tag:blogger.com,1999:blog-27010490290150145762024-03-12T16:28:00.951-07:00ITALIA MISTEROI misteri italiani dallo sbarco in sicilia ad
oggidevilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.comBlogger108125truetag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-1589169018566145792018-12-04T07:22:00.000-08:002019-11-17T09:01:09.073-08:00TONY CHICHIARELLI - Il Principe dei Falsari.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-80MWm15sa3A/XAaSlyJrnnI/AAAAAAAAIT4/dLXkjQYh8CoVryewPtugLv08nbbT3NTywCLcBGAs/s1600/tony%2Bchicchiarelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="toni chicchiarelli" border="0" data-original-height="215" data-original-width="235" height="365" src="https://1.bp.blogspot.com/-80MWm15sa3A/XAaSlyJrnnI/AAAAAAAAIT4/dLXkjQYh8CoVryewPtugLv08nbbT3NTywCLcBGAs/s400/tony%2Bchicchiarelli.jpg" title="tony chicchiarelli" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><h2>
Tony Chichiarelli</h2>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<br />
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>1984 La morte</b></span></h3>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
1984 sono le 3 di notte, in via Martini, quartiere Talenti, a due passi da viale Jonio, Chicchiarelli rincasa a bordo della sua Mercedes 190, insieme alla compagna ventunenne Cristina ed al figlioletto di appena un mese sul sedile posteriore dell'auto.<br />
<br />
Ha appena abbandonato una cena, ai commensali dice che il cappellano di Regina Coeli lo deve far entrare di nascosto per parlare con qualcuno.<br />
<br />
Arrivato a casa un anonimo assassino attende che la compagna di Chichiarelli scenda dall'auto per aprire il portone di casa e le spara a bruciapelo un colpo con una pistola munita di silenziatore.<br />
<br />
La pallottola trapassa un occhio della vittima ed esce dalla parte posteriore del cranio.<br />
<br />
La donna viene raggiunta all'occhio sinistro, braccio ed avambraccio destro dai colpi d'una pistola calibro sei e trentacinque e s'accascia priva di conoscenza accanto allo sportello aperto della Mercedes 190.<br />
<br />
Chichiarelli allora scende di corsa dall'auto all'inseguimento dell'assassino, ma questi ad un certo punto si volta e gli scarica addosso l'intero caricatore della pistola: prima lo colpisce due volte al torace, Chichiarelli fugge ma il killer lo raggiunge nell'attigua via Landini e lo finisce con due colpi alla testa.<br />
<br />
Al rumore degli spari, due metronotte, si precipitano fuori e si danno all'inseguimento dello sparatore, un giovane"di piccola statura, poco più d' un metro e sessanta, con indosso calzoni jeans ed un giubbetto forse di colore verde".<br />
<br />
La ragazza si salva, ma Chichiarelli muore, a trentasei anni, alle sette del mattino, senza avere ripreso conoscenza.<br />
<br />
Muore dopo alcune ore all'ospedale, nella prima mattina del 28 settembre; lo sparatore che lo ha centrato con sette colpi su dieci, un vero professionista ingaggiato da ignoti era l'esecutore di un tipico "regolamento di conti".<br />
<br />
Il primo mistero di quest'omicidio riguarda l'identità del vero bersaglio dell'agguato. Sembra probabile che non fosse Chichiarelli il vero obiettivo, ma la sua compagna.<br />
<br />
Un'intimidazione che ebbe un esito non previsto: l'assassino spara a Chichiarelli solo dopo che questi aveva iniziato ad inseguirlo.<br />
<br />
La tipologia dell'agguato, inoltre, sembrerebbe esser riconducibile sia ad un regolamento di conti tra malavitosi, che ad un'intimidazione tipica della guerra di spie.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A parte la dinamica dell'omicidio, anche la mancata autopsia sul cadavere non permise di appurare dati assai importanti concernenti il calibro dei proiettili.<br />
<br />
Ma i misteri più fitti emersero in seguito alla morte del falsario.<br />
<br />
A casa di Tony vengono reperite due rivoltelle calibro 38 special con matricola abrasa e, dentro un contenitore di pellicole fotografiche, un cartoccetto di polvere bianca.<br />
<br />
All'interno della cassaforte giacciono 37 milioni in contanti, gioielli e oggetti di grande valore ed una videocassetta.<br />
<br />
Vi era registrato lo "Speciale Tg1" sulla rapina alla Brink' s Securmark di soli sei mesi prima.<br />
<br />
Vennero pure trovate delle fotografie "Polaroid". In esse era ritratto <b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2014/12/aldo-moro.html">Aldo Moro </a></span></u></b>vivo nella "Prigione del Popolo" brigatista.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>La vita</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-bT9HrrSfG88/XAaS6L53hPI/AAAAAAAAIUA/M9U6zC8QBzUXanKfIpvJd924nsLlUlP3gCLcBGAs/s1600/Danilo_Abbruciati.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="403" data-original-width="315" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-bT9HrrSfG88/XAaS6L53hPI/AAAAAAAAIUA/M9U6zC8QBzUXanKfIpvJd924nsLlUlP3gCLcBGAs/s320/Danilo_Abbruciati.jpg" title="danilo abbruciati" width="250" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Danilo Abbruciati</span></td></tr>
</tbody></table>
Antonio Giuseppe Chichiarelli, soprannominato Tony, nasce il 16 gennaio 1948 a Rosciolo, frazione di Magliano dei Marsi (AQ), un paese dell'Abruzzo arroccato sugli Appennini.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1951 rimane orfano di madre, dopo le medie, nel 1962 lascia la scuola dove l'unica passione è per il dipinto.<br />
<br />
Nel 1968/1969 espletò il servizio di leva nel corpo degli Alpini. Una volta congedatosi, partì per Roma.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1970 fu arrestato dalle Forze dell'Ordine per possesso di pistole e mitra, ma venne rilasciato quasi immediatamente.<br />
<br />
I primi anni nella capitale furono anni difficili furti, scippi, truffe e ricettazione gli consentirono di avere auto, moto e donne, ma anche i primi guai con la legge, venendo arrestato due volte.<br />
<br />
Inoltre, nel 1976, simpatizzando per l'estrema sinistra gravitò nell'ambito dell'Autonomia capitolina.<br />
<br />
Nel corso della seconda carcerazione, a Regina Coeli, divenne molto amico di uno dei futuri capi della <b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/04/banda-della-magliana.html">Banda della Magliana</a>,</span></u></b> <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2014/12/danilo-abbruciati-er-camaleonte.html">Danilo Abbruciati</a>,</u></b></span> implicato nello spaccio di droga e nel giro delle rapine, e con contatti con l'estremismo di destra e con la Mafia.</div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: large;">La banda della Magliana</span></b></div>
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<br /></div>
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Tramite Abbruciati, Tony fece la conoscenza con il rappresentante di <b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></span></u></b> nella capitale, <span style="font-size: large;"><b><u>Pippo Calò</u></b></span>, e col <span style="font-size: large;"><b><u>Clan dei marsigliesi</u></b></span>, che – a quel tempo – si dividevano il mercato della droga nella capitale.<br />
<br />
Anche <span style="font-size: large;"><b><u>Flavio Carboni</u></b></span> ed agenti dei servizi segreti erano in contatto con Abbruciati e per suo tramite con Chichiarelli.<br />
<br /></div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Nau1znttBGE/XAaTPCXAu9I/AAAAAAAAIUI/7rCGfZnE6vA3cthS-WBKuhON_F31YpkZACLcBGAs/s1600/aldo-semerari-182362.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="600" data-original-width="484" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-Nau1znttBGE/XAaTPCXAu9I/AAAAAAAAIUI/7rCGfZnE6vA3cthS-WBKuhON_F31YpkZACLcBGAs/s320/aldo-semerari-182362.jpg" title="pippi calò" width="257" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Pippo Calò</span></td></tr>
</tbody></table>
Nel corso del 1977 incontrò Chiara Zossolo, che possedeva una galleria d'arte a Trastevere e che lo introdusse nel mercato dell'arte, in cui cominciò a realizzare e vendere Falsi d'autore.<br />
<br />
In quell'anno aprì un negozio di mobili ed attrezzature per l'ufficio: proprio dal suo negozio uscì la macchina da scrivere con cui fu redatto il falso comunicato n. 7 delle Brigate Rosse durante il rapimento di Aldo Moro.<br />
<br />
Nel gennaio del 1978, Tony prese in affitto, per una cifra allora assai elevata (950.000 lire mensili) una lussuosa villa in Viale Sudafrica, nell'esclusivo quartiere dell'EUR, dove andò a vivere con Chiara, che di lì a poco divenne sua moglie.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nonostante le sue simpatie politiche per la sinistra extraparlamentare, Tony, in qualità di componente della Banda della Magliana (legata a filo doppio con i <span style="font-size: large;"><b><u>NAR</u></b></span>), non esitò a frequentare terroristi di stampo neofascista quali <span style="font-size: large;"><b><u>Francesca Mambro</u></b></span> e suo marito <b><u><span style="font-size: large;">Giuseppe Valerio Fioravanti</span></u></b>, <span style="font-size: large;"><b><u>Alessandro Alibrandi</u></b></span>, Massimo Sparti, <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2014/12/massimo-carminati.html">Massimo Carminati</a></u></b></span> ed altri esponenti di spicco dell'eversione di destra. Tramite la moglie, Tony fece pure la conoscenza di un trafficante di materiale tecnologico con la Libia, nonché informatore dei Carabinieri, tal Luciano Dal Bello.<br />
<br />
Dal Bello, divenuto amico di Tony, stilò un rapporto su di lui, mettendolo nel contempo in contatto con elementi del tentato Golpe Borghese, soprattutto con un informatore della Polizia, tal Giacomo Comacchio.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">1978 il caso Moro</span></b></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
I cinque processi del Caso Moro hanno accertato che fu lui a confezionare il falso comunicato numero sette delle <span style="font-size: large;"><b><u>Brigate Rosse</u></b></span> ("Il comunicato del Lago della Duchessa", fingendo che fosse stato composto dalle Brigate Rosse) durante i 55 giorni del sequestro, ma non venne mai accertato chi fu a commissionarglielo.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tony fu certamente a conoscenza dei tentativi di giungere a una conclusione positiva del rapimento di Moro: lo Stato incaricò i Servizi Segreti nella persona di <b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/06/vincenzo-casillo.html">Enzo Casillo</a></span></u></b> di trattare con <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/04/raffaele-cutolo-o-prufessor-e-ottaviano.html">Raffaele Cutolo</a></u></b></span> quale intermediario per giungere alla prigione di Moro grazie all'aiuto della Banda della Magliana e, forse, fu a conoscenza dell'informazione data ad un altro esponente dei Servizi Segreti, <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/03/antonio-labruna.html">Antonio La Bruna</a></u></b></span>, circa l'esatta localizzazione del covo brigatista di Via Gradoli.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-OezESplauzU/XAaTqQBnZuI/AAAAAAAAIUQ/fb6tyHzx55A-kXgDPJxyy1kwtv6hp2yHwCLcBGAs/s1600/aldo-moro_-638x425.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="425" data-original-width="638" height="213" src="https://4.bp.blogspot.com/-OezESplauzU/XAaTqQBnZuI/AAAAAAAAIUQ/fb6tyHzx55A-kXgDPJxyy1kwtv6hp2yHwCLcBGAs/s320/aldo-moro_-638x425.jpg" title="aldo Moro" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Aldo Moro</b></td></tr>
</tbody></table>
Martedì 18 aprile 1978 alle ore 09.25 a.m., alla redazione de Il Messaggero, una telefonata anonima annuncia che in un cestino di rifiuti di piazza Gioacchino Belli a Roma è nascosta una copia del comunicato n. 7 delle Brigate Rosse.<br />
<br />
È una fotocopia di un comunicato numero 7 che annuncia l'avvenuta esecuzione di Moro, il cui corpo si troverebbe nel lago della Duchessa. I Brigatisti generalmente lasciano dei ciclostilati.<br />
<br />
Il messaggio si presenta subito con caratteristiche completamente diverse dai precedenti: è molto breve, ironico e ha al suo interno diversi errori di ortografia.<br />
<br />
Non ci sono gli immancabili slogan conclusivi, l'intestazione "Brigate rosse" è scritta a mano. Nonostante ciò la relazione degli esperti garantisce l'autenticità del comunicato.<br />
<br />
L'Italia conosce il dramma della avvenuta esecuzione, e apprende che "il corpo del Presidente è nei fondali del Lago della Duchessa", in Abruzzo.<br />
<br />
L'autore di quel falso è Tony Chichiarelli, che ne parla agli amici nel suo piccolo laboratorio dove continua a riprodurre qualunque cosa, soprattutto i suoi quadri.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Chi gli ha commissionato il falso comunicato aveva certamente uno scopo che appare ancor oggi ignoto e neppure è dato conoscere quale fosse il messaggio trasversale che tale comunicato volesse lanciare.<br />
<br />
Chichiarelli era stato pure l'artefice di altri documenti e materiali di provenienza apparentemente brigatista, ma in realtà apocrifi, fatti ritrovare a Roma in quattro occasioni diverse, tutte successive alla conclusione della vicenda Moro: la prima delle quali il 20 maggio 1978, altre due nel 1979, e l'ultima il 17 novembre 1980. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="font-size: large;">Falso comunicato N° 7:</span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
«Oggi 18 aprile 1978, si conclude il periodo "dittatoriale" della DC che per ben trent'anni ha tristemente dominato con la logica del sopruso. In concomitanza con questa data comunichiamo l'avvenuta esecuzione del presidente della DC Aldo Moro, mediante "suicidio".<br />
<br />
Consentiamo il recupero della salma, fornendo l'esatto luogo ove egli giace.<br />
<br />
La salma di Aldo Moro è immersa nei fondali limacciosi (ecco perché si dichiarava impantanato) del lago Duchessa, alt. mt. 1800 circa località Cartore (RI) zona confinante tra Abruzzo e Lazio.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È soltanto l'inizio di una lunga serie di "suicidi": il "suicidio non deve essere soltanto una "prerogativa" del gruppo Baader Meinhof.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: justify; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;">
<div style="margin: 0px;">
Inizino a tremare per le loro malefatte i vari Cossiga, Andreotti, Taviani e tutti coloro i quali sostengono il regime. P.S. - Rammentiamo ai vari Sossi, Barbaro, Corsi, ecc. che sono sempre sottoposti a libertà "vigilata". 18/4/1978 Per il Comunismo Brigate Rosse'.»</div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Pecorelli</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/04/mino-pecorelli.html">Carmine Pecorelli</a></span></u></b> fu il direttore di un'agenzia di stampa specializzata nella divulgazione degli scandali politici durante gli anni settanta, Osservatorio Politico (OP).<br />
<br />
La sera del 20 marzo 1979 fu ucciso all'interno della sua automobile, nel quartiere Prati di Roma, in via Tacito, poco lontano dalla redazione del suo giornale, con quattro colpi di una pistola calibro 7,65.<br />
I proiettili trovati nel suo corpo sono molto particolari, della marca Gevelot, assai rari sul mercato, anche clandestino, ma dello stesso tipo di quelli che sarebbero poi stati trovati nell'arsenale della Banda della Magliana nascosto nei sotterranei del Ministero della sanità, arsenale a cui attingevano pure i terroristi neofascisti dei NAR.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-4lBXsMD-DL0/XAaT_I4wSGI/AAAAAAAAIUc/fsesKg6vMp4uNMUjTKAOWZVA5Hzx6QFFQCLcBGAs/s1600/Carmine-Pecorelli_01.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="612" data-original-width="900" height="216" src="https://2.bp.blogspot.com/-4lBXsMD-DL0/XAaT_I4wSGI/AAAAAAAAIUc/fsesKg6vMp4uNMUjTKAOWZVA5Hzx6QFFQCLcBGAs/s320/Carmine-Pecorelli_01.jpg" title="pecorelli omicidio" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Omicidio Pecorelli</b></td></tr>
