Carmine Galante
Carriera nella mafia
Uscito dal carcere nel 1939, negli anni quaranta commette alcuni omicidi su ordine di Vito Genovese Si sospetta che fu proprio Galante nel 1943 ad uccidere a New York Carlo Tresca, l'editore italiano anarchico esiliato da Benito Mussolini. Genovese, che durante la Seconda guerra mondiale si trovava in Italia, con l'eliminazione di Tresca, fermo oppositore del dittatore, voleva attirare i favori di Mussolini.
Grazie alle connessioni dei suoi parenti castellammaresi negli anni '40 viene reclutato dalla famiglia Bonanno, il cui boss era appunto Joe Bonanno, originario anch'egli di Castellamare del Golfo. "Lilo" diviene ben presto guardaspalle e uomo di fiducia del boss, la sua scalata all'interno della gerarchia della famiglia è impressionante, viene prima eletto capodecina, poi, intorno ai quarant'anni, diviene consigliere della famiglia, diventando di fatto il braccio destro di Joe Bonanno.
Galante diventa il principale emissario della mafia in Europa per il traffico di stupefacenti. Nell'agosto 1957 partecipa assieme a Bonanno ad un importante summit tra capi mafia siciliani e americani che si svolge al Grand Hotel delle Palme di Palermo. La questione da discutere in questo vertice è il traffico di eroina, da sempre un tabù nella tradizione della mafia. Sono stati sollevati molti dubbi sulla effettiva esistenza di questa riunione mafiosa, ciò che pare comunque certo è che Bonanno e Galante abbiano ricevuto nell'albergo boss di altissimo calibro tra i quali Lucky Luciano, Gaetano Badalamenti, Giuseppe Genco Russo, Angelo La Barbera e Tommaso Buscetta. L'FBI ritiene che questo meeting abbia sancito il primato della famiglia Bonanno nel traffico dell'eroina rispetto alle altre quattro famiglie di New York.
Incriminazioni e processi
Galante nel 1960 viene arrestato e incriminato dagli agenti dell'antinarcotici di Aslinger in quanto ritenuto a capo di una banda che importava grandi quantitativi di stupefacenti dal Canada. Il processo a suo carico fu interrotto però a causa di un incidente che colpì il capo dei giurati, che venne aggredito da ignoti, riportando la frattura della spina dorsale. Si ritiene che il mandante fosse proprio "Lilo", anche se non fu mai provato. Nel 1962 si svolse il secondo processo contro Galante, anche stavolta non mancarono intimidazioni in aula nei confronti delle giuria da parte dei coimputati di Galante, tredici soldati della famiglia Bonanno. Il giudice una mattina trovò il proprio cane decapitato, un chiaro avvertimento da parte della mafia, ma il processo si concluse comunque decretando la colpevolezza di Galante, accusato di narcotraffico.
Incarcerazione e psicologia
Gli psichiatri del carcere diagnosticarono a Carmine Galante una personalità psicopatica. Galante non tollerava di essere contraddetto, si considerava e si comportava da vero duro, tanto che Ralph Salerno, poliziotto veterano di New York, disse "Il modo di fissare di Galante era minaccioso a tal punto che la gente si faceva piccola sulla sedia".
In carcere "Lilo" aveva un discreto numero di uomini della famiglia Bonanno a lui fedeli, si sentiva protetto ed era temuto dagli altri detenuti. Un episodio avvenuto in galera può dare un'idea della personalità di Galante: durante l'ora in cui era concesso ai carcerati di usare il telefono, Galante salta l'intera fila e, davanti ad alcuni dei più pericolosi criminali di colore della prigione, strappa di mano il telefono al ragazzo afroamericano che stava chiamando in quel momento, insultandolo con epiteti razzisti. Nessuno osò rispondergli. Mentre si trovava in carcere Galante già progettava la sua scalata al potere, raccontando ai suoi uomini di come, non appena in libertà, avrebbe preso il controllo non solo della famiglia Bonanno, ma sarabbe anche diventato il "Capo di tutti i Capi" delle cinque famiglie di New York, facendosi beffe di Carlo Gambino, allora boss della famiglia Gambino, il più potente clan mafioso d'America.
Presa del potere
DOCUMENTI
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