giovedì 4 settembre 2014

FRANCO FREDA




"Sulla razza non si deve discutere, non ci si deve confrontare: se mai specchiare. La razza è sangue, è nervo".. (Franco Freda)


Franco Freda nel 49
Nato a Padova  nel 1941 da padre irpino e madre veneta si avvicinò alla politica fin dal liceo. Ha presieduto la sezione San Marco del Fronte Universitario d'Azione Nazionale di Padova, il movimento universitario del Movimento Sociale Italiano.
Laureato in giurisprudenza presso l'Università di Padova, già nel 1963 abbandona l'MSI per dar vita al sodalizio tradizionalista "Gruppo di Ar", con le Edizioni di Ar, casa editrice militante nella destra neofascista sulla scia del pensiero di Julius Evola. Tra i volumi pubblicati troviamo tutti gli scritti di Adolf Hitler, incluso il "Mein Kampf", numerosi volumi revisionisti tra cui "Auschwitz: fine di una leggenda" di Carlo Mattogno, i principali testi di Friedrich Nietzsche con l'originale tedesco a fronte, ma pure autori come Nikolaj Roerich, l'artista russo candidato al premio Nobel per la pace, Riccardo Bacchelli, Nicolàs Gòmez Dàvila, Georg Simmel, e altri.
Nel 1969 pubblicò La disintegrazione del sistema vero e proprio "libro-guida" per i nazimaoisti. Si tratta di un manifesto che avrà una grande importanza nell'ambiente neofascista degli anni a venire, costituendo un elemento di rottura con le ideologie ispirate al Ventennio, ai nazionalismi europei ed ordinovisti.



Freda teorizzò un comunismo aristocratico, una via di mezzo tra la repubblica di Platone, il Terzo Reich e la Cina di Mao.
Il sistema del quale Freda predica e intende perseguire la distruzione è quello borghese e, ne La disintegrazione del sistema, auspica che certi settori della sinistra "rivoluzionaria" attuino un'alleanza tattica, al fine di creare un unico fronte comune antiborghese.
Freda, richiamandosi a una aristocrazia ariana e sostenitore di teorie nazionalsocialiste, sino dagli anni sessanta iniziò a contestare la direzione dell'MSI, accusandola di 'tortuosità' e di compromesso con «la democrazia moribonda della Repubblica». 



L'Esperienza del Fronte Nazionale 
Nel 1990 Franco Freda promuove la costituzione del Fronte Nazionale di cui, oltre che fondatore, sarà anche il Reggente.
Freda durante una riunione del Fronte Nazionale
Freda ed il suo movimento sottolineeranno l'esigenza di difendere l'omogeneità etnica italiana ed europea, individuando nei crescenti flussi migratori non indoeuropei un pericoloso attacco alla stessa. La razza, per Freda, è un'arcaica «idea-forma», ossia un principio di differenziazione, in sé ulteriormente differenziato dalle etnie presenti al suo interno. La razza secondo la sintesi di Freda è «la forma a priori di una cultura», il suo specifico modo d'essere. Ecco spiegato perché «la varietà delle culture va dunque ricondotta alla varietà delle razze e delle etnie». L'idea di razza - afferma Freda - riacquista, in tal modo, un significato originario, col rimando a una visione del mondo ordinata secondo la dottrina platonica del kosmos. Il kosmos, ovvero un pluriverso razziale di contro all'universo del caos indifferenziato. Un pluriverso di forme (le razze) conchiuse e compiute, tra loro non omologabili e nemmeno equivalenti.
Secondo la dottrina del Fronte Nazionale ogni razza vale di per sé ed è chiamata ad occupare il proprio posto - differenziato - nel mondo, andando così a comporre appunto il kosmos. I principi del razzismo morfologico tendono a escludere sia una visione meramente biologica che una esclusivamente spirituale e culturale, che non tenga conto della prima. Nelle parole dello stesso Freda, in una delle relazioni da Reggente del Fronte Nazionale:
« Se denominiamo cultura la sintesi delle configurazioni politiche, estetiche, scientifiche, giuridiche, economiche in cui si manifesta un gruppo umano nel tempo, allora ciascuna cultura è simbolo di quel gruppo, espressione del suo radicale sentimento razziale ed etnico. »
(Franco Freda)
« Sulla razza non si deve discutere, non ci si deve confrontare: se mai specchiare. La razza è sangue, è nervo. Non pone interrogativi. È un elemento, come l'aria, come il sole, non un argomento (...) [Monologhi (a due voci), pag. 101]. Razzismo significa non disprezzo della altre razze ma fedeltà alla propria razza, riconoscimento della specifica forma di vita che la segna, rispetto a tutti i nessi, interiori ed esteriori, superiori ed inferiori che la ordinano. »
(Franco Freda)