</tbody></table>
Chichiarelli fu l'uomo che qualche tempo dopo il delitto Pecorelli confezionò e fece trovare in un taxi romano una serie di false "schede brigatiste" a carico di personaggi pubblici, insieme a oggetti che riportavano ai misteri del sequestro Moro (come una testina rotante IBM da macchina per scrivere, simile a quella usata per stilare i comunicati dei terroristi).<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Circa un anno dopo l’uccisione di Aldo Moro, il 14 aprile del 1979, tre ragazzi americani trovano, sul sedile posteriore di un taxi, un borsello da uomo e lo consegnano al comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Roma, colonnello Antonio Cornacchia.<br />
<br />
Il borsello, contiene una pistola con la matricola abrasa, undici munizioni calibro 7,65 e una di grosso calibro (Moro era stato assassinato con dodici colpi di arma da fuoco, di cui undici di piccolo ed uno di grosso calibro), una testina rotante per macchina da scrivere marca IBM, la stessa usata dalle BR nei vari comunicati diramati durante il sequestro, un mazzo contenete nove chiavi, nove come il numero dei membri del commando che rapì Moro e uccise la sua scorta, due flash marca Silvana, come quelli usati nelle uniche due foto polaroid scattate durante il sequestro, un pacchetto di fazzoletti marca Paloma, come quelli usati per tamponare le ferite di Moro e ritrovati sul suo cadavere, una carta stradale con indicato il Lago della Duchessa, una bustina contenente delle pillole come quelle che i medici avevano prescritto a Moro, delle pagine dell’elenco del telefono relative ad alcuni ministeri, con su scritte le cifre di un codice numerico, analogo a quello usato nel comunicato in codice numero uno, e quattro schede di cui la prima contenente un piano per l’eliminazione delle guardie del corpo del presidente della Camera Pietro Ingrao, un’altra riguardante il piano per l’eliminazione del procuratore della Repubblica di Roma Achille Gallucci, incluso il numero di telefono di casa della vittima risalente agli anni sessanta, la terza indicante il piano per il rapimento del presidente dell’ordine degli avvocati di Roma Giuseppe Prisco di Milano, ed in ultimo un piano per l’eliminazione del giornalista Mino Pecorelli, ucciso il 20 marzo 1979, 25 giorni prima del ritrovamento del borsello.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella scheda relativa a Pecorelli oltre alla scritta “da eliminare”era annotato l’indirizzo della sua abitazione, il tipo ed il colore della sua auto, inclusa la targa.<br />
<br />
Nella scheda veniva anche specificato di agire entro e non oltre il 24 marzo, aggiungendo che l’avergli concesso ulteriore tempo avrebbe creato altri problemi.<br />
Si specificava inoltre di non rivendicare assolutamente l’omicidio, ma al contrario veniva sottolineata l’esigenza di depistare.<br />
<br />
In fondo alla scheda compariva la scritta: “Martedì 20 ore 21:40 giunta notizia operazione conclusa positivamente: recuperato materiale non completo, sprovvisto dei paragrafi 162, 168, 174, 177”.<br />
<br />
Probabilmente i paragrafi a cui si fa riferimento sono quelli del memoriale scritto da Aldo Moro durante i 55 giorni di prigionia, in possesso delle BR, di cui risulta ne avessero fatto anche una fotocopia.<br />
Come sappiamo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, su indicazione di <span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/05/giulio-andreotti.html">Giulio Andreotti</a></u></b></span>, aveva fatto in modo attraverso un suo uomo di fare sparire il memoriale dal covo di via Montalcini a Roma prima dell’arrivo dei magistrati.<br />
<br /></div>
Secondo la testimonianza dei pentiti della Banda della Magliana, Chichiarelli aveva affermato di esser deluso per la magra ricompensa ai suoi servizi resi durante la prigionia di Moro.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Chiara Zossolo riferì alla Corte perugina un suo ricordo del 1981: al Senato era in corso la polemica sulla famosa cena al ristorante "la Famjia piemonteisa", nel corso del quale il senatore Claudio Vitalone e altri personaggi dell'entourage andreottiano avevano offerto soldi a Pecorelli perché cessasse di attaccare Andreotti sul suo giornale, "OP".<br />
<br />
Commentando quel fatto, Chichiarelli spiegò di conoscere il vero motivo della morte del giornalista: "Pecorelli - disse l'uomo alla moglie - è stato ucciso perché aveva appurato delle cose sul sequestro Moro: era un brav'uomo e non meritava purtroppo di morire".<br />
<br />
A rendere ancora più pesante questo riscontro è una seconda deposizione, resa dalla testimone Franca Mangiavacca, segretaria e ultima compagna di Pecorelli.<br />
<br />
La signora Mangiavacca ha infatti riconosciuto, in mezzo a decine di fotografie, quella di Chichiarelli.<br />
<br />
È lui l'uomo che ha pedinato lei e Pecorelli nei giorni precedenti all'omicidio del giornalista.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Riassumendo, i giudici hanno stabilito con sufficiente certezza che Chichiarelli, poi a sua volta assassinato, partecipò alla fase di preparazione del delitto Pecorelli.<br />
<br />
Chichiarelli dice alla moglie di conoscere il motivo per cui il giornalista è stato ucciso, e questo motivo è lo stesso indicato molti anni dopo da Buscetta.<br />
<br />
Da qualche altra menzione, infine, sembra accertato che Chichiarelli fosse a conoscenza della fine di <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2015/03/mauro-de-mauro.html">Mauro De Mauro</a></u></b></span>, da mettersi in relazione col fallito <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/12/golpe-borghese.html">Golpe Borghese</a></u></b></span> e dal fatto che, ad organizzare quel tentativo di putsch, fossero stati i servizi segreti, come - peraltro - indica anche il colonnello <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2014/05/la-rosa-dei-venti-fu-unorganizzazione.html">Amos Spiazzi</a></u></b></span>.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'indagine aperta all'indomani del delitto Pecorelli coinvolse nomi come Massimo Carminati (esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari e della Banda della Magliana), Licio Gelli, Antonio Viezzer, Cristiano e Valerio Fioravanti, tutti poi prosciolti il 15 novembre 1991.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Secondo le rivelazioni di Buscetta, dal "caso Pecorelli" si passa al caso del cosiddetto memoriale Moro nelle due versioni: quella "censurata", trovata nel 1978, e quella integrale rinvenuta soltanto nel 1990.<br />
<br />
È probabile, secondo i magistrati, che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa abbia avuto tra le mani, fin dal 1978, la versione integrale.<br />
<br />
Ed è altrettanto probabile che <span style="font-size: large;"><b><u><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/12/alberto-dalla-chiesa.html">Dalla Chiesa</a> </u></b></span>e Pecorelli si siano incontrati almeno due volte dopo il rinvenimento del primo memoriale.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-3cCUzKkA3Kc/XAaUMa7Pa_I/AAAAAAAAIUg/gBTd6kM6lNgtXdcd6tgrpiVxHNFcgk8mwCLcBGAs/s1600/carlo_alberto_dalla_chiesa_%2528mv%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="370" data-original-width="370" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-3cCUzKkA3Kc/XAaUMa7Pa_I/AAAAAAAAIUg/gBTd6kM6lNgtXdcd6tgrpiVxHNFcgk8mwCLcBGAs/s320/carlo_alberto_dalla_chiesa_%2528mv%2529.jpg" title="carlo alberto dalla chiesa" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Dalla Chiesa</b></td></tr>
</tbody></table>
Terza cosa - certa - è che Pecorelli sapeva bene che il memoriale pubblicato dai giornali è monco:<br />
<blockquote class="tr_bq">
"La lettura del testo del memoriale Moro - scrive su "OP" Pecorelli il 24 ottobre 1978, due settimane dopo il ritrovamento da parte degli uomini di dalla Chiesa - ha già sollevato dubbi sulla sua integrità. Esiste infine un altro memoriale in cui Moro sveli importanti segreti di Stato?".</blockquote>
<br />
<br />
Articoli sgraditi anche perché nei successivi numeri di "OP" Pecorelli comincia a pubblicare notizie e documenti esclusivi proprio su quegli argomenti - scandalo Italcasse, caso Sindona, riferimenti velati all'operazione Gladio - che sono contenuti nel memoriale integrale, quello che diventerà pubblico solo nel 1990. Ancora poco chiaro è il nome di colui che passò a Pecorelli queste notizie.<br />
<br />
Come ignoto è il nominativo di colui che passò a Pecorelli la notizia, in anteprima, che il messaggio del Lago della Duchessa fosse un falso creato ad arte.</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;">1984 La rapina del secolo</span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
La sede romana della Brink's Securmark, società di trasporto valori, si trova al chilometro 9.600 della statale Aurelia. Negli anni settanta, uno degli azionisti della società era il bancarottiere Michele Sindona.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A posteriori, in tribunale, la moglie Chiara Zossolo indicherà che fu Tony a progettare una delle più grandi rapine avvenute in Italia, quella dei 35 miliardi di lire sottratti nel caveau della Brink's Securmark.<br />
<br />
Un colpo magistrale, addirittura fin troppo facile, a detta degli inquirenti. Non è certo che Tony avesse cooperato con gli altri colleghi della Banda della Magliana.<br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-diL-nF4lyKg/XAaUb8J4ZJI/AAAAAAAAIUs/lr0MBXNM1UEwZCJmFCvn8PCY4h24agceACLcBGAs/s1600/brinks.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="690" data-original-width="941" height="291" src="https://1.bp.blogspot.com/-diL-nF4lyKg/XAaUb8J4ZJI/AAAAAAAAIUs/lr0MBXNM1UEwZCJmFCvn8PCY4h24agceACLcBGAs/s400/brinks.jpg" title="identikit rapinatori briks Chicchiarelli" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>identikit rapinatori della briks a destra Chichiarelli</b></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Pare che gli altri appartenenti alla banda non parlassero con un accento romano (tipico dei membri della Banda della Magliana), bensì piemontese.<br />
<br />
Appare certo che esistessero almeno un paio di basisti appartenenti all'istituto vittima del furto, un dipendente ed un ex-dipendente.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-mVXWAJUraxI/XAaVMvvqqEI/AAAAAAAAIU0/HNndD8RZ6swzUzrDJqD-zccO2qW50DBvwCLcBGAs/s1600/michele%2Bsindona%2Bfranlin.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><b><img alt="" border="0" data-original-height="458" data-original-width="319" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-mVXWAJUraxI/XAaVMvvqqEI/AAAAAAAAIU0/HNndD8RZ6swzUzrDJqD-zccO2qW50DBvwCLcBGAs/s320/michele%2Bsindona%2Bfranlin.jpg" title="Michel Sindona" width="222" /></b></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Michel Sindona</b></td></tr>
</tbody></table>
Inoltre, le indagini hanno appurato che Chichiarelli avesse compiuto un sopralluogo qualche settimana prima del fatto addirittura entro il perimetro della banca, dopo l'orario di chiusura.<br />
<br />
Circa la banca, Chichiarelli conosceva la planimetria in modo dettagliato, così come i turni di sorveglianza ed i nominativi delle guardie.<br />
<br />
Per la riuscita del colpo, inoltre, aveva utilizzato un furgone in tutto simile a quello di proprietà della banca, di cui conosceva accuratamente e specificamente ogni movimento.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La Brink's Securmark non era propriamente una banca, bensì si trattava di un deposito che faceva capo a una catena bancaria di <a href="https://italiamistero.blogspot.com/2013/03/michele-sindona.html"><span style="font-size: large;"><b><u>Michele Sindona</u></b></span>.</a><br />
<br />
La sera del 23 marzo 1984, un sabato, quattro uomini con il volto coperto da maschere, prelevano, verso l'ora di chiusura, una delle guardie giurate, Franco Parsi, al momento di rincasare.<br />
<br />
Il custode avrebbe dovuto iniziare il nuovo turno soltanto la mattina di lunedì 25 marzo, due giorni dopo.<br />
<br />
Lo condussero a casa, dicendo a lui ed ai famigliari di essere un commando delle Brigate Rosse.<br />
<br />
Lo tennero in ostaggio fino all'alba della mattina successiva insieme alla moglie, alla suocera ed ai figli.<br />
<br />
Poi uno dei rapinatori rimase nell'abitazione per tenere a bada i familiari, virtualmente degli ostaggi veri e propri, mentre gli altri tre condussero la guardia giurata, che aveva le chiavi, al caveau della banca, dove disarmarono altri due agenti e senza sparare un colpo portarono via denaro liquido, traveller's cheque, oro e preziosi per una cifra astronomica, che fu stimata intorno a 35-37 miliardi (stima fatta dalla banca stessa, che stanziò due miliardi di ricompensa a chi avesse fornito informazioni utili al recupero della refurtiva).<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Chichiarelli, invece, parlò alla compagna di almeno 50-55 miliardi, di cui due dati ai basisti ed altri venti ceduti ai complici con cui aveva condotto in porto l'impresa.<br />
<br />
In pratica, almeno 30 miliardi erano tutti per il solo Chichiarelli.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non fu una rapina qualsiasi: sul bancone gli ignoti lasciarono una serie di oggetti che stavano simbolicamente a rappresentare il vero significato dell'impresa.<br />
<br />
Una granata Energa, sette proiettili calibro 7,62, sette piccole catene e sette chiavi. La bomba Energa era dello stesso tipo usata durante l'agguato al colonnello Varisco (il tenente colonnello Antonio Varisco, comandante del nucleo dei carabinieri del Tribunale di Roma, venne ucciso dalle Brigate Rosse il 13 luglio 1979) e proveniva dall'armeria di via List.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Le sette chiavi e le sette catene furono lette come un chiaro riferimento al falso comunicato delle Brigate Rosse sul lago della Duchessa, mentre i sette proiettili calibro 7,62 riportano all'omicidio di Mino Pecorelli, e c'erano anche le cinque schede, identiche a quelle ritrovate dentro il borsello abbandonato nel taxi da Tony Chichiarelli all'epoca dell'omicidio del giornalista: gli oggetti lasciati intenzionalmente sul luogo della rapina facevano così affiorare lo stretto collegamento tra la fine del direttore di OP e il rapimento e la morte di Aldo Moro.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Furono lasciati anche falsi volantini di rivendicazione brigatista della rapina e le immancabili foto Polaroid scattate ai guardiani legati con, sullo sfondo, il drappo raffigurante la stella, emblema del gruppo terroristico.<br />
<br />
A differenza di quanto avvenne per il falso comunicato del Lago della Duchessa, in questa occasione gli specialisti riconobbero immediatamente come falsi sia i volantini di rivendicazione, che le fotografie.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo la rapina miliardaria alla Brink's Securmark del 1984, nella quale pare fosse il capo del commando, Chichiarelli iniziò ad investire il frutto della rapina nel mercato immobiliare ed in quello degli stupefacenti.<br />
<br />
Egli venne ucciso sei mesi più tardi, a fine settembre di quell'anno, in circostanze mai chiarite.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le varie ipotesi sul suo omicidio</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<ul>
<li>Una vendetta della malavita per il florido commercio di stupefacenti nel frattempo avviato dal falsario.</li>
<li>Un regolamento di conti all'interno della malavita (la banca rapinata era collegata all'impero di Michele Sindona).</li>
