Principe Alliata di Montereale |
Il principe don Giovanni Francesco Stefano Ippolito Oliviero Agilulfo Pio Giacomo Orazio Maria Brasilino Alliata di Montereale e Villafranca,
meglio conosciuto come Gianfranco (Rio de Janeiro, 26 agosto 1921 – Roma, 20 giugno 1994), figlio di don Giovanni (nato a Trapani il 13 agosto 1877, deceduto a Rio de Janeiro il 20 gennaio 1938, ministro plenipotenziario di 1ª classe) e di donna Olga dei conti Matarazzo, nacque in Brasile, dove la famiglia aveva vasti possedimenti.Laureato in giurisprudenza, dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia del 1943 aderì al movimento separatista. Capo della componente agraria del Movimento Indipendentista Siciliano, fu indicato da Gaspare Pisciotta come uno dei mandanti della strage di Portella della Ginestra del 1º maggio 1947, ma le accuse non furono mai provate.
Nel 1946 è eletto al consiglio comunale di Palermo.
Il 30 aprile 1947 fu eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana ma si dimise nel 1948 perché eletto deputato alla Camera, nella prima legislatura, per il Partito Nazionale Monarchico, nel collegio unico nazionale.
Il 30 aprile 1947 fu eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana ma si dimise nel 1948 perché eletto deputato alla Camera, nella prima legislatura, per il Partito Nazionale Monarchico, nel collegio unico nazionale.
Ha dilapidato un patrimonio in una vita piena di donne e tavoli da gioco oltre che di massoneria. Di disponibilità finanziarie comunque ne ha sempre avute.
Riconfermato alla Camera nel 1953, nel 1956 passa al Partito Monarchico Popolare, con cui viene rieletto nella terza legislatura, stavolta nel collegio di Palermo. Lascia il PMP nel 1959 per aderire al Partito Democratico Italiano. Non rieletto nel 1963. Consigliere comunale a Bologna dal 1956 al 1960.
È stato vice presidente del Partito nazionale monarchico e presidente regionale per la Sicilia dello stesso Partito; vice presidente del Partito monarchico popolare e vice presidente dell'Unione monarchica italiana
Nel 1970 una "soffiata" gli permette di sfuggire alla cattura ordinata dalla Procura della Repubblica di Roma nell'ambito dell'inchiesta sul fallito golpe del principe Junio Valerio Borghese e di rifugiarsi all'estero.
Secondo i giudici Alliata avrebbe partecipato alla stesura del progetto politico-militare ed avrebbe richiesto collaborazione ai boss di Cosa Nostra, che tramite Luciano Leggio, pero' rifiuteranno.
Verra' poi prosciolto e tornera' tranquillamente in Italia.
Secondo i giudici Alliata avrebbe partecipato alla stesura del progetto politico-militare ed avrebbe richiesto collaborazione ai boss di Cosa Nostra, che tramite Luciano Leggio, pero' rifiuteranno.
Verra' poi prosciolto e tornera' tranquillamente in Italia.
Compare poi fra i destinatari di un avviso di garanzia inviato dalla magistratura di Padova che indaga sull'attivita' del gruppo neofascista la Rosa dei Venti.
Fu Gran Maestro della loggia massonica di Piazza del Gesù.
Aderì alla Loggia P2 (tessera n. 361). Fu Sovrano Gran Commendatore a vita del Rito Scozzese Antico e Accettato dell’osservanza massonica di Piazza del Gesù e Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale degli Antichi Liberi e Accettati Muratori (ALAM).
Costituì l’Associazione Nobili del Sacro Romano Impero.
Nel 1993 fu promotore a Roma di una lista alle Comunali per le prime elezioni dirette del sindaco.
Aderì alla Loggia P2 (tessera n. 361). Fu Sovrano Gran Commendatore a vita del Rito Scozzese Antico e Accettato dell’osservanza massonica di Piazza del Gesù e Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale degli Antichi Liberi e Accettati Muratori (ALAM).
Costituì l’Associazione Nobili del Sacro Romano Impero.
Nel 1993 fu promotore a Roma di una lista alle Comunali per le prime elezioni dirette del sindaco.
Morì a Roma, mentre era agli arresti domiciliari per un'indagine della Procura di Palmi per aver fatto parte di un "gruppo massonico occulto".
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