Salvatore Giuliano con il futuro boss Vito Genovese |
Salvatore Giuliano
(Montelepre, 22 novembre 1922 – Castelvetrano, 5 luglio 1950) è stato un bandito e criminale italiano. Per alcuni mesi sfruttò la copertura dell' EVIS, un gruppo di separatisti attivo principalmente a partire dalla fine della seconda guerra mondiale per le sue azioni criminose.
Il padre, suo omonimo, costretto ad emigrare negli Stati Uniti, a più riprese riuscì a comprare diversi pezzi di terra nei dintorni del paese. Infine rimpatriò, proprio nell'anno di nascita d
i Salvatore, per occuparsi della loro coltivazione.
i Salvatore, per occuparsi della loro coltivazione.
Il giovane Salvatore, finite le elementari, andò ad aiutare il padre. In verità avrebbe preferito il commercio, ma non si sottraeva al suo dovere anzi trovava il tempo per continuare gli studi. Spesso finito il lavoro, andava dal prete del paese o da un suo ex insegnante.
Fu una figura molto controversa: di umili origini, la sua latitanza inizia nel 1943 quando, fermato ad un posto di blocco mentre trasporta due sacchi di frumento (80 kg) caricati su un cavallo, gli vengono sequestrati cavallo e frumento e, lasciato solo, tenta di allontanarsi, ma i militari gli sparano sei colpi di moschetto. Due proiettili lo colpiscono al fianco destro. Un militare gli si avvicina per dargli il colpo di grazia. Salvatore Giuliano reagisce uccidendo il giovane carabiniere con un colpo di pistola, e si dà alla macchia. Presto costituì una banda intorno alle montagne di Montelepre.
Colonnello dell'EVIS
Dalla fine del 1945 le sue imprese ebbero per qualche mese una natura politica di ispirazione separatistica, grazie ai contatti inizialmente con il Movimento Indipendentista Siciliano (MIS), entrando, nella sua organizzazione paramilitare l'E.V.I.S. (Esercito Volontario per la Indipendenza Siciliana) fondato da Antonio Canepa, del quale fu nominato "colonnello". Fu il successore di Canepa, Concetto Gallo, a portare nel dicembre del 1945 Giuliano nell'EVIS,. L'E.V.I.S. si sciolse nei primi mesi del'46. Molti membri delle forze dell'ordine caddero in agguati ad opera degli uomini di Giuliano, in imboscate e assalti alle caserme dei carabinieri di Bellolampo, Pioppo, Montelepre e Borgetto, alcune delle quali furono anche occupate. Fu costituito per contrastarlo l'Ispettorato generale di polizia in Sicilia, ma con scarso successo. Nel gennaio 1946 fu addirittura attaccata la sede della Radio di Palermo.
Il M.I.S. nel 1946 decise di entrare nella legalità e di partecipare alle elezioni per l'Assemblea Costituente. Il separatismo scemò con il riconoscimento dello Statuto speciale siciliano conferito da Re Umberto II alla Sicilia nel maggio 1946, 17 giorni prima del referendum che trasformerà l'Italia in Repubblica, e divenne parte integrante della Costituzione Italiana (legge costituzionale n° 2 del 26/02/1948). Con l'amnistia del 1946 per i reati politici, i separatisti lasciarono la banda e Giuliano continuò la lotta con coloro che avevano reati comuni. Le imprese di Giuliano, da allora, furono trasmesse all'opinione pubblica come veri e propri atti di criminalità comune, di "brigantaggio", compresi i sequestri.
La strage di Portella
Fu accusato della strage di Portella della Ginestra del 1º maggio 1947, presso Piana degli Albanesi (PA), dove duemila lavoratori, in prevalenza contadini, si erano riuniti per manifestare contro il latifondismo ed a favore dell'occupazione delle terre incolte, oltre che per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l'Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il 20 aprile di quell'anno e nelle quali il Blocco del Popolo, la coalizione PSI - PCI aveva conquistato 29 rappresentanti su 90 (con il 29% circa dei voti). L'eccidio causò 11 morti e 27 feriti.