<li>Una "eliminazione preventiva" ad opera dei servizi segreti, essendo il Chichiarelli un personaggio poco discreto, come accertato in aula giudiziaria dalle testimonianza della moglie, della compagna e dei conoscenti.</li>
<li>Uno sgarro ai suoi compagni della Banda della Magliana nel caso la rapina fosse stata compiuta da esponenti non appartenenti alla banda stessa, oppure, qualora i proventi della rapina non fossero stati divisi con gli appartenenti alla banda medesima, in base al patto di sangue che legava i componenti dell'associazione criminale.</li>
<li>Una eliminazione volta allo scopo di recuperare i documenti compromettenti stipati nel caveau della Brink's Securmark, tra i quali le famose polaroid che ritraevano Aldo Moro vivo nel carcere brigatista: al processo infatti fu avanzata l'ipotesi che il falsario rapinatore non avesse rispettato i patti coi servizi segreti, intenti a recuperare quello scottante materiale, alla base, fu detto, del vero movente della rapina stessa.</li>
</ul>
<div>
Sull'ultimo punto da sottolineare come i complici di Chichiarelli dichiareranno che sembrava più interessato ai documenti che ai soldi.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/T3kAf593U9c/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/T3kAf593U9c?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d;"><b><span style="font-size: large;">Luigi Cipriani, Intervento in Commissione stragi sull'affare Moro 15 aprile 1992. </span></b><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b><b><span style="font-size: large;">Allegato alla relazione finale del gruppo sui ritrovamenti di via Montenevoso.</span></b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Signor presidente, concordo con la relazione presentata dal gruppo di lavoro sul caso Moro.<br />
<br />
Vorrei però che fossero allegate alcune integrazioni su elementi accennati nella relazione, ma che sono a mio avviso molto importanti, per cui andrebbero ulteriormente ampliati.<br />
<br />
Uno di questi riguarda la vicenda Toni Chichiarelli. Toni Chichiarelli è un personaggio romano legato alla banda della Magliana, con tutto ciò che ne consegue: conosciamo infatti i collegamenti della banda della Magliana con la mafia, con la destra eversiva, con i servizi segreti. Toni Chichiarelli era in contatto con un informatore, un agente del Sisde, tale Dal Bello, un personaggio di crocevia tra la malavita romana in collegamento con i servizi segreti e la banda della Magliana.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Toni Chichiarelli interviene nella vicenda Moro dimostrando di essere un personaggio assai addentro alla vicenda stessa (questo è quanto scrive il giudice Monastero che ha condotto l'istruttoria sull'assassinio di Toni Chichiarelli), come dimostrano due episodi.<br />
<br />
Il primo, che è stato chiarito, è il seguente: Toni Chichiarelli è l'autore del comunicato n.7, il falso comunicato del Lago della Duchessa; ed è anche l'autore del comunicato n.1 in codice, firmato Brigate rosse-cellula Roma sud.<br />
<br />
Toni Chichiarelli fece trovare un borsello sul taxi; all'interno di questo borsello erano contenuti alcuni oggetti che facevano capire che lui conosceva dal di dentro la vicenda Moro.<br />
<br />
Fece trovare infatti nove proiettili calibro 7,65 Nato, una pistola Beretta calibro 9 (e si sa che Moro è stato ucciso da undici colpi, dieci di calibro 7,65 e uno di calibro nove); fece trovare dei fazzolettini di carta marca Paloma, gli stessi che furono trovati sul cadavere di Moro per tamponare le ferite; fece trovare quindi una serie di messaggi in codice, e una serie di indirizzi romani sottolineati; fece trovare dei medicinali e anche un pacchetto di sigarette, quelle che normalmente fumava l'onorevole Moro; inoltre un messaggio con le copie di schede di cui farà ritrovare poi l'originale in un secondo episodio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Vi è un secondo aspetto.<br />
<br />
Dopo la rapina della Securmark, ad opera della banda della Magliana con Toni Chichiarelli come mente direttiva, quest'ultimo fa trovare -lo scrive il giudice Monastero- una busta contenente un altro messaggio con gli originali di quattro schede riguardanti Ingrao ed altri personaggi.<br />
<br />
Questa volta, come dicevo, ci sono gli originali: si tratta di schede relative ad azioni che erano state programmate e previste; fa trovare però anche un volantino falso di rivendicazione delle Brigate rosse.<br />
<br />
Il giudice poi scrive: "Si rinveniva una foto Polaroid dell'onorevole Moro apparentemente scattata durante il sequestro".<br />
<br />
Viene eseguita una perizia di questa foto, e si rileva che non si tratta di un fotomontaggio.<br />
<br />
Come sappiamo, delle Polaroid non si fanno i negativi; è quindi una foto originale di Moro in prigione che Chichiarelli, dopo l'episodio del borsello, fa ritrovare in questo secondo messaggio, con le schede originali che riguardano Pietro Ingrao, Gallucci, il giornalista Mino Pecorelli, che sarà in seguito ucciso, e l'avvocato Prisco. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sulla scheda riguardante l'avvocato Prisco si parlava di questo famoso gruppo Mauro. Anche nel documento della registrazione che il Sisde ha fatto avere ai magistrati, si parla del gruppo Mauro che operava nella zona di Fiumicino e avrebbe dovuto avere in sequestro l'onorevole Moro.<br />
<br />
In sostanza emerge il famoso elemento di cui si è sempre parlato, ossia come la gestione del rapimento Moro abbia avuto due fasi; e la seconda fase è confluita nel ruolo giocato dalla banda della Magliana, all'interno della quale conosciamo la parte che hanno sempre svolto i servizi segreti e la mafia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La vicenda Chichiarelli è quindi centrale all'interno del sequestro Moro, ma i magistrati non l'hanno mai approfondita, sia perché nel Moro-quater si è prestato fede a tutto quello che ha detto Morucci e non si è quindi voluti entrare nel merito di altri aspetti, sia perché il giudice Monastero ha dovuto archiviare ed ha lasciato in sospeso tutte queste parti, perché non erano di sua competenza.<br />
<br />
Tuttavia, egli ha fatto delle affermazioni molto precise sul ruolo svolto da Toni Chichiarelli all'interno della vicenda Moro. Vorrei perciò che quanto ho detto fosse allegato alla relazione, perché ritengo che sviluppando questa tematica si capirà molto meglio cosa è accaduto nel rapimento Moro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
</div>
<div>
<br /></div>
</div>
<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=tf_til&t=italiamistero-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS1=1&asins=8861900313&linkId=427bec6ef6864a1bc70f69e0a2d830d4&bc1=FFFFFF&lt1=_top&fc1=333333&lc1=0066C0&bg1=FFFFFF&f=ifr" style="height: 240px; width: 120px;">
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-49348079073527499792016-12-16T14:03:00.000-08:002018-11-29T01:03:01.385-08:00EDOARDO AGNELLI<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-MZYa-Xi9sCk/WFvXbxYmwoI/AAAAAAAAGa0/i4mPIvmZT3wL31sRVzNghZNXT5pSzvkSgCLcB/s1600/GNELLI%2BSUICIDIO.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img alt="EDOARDO AGNELLI SUICIDIO OD OMICIDIO" border="0" height="268" src="https://4.bp.blogspot.com/-MZYa-Xi9sCk/WFvXbxYmwoI/AAAAAAAAGa0/i4mPIvmZT3wL31sRVzNghZNXT5pSzvkSgCLcB/s640/GNELLI%2BSUICIDIO.jpg" title="" width="640" /></span></a><a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #666666; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 14px;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #666666; font-size: 14px;"><i>Lui in Italia non si sentiva sicuro, aveva paura di essere ucciso e tutte le volte che questa paura diventava più pressante scappava in Iran per essere protetto. Però i suoi rapporti con gli Usa erano pessimi, in particolare lui aveva continue scaramucce, discussioni con Henry Kissinger. (Marco Bava)</i></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<h2 style="text-align: left;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: #38761d; font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Edoardo Agnelli,</b></span></span></h2>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">nato a New York nel 1954, era uno dei due figli di Marella Caracciolo di Castagneto e Gianni Agnelli, azionista di riferimento e presidente della FIAT.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;"></span><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-4uaUhONcMVY/WFvawYNIcKI/AAAAAAAAGbU/jIU-LVz_fkcUa0fT5izNmo4zEmVBiOL0QCLcB/s1600/EDOARDO%2BAGNELLI%2BOMICIDIO%2BFRAMIGLIA%2B1968.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img alt="" border="0" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-4uaUhONcMVY/WFvawYNIcKI/AAAAAAAAGbU/jIU-LVz_fkcUa0fT5izNmo4zEmVBiOL0QCLcB/s640/EDOARDO%2BAGNELLI%2BOMICIDIO%2BFRAMIGLIA%2B1968.jpg" title="famiglia agnelli giovanni edoardo" width="564" /></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">1968</span></td></tr>
</tbody></table>
<a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="text-align: justify;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Compie gli studi superiori al Liceo classico Massimo d'Azeglio di Torino, poi frequenta l'Atlantic College nel Regno Unito e l'Università di Princeton negli USA, dove consegue una laurea in lettere moderne. Designato dal padre come eventuale successore al vertice dell'azienda di famiglia, ben presto rivelerà scarso interesse per i beni materiali, dedicando maggior attenzione a temi filosofici e spirituali. A 22 anni polemizza sulla stampa contro Margherita Hack, difendendo i valori dell'astrologia. Compie viaggi in India, dove incontra il Maestro Sathya Sai Baba, e successivamente si reca a Teheran, dove rimane colpito dalla figura mistica dell'ayatollah Khomeini e si avvicina all'Islam sciita. In seguito torna molte volte in Iran, così come in Kenya, dove viene arrestato il 20 agosto del 1990, a Malindi, poiché trovato in possesso di eroina, venendo successivamente assolto dalle autorità locali.</span></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"></span></span><br /></span></div>
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-DplGSqNdde0/WFvbrLH449I/AAAAAAAAGbc/7xDATKgb0xoCVCcwwDz-4BCQ8L4lsrIQQCLcB/s1600/EDOARDO%2BAGNELLI%2BFAMIGLIA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img alt="edoardo" border="0" height="252" src="https://1.bp.blogspot.com/-DplGSqNdde0/WFvbrLH449I/AAAAAAAAGbc/7xDATKgb0xoCVCcwwDz-4BCQ8L4lsrIQQCLcB/s400/EDOARDO%2BAGNELLI%2BFAMIGLIA.jpg" title="famiglia agnelli" width="400" /></span></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;"></span><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="text-align: justify;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Agnelli viene inoltre prosciolto nell'autunno dello stesso anno dall'accusa di spaccio di stupefacenti in base alla legge n. 685 del 1975 riguardante la "modica quantità per uso personale". La sua posizione di inquisito era sorta da un'inchiesta su un giro di droga nella "Roma Bene" in seguito al decesso per overdose d'eroina, avvenuto il 6 giugno 1988, di Ranieri Ferrara Santamaria, figlio di un noto avvocato capitolino, nonché amico dello stesso Edoardo.In seguito alla testimonianza fornita da questi (che comporta perfino l'ammissione della propria tossicodipendenza) al Giudice istruttore Stefano Meschini e ai riscontri delle intercettazioni telefoniche di alcune conversazioni tra l'imputato e la vittima vengono rinviate a giudizio trenta persone. Tra queste ultime figurano i nomi di alcuni spacciatori, nonché di diversi appartenenti al mondo dello spettacolo e all'alta società romana.</span></span></div>
<br />
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></span></div>
</div>
<a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-UaFQHgtgHFI/W_-rCSs0r7I/AAAAAAAAISs/APmmDWBH83Yq1iGC5ZfRuddsVuXtEDclQCLcBGAs/s1600/edoardo%2Be%2Bgianni%2Bagnelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="758" data-original-width="1600" height="302" src="https://3.bp.blogspot.com/-UaFQHgtgHFI/W_-rCSs0r7I/AAAAAAAAISs/APmmDWBH83Yq1iGC5ZfRuddsVuXtEDclQCLcBGAs/s640/edoardo%2Be%2Bgianni%2Bagnelli.jpg" width="640" /></a></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nelle rare interviste concesse alla stampa, afferma di voler prendere le distanze dai valori del capitalismo e sostiene di volersi dedicare a studi di teologia. Edoardo Agnelli non nasconde di simpatizzare per il marxismo-leninismo in chiave mistica e verso l'Iran sciita; secondo voci non confermate negli ultimi anni cambia persino nome, assumendo un nome islamico. Compare in pochissime occasioni pubbliche e in qualche manifestazione religiosa o antinuclearista.</span></span></div>
<br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></span>
<span style="text-align: justify;"></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GvnlCMm26Uc/WFvX8JVcS8I/AAAAAAAAGa4/SwkRC5wpivM9zs7Im8bvV4cm6Ze6W8-KgCLcB/s1600/EDOARDO%2BAGNELLI%2BIRAN%2BMUSULMANO.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img alt="" border="0" height="408" src="https://1.bp.blogspot.com/-GvnlCMm26Uc/WFvX8JVcS8I/AAAAAAAAGa4/SwkRC5wpivM9zs7Im8bvV4cm6Ze6W8-KgCLcB/s640/EDOARDO%2BAGNELLI%2BIRAN%2BMUSULMANO.jpg" title="edoardo agnelli" width="640" /></span></a></div>
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
<div style="text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: left;">
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I tentativi di inserirlo in attività collaterali del grande gruppo aziendale di famiglia, tra cui anche una breve esperienza nel Consiglio d'Amministrazione della Juventus nel 1986, non danno buon esito.</span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/sCxgWwcT7J4/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/sCxgWwcT7J4?feature=player_embedded" width="320"></iframe></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/lirYZGa9eTE/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/lirYZGa9eTE?feature=player_embedded" width="320"></iframe></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<h3 style="text-align: left;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b style="color: #6aa84f; font-size: x-large; text-align: justify;"><b>La morte</b></b></span></h3>
</div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><b style="color: #6aa84f; font-size: x-large; text-align: justify;">
</b><span style="text-align: justify;"></span></span>
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="text-align: justify;">La mattina del 15 novembre 2000 il suo corpo se</span></span><span style="text-align: justify;">nza vita viene trovato da un pastore cuneese, Luigi Asteggiano, presso la base del trentacinquesimo pilone del viadotto autostradale Generale "Franco Romano" della Torino-Savona, nei pressi di Fossano. La sua Croma scura, con il motore ancora acceso e il bagagliaio socchiuso, era parcheggiata a lato della carreggiata del viadotto che sovrasta il fiume Stura di Demonte. La magistratura conclude presto le indagini formulando l'ipotesi del suicidio.</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span></div>
</div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="text-align: justify;">
</span></span>
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="text-align: justify;">
</span></span>
</span><br />
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/PEOiro4Ro9k/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/PEOiro4Ro9k?feature=player_embedded" width="320"></iframe></span></span></div>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="text-align: justify;">
</span></span><span style="text-align: justify;"></span>
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div>
<h3 style="text-align: left;">
<span style="text-align: justify;"><span style="color: #38761d; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><b>Il libro sulla morte</b></span></span></h3>