Processo per la strage di piazza Fontana
Dal 1971 è coinvolto in diversi processi, tra cui il più famoso è quello per la strage di Piazza Fontana.
Processo di Catanzaro Freda con Giannettini
Il processo viene sottratto dalla Corte di Cassazione al tribunale di Milano, e spostato a Catanzaro e a Bari. Freda venne assolto per mancanza di prove dall'accusa di strage dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro e dalla Corte d'Assise d'Appello di Bari, sentenze confermate, nel 1987, dalla Corte di Cassazione.
Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e Ventura in ordine alla strage. Secondo la Corte, l'eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Il giudizio ha valore di sola condanna morale e storica, in quanto i due imputati non possono essere messi sotto processo essendo già stati assolti irrevocabilmente dalla corte d'assise d'appello di Bari, che li ha condannati solo per le bombe sui treni.

Freda e Ventura

Diversi elementi hanno portato gli investigatori ad accusare il gruppo neofascista di Freda e Ventura: la composizione delle bombe usate in Piazza Fontana era identica a quella degli esplosivi che Ventura, pochi giorni dopo gli attacchi, aveva nascosto a casa di un amico.
I timer erano provenienti da uno stock di 50 timer a deviazione, della marca tedesca Junghans-Diehl, prodotti per il mercato italiano dalla ditta milanese GPU Gavotti, comprati il 22 settembre 1969 da Franco Freda in un negozio di Bologna. Freda ha successivamente spiegato che comprò i timer per Mohamed Selin Hamid, un supposto agente dei servizi segreti algerini (la cui esistenza è stata negata dalle autorità algerine) per la resistenza palestinese. I servizi segreti di Israele hanno dichiarato che nessun timer del genere è mai stato usato dai palestinesi.
Le borse in cui erano nascoste le bombe erano state acquistate in un negozio padovano (la stessa città in cui viveva Freda), un paio di giorni prima degli attentati.


La Cassazione ora conferma che l' eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell' alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Secondo la Cassazione, così come per le corti d'appello, anche "la cellula veneziana di Maggi e Zorzi" nel 1969 organizzava attentati, ma "non è dimostrata la loro partecipazione alla strage del 12 dicembre". La corte giudica così "inattendibile" il pentito di Ordine Nuovo Carlo Digilio, mentre certifica "veridicità e genuinità" di quanto dichiarato dal supertestimone Martino Siciliano, ossia che "Siciliano ha partecipato alla riunione con Zorzi e Maggi dell'aprile '69 nella libreria Ezzelino di Padova" in cui "Freda annunciò il programma degli attentati ai treni". Tuttavia, poiché tali bombe non provocarono vittime, non è dimostrato il coinvolgimento di Maggi e Zorzi nella "strategia stragista di Freda e Ventura". In definitiva, secondo la Cassazione, "i tragici fatti del 12 dicembre 1969 non rappresentano una 'scheggia impazzita' ma il frutto di una coordinata 'acme' operativa iscritta in un programma eversivo ben sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni". Infine, la Corte definisce "deprecabile e sorprendente" la decisione di far brillare la seconda valigia-bomba inesplosa, impedendo "accertamenti di ineludibile importanza".

Gruppo di Ar 
Riguardo alla costituzione del Gruppo di Ar, nel 1982 Freda viene condannato definitivamente a quindici anni di carcere per associazione sovversiva.

Scioglimento del Fronte Nazionale 
Il Fronte Nazionale di Franco Freda è stato sciolto dal Consiglio dei ministri nel 2000, sulla base della legge Mancino.
I 49 membri del movimento, tra i quali Freda, seguendo le tesi della Procura di Verona, con la consulenza del perito Enzo Santarelli, sono stati processati e condannati (6 anni di carcere a Freda) per "costituzione di associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali" (sentenza della Corte di Cassazione, 7 maggio 1999).
In tale processo è stato difeso dall'avvocato Carlo Taormina.
Attualmente abita ad Avellino, la sua città d'origine dalla parte paterna.










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