Cesare Manzella nacque a Cinisi, 18 dicembre 1897; dopo un periodo di permanenza negli Stati Uniti, dove trascorse diversi anni nell'organizzare una catena di case da gioco a Chicago, Manzella fece il suo ritorno a Cinisi dopo essere stato espulso dalle autorità statunitensi nel 1947. A Cinisi era proprietario di una vasta piantagione di cedri. Manzella viene descritto come un violento e un prepotente, dai locali Carabinieri. È un individuo astuto che ha ottime capacità organizzative che gli permettono di godere di un certo potere sulle fazioni criminali e mafiose locali. Non solo a Cinisi, ma anche nelle vicine comunità locali di Carini, Torretta, Terrasini, Partinico, Borgetto e Camporeale.
Fu membro della prima Commissione mafiosa siciliana formatasi nel 1958. Manzella amava mostrarsi come un benefattore. Per questo motivo si faceva vedere per le strette stradine di Cinisi con il suo ampio cappello americano, regalando caramelle agli orfani e ai mendicanti di strada. Dedicò parte dei suoi profitti illeciti per la costruzione di un orfanotrofio.
Fu protagonista della prima guerra di mafia scoppiata a causa del sabotaggio di un grosso carico di eroina finanziato da Manzella, da Salvatore Greco da Ciaculli e da Angelo La Barbera della cosca di Palermo. Il sospetto cadde su Calcedonio Di Pisa, il quale aveva procurato il carico di eroina per Manzella dal suo trafficante corso Pascal Molinelli, ed aveva poi organizzato le operazioni di trasporto verso i partner di Manzella a New York. Il caso venne portato dinanzi alla Commissione mafiosa in seno alla quale sorsero disaccordi su come gestirlo, portando così ad uno scontro sanguinoso conosciuto appunto come prima guerra di mafia fra la cosca dei Greco, guidata da Salvatore Greco, e il clan La Barbera.
Il primo episodio della guerra fu l'uccisione di Di Pisa assassinato il 26 dicembre 1962. Manzella scelse di affiancare i Greco e divenne l'obiettivo principale della cosca rivale. Venne ucciso il 26 aprile 1963, quando un'autobomba in mezzo alla strada esplose con lui al suo interno mentre cercava di spostarla. A lui succedette il suo vicecapo Gaetano Badalamenti come nuovo boss della Famiglia di Cinisi. Manzella era imparentato con Giuseppe Impastato, l'attivista Antimafia assassinato nel 1978. L'attività di Peppino Impastato contro la mafia sembra essere stata ispirata dal brutale omicidio di Manzella, quando il giovane Peppino aveva solo 15 anni d'età. Peppino venne fortemente traumatizzato da quella esecuzione all'interno della sua famiglia. "E questa è la mafia? Se questa è la mafia allora io la combatterò per il resto della mia vita."
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