</div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="text-align: justify;">
</span>
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 2009 esce il libro Ottanta metri di mistero - La tragica morte di Edoardo Agnelli di Giuseppe Puppo nel quale viene rilanciata l'idea dell'omicidio di Edoardo Agnelli: nessuno lo ha visto buttarsi da quel viadotto in un tratto di autostrada dove transitavano otto vetture al minuto. Inoltre Edoardo in quel periodo zoppicava e utilizzava il bastone, quindi è probabile che abbia impiegato almeno due minuti per arrampicarsi sul parapetto dell'autostrada per gettarsi di sotto, aumentando quindi le probabilità di essere visto. Altre perplessità vengono sollevate dalle condizioni del corpo, ritrovato con bretelle allacciate e mocassini ai piedi, nonostante il volo di ottanta metri e la mancanza di indicazioni dei suoi ultimi spostamenti da parte della sua scorta. Seguono poi la rapida rimozione e sepoltura del cadavere, senza effettuarne l'autopsia. Puppo afferma infine che da ben tre fonti diverse ha raccolto l'informazione che, poche settimane prima della morte di Edoardo, qualcuno cercò di fargli firmare un documento, in cui gli si chiedeva di rinunciare a tutti i suoi diritti di gestione in Fiat in cambio di un'ingente somma di denaro e immobili. Edoardo, dopo essersi consigliato con alcuni amici, si rifiutò di sottoscrivere.</span></span><br />
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></span></div>
<span style="text-align: justify;">
</span>
<br />
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<div style="text-align: center;">
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-mc4YxHva3J8/WFvZRAa7dCI/AAAAAAAAGbI/lIOpg7G9SwUXKBPpuYIhEa94emtmRv_LACLcB/s1600/EDORADO%2BAGNELLI%2BSUICIDIO%2BO%2BOMICIDIO.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img alt="" border="0" height="426" src="https://2.bp.blogspot.com/-mc4YxHva3J8/WFvZRAa7dCI/AAAAAAAAGbI/lIOpg7G9SwUXKBPpuYIhEa94emtmRv_LACLcB/s640/EDORADO%2BAGNELLI%2BSUICIDIO%2BO%2BOMICIDIO.jpg" title="edoardo agnelli suicidio" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Secondo alcune teorie del complotto, Edoardo Agnelli, che, come si è accennato, negli ultimi anni della sua vita si era molto avvicinato, e forse già convertito, all'Islam sciita, sarebbe stato ucciso su commissione da ignoti per paura che l'eredità della famiglia Agnelli potesse passare in mano a un fervente musulmano. L'attendibiltà di questa ricostruzione complottista, sarebbe confermata dal fatto che, alla morte di Gianni Agnelli, la sua eredità sarebbe finita all'unico suo figlio superstite, ossia alla sorella di Edoardo, Margherita, sposata con Alain Elkann, figlio di un banchiere ed industriale di religione ebraica.</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
</div>
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: center;">
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<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"> <iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/rLPpusZPJyY/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/rLPpusZPJyY?feature=player_embedded" width="320"></iframe></span></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Edoardo è sepolto a Villar Perosa nella tomba-cappella accanto al cugino Giovanni Alberto Agnelli, agli zii Umberto e Giorgio e di fronte al padre, nella monumentale tomba di famiglia che sovrasta il cimitero di Villar Perosa.</span></div>
<br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/_DJONMxixO8/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/_DJONMxixO8?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<h3 style="clear: both; text-align: center;">
<br /><span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>Chi possiede la Fca e l'eredità scomparsa di Giovanni Agnelli</b></span></h3>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/aO4JPjWa9R0/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/aO4JPjWa9R0?feature=player_embedded" width="320"></iframe><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/qTQM8BkWJtI/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/qTQM8BkWJtI?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<h2 style="text-align: left;">
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span><span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span><span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>IL tentativo (vero o falso) di rapire Giovanni Agnelli</b></span></h2>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/a6NEAt5jE5k/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/a6NEAt5jE5k?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=tf_til&t=italiamistero-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS1=1&asins=888750993X&linkId=0751331a7185f858c964c789e1e24e83&bc1=FFFFFF&lt1=_top&fc1=333333&lc1=0066C0&bg1=FFFFFF&f=ifr" style="height: 240px; width: 120px;">
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</iframe>
</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-23471709964043088522016-11-05T10:32:00.003-07:002020-05-08T08:17:27.786-07:00CARDINAL POLETTI<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<img alt="cardinal poletti" src="https://image1.findagrave.com/photos250/photos/2008/193/27589440_121586185022.jpg" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;" title="" /> </div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></i></span></b><span style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"><b><i>“Riguardo al fatto di <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/emanuela-orlandi.html">Emanuela Orlandi</a>, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca” (telefonata anonima)</i></b></span></span></h3>
<div>
<span style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"><b><i><br /></i></b></span></span></div>
<div>
<span style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"><b><i><br /></i></b></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/kRX_BX7hjRQ/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/kRX_BX7hjRQ?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div>
<span style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"><b><i><br /></i></b></span></span></div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>
</i></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Ugo Poletti,</b></span> </span></h2>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">nato ad Omegna il 19 aprile 1914, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1938.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Fu prima pro-vicario e poi vicario generale della diocesi di Novara. Papa Pio XII, il 12 luglio 1958 lo elesse vescovo titolare di Medeli ed ausiliare di mons. Gilla Vincenzo Gremigni, arcivescovo-vescovo di Novara, che lo consacrò il successivo 14 settembre nella cattedrale della diocesi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il 7 gennaio 1963, alla morte del proprio vescovo, venne eletto vicario capitolare di Novara, per essere chiamato, l'anno successivo, a Roma a dirigere le Pontificie Opere Missionarie.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il 26 giugno 1967 fu nominato da papa Paolo VI arcivescovo di Spoleto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Due anni dopo, il 3 luglio 1969 fu nominato arcivescovo titolare di Cittanova e secondo vicegerente di Roma, divenendo così uno dei più stretti collaboratori del cardinale Angelo Dell'Acqua, vicario di Roma, alla cui improvvisa morte, venne nominato, il 13 ottobre 1972, pro-vicario generale di Roma.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-WYbWDvshXVA/W_nEUON8-yI/AAAAAAAAIPw/Df_RTwjIN-sSwCNyTiWW1zwaLU0_qo3jACLcBGAs/s1600/ugo%2Bpoletti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1112" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-WYbWDvshXVA/W_nEUON8-yI/AAAAAAAAIPw/Df_RTwjIN-sSwCNyTiWW1zwaLU0_qo3jACLcBGAs/s320/ugo%2Bpoletti.jpg" title="ugo poletti" width="222" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Papa Paolo VI lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 5 marzo 1973 con il titolo dei SS. Ambrogio e Carlo. Il 6 marzo fu nominato Vicario Generale della Diocesi di Roma e il 26 marzo successivo anche arciprete dell'Arcibasilica di San Giovanni in Laterano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sempre polemico nei riguardi delle amministrazioni della capitale, il 12 febbraio 1974, insieme a don Luigi Di Liegro, organizzò un convegno rimasto celebre con il titolo "Sui mali di Roma", anche se il titolo ufficiale era "La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella diocesi di Roma". Iniziato nella basilica di San Giovanni in Laterano, il convegno segnalò le debolezze e le carenze di Roma, indicandone i responsabili.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Partecipò ai due conclavi del 1978.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1986 nominò padre Gabriele Amorth esorcista della diocesi di Roma, chiedendogli di affiancare l'allora esorcista in carica padre Candido Amantini.</span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/5/53/Enrico_De_Pedis_fotografia_originale.jpg/220px-Enrico_De_Pedis_fotografia_originale.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img alt="enrico de pedis tomba apollinare " border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/5/53/Enrico_De_Pedis_fotografia_originale.jpg/220px-Enrico_De_Pedis_fotografia_originale.jpg" title="" /></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Enrico De Pedis</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il 26 agosto 1986 fu incaricato da papa Giovanni Paolo II di erigere il primo Seminario Redemptoris Mater a Roma, dopo che gli iniziatori del Cammino neocatecumenale avevano presentato l'idea al Pontefice.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dal 1985 al 1991 fu presidente della Conferenza Episcopale Italiana. In tale veste firmò con Franca Falcucci, allora Ministro della Pubblica Istruzione, l'intesa per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il 17 gennaio 1991 rinunciò, per raggiunti limiti d'età, agli uffici di cardinale vicario di Roma e di arciprete dell'Arcibasilica Lateranense, contestualmente venne nominato arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore.</span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Come risulta dai documenti trovati dalla giornalista RAI Raffaella Notariale nel 2005, fu lui ad autorizzare la sepoltura del criminale<a href="http://italiamistero.blogspot.it/2017/11/enrico-de-pedis-renatino.html"> <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Enrico De Pedis</b></u></span></a> (membro della <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/banda-della-magliana.html"><span style="color: red; font-size: large;"><b><u>banda della Magliana</u></b></span></a>) nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare: tale richiesta venne perorata dall'allora vicario di Sant'Apollinare, don Pietro Vergari, e si giustificava con la presunta attività filantropica verso i poveri della basilica svolta dal De Pedis.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"></span><br /></span></div>
<div style="color: black; font-size: medium; font-style: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; margin: 0px; text-align: center; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-PcvPFEHnXPw/WQeg9B5lWhI/AAAAAAAAGmw/-QZk1slgRmsxHtfZVvrLbJZAO4geF9IBACLcB/s1600/tomba%2Bde%2Bpedis%2Bsant%2Bapollinare.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" height="397" src="https://2.bp.blogspot.com/-PcvPFEHnXPw/WQeg9B5lWhI/AAAAAAAAGmw/-QZk1slgRmsxHtfZVvrLbJZAO4geF9IBACLcB/s640/tomba%2Bde%2Bpedis%2Bsant%2Bapollinare.jpg" title="tomba enrico de pedis apollinare" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="color: black; font-size: medium; letter-spacing: normal; margin: 0px; text-align: center; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Sabrina Minardi: "Il cardinale stava molto, molto, molto in confidenza con Renato. Grandi sorrisi, chiacchieravano amabilmente. Si misero a chiacchierare pure in disparte, mi ricordo ancora le mosse di Renato: si metteva le mani in faccia, a coprire la bocca, mentre parlava. Quando doveva parlare di cose serie e c'era gente faceva così: non si fidava</span><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"> neanche dei muri".</span></b></i></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il suo nome compare nella lista <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/mino-pecorelli.html">Pecorelli</a></u></b></span>, pubblicata il 12 settembre 1978 sulla rivista OP Osservatore Politico dal giornalista Mino Pecorelli, la quale conteneva i nomi degli appartenenti alla massoneria nell'ambiente ecclesiastico, assieme a quelli di vescovi e cardinali come <a href="https://italiamistero.blogspot.com/2018/11/paul-marcinkus.html"><span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Paul Marcinkus</u></b></span>,</a> Dino Monduzzi, il vescovo di Albano Luigi Bonicelli, l'arcivescovo di Ravenna Salvatore Baldassarri, il cardinale Pappalardo e molti altri.(<a href="https://italiamistero.blogspot.com/2018/11/la-loggia-vaticana.html"><b>Loggia Vaticana</b></a>)</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Si spense, per un improvviso attacco cardiaco, mentre era ricoverato presso il Policlinico Gemelli per erisipela, il 25 febbraio 1997. È sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore.</span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
</div>
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<br /></div>
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</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-2330988114463176552016-08-19T14:14:00.001-07:002018-11-29T01:08:45.747-08:00BERNARDO PROVENZANO "Binnu u' Tratturi"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22.4px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: center;">
<div style="text-align: center;">
<img src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/01/Bernardo_Provenzano.jpg/220px-Bernardo_Provenzano.jpg" /></div>
</div>
<div style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22.4px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><b style="font-size: xx-large;">Bernardo Provenzano, </b></span></h2>
<h3>