Una seconda strage, quella di Bellolampo-Passo di Rigano ad opera di Giuliano avvenne il 19 agosto 1949 nella quale persero la vita sette carabinieri e 11 rimasero feriti, tra cui il colonnello Ugo Luca. Pochi giorni dopo fu decisa la costituzione del Comando forze repressione banditismo, con Luca al comando.
La morte
Nel 1950 il giornalista de L'Europeo Tommaso Besozzi pubblica un'inchiesta sull'uccisione di Giuliano dal titolo Di sicuro c'è solo che è morte, nella quale smentisce la versione ufficiale del fatto e indica come assassino di Giuliano, Gaspare Pisciotta.
Gaspare Pisciotta sosteneva di aver raggiunto un accordo con il colonnello Ugo Luca, comandante delle forze antibanditismo in Sicilia, di collaborare e uccidere Giuliano, a condizione che non fosse condannato e che Luca fosse intervenuto in suo favore qualora fosse stato arrestato. Il colonnello Luca sarebbe stato autorizzato a accettare tale accordo dal Ministro dell'Interno Mario Scelba[senza fonte].
Pisciotta fu poi avvelenato nel carcere dell'Ucciardone, con un caffè alla stricnina, prima di rendere la sua testimonianza sulla strage di Portella della Ginestra al procuratore Pietro Scaglione (che verrà assassinato dalla Mafia nel 1971).
Il nominato Gaspare Pisciotta di Salvatore e di Lombardo Rosalia, nato a Montelepre il 5 marzo 1924, raffigurato nella fotografia in calce al presente, si sta attivamente adoperando - come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in data 24 giugno c. dal colonnello Luca - per restituire alla zona di Montelepre e comuni vicini la tranquillità e la concordia, cooperando per il totale ripristino della legge. Assicuro e garantisco fin d'ora che la sua preziosa ed apprezzata opera sarà tenuta nella massima considerazione anche per l'avvenire e verrà da me segnalata alla competente Autorità Giudiziaria perché - anche sulla base delle giustificazioni e dei chiarimenti che egli fornirà - voglia riesaminare quanto gli è stato addebitato, vagliando attentamente e minuziosamente tutte le circostanze dei vari episodi, al fine che nulla sia trascurato per porre in chiara luce ogni elemento a lui favorevole. Il Col. Luca, unico mio fiduciario, raccoglierà intanto ogni dato utile al riesame della sua posizione, tenendomi informato dei risultati conseguiti.
Il Ministro Mario Scelba. »
Lo studioso Giuseppe Casarrubea ha chiesto alla Procura di Palermo di riaprire la bara tumulata nella cappella della famiglia Giuliano a Montelepre per accertarne l'identità; la riesumazione è avvenuta il 28 ottobre 2010 ma l'esame del DNA e gli accertamenti medico-legali hanno confermato che i resti sepolti nella tomba della famiglia Giuliano appartengono realmente al bandito e quindi l'inchiesta è stata archiviata.
« I rapporti desecretati dell' OSS e del CIC (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale), che provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e elementi già nel fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia(Università di Torino), dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive. »
(da Edscuola, Dossier a cura del prof. Giuseppe Casarrubea)
Portella della Ginestra una tesi recente
Una recente tesi più grave attribuisce, invece, la strage ad una coincidenza di interessi tra i post-fascisti, che durante la guerra avevano combattuto nella Xª Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese, i servizi segreti USA (preoccupati dell'avanzata social-comunista in Italia), ed i latifondisti siciliani.« I rapporti desecretati dell' OSS e del CIC (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale), che provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e elementi già nel fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia(Università di Torino), dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive. »
(da Edscuola, Dossier a cura del prof. Giuseppe Casarrubea)
Nessun commento:
Posta un commento