano, capo della Famiglia Gambino e alleato di Gigante, era stato ucciso dagli uomini di John Gotti senza il permesso della commissione. Così Gigante cospirò l'omicidio di Gotti assieme al capo Vittorio Amuso e al vicecapo della Famiglia Lucchese, Anthony Casso. Il 13 aprile 1986 fu piazzata un'autobomba nell'auto di Gotti, ma lo stesso Gotti si salvò, mentre a morire fu il suo vicecapo Frank DeCicco .
Dalla fine degli anni ottanta all'inizio degli anni novanta Gigante mantiene il controllo della Famiglia con il pugno di ferro, ordinando gli omicidi di diversi uomini d'onore. All'inizio degli anni novanta, Sammy Gravano, vicecapo dei Gambino, decide di collaborare con la giustizia e, oltre a testimoniare contro Gotti e i leader della sua Famiglia, accusa anche Gigante di essere il capo della Famiglia Genovese. Nel corso degli anni novanta, ci saranno altri pentiti che accuseranno Gigante. Nel 1997 Gigante viene considerato sano di mente dagli psichiatri dell'FBI e viene condannato a 12 anni di carcere federale, dove continuerà a comandare fino alla sua morte, avvenuta per attacco cardiaco il 19 dicembre 2005 nel carcere di Springfield, Missouri.





Attuale leadership della famiglia

daniel di leo
Daniel Di Leo
Alla metà degli anni novanta, a causa di numerosi pentiti, molti importanti membri della Famiglia Genovese come il vicecapo Venero Mangano, consigliere Louis Manna, i capidecina Liborio Bellomo, James Ida, sono stati condannati a lunghe pene detentive. Nonostante i numerosi arresti, la Famiglia Genovese resta una delle più potenti famiglie mafiose di New York e d'America, con una forza di circa 270 affiliati e decine e decine di associati. Alla morte di Gigante nel 2005 ci sono stati diversi Boss reggenti, ma gli esperti sostengono che dal marzo 2005 il vero Boss sia Daniel Leo, attualmente in carcere e condannato a cinque anni per estorsioni e usura. Il vicecapo sarebbe sempre l'anziano Venero Mangano, che guiderebbe la fazione di Brooklyn. Consigliere è Lawrence Dentico, che guiderebbe la fazione della Famiglia del New Jersey; condannato per racket, estorsioni e usura, Dentico è stato rilasciato il 12 maggio 2009.
Nel luglio 2008 il capodecina Liborio Bellomo, pupillo di Gigante, è stato rilasciato dopo 12 anni di carcere. Le autorità sostengono che sarà uno dei probabili boss della Famiglia assieme ad uno dei suoi principali rivali, il capodecina Tino Fiumara, leader della fazione del New Jersey, anche lui ex fedelissimo di Gigante. Nonostante gli arresti, la Famiglia Genovese mantiene ancora tutto il potere e l'influenza, non solo a New York e nel New Jersey, ma anche ad Atlantic City, in Florida e in California, rimanendo la più potente Famiglia mafiosa di New York e vantando solidi legami con le cosche siciliane.


Boss della Famiglia

1931 - 1946 Lucky Luciano, arrestato nel 1936, ed espulso in Italia nel 1946
1936 - 1946 Frank Costello, Boss reggente su delega di Luciano
1946 - 1957 Frank Costello, Boss ufficiale dopo l'espulsione dagli Stati Uniti di Lucky Luciano
1957 - 1969 Vito Genovese, arrestato nel 1959, e morto in carcere nel 1969
1959 - 1962 Anthony Strollo, Boss reggente, scomparso di lupara bianca nel 1962, su ordine di Genovese
1962 - 1972 Thomas Eboli, Boss reggente fino al 1965 e Boss di facciata fino al 1972, anno in cui fu assassinato
1969 - 1981 Philip Lombardo, Boss ufficiale, utilizzò come Boss di facciata prima Eboli e poi Tieri si ritirò nel 1981
1972 - 1981 Frank Tieri, Boss di facciata, morto nel 1981
1981 - 1986 Anthony Salerno, Boss di facciata, arrestato e condannato all'ergastolo nel 1986, in realtà a detenere il potere era Vincent Gigante
1981 - 2005 Vincent Gigante, Boss ufficiale dal 1981 utilizzò Salerno come Boss di facciata fino al 1986, arrestato nel 1997, morì in carcere nel 2005
1997 - 2005 Dominick Cirillo, Boss reggente su delega di Gigante fino al 1998 e Boss di facciata fino al 2005
1998 - 2005 Matthew Iannello, Boss reggente su delega di Gigante
2005 - 2008 Mario Gigante, Boss di facciata su delega del fratello Vincent mentre si trovava in prigione
2005 - Attualmente Daniel Leo, condannato nel 2007 a 5 anni di carcere, presunto attuale Boss della famiglia.