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-6jYB3OmZlXc/W_-sIc2ZpEI/AAAAAAAAIS8/qr6Fy_fOHnAsfWTqYLB66U1W65vXcV00QCLcBGAs/s1600/provenzano.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><img border="0" data-original-height="443" data-original-width="592" height="239" src="https://4.bp.blogspot.com/-6jYB3OmZlXc/W_-sIc2ZpEI/AAAAAAAAIS8/qr6Fy_fOHnAsfWTqYLB66U1W65vXcV00QCLcBGAs/s320/provenzano.JPG" width="320" /></a><span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-size: small; font-weight: normal;">detto Binnu u' Tratturi (Bernardo il trattore, per la violenza con cui falciava le vite dei suoi nemici)</span></span></h3>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/1/1b/BernardoProvenzano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"></span></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/1/1b/BernardoProvenzano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/1/1b/BernardoProvenzano.jpg" title="bernardo provenzano" /></a><span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 22.4px;"><span style="font-size: 14px;">Nato a Corleone da una famiglia di agricoltori venne ben presto mandato a lavorare nei campi come bracciante agricolo insieme con il padre Angelo, abbandonando la scuola (non finì la seconda elementare). Fu in questo periodo che Provenzano cominciò una serie di attività illegali, specialmente il furto di bestiame e generi alimentari, e si legò al mafioso</span><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/luciano-leggio-liggio.html"> <b><span style="font-size: large;">Luciano Liggio</span></b></a><span style="font-size: 14px;">, che lo affiliò alla </span><span style="font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">cosca mafiosa</a> </b></span><span style="font-size: 14px;">locale. Nel 1954 Provenzano venne chiamato per il servizio militare ma venne dichiarato "non idoneo" e quindi riformato. Secondo le indagini dell'epoca dei Carabinieri di Corleone, in quel periodo Provenzano cominciò a occuparsi di macellazione clandestina di bestiame rubato nei terreni della società armentizia di contrada "Piano di Scala" a Corleone insieme con Liggio e la sua banda. Il 6 settembre 1958 Provenzano partecipò a un conflitto a fuoco contro i mafiosi avversari Marco Marino, Giovanni Marino e Pietro Maiuri, in cui rimase ferito alla testa e arrestato dai Carabinieri, che lo denunciarono anche per furto di bestiame e formaggio, macellazione clandestina e associazione per delinquere.</span></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/78/Bprovenzano.jpg/220px-Bprovenzano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/78/Bprovenzano.jpg/220px-Bprovenzano.jpg" title="bernardo provenzano1959" /></span></a><span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 10 settembre 1963 i Carabinieri di Corleone denunciarono Provenzano per l'omicidio del mafioso Francesco Paolo Streva (ex sodale di </span><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/michele-navarra.html" style="line-height: 22.4px;"><span style="font-size: large;"><b>Michele Navarra</b></span></a><span style="font-size: 14px; line-height: 22.4px;">) ma anche per associazione per delinquere e porto abusivo di armi: Provenzano si rese allora irreperibile, dando inizio alla sua lunga latitanza. Nel 1969 Provenzano venne assolto in contumacia per insufficienza di prove nel processo svoltosi a Bari per gli omicidi avvenuti a Corleone a partire dal 1958.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 22.4px;"><span style="font-size: 14px;">Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Calderone, Provenzano partecipò alla cosiddetta «strage di viale Lazio» (10 dicembre 1969), che doveva punire il boss </span><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/michele-cavataio-il-cobra.html"><span style="font-size: large;"><b>Michele Cavataio</b></span></a><span style="font-size: 14px;">: durante il conflitto a fuoco, Provenzano rimase ferito alla mano ma riuscì lo stesso a sparare con la sua Beretta MAB 38; Cavataio rimase a terra ferito e Provenzano lo stordì con il calcio della Beretta, finendolo a colpi di pistola. Sempre secondo Calderone, Provenzano «era soprannominato "u' viddanu" e anche "u' tratturi". È stato soprannominato "u' tratturi" da mio fratello con riferimento alle sue capacità omicide e con particolare riferimento alla strage di viale Lazio, nel senso che egli tratturava tutto e da dove passava lui "non cresceva più l'erba"».</span></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">
<span style="font-family: sans-serif;"><span style="color: #252525; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Secondo i collaboratori di giustizia </span><span style="color: #252525; line-height: 22.4px;"><span style="font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/02/tommaso-buscetta-don-masino.html">Tommaso Buscetta</a></b></span></span><span style="line-height: 22.4px;"><span style="color: #252525; font-size: 14px;"> e </span><b><span style="color: red; font-size: large;">Totuccio Contorno</span></b><span style="color: #252525; font-size: 14px;">, nel 1974 </span><span style="color: #252525; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/salvatore-riina-toto-u-curtu.html"><b>Riina</b></a></span><span style="color: #252525; font-size: 14px;"> e Provenzano divennero i reggenti della</span><span style="color: red; font-size: large;"><b> Famiglia di Corleone</b></span><span style="color: #252525; font-size: 14px;"> dopo l'arresto di Liggio, ricevendo anche l'incarico di reggere il relativo "mandamento".</span></span></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Nel marzo 1978 Giuseppe Di Cristina, capo della Famiglia di Riesi, si mise in contatto con i Carabinieri e dichiarò che «Riina Salvatore e Provenzano Bernardo, soprannominati per la loro ferocia "le belve", sono gli elementi più pericolosi di cui dispone Luciano Leggio. Essi, responsabili ciascuno di non meno di quaranta omicidi, sono stati gli assassini del vice pretore onorario di Prizzi» ed erano anche responsabili «su commissione dello stesso Leggio, dell'assassinio del tenente colonnello Giuseppe Russo»; in particolare, Di Cristina dichiarò che Provenzano «era stato notato in Bagheria a bordo di un'autovettura Mercedes color bianco chiaro alla cui guida si trovava il figlio minore di Brusca Bernardo da San Giuseppe Jato».</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-family: sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 22.4px;"><b>Ai vertici di Cosa Nostra</b></span></span></h3>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Secondo le indagini dell'epoca dei Carabinieri di Partinico, Provenzano trascorreva la sua latitanza prevalentemente nella zona di Bagheria ed effettuava ingenti investimenti in società immobiliari attraverso prestanome per riciclare il denaro sporco; sempre secondo le indagini, le società immobiliari restarono in intensi rapporti economici con la ICRE, una fabbrica di metalli di proprietà di Leonardo Greco (indicato dal collaboratore di giustizia Totuccio Contorno come il capo della Famiglia di Bagheria)</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://www.tp24.it/immagini_articoli/17-07-2017/1500283098-0-mafia-niente-prove-ciancimino-annullata-maxi-confisca-laquila.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="vito ciancimino" border="0" src="https://www.tp24.it/immagini_articoli/17-07-2017/1500283098-0-mafia-niente-prove-ciancimino-annullata-maxi-confisca-laquila.jpg" title="" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Vito Ciancimino</b></td></tr>
</tbody></table>
<span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Nel 1981 Provenzano e Riina scatenarono la cosiddetta «seconda guerra di mafia», con cui eliminarono i boss rivali e insediarono una nuova "Commissione", composta soltanto da capimandamento a loro fedeli; durante le riunioni della "Commissione", Provenzano partecipò alle decisioni e all'organizzazione di numerosi omicidi come esponente influente del "mandamento" di Corleone e protesse più volte con l'intimidazione la carriera politica di </span><span style="line-height: 22.4px;"><span style="font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/01/vito-ciancimino-don-vito.html">Vito Ciancimino</a></b></span></span><span style="font-size: 14px; line-height: 22.4px;">, principale referente politico dei Corleonesi: infatti negli anni successivi il collaboratore di giustizia Nino Giuffrè dichiarerà che Riina e Provenzano «non si alzavano da una riunione se non quando erano d'accordo».</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Nel 1993, dopo l'arresto di Riina, Provenzano fu il paciere tra la fazione favorevole alla continuazione degli attentati dinamitardi contro lo Stato (Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano) e l'altra contraria (Michelangelo La Barbera, Raffaele Ganci, Salvatore Cancemi, Matteo Motisi, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè, Pietro Aglieri): secondo il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, Provenzano riuscì a porre la condizione che gli attentati avvenissero fuori dalla Sicilia, in "continente", mentre l'altro collaboratore Salvatore Cancemi dichiarò che, durante un incontro, lo stesso Provenzano gli disse che "tutto andava avanti" riguardo alla realizzazione degli attentati dinamitardi a Roma, Firenze e Milano, che provocarono numerose vittime e danni al patrimonio artistico italiano.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Dopo gli arresti di Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Vito Vitale, Provenzano avviò la cosiddetta "strategia della sommersione" perché mirava a rendere Cosa Nostra invisibile dopo gli attentati del 1992-93, limitando al massimo gli omicidi e le azioni eclatanti per non destare troppo l'attenzione delle autorità al fine di tornare a sviluppare gli affari leciti e illeciti: tale strategia venne decisa nel corso di alcuni incontri a cui parteciparono lo stesso Provenzano insieme con i boss Benedetto Spera, Nino Giuffrè, Tommaso Cannella e il geometra Pino Lipari, il quale non era ritualmente “punciutu” ma poteva partecipare agli incontri perché era il prestanome più fidato di Provenzano.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large;"><b>La latitanza</b></span></h3>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 22 luglio 1993 Salvatore Cancemi, reggente del "mandamento" di Porta Nuova, si consegnò spontaneamente ai Carabinieri e decise di collaborare con la giustizia, dichiarando che la mattina successiva avrebbe dovuto incontrarsi con il latitante Pietro Aglieri (capo del "mandamento" di Santa Maria di Gesù), per poi raggiungere Provenzano in una località segreta, offrendosi di aiutarli a organizzare una trappola; l'informazione però venne considerata non veritiera dai Carabinieri, i quali erano convinti che Provenzano fosse morto poiché dopo un decennio la moglie e i figli erano tornati a vivere e a lavorare a Corleone, decidendo quindi di non sfruttare l'occasione.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 31 ottobre 1995 il boss Luigi Ilardo (reggente mafioso della provincia di Caltanissetta) divenne confidente del colonnello Michele Riccio del ROS e gli rivelò che avrebbe incontrato Provenzano in un casolare nei pressi di Mezzojuso; Riccio allertò il colonnello Mario Mori ma non gli furono forniti uomini e mezzi adeguati per intervenire, i quali non riuscirono a localizzare con esattezza il casolare indicato da Ilardo. Successivamente, il 10 maggio 1996 Ilardo venne ucciso poco dopo aver cominciato la sua collaborazione con la giustizia. Riccio accusò Mori e i suoi superiori di aver trattato la faccenda con superficialità, dando inizio a varie inchieste giudiziarie che ancora non hanno chiarito la vicenda.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Nel novembre 1998 gli agenti del ROS dei Carabinieri condussero l'indagine denominata "Grande Oriente", che era partita dalle confidenze rese da Ilardo e portò all'arresto di 47 persone, accusate di attività illecite e di aver favorito la latitanza di Provenzano; tra gli arrestati figurarono anche Simone Castello e l'imprenditore bagherese Vincenzo Giammanco, accusato di essere prestanome di Provenzano nella gestione dell'impresa edile "Italcostruzioni SpA".</span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Nel novembre 2003 venne arrestato l'imprenditore Michele Aiello, accusato di essere il prestanome di fiducia di Provenzano: infatti, secondo il collaboratore di giustizia Nino Giuffrè, Provenzano aveva investito denaro sporco nella clinica Villa Santa Teresa, centro oncologico all'avanguardia a Bagheria di proprietà di Aiello. Per queste ragioni, nel 2011 Aiello verrà condannato in via definitiva a quindici anni e mezzo di carcere per associazione di tipo mafioso, corruzione e accesso abusivo alla rete informatica della Procura.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Nel gennaio 2005 la DDA di Palermo coordinò l'indagine "Grande mandamento", condotta dagli agenti del Servizio Centrale Operativo e del ROS dei Carabinieri, che portò all'arresto di 46 persone nella provincia di Palermo, accusate di aver favorito la latitanza di Provenzano e di aver gestito il recapito dei pizzini destinati al latitante; l'indagine rivelò anche che nel 2003 alcuni mafiosi di Villabate avevano aiutato Provenzano a farsi ricoverare in una clinica di Marsiglia per un'operazione chirurgica alla prostata, fornendogli documenti falsi per il viaggio e il ricovero. Uno degli arrestati, Mario Cusimano (ex imprenditore di Villabate), cominciò a collaborare con la giustizia e rivelò agli inquirenti che la carta d'identità usata da Provenzano per andare a Marsiglia era stata timbrata da Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate: nel settembre 2005 anche Campanella cominciò a collaborare con la giustizia e confermò di essere stato lui a timbrare il documento.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large; line-height: 22.4px;"><b>L'arresto</b></span></span></h3>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Le indagini che portarono all'arresto di Provenzano si incentrarono sull'intercettazione dei famosi pizzini, i biglietti con cui comunicava con la compagna e i figli, il nipote Carmelo Gariffo e con il resto del clan.</span></span><br />
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><img alt="" height="425" src="https://static01.nyt.com/images/2016/07/14/world/14provenzano-obit-1/14provenzano-obit-1-master768.jpg" title="arresto provenzano" width="640" /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"></span><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Dopo l'intercettazione di questi pizzini e alcuni pacchi contenenti la spesa e la biancheria, movimentati da alcuni staffettisti di fiducia del boss, i poliziotti della Squadra mobile di Pale</span></span><span style="color: #252525; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">rmo e gli agenti della Sco riuscirono a identificare il luogo in cui si rifugiava Provenzano.</span></span></div>
<span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">
</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Individuato il casolare, gli agenti monitorarono il luogo per dieci giorni attraverso microspie e intercettazioni ambientali, per avere la certezza che all'interno vi fosse proprio Provenzano.</span></span><br />
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/HWXhgHW1cm0/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/HWXhgHW1cm0?feature=player_embedded" width="320"></iframe><span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"></span></span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">L'11 aprile 2006 le forze dell'ordine decisero di eseguire il blitz e l'arresto, a cui Provenzano reagì senza opporre la minima resistenza, limitandosi a chiedere che gli venisse fornito l'occorrente per le iniezioni che doveva effettuare in seguito all'operazione alla prostata. Il boss confermò la propria identità complimentandosi e stringendo la mano agli uomini della scorta e venne scortato alla questura di Palermo.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il questore di Palermo successivamente confermò che per giungere alla cattura le autorità non si avvalsero né di pentiti né di confidenti.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il casolare (il proprietario del quale venne arrestato) in cui viveva il boss era arredato in maniera spartana, con il letto, un cucinino, il frigo e un bagno, oltre che una stufa per il freddo e la macchina da scrivere con cui compilava i pizzini.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large; line-height: 22.4px;">Carcere e morte</span></span></h2>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Dopo il blitz viene portato alla questura di Palermo e poi al supercarcere di Terni, sottoposto al regime carcerario dell'art. 41-bis. Dopo un anno di carcere a Terni, viene trasferito al carcere di Novara a seguito di alcuni malumori degli agenti di Polizia Penitenziaria che si occupavano della sua detenzione.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Dal carcere di Novara, il boss ha più volte tentato di comunicare con l'esterno in codice. Il ministero della Giustizia ha deciso di aggravare il carcere duro per Provenzano, applicandogli il regime di 14-bis in aggiunta al 41 bis dell'ordinamento penitenziario, che prevede l'isolamento in una cella in cui sono vietate la televisione e la radio portati.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 19 marzo 2011 viene confermata la notizia di un cancro alla vescica. Lo stesso giorno viene annunciato il trasferimento dal carcere di Novara a quello di Parma dove il 9 maggio 2012 il boss tenta il suicidio infilando la testa in una busta di plastica con l'obiettivo di soffocarsi ma il tutto viene sventato da un agente di polizia penitenziaria.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 23 maggio 2013 la trasmissione televisiva Servizio pubblico manda in onda un video che ritrae Provenzano nel carcere di Parma durante un incontro con la moglie e il figlio datato 15 dicembre 2012; l'ex boss appare fisicamente irriconoscibile, affaticato e mentalmente confuso, tanto da non riuscire a prendere in mano la cornetta del citofono per parlare con il figlio. Durante il colloquio Provenzano non riesce neanche a spiegare con chiarezza al figlio l'origine di un'evidente ferita alla testa, prima dichiara di essere stato vittima di percosse, e successivamente di essere caduto accidentalmente. Il 26 luglio seguente la procura di Palermo dà l'ok per la revoca del 41-bis a Bernardo Provenzano. Il motivo è da imputare a condizioni mediche.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 9 aprile 2014 per l'aggravarsi delle sue condizioni viene ricoverato all'ospedale di San Paolo di Milano, proveniente dal centro clinico degli istituti penitenziari di Parma. Nell'estate 2015 la Cassazione lo rimanda comunque al 41 bis per tutelare al meglio la sua salute perché altrimenti in un altro reparto sarebbe a rischio sopravvivenza.</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Sempre ricoverato all'ospedale San Paolo di Milano, muore il 13 luglio 2016 all'età di 83 anni. Il questore di Palermo ha disposto che vengano vietati i funerali. La decisione è stata presa per motivi di ordine pubblico.</span></span><br />
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-FmRuSAb-mOI/W_-r3X8kGKI/AAAAAAAAIS0/3scoauj2ies96dWrRIYBXYodsEKrwrL-gCLcBGAs/s1600/provenzano%2Bmorte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="349" data-original-width="640" height="217" src="https://1.bp.blogspot.com/-FmRuSAb-mOI/W_-r3X8kGKI/AAAAAAAAIS0/3scoauj2ies96dWrRIYBXYodsEKrwrL-gCLcBGAs/s400/provenzano%2Bmorte.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large; line-height: 22.4px;"><b><br /></b></span></span></div>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large; line-height: 22.4px;"><b>Processo Trattativa Stato-Mafia</b></span></span></h3>
</div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: sans-serif;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">Il 24 luglio 2012 la Procura di Palermo, sotto Antonio Ingroia e in riferimento all'indagine sulla Trattativa Stato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Provenzano e altri 11 indagati accusati di concorso esterno in associazione di tipo mafioso e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato". Gli altri imputati sono i politici Calogero Mannino, Marcello Dell'Utri, gli ufficiali Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Salvatore Riina, Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, il collaboratore di giustizia Massimo Ciancimino (anche "calunnia") e l'ex ministro Nicola Mancino ("falsa testimonianza").</span></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #252525; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 14px; line-height: 22.4px;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/HGRprf6X3Sk/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/HGRprf6X3Sk?feature=player_embedded" width="320"></iframe></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="font-size: 14px; line-height: 22.4px;">
<b><span style="color: #38761d; font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Link utili:</span></b></div>
<div style="color: #252525; font-size: 14px; line-height: 22.4px;">
</div>
<ul>
<li><a href="http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/cronaca/provenzano2/provenzano2/provenzano2.html"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><b style="font-size: 21px; line-height: 22.4px;">La vera storia di Provenzano. </b><b style="font-size: 21px;">Siino: "Sparava come un dio"</b></span></a></li>
</ul>
</div>
</div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<br /></div>
<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=tf_til&t=italiamistero-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS1=1&asins=8849815085&linkId=b97f9b19312a96efd68a664ab6cb7ffa&bc1=FFFFFF&lt1=_top&fc1=333333&lc1=0066C0&bg1=FFFFFF&f=ifr" style="height: 240px; width: 120px;">
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-79076932185782655572016-02-02T10:31:00.002-08:002018-11-23T12:21:11.647-08:00PINO RAUTI<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://1.bp.blogspot.com/-dElgKufPld0/UJrLUKoK6cI/AAAAAAAADOg/G4_79pjM9jc/s1600/timthumb.jpg" title="pino rauti" /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<h2>
<span style="font-size: large;"><b>« Non mi sento un neofascista, il fascismo non è più ripetibile. È solo un giacimento della memoria al quale penso che si possa ancora attingere. »</b></span></h2>
</div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<b><span style="color: #38761d; font-size: large;">Pino Rauti,</span></b></h2>
nacque nel 1926; giovanissimo volontario nella RSI fu inquadrato nella Guardia Nazionale Repubblicana. Dopo la prigionia nel 1947 si ritrovò a Romadove militò sia nei FAR sia al Fronte giovanile del MSI. Presto entrò in polemica con la dirigenza del partito e il 17 luglio 1947. </div>
<div style="text-align: justify;">
Dal gennaio 1948 Rauti collaborò a La Sfida, la rivista dei giovani missini.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/c/c2/Rauti_giuseppe_umberto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/c/c2/Rauti_giuseppe_umberto.jpg" style="text-align: left;" title="pino rauti giovane" /></a>« Il capitalismo e il socialismo [...] sono [...] nostri mortali nemici in quanto rappresentano una stessa concezione di idee della vita che è inconciliabile con quella che anima le nostre idee. » (Pino Rauti su Rivolta Ideale il settembre 1947)</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 14 novembre 1953 Rauti tenne la prima riunione del gruppo di <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/ordine-nuovo.html">"Ordine nuovo"</a></b></span> strutturata come una componente interna del MSI.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo il 1954 si pose su posizioni estremamente critiche verso la nuova classe dirigente ritenendo che il partito avesse perso ogni aspirazione rivoluzionaria.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel novembre 1956, Arturo Michelini al V° Congresso di Milano fu nuovamente, seppur di stretta misura, riconfermato segretario. Al fine di contrastarne l'elezione la corrente spiritualista, che ormai ha assunto il nome di "Ordine Nuovo", si presentò alleata con la sinistra missina ma inutilmente. Rauti non accettandone ideologicamente la strategia dell'inserimento, alla guida della corrente "spiritualista" di Ordine Nuovo uscì dal MSI. Il 14 gennaio 1957 i dirigenti di Ordine Nuovo inviarono una dura lettera al segretario nazionale contestandone la linea e di fatto dando il via alla scissione. Il gruppo scissionista, guidato da Rauti, in cui figuravano Clemente Graziani, Paolo Signorelli, <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/stefano-delle-chiaie.html"><span style="color: red; font-size: large;"><b>Stefano delle Chiaie</b></span> </a>Giuliano Bracci e Marcello Perina, fondò ufficialmente il Centro Studi Ordine Nuovo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ordine Nuovo aprì in breve tempo diverse sedi in Italia, che nel 1966 arrivò ad avere 3.500 iscritti, utilizzando come simbolo l'ascia bipenne. Il Centro Studi Ordine Nuovo si impegnò in attività esclusivamente culturale tenendosi anche lontano dalle competizioni elettorali. Nel 1959 Delle Chiaie, in polemica con Rauti che non voleva impostare il Centro Studi come un movimento politico, uscì con il proprio gruppo denominato <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/avanguardia-nazionale.html"><span style="color: red; font-size: large;"><b>"Avanguardia Nazionale Giovanile"</b></span>.</a></div>
<div style="text-align: justify;">
L'impostazione data al gruppo da Rauti si discostò totalmente dalla tradizione fascista iniziando ad immaginare, contrapposta alla dicotomia USA-URSS, una "Europa Nazione". </div>
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Lt4N7hKu0ew/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Lt4N7hKu0ew?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Nel frattempo, a parte un breve guizzo con la battaglia di Valle Giulia, le piazze italiane furono dominate dal Movimento Studentesco del Sessantotto. Con l'arrivo alla segreteria del MSI nel 1969 di Giorgio Almirante che il 10 luglio 1969 aveva lanciato un appello rivolto soprattutto a Ordine Nuovo "ai camerati che hanno abbandonato il partito", buona parte dei dirigenti rientrò nel partito e Rauti fu immediatamente inserito in direzione nazionale. La decisione di rientrare nel MSI provocò contestazioni all'interno di Ordine Nuovo e Rauti giustificò la propria decisione con la "necessità vitale di inserirsi dalla finestra nel sistema da cui eravamo usciti dalla porta, per poter usufruire delle difese che il sistema offre attraverso il Parlamento". Anni dopo spiegò i motivi:</div>
<div style="text-align: justify;">
Quasi tutti i dirigenti rientrarono nel MSI mentre una minoranza, sotto la guida carismatica di Clemente Graziani, il 21 dicembre fondarono il Movimento Politico Ordine Nuovo. Successivamente <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/franco-freda.html">Giorgio Freda</a></b></span> e altri esponenti di estrema destra entreranno a far parte di Ordine Nuovo. Negli anni sessanta e settanta, il nome di questa organizzazione verrà usato per rivendicare una serie di attentati, cui Rauti risulterà sempre estraneo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Scompare il 2 novembre 2012 all'età di 85 anni.</div>
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<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
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<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le indagini giudiziarie</b></span></h3>
</div>
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<br /></div>
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Il 4 marzo 1972 il giudice Stiz di Treviso esegue mandato di cattura contro Rauti per gli attentati ai treni dell'8 e 9 agosto 1969. Successivamente l'incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre (tra cui la strage di <span style="color: red; font-size: large;"><b>Piazza Fontana</b></span>) per cui fu anche incarcerato alcuni giorni, venendo rilasciato il 24 aprile 1972, prima di essere eletto deputato. Nel 1974, con la rivoluzione dei garofani in Portogallo, viene scoperta l'organizzazione eversiva internazionale fascista Aginter Press con la quale ha stretti rapporti anche Rauti attraverso l'agenzia Oltremare per la quale lavora. Nessuna di queste inchieste ha mai accertato qualche reato a suo carico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Successivamente Pino Rauti fu inquisito per la strage di<span style="color: red; font-size: large;"><b> Piazza della Loggia </b></span>a Brescia e in merito il 15 maggio 2008 è stato rinviato a giudizio. Assolto "per non aver commesso il fatto", il 16 novembre 2010 con la sentenza numero 2 della Corte d'Assise di Brescia. Nelle richieste del pm Roberto Di Martino, per quanto concerne la posizione di Pino Rauti, il pm chiede l'assoluzione, affermando che la sua è una "responsabilità morale, ma la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perché non ha commesso il fatto".</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>Rapporti con i servizi segreti?</b></span></h3>
</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-sbLVnmg55yU/WRrqww2zlOI/AAAAAAAAGno/TRIPVVAos78_w-e9YQFGokW4nL0_MEB-ACLcB/s1600/guido%2Bgiannettini%2Bpino%2Brauti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-sbLVnmg55yU/WRrqww2zlOI/AAAAAAAAGno/TRIPVVAos78_w-e9YQFGokW4nL0_MEB-ACLcB/s320/guido%2Bgiannettini%2Bpino%2Brauti.jpg" title="guido giannettini" width="250" /></a></div>
In data 3-5 maggio 1965 partecipò a Roma (albergo Parco dei Principi), ad un convegno sulla "guerra rivoluzionaria", organizzato dall'istituto Alberto Pollio e "quasi esclusivamente finanzia<b><span style="color: red; font-size: large;">Sifar</span></b>", agenzia di spionaggio militare. Insieme a lui <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/guido-giannettini.html">Guido Giannettini </a></span></u></b>che presentò in quell'occasione una delle più importanti relazioni di quel convegno. Secondo René Monzat, "questo colloquio pose le basi per delineare il profilo teorico della <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>strategia della tensione</u></b></span>."<br />
to dal A seguito di questo incontro, al quale parteciparono circa 20 studenti (tra cui <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/guido-giannettini.html">Stefano Delle Chiaie</a></span></u></b> e <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/mario-merlino.html">Mario Michele Merlino</a></u></b></span>), Giannettini e altri partecipanti furono assunti dai servizi segreti italiani. Nel 1966, Giannettini pubblicò con Pino Rauti "Le Mani Rosse Sulle Forze Armate", un pamphlet commissionato dal generale Giuseppe Ajola, capo di Stato maggiore dell’Esercito, rivolto contro il generale <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/giovanni-de-lorenzo.html">Giovanni De Lorenzo</a></u></b></span>, che trovava il suo humus nella lotta intestina in corso tra i vertici dei servizi segreti.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-h4IvHT3ojNw/WRrxHU7XenI/AAAAAAAAGoA/jD0xmNCYeOk4sOD_uOeUZC8i9x-29zi8gCEw/s1600/le%2Bmani%2Brosse%2Bsulle%2Bforze%2Barmate%2Brauti%2Bgiannettini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" src="https://3.bp.blogspot.com/-h4IvHT3ojNw/WRrxHU7XenI/AAAAAAAAGoA/jD0xmNCYeOk4sOD_uOeUZC8i9x-29zi8gCEw/s1600/le%2Bmani%2Brosse%2Bsulle%2Bforze%2Barmate%2Brauti%2Bgiannettini.jpg" title="le mani rosse sulle forze armate" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><b>Libro scritto con Pino Rauti nel 1966</b></span></td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br /></div>
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<br /></div>
<div>
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</div>
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</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-1175959800833898652015-12-16T05:55:00.000-08:002018-11-24T07:29:10.019-08:00ANGLETON<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://m2.paperblog.com/i/1/18258/portella-della-ginestra-documenti-su-una-stra-L-7.jpeg" title="james angleton"><br />
<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<h2 style="text-align: left;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>James Jesus Angleton</b></span> </h2>
detto the Kingfisher (9 dicembre 1917 – 12 maggio 1987) è stato un agente segreto statunitense. È stato a lungo il capo del controspionaggio della <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/cia.html">CIA</a></u></b></span>. Se il <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/william-donovan.html">Generale William Joseph Donovan </a></b></span>può essere definito il padre della CIA, dal suo canto Angleton è considerato la "madre" della intelligence statunitense.</div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://spartacus-educational.com/00angletonCec1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://spartacus-educational.com/00angletonCec1.jpg" style="text-align: center;" title="giovane james angleton"></a>Pur essendo uno dei più importanti cacciatori di spie della Guerra Fredda, Angleton non riuscì a smascherare la più famosa talpa sovietica del tempo, il britannico Kim Philby, che peraltro era suo amico. Amante della poesia, ed in particolare di Ezra Pound e Thomas Eliot, Angleton coltivò anche altri hobby quali la pesca, la gemmologia e la coltivazione di orchidee. Servì sotto importanti direttori della CIA quali <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/allen-dulles.html">Allen Dulles</a></b></u></span> e Richard Helms.</div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Nato nell'Idaho da James Hugh Angleton, ufficiale di cavalleria, e da Mercedes, messicana, si trasferì con la famiglia negli anni Trenta in Italia, dove il padre diresse la filiale dell'azienda americana NCR. Questa esperienza gli permise di imparare l'italiano e di interessarsi quindi in seguito alle vicende del Paese. Dopo aver completato gli studi tra Malvern, Yale ed Harvard fu subito arruolato nell'Office of Strategic Services (<b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/oss.html">OSS</a></span></u></b>). Durante il primo periodo della guerra, dal 1941 al 1943, servì a Londra presso il Secret Intelligence Service britannico, al controspionaggio ed al servizio decrittazione. In particolare ebbe un ruolo attivo nella battaglia dell'Atlantico contro l'arma subacquea del Reich.</div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<h2 style="text-align: left;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>In Italia</b></span></h2>
</div>
<div style="text-align: left;">
Dal 1943 è in Italia come agente operativo ed al termine del conflitto diviene capo del controspionaggio a Roma, avvalendosi di numerose risorse già del Servizio Informazioni Militare. Nel maggio 1945 si occupò in particolare del salvataggio del principe <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/junio-valerio-borghese.html"><span style="font-size: large;"><b>Junio Valerio Borghese</b></span></a>, ex comandante della <span style="font-size: large;">Xª <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/x-mas.html"><b>Flottiglia MAS</b></a>, </span>che dopo un primo incontro rimasto infruttuoso l'8 maggio,acconsentì infine a farsi trasferire da Milano a Roma l'11 dello stesso mese.</div>
<div style="text-align: left;">
<a 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imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="text-align: justify;">In un documentario dal titolo MTM 548 diretto da Claudio Costa, il Sotto Capo Pilota della Decima Mas Sergio Denti, racconta di essere stato affidato ad Angleton, subito dopo la guerra, da un cappellano militare che lo prelevò da un carcere militare a Taranto, dove era stato imprigionato per i suoi trascorsi nella R.S.I. Angleton utilizzò Denti per rafforzare le difese della città di Roma armando ex fascisti e militari, nel caso in cui gruppi armati comunisti tentassero una rivolta armata durante le votazioni del 1946, che videro la monarchia sconfitta.</span></a></div>
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Prima della nascita della CIA, nel 1947, Angleton fa ritorno a Washington, dove lascia la carriera militare con il grado di Maggiore. Torna a Roma alla fine degli anni Quaranta ricoprendo il ruolo di capostazione CIA. Le sue varie esperienze in Italia servono a forgiare il sistema di sicurezza ed intelligence statunitense in Italia. Secondo fonti americane, Angleton ebbe un importante ruolo nel trasferire esperti e conoscenze del programma atomico italiano negli Stati Uniti, nello stabilire una duratura alleanza con la <b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/01/lo-sbarco-in-sicilia-e-la-mafia-patto.html">Mafia siciliana</a></span></b>, avvalendosi dei contatti italo-americani, nel riammettere nel sistema di sicurezza e controspionaggio italiano elementi del passato regime al fine di evitare la vittoria delle sinistre</div>
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<a href="http://jfkfacts.org/wp-content/uploads/2012/12/james-jesus-angleton.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img alt="" border="0" src="https://jfkfacts.org/wp-content/uploads/2012/12/james-jesus-angleton.jpg" height="320" title="james angleton vecchio" width="213"></a>All'inizio degli anni Cinquanta, Angleton torna a Washington per gestire le relazioni con i servizi dei paesi occidentali. In questo modo prende il controllo su tutte le informazioni prodotte dai pochi servizi che sono riusciti ad infiltrare l'URSS: inglesi, italiani, israeliani e specialmente tedeschi Organizzazione Gehlen. Nel 1954 diventa capo del controspionaggio interno e si occupa a pieno regime della caccia alle spie sovietiche nell'ambito della ricerca atomica statunitense. Con questo incarico individua due talpe di basso livello di Mosca, il diplomatico britannico Donald Maclean e l'agente della NSA Jack Dunlap, mentre si lascia sfuggire tutte le altre. Negli anni Sessanta si occupa della controversa defezione di due ufficiali del KGB, Anatoliy Golitsin e Yuri Nosenko che passeranno il tempo ad accusarsi di essere falsi pentiti dando due opposte versioni sul coinvolgimento sovietico nell'uccisione di John Kennedy. Dal 1963 è il responsabile dell'attuazione dell' "Operazione CHAOS" (un'operazione "False flag") preposta alla sconfitta del comunismo ma che violava le leggi USA. Col passare degli anni controlla sempre più uffici, mettendo il naso in ogni attività della CIA senza mai apparire come il responsabile quando avviene l'inevitabile fallimento. Restano fuori dal suo controllo le attività clandestine in Vietnam cioè l'operazione Phoenix, il cui successo proietta ai vertici della compagnia il responsabile William Colby. Fin dagli anni '60 insinua che numerosi leader occidentali siano agenti del KGB. Le accuse più famose riguardarono il britannico Harold Wilson, lo svedese Olof Palme, i canadesi Lester Pearson e Pierre Trudeau e il tedesco Willy Brandt. Ad un certo punto sospetta anche il Segretario di Stato Henry Kissinger. Questo stato di cose genera il caos nell'agenzia, paralizzandone le attività. Quando Angleton accusa anche dei collaboratori del Presidente Gerald Ford, il Direttore della CIA William Colby ha il via libera per pensionare su due piedi l'onnipotente collega con molti suoi collaboratori. Ci vorranno anni per riorganizzare la compagnia, ricostruire la sezione URSS e per trovare le vere talpe. Angleton muore nel 1987.</div>
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Alla figura di Angleton è liberamente ispirato il personaggio principale del film The Good Shepherd.</div>
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Negli anni '80 il giornalista investigativo americano David C. Martin ha sospettato, portando molti indizi, che Angleton sia stato in realtà un filo-comunista dai tempi della sua amicizia con Philby. Senza mai contattare i russi che non lo avrebbero nemmeno sospettato, avrebbe agito da solo per distruggere la CIA dall'interno con operazioni sempre più complesse, paranoiche ed inefficienti che generavano il caos nella CIA: richiesta di arruolare ex-nazisti, tentativi di avere rapporti esclusivi con Italia, Germania ed Israele, lettura di tutta la corrispondenza americana coll'estero, intercettazione di tutte le telefonate di Berlino est, caccia a continue spie introvabili senza mai trovare quelle vere (identificate tutte da altri uffici).<br />
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-76656148049175512252015-04-24T14:03:00.001-07:002016-09-07T07:39:28.997-07:00FRANCESCO DI CARLO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<img alt="roberto calvi" src="http://i4.mirror.co.uk/incoming/article829802.ece/ALTERNATES/s615/Francesco%20Di%20Carlo" title="francesco di carlo cosa nostra" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Francesco Di Carlo </b></span>(Altofonte, 18 febbraio 1941) ex Cosa Nostra diventato collaboratore di giustizia nel 1996; è entrato in relazione con la famiglia mafiosa di Altofonte negli anni 60.</div>
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Divenne capo famiglia a metà degli anni 1970. Altofonte era parte del mandamento di San Giuseppe Jato, guidato da Antonio Salamone e Bernardo Brusca. Secondo il pentito Giuseppe Marchese, Di Carlo era un mafioso influente e un trafficante di droga connesso con i <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Corleonesi</u></b></span>.</div>
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Il 24 aprile 2014 è apparso, a volto coperto, per la prima volta in televisione, intervistato a Servizio Pubblico Più da Sandro Ruotolo sui rapporti con<span style="color: red; font-size: large;"><b><u> Silvio Berlusconi</u></b></span> e <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Marcello Dell'Utri</u></b></span>.</div>
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Di Carlo è stato espulso da <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></u></b></span> per un conflitto riguardo ad un carico di eroina perduto o una consegna di hashish non pagata. Grazie ai suoi utili servizi alla mafia non è stato ucciso, ma ha dovuto lasciare l'Italia. Si è trasferito a Londra. Suo fratello Andrea Di Carlo lo sostituì a capo della famiglia mafiosa e divenne un membro della Commissione.</div>
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Secondo Di Carlo è stato espulso nel 1982 perché si era rifiutato di tradire alcuni membri del clan Cuntrera-Caruana (Pasquale Cuntrera e Alfonso Caruana) durante la guerra di mafia nella provincia di Agrigento.</div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Traffico di droga</b></span></div>
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<a href="http://i62.photobucket.com/albums/h91/GangstersInc/FrancescoDiCarlo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="http://i62.photobucket.com/albums/h91/GangstersInc/FrancescoDiCarlo.jpg" height="295" title="francescodi carlo mafia" width="400" /></a>Nel Regno Unito Di Carlo ha trafficato hashish ed eroina. Ha comprato una villa a Woking, Surrey, e si è alleato ad Alfonso Caruana. Ha comprato un hotel, agenzie di viaggio e compagnie import-export per agevolare il contrabbando.<br />
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Nel giugno del 1985 la polizia trovò 58 chili di eroina in una consegna. Venne arrestato insieme ad altre tre persone. Nel marzo del 1987 è stato condannato a 25 anni di prigione per traffico di eroina. Il fratello di Alfonso Caruana, Gerlando Caruana venne condannato in Canada.</div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il pentimento</b></span></div>
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Nel giugno del 1996 Di Carlo decise di collaborare con le autorità italiane. Venne trasferito dalla sua prigione del Regno Unito a Roma. Venne considerato come il "nuovo <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/02/tommaso-buscetta-don-masino.html">Tommaso Buscetta</a></u></b></span>". Di Carlo fece i nomi di molti politici come membri di Cosa Nostra, tra gli altri: <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/bernardo-mattarella.html">Bernardo Mattarella</a></u></b></span>, il precedente presidente della Sicilia Giovanni Provenzano e Giovanni Musotto, padre di Francesco Musotto, il precedente presidente della provincia di Palermo che era stato accusato di associazione mafiosa.</div>
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Testimoniò anche a proposito dell'omicidio del giornalista <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2015/03/mauro-de-mauro.html">Mauro De Mauro</a></u></b></span>, che era stato rapito e ucciso dalla mafia nel 1970. Nel 2001 disse che era stato ucciso perché aveva appreso che uno dei suoi vecchi amici, il principe <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/junio-valerio-borghese.html">Junio Valerio Borghese</a></u></b></span>, stava pianificando un colpo di Stato (il cosiddetto <b><span style="font-size: large;"><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/golpe-borghese.html">Golpe Borghese</a></u></span></b> ) per fermare quella che era considerata la svolta a sinistra dell'Italia.<br />
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<a href="http://www.siteground.com/" onclick="this.href='https://www.siteground.com/web-hosting.htm?afbannercode=a1e5675ad7d5cef3f767501a8c2d1c69'" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><img alt="Web Hosting" border="0" height="60" src="https://ua.siteground.com/img/banners/general/dynamic-price/468x60.jpg" width="468" /></a></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Coinvolgimento nell'omicidio di Roberto Calvi</b></span></div>
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Nel luglio del 1991 il pentito <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/francesco-marino-mannoia-u-dutturi.html">Francesco Marino Mannoia</a></u></b></span> affermò che Di Carlo aveva ucciso <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/roberto-calvi.html">Roberto Calvi</a></u></b></span>, soprannominato "il banchiere di Dio" per il suo incarico al Banco Ambrosiano. Calvi sarebbe stato ucciso perché avrebbe perso i fondi della mafia quando il Banco Ambrosiano era collassato. L'ordine di uccidere Calvi sarebbe provenuto dal boss mafioso <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Giuseppe Calò.</u></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando Di Carlo divenne un testimone nel giugno del 1996 negò di essere l'assassino, ma ammise che Calò gli aveva chiesto di uccidere Calvi. Comunque, Di Carlo non poteva essere raggiunto in tempo, e quando successivamente chiamò Calò, quest'ultimo gli disse che si erano già organizzati diversamente. Secondo Di Carlo, gli assassini erano <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/vincenzo-casillo.html">Vincenzo Casillo</a></u></b></span> e Sergio Vaccari, che apparteneva alla Camorra di Napoli ed era stato ucciso.</div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/0CDiBErpQ3Q/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/0CDiBErpQ3Q?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<ul>
<li><span style="color: #0000ee;"><u><br /></u></span></li>
<li><a href="http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html">http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html</a></li>
</ul>
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<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
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<h2>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Vittorio Mangano</b></span></h2>
nacque a Palermo il 18 agosto 1940, nel 1957 abbandonò gli studi al terzo anno di istituto tecnico industriale; nel 1964 si sposò ed ebbe la prima figlia Loredana, la seconda nel 1967 Cinzia Mangano, arrestata nel 2013 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano per riciclaggio in Lombardia, insieme a Enrico Di Grusa, genero, sposato con Loredana. Sin dal 1965 Mangano era parte delle cronache giudiziarie. Cinque anni prima di trasferirsi a Milano presso la residenza brianzola di Arcore aveva già subito tre arresti ed era stato oggetto di vari procedimenti penali per truffa, emissione di assegni a vuoto, ricettazione, lesioni volontarie e tentata estorsione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Rapporti con Marcello Dell'Utri</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://www.repubblica.it/online/cronaca/mangano/morto/internet3mangcxw200h214c00.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://www.repubblica.it/online/cronaca/mangano/morto/internet3mangcxw200h214c00.jpg" style="text-align: left;" title="vittorio mangano" /></a>Nel 1973 tramite <u><span style="color: red; font-size: large;"><b>Marcello Dell'Utri</b></span> </u>che l'aveva conosciuto anni prima venne assunto come "stalliere", con funzioni di amministratore, nella Villa San Martino, ad Arcore, di <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Silvio Berlusconi</b></u></span>, nella quale visse e lavorò fino al 1975. La Procura della Repubblica di Palermo certifica che Dell'Utri era a conoscenza dei precedenti penali di Mangano. Al tempo in cui Dell'Utri, infatti, lasciò l'impiego in banca per diventare collaboratore di Berlusconi, e successivamente chiamò Mangano ad Arcore, la locale stazione dei Carabinieri ricevette un'informativa dai carabinieri palermitani che segnalava Mangano quale "persona pericolosa" con precedenti giudiziari e Dell'Utri quale persona che ne era informata.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.58512.1379605501!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_648/image.jpg" title="berlusconi dell'utri giovani" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
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Mangano lasciò la villa di Arcore nel 1976 (a dire di Mangano di propria iniziativa), mentre Berlusconi con la famiglia si trasferì prima in Svizzera e poi in Spagna. Lo stesso Berlusconi, in un'intervista al Corriere della Sera rilasciata nel 1994, dirà che «rapporti con la mafia ne ho avuti una volta soltanto, vent'anni fa, quando tentarono di rapire mio figlio Piersilvio, che allora aveva 5 anni: portai la mia famiglia in Spagna, e vissero lì molti mesi» e, in riferimento specifico a Mangano, aggiunse che «è lo stesso uomo che licenziammo non appena scoprimmo che si stava adoperando per organizzare il rapimento di un mio ospite, il principe di Santagata. E fu poco dopo che venne scoperto anche il tentativo di rapire mio figlio».</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 28 novembre 1986 una bomba esplose nella villa di Berlusconi in via Rovani a Milano, provocando pochi danni con lo sfondamento del cancello esterno. Berlusconi parlando al telefono con Dell'Utri accusò Mangano, il quale in realtà si trovava in carcere in Sicilia a scontare una condanna (l'attentato è ascrivibile altresì alla mafia catanese, come risulta dalle dichiarazioni del pentito Antonino Galliano, un affiliato del clan della Noce).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/pFW-Nps0fjE/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/pFW-Nps0fjE?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<h3 style="text-align: left;">
<br /><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Rivelazioni al MaxiProcesso</b></span></h3>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/58/Vittorio_Mangano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/58/Vittorio_Mangano.jpg" style="text-align: left;" title="vittorio mangano" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
I collaboratori di giustizia <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/02/tommaso-buscetta-don-masino.html">Tommaso Buscetta</a></span></u></b> e <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Salvatore Contorno</u></b></span>, durante il maxiprocesso di Palermo (1986-1987), indicarono Mangano come affiliato alla Famiglia di Porta Nuova (della quale aveva fatto parte lo stesso Buscetta). Il mafioso <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Gaspare Spatuzza</span></u></b>, ascoltato il 4 dicembre 2009 come testimone nel processo d'appello a Dell'Utri, descrive Mangano come vero e proprio capomandamento di Porta Nuova durante gli anni delle stragi del 1992 e 1993.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il nome di Mangano viene citato per la prima volta dal Procuratore della Repubblica <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Paolo Borsellino </span></u></b>in un'intervista rilasciata il 21 maggio 1992 (due mesi prima di essere ucciso nell'attentato di via d'Amelio), riguardante i rapporti tra mafia, affari e politica. Borsellino affermò che Mangano era «uno di quei personaggi che erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia».<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Duplice omicidio G. Pecoraro e G. Battista Romano</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 19 luglio 2000 Mangano fu condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Palermo all'ergastolo per il duplice omicidio di Giuseppe Pecoraro e Giovambattista Romano, quest'ultimo vittima della lupara bianca nel gennaio del 1995. Di questo secondo omicidio Mangano sarebbe stato l'esecutore materiale. La vittima, già boss del quartiere di Borgo Vecchio a Palermo, venne eliminato su ordine di Bagarella e Brusca. Attirato in un tranello, fu strangolato e sciolto nell'acido dai Bellino, da Vittorio Mangano, e da Cucuzza che ha successivamente confessato il delitto agli organi inquirenti.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://ruttar.altervista.org/rns/wp-content/uploads/2015/01/mangano-vittorio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="VITTORIO MANGANO" border="0" src="https://ruttar.altervista.org/rns/wp-content/uploads/2015/01/mangano-vittorio.jpg" title=""></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Vittorio Mangano durante il processo</b></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Traffico di stupefacenti, estorsione</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Mangano, malato di tumore, morì pochi giorni dopo la sentenza, il 23 luglio 2000, in casa, agli arresti domiciliari, che gli erano stati concessi per motivi di salute, lasciando il carcere, dove già da cinque anni stava scontando la pena a cui era stato precedentemente condannato (traffico di stupefacenti, estorsione). Verrà inoltre sospettato di aver rapito il sedicente principe Luigi D'Angerio dopo una cena alla villa di Silvio Berlusconi, il 7 dicembre 1974. I pentiti Salvatore Cancemi e Calogero Ganci dichiararono che la compagnia Fininvest di Berlusconi, attraverso Marcello Dell'Utri e Mangano, pagò a <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></u></b></span> 200 milioni di lire (circa 100.000 €) annualmente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a 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imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>L'8 aprile 2008 Marcello Dell'Utri durante un'intervista ha suscitato molte polemiche definendo Mangano un uomo che fu «a suo modo un eroe» perché, a suo dire, pur malato terminale di tumore si rifiutò di testimoniare contro Berlusconi o lo stesso Dell'Utri nonostante i presunti benefici che ciò avrebbe potuto portargli.</div>
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Il giorno dopo (9 aprile) lo stesso Berlusconi durante la trasmissione televisiva Omnibus su La7 sostiene questa tesi commentando: «Su Vittorio Mangano ha detto bene Dell'Utri: quando era in carcere ed era malato, i pm gli dicevano che se avesse detto qualcosa su Berlusconi sarebbe andato a casa e lui eroicamente non inventò mai nulla su di me, i pm lo lasciarono andare a casa solo il giorno prima della sua morte. Mangano era una persona che con noi si è comportata benissimo, stava con noi e accompagnava anche i miei figli a scuola. Poi ha avuto delle disavventure che lo hanno portato nelle mani di una organizzazione criminale, ma non mi risulta che ci siano sentenze definitive nei suoi confronti. Poi quando era in carcere fu aggredito da un male che lo fece gonfiare in maniera spropositata. Quindi bene dice Dell'Utri nel considerare eroico un comportamento di questo genere». Posizione ribadita poi intervenendo a 28 minuti, trasmissione di RadioDue dello stesso giorno.<br />
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<a href="http://www.huffingtonpost.it/2015/06/11/mangano-portava-miliardi-berlusconi_n_7559692.html"><b><i><span style="font-size: large;">www.huffingtonpost.it; mangano-portava-miliardi-berlusconi_n_7559692.html</span></i></b></a></div>
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-59203936779646491992015-03-13T14:52:00.000-07:002018-11-27T01:15:48.475-08:00MAURO DE MAURO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;"><b>« De Mauro ha detto la cosa giusta all'uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all'uomo giusto. »</b></span></div>
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<span style="font-size: large;"> (Leonardo Sciascia)</span></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Mauro De Mauro</b></span> </h2>
nasce a Foggia nel1921, figlio di un chimico e di un'insegnante di matematica, fu sostenitore del fascismo ed allo scoppio della seconda guerra mondiale s'arruolò volontario. Militò nella <b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/x-mas.html">Xª Flottiglia MAS</a></span></b> di <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/junio-valerio-borghese.html">Junio Valerio Borghese</a></b></span>; dopo l'8 settembre 1943, aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Restò legato al principe anche dopo la guerra ed in suo onore chiamò la seconda figlia Junia.</div>
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In seguito ad un incidente stradale mentre guidava una motocicletta riportò lesioni con esiti permanenti in termini di menomazioni fisiche (aveva il naso ricucito ed era claudicante). Sull'origine di queste menomazioni fisiche circolarono però anche altre versioni: secondo alcune sarebbero state causate da un violento pestaggio subito da un gruppo di partigiani, secondo altre a malmenarlo sarebbero stati addirittura alcuni commilitoni fascisti a causa di un presunto tradimento.</div>
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Nell'estate del 1945 fu arrestato a Milano dagli Alleati e rinchiuso prima a Ghedi poi nel Campo di concentramento di Coltano, dal quale riuscì a fuggire nel settembre successivo.</div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il dopoguerra</b></span></h3>
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<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/7d/Mauro_De_Mauro.jpg/220px-Mauro_De_Mauro.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/7d/Mauro_De_Mauro.jpg/220px-Mauro_De_Mauro.jpg" title="mauro de mauro scrive" /></a>Trasferitosi a Palermo con la famiglia (suo fratello minore Tullio De Mauro, linguista e in seguito Ministro della Pubblica Istruzione) dopo la seconda guerra mondiale, lavorò presso giornali come Il Tempo di Sicilia, Il Mattino di Sicilia e poi a L'Ora, rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell'Eni <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/01/enrico-mattei.html">Enrico Mattei </a></b></span>e nel settembre del 1970 si stava nuovamente occupando del caso, in seguito all'incarico ricevuto dal regista Francesco Rosi per il suo film Il caso Mattei, che sarebbe in seguito uscito nel 1972.</div>
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De Mauro aveva pubblicato, sempre su L'Ora, il 23 ed il 24 gennaio 1962 il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma della società malavitosa. <b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/02/tommaso-buscetta-don-masino.html">Tommaso Buscetta</a></span></b>, davanti ai giudici <span style="color: red; font-size: large;"><b>Giovanni Falcone</b></span> e <b><span style="color: red; font-size: large;">Paolo Borsellino</span></b>, quindici anni dopo la morte del giornalista, ebbe ad affermare che: "... De Mauro era un cadavere che camminava. <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></b></span> era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa".<br />
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<img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/8/87/De_Mauro_at_work.jpg" title="mauro de mauro" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il rapimento</b></span></h3>
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Il giornalista da qualche mese era stato trasferito dalla redazione "Cronaca" a quella dello "Sport" de L'Ora, quando venne rapito la sera del 16 settembre del 1970, mentre rientrava nella sua abitazione di Palermo. Il rapimento avvenne un paio di giorni prima della celebrazione delle nozze della figlia Franca. De Mauro fu visto l'ultima volta dalla figlia Franca mentre posteggiava la macchina davanti la sua abitazione di via delle Magnolie.<br />
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href="data:image/jpeg;base64,/9j/4AAQSkZJRgABAQAAAQABAAD/2wCEAAkGBxMTEhUTExMVFRUXFxgaFhgYGBceGhgaFxcYFxcXGBcYHSggGh0lGxUXITEhJSkrLi4uFx8zODMtNygtLisBCgoKDg0OGBAQGi0dHx8tLS0tLS0tLS0tLS0tKy0rLS0tLS0tLS0tLS0tLS0rLS0tLTAtLS0tLS0tNy0tLTEtLf/AABEIAMMBAwMBIgACEQEDEQH/xAAcAAAABwEBAAAAAAAAAAAAAAAAAgMEBQYHAQj/xABEEAABAwIDBQYDBgQEAwkAAAABAAIDESEEEjEFBkFRYRMicYGRoQcysRRCUsHR8CNysuEVYoKiQ9LxFhclMzRTY5Kz/8QAGQEAAwEBAQAAAAAAAAAAAAAAAAECAwQF/8QAJREAAgICAgIBBAMAAAAAAAAAAAECEQMhEjETQVEEIjJhQlJx/9oADAMBAAIRAxEAPwDNt5NoGfFTSnVznH3UJOUsJLkpvIaproaVaOwBFn1R4hRFlF1QBCEUJYxopZeiVAEa2pTlxoOZSbeiNLYJoBNzz6IuVdA0Ssbbk8tEAGaA0Ju2pKNK+vgj4cchojsAyBKUouBt0wCVSEWpPil3JFuhHNJgKR6eKO1mYgdUUBOcILkobpAhxM+tBwSbjWy5IUZtlkaBXLrSulyTI1QIavdc+KJVczLqoQpAzMR1NFMA8P3ZRmBbevIe5TxrrqWUhclLM4+CbVTmPQpDGshLSHt1aQR4g1B9QvQWy8UJYY5Ro9rXeoXn+U1stf8Ahdic+Ba0mpjc9vlmzD2criZ5C2SNt4IrTrXROYgkgKEhWZAZGKBBFIHJBAHl1p1RJCuxpM81Po1FGvXCLrkWqLLqU/QB+0C46RJLqLAUEnRcLgdapOqBSAVbIAbBdMleCSCM0JiYrG3olQUk0H90SjAPFUB0FBzlwuRCenggDriEmWeyNFHapRi3Ma0vwSA41pT3Dt7vU3R8Ns4n5rDipkYRrR3B0qa29NPNZzkukXGJDsw5Oth1XXQnhfzUt9kdTvX+iU+wN4NJWdl0QZhIvRELTRTwDWg5mHpz/uo7FSMLvloq5C4kG4EWI5ovID9+SlMTgswLoyDa7ePlzSGFZQ1yitLV4J2TxFcNHRvUpaOOtwUSvXyXIpbkU9z4pMaFnMIvzSrXWvXhw8UiXjloOaUZKKDUG+h6f3QMITVaH8I8cA6aA8aPHlY/Ueiz55r/ANLjxUtuviHRYqFzNc7R4hxoR6Epp0yZK0bw1Glb7riUdotTAZDE0sV1clgqSgkB5eYUUhGw4JNOJ0T3E7ImjaHvjc1p0JCS2ajJnNBsetUvhcG+R4Yxrnu4BoqT5BWiD4dY5/3Gx/zup7CqoRTnEcl1rLdVYNu7mYrCtD5GhzPxNJIHjyQ3Q2EMZOYnPyUYXVAroWilD/MihWiuFq4pnejZbcNiXxNcXNbS541Fb0Uc1oKKD1Z3DMtWl0aZv7/Ja1B8KYjh2SfaJGuMbXOBa0gHLUqq7lbkf4g2V/bGMRvDR3a1qK87cFVC5IpbmckeO4WpSfCB/DFM82H9UmfhDNwxMZ8Wu/ulQckZnRJZr1orVvLuViMI+KM5ZHTVDAwmpI1F9FCY7ZcsRAmifGeGZpFfXVOh2hkHVFgpPCYNzbU8U22aR20YOmb/AKe6teDw3aEvNRUn9+yxyyo1xxsaQYGvMfv2Uzg8ASOQTzC4YDgnvZ8AFySyHZHD8jEYBoSow7RoE5Zhz5o5gIUcmaeNIj5YWkUICiNp7IBFWjQKwujSJiqmpMlwRQHMMb9DronuJgbUEXDxrz/une3IAJKkWSRjGSlTUEU8Dy8/quhPRySVMh5rO4dNf3wXRL09yl8RETWuouPDkmcY4q0QxZz2UIo6vDvW9CF19QG+Z/L8kg8BOMQDb+X8yfzTCxXCQl72tbxN+gpUn2Vt3K2QHbRDR8sXfrzoARUaakKn4WXI9r6VoQac+i1H4WNLziMS4XcQ0dOJA9GprsmWkaE4I3BJMdZKA2WhigiCBQQM8pwSljg4fdIPpdaftLaUWIw0zRdzIw4246ghZarbu2c7GX+dzYpPN4y/7TRSnRbRpvw92BHhMMJXtHavbme4/dFK5RyAChdvfFNrHubDD2gFsznUB8BQqf38xJj2fIW2sG+RNFg5FVo9IzSt7PRO7eJix2FErmgtkaQ5h4HRzfIqj7nbG+zbRxceoYyjT0c4EewT34K4v+BiIybNkDh0zNFR6t91L4eMf4hinc44h7FC6E9MyTfF2bGT/wA59qBMcBBme1vNzR6kBK7fNcVMf/kd9U/3Sw2fF4dvOVnsQfyKC1qJvm3pxFg5T+GE0/8ArQLD9198cRgY3MhDCHOzOztJNaBuoPQLXviJNk2diDzaG+rgF5/omyIq7NBZ8V8WSAIYnEkAUzVNTQUFVrGxHzGFjp2tbIRVzW1oK8KnUhZt8Ldz65cZM22sLT/+h/L1U98SN8Pssf2eI/x3i5/9tp4+J4IQOuhjtjGsxW14GMOYYZry4jTMbUrxpVQXxq2hmlghH3I8x8XE/kE1+FLg6fEOJuGsvxq5ziT/ALQoLf3G9rjp3A1Adkb/AKRT9UWNLaIPZkOaVtOBr6LRNnQd0VVR3dwZBzHjceAVzw7jlouDPK3R6X00dWPYmck7jh4powpwXlc2zsSHkYAuuSgck3DjxXO0ITEwk7OSaZ6Apy6cHVJubUHzHnoqiZSZWdoQZ+/+/Loo7LSqsErSw0NKaaKOxcFahuuv14LdM5ZEY8XPmo7Esoemo81I4rlfr6AW5JtjI6AHotEZMZOS+Jr7N+gSDh9UtidT5ewTEgkei0f4T7TAE2HOp/iN60FHD6e6zaBWf4fE/bo/B39J/RNdkyWja8Oe6EoCm+CdVo/eiXWxicJQXD4oIA8qKa3cxwY5rfxTwE+DXgkqESkDiLjUaeIuFmam/wDxAwXaYCWnAB3oQsGK9C7InZjcG017ssdD0JFCD1B+ixjam6GLimMXYSOvRrmtJaRWxrpotXtGUXTaZcvgyzuYl3+Zg8wK/mrHsuUPxOMcOD42V/lYCf6l3dPZo2fgaS0DgDJKevKvQABQW5hknw0729188sjgSNPug08kIT7bM12m8OnlPDO76qx/DODPtGAfhzO9GO/UKci+EjyK/aWg/wAh19VM7l7mHA48ZpBJ/BeRlBFO81t6+aCuSJD4vz0wOX8UjