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martedì 25 giugno 2013

PRINCIPE ALLIATA DI MONTEREALE



Principe Alliata di Montereale


Il principe don Giovanni Francesco Stefano Ippolito Oliviero Agilulfo Pio Giacomo Orazio Maria Brasilino Alliata di Montereale e Villafranca

meglio conosciuto come Gianfranco (Rio de Janeiro, 26 agosto 1921 – Roma, 20 giugno 1994), figlio di don Giovanni (nato a Trapani il 13 agosto 1877, deceduto a Rio de Janeiro il 20 gennaio 1938, ministro plenipotenziario di 1ª classe) e di donna Olga dei conti Matarazzo, nacque in Brasile, dove la famiglia aveva vasti possedimenti.
Laureato in giurisprudenza, dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia del 1943 aderì al movimento separatista. Capo della componente agraria del Movimento Indipendentista Siciliano, fu indicato da Gaspare Pisciotta come uno dei mandanti della strage di Portella della Ginestra del 1º maggio 1947, ma le accuse non furono mai provate.
Nel 1946 è eletto al consiglio comunale di Palermo.                                         
Il 30 aprile 1947 fu eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana ma si dimise nel 1948 perché eletto deputato alla Camera, nella prima legislatura, per il Partito Nazionale Monarchico, nel collegio unico nazionale.
Ha dilapidato un patrimonio in una vita piena di donne e tavoli da gioco oltre che di massoneria. Di disponibilità finanziarie comunque ne ha sempre avute. 
Riconfermato alla Camera nel 1953, nel 1956 passa al Partito Monarchico Popolare, con cui viene rieletto nella terza legislatura, stavolta nel collegio di Palermo. Lascia il PMP nel 1959 per aderire al Partito Democratico Italiano. Non rieletto nel 1963. Consigliere comunale a Bologna dal 1956 al 1960.
È stato vice presidente del Partito nazionale monarchico e presidente regionale per la Sicilia dello stesso Partito; vice presidente del Partito monarchico popolare e vice presidente dell'Unione monarchica italiana
Nel 1970 una "soffiata" gli permette di sfuggire alla cattura ordinata dalla Procura della Repubblica di Roma nell'ambito dell'inchiesta sul fallito golpe del principe Junio Valerio Borghese e di rifugiarsi all'estero.
Secondo i giudici Alliata avrebbe partecipato alla stesura del progetto politico-militare ed avrebbe richiesto collaborazione ai boss di Cosa Nostra, che tramite Luciano Leggio, pero' rifiuteranno.
Verra' poi prosciolto e tornera' tranquillamente in Italia. 
Compare poi fra i destinatari di un avviso di garanzia inviato dalla magistratura di Padova che indaga sull'attivita' del gruppo neofascista la Rosa dei Venti
Fu Gran Maestro della loggia massonica di Piazza del Gesù.
Aderì alla Loggia P2 (tessera n. 361). Fu Sovrano Gran Commendatore a vita del Rito Scozzese Antico e Accettato dell’osservanza massonica di Piazza del Gesù e Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale degli Antichi Liberi e Accettati Muratori (ALAM).
Costituì l’Associazione Nobili del Sacro Romano Impero.
Nel 1993 fu promotore a Roma di una lista alle Comunali per le prime elezioni dirette del sindaco.
Morì a Roma, mentre era agli arresti domiciliari per un'indagine della Procura di Palmi per aver fatto parte di un "gruppo massonico occulto".





sabato 16 marzo 2013

VITO MICELI



Vito Miceli 

(Trapani, 6 gennaio 1916 – Roma, 1º dicembre 1990) è stato un generale, politico e direttore del Servizio Informazioni Difesa (SID) italiano.

Attività militare

Volontario durante la Guerra d'Abissinia nell'8º reggimento bersaglieri. Ufficiale dei bersaglieri durante la seconda guerra mondiale in Africa orientale, fu catturato dagli inglesi e rimase sei anni prigioniero in India nei campi per non cooperatori. Fu insignito della medaglia d'argento al Valore Militare. Scalò nel dopoguerra i vertici dell'Esercito Italiano e, nominato generale, guidò le divisioni Centauro e poi Ariete.
È stato capo del SIOS (Servizio di controspionaggio) dell'Esercito dal 1969 e direttore del SID (Servizio Informazioni della Difesa) dal 18 ottobre 1970 al 30 luglio 1974. Nei primi anni '70 insieme al capo del SIOS Roberto Jucci, aveva sventato un golpe contro il Colonnello Gheddafi. Si distinse per una linea filo araba in politica estera, in linea con quella del presidente del consiglio Aldo Moro.

Vicende giudiziarie

Fu arrestato nel 1974 per cospirazione contro lo Stato nell'inchiesta sulla Rosa dei Venti, un gruppo clandestino di cui facevano parte elementi dei servizi segreti dei quali è stato supposto un coinvolgimento in attentati, stragi e, per favoreggiamento, nel tentato Golpe Borghese del dicembre 1970, ma nel 1978 fu assolto con formula piena, confermato in appello nel 1984 e in Cassazione l'anno seguente. Arrivò al grado di Generale di Corpo d'Armata.
Il suo nome è stato associato anche all'"operazione Gladio" e alla loggia massonica P2 (fascicolo n° 491).





Attività politica 

Vito Miceli è stato deputato alla Camera per il Movimento Sociale Italiano per tre legislature, eletto nel collegio di Roma, dal 1976 al 1987. Nel 1980 fu primo degli eletti nella lista del MSI al Consiglio comunale di Trapani, dove rimase fino al 1982. Non si ricandidò al parlamento nel 1987 e fu responsabile dell'Ufficio Forze armate del MSI fino alla morte.
Sulle modalità del suo decesso, durante un intervento chirurgico in Francia, la famiglia espresse alcuni dubbi.



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