lunedì 1 aprile 2013

JOHN GAMBINO





John Gambino,

nato Giovanni Gambino (Palermo, 22 agosto 1940), è un criminale italiano naturalizzato statunitense, legato alla mafia siciliana e a Cosa Nostra americana.
Giovanni Gambino e i suoi fratelli Rosario e Giuseppe vennero affiliati nella cosca mafiosa di Passo di Rigano. Nel 1962 i fratelli Gambino si trasferirono negli Stati Uniti insieme ai loro genitori e si stabilirono a Cherry Hill, nel New Jersey, dove nel 1975 vennero affiliati nella Famiglia Gambino, gestita dal loro zio Carlo Gambino. Giovanni (che americanizzò il suo nome in John) venne promosso capodecina mentre Rosario e Giuseppe (Joseph) gli fecero da luogotenenti, diventando i leader della fazione siciliana della Famiglia Gambino con base a Brooklyn, dove aprirono un bar, il Cafè Giardino, che era gestito da Joseph e servì come copertura a numerosi traffici illeciti; inoltre i fratelli Gambino, che erano chiamati "zips" dai mafiosi italoamericani di basso rango perché parlavano così velocemente in siciliano, gestivano il traffico di stupefacenti nel quartiere newyorkese di Bensonhurst in collegamento con il loro cugino Salvatore Inzerillo, boss della cosca di Passo di Rigano che forniva l'eroina raffinata nei dintorni di Palermo. Nel 1979 Gambino venne coinvolto nella simulazione del sequestro del finanziere Michele Sindona, che gestiva il riciclaggio del suo denaro sporco, e nel 1982 si recò nuovamente in Sicilia per salvare i superstiti dalla Famiglia Inzerillo dalla vendetta dei Corleonesi, i quali accordarono che avrebbero avuta salva la vita a condizione che non tornassero più in Sicilia. Però Gambino rimase in affari con i mafiosi appartenenti alle famiglie perdenti della seconda guerra di mafia che, con il benestare dei Corleonesi, gestivano il traffico di eroina in loro collaborazione. Nel 1988 John Gambino e i suoi fratelli vennero arrestati a New York nell'ambito dell'operazione antidroga "Iron Tower", coordinata dai procuratori Rudolph Giuliani e Giovanni Falcone. Nel 1993 John Gambino e il fratello Joseph vennero processati a New York per associazione a delinquere in seguito alle accuse del pentito Francesco Marino Mannoia, che ricostruì il periodo del finto sequestro Sindona.



Cade in trappola a New York 

NEW YORK Grassottello, claudicante per via di un ictus che lo ha colpito nel 1975, la faccia turbata e due profonde occhiaie che gli fanno dimostrare più dei suoi 50 anni, Giovanni Gambino, più noto come John, arriva alle due di pomeriggio di ieri a Foley square, cuore della Manhattan giudiziaria. La piazza, a due passi dal Comune, proprio lì dove si inerpica la rampa del ponte di Brooklyn, ospita gli archivi, gli uffici federali, il tribunale della contea di New York e soprattutto la corte distrettuale federale. Quest' ultima è in un curioso edificio con una facciata di colonne corinzie e una torre altissima, di stile moderno, con il tetto dorato. John Gambino entra nella stanza 321, più o meno nello stesso momento in cui, a 2 mila chilometri di distanza, l' ex-generale e dittatore panamense, Antonio Manuel Noriega, affronta la giustizia di Miami. Ci sono meno giornalisti che non in Florida, ma l' aula è stracolma di figli, nipoti, parenti. Il magistrato, Catherine Roberts, lo rinvia a giudizio, contestandogli il reato di traffico internazionale di stupefacenti e rimanda a oggi ogni decisione sulla libertà provvisoria dietro cauzione (la Repubblica 1990).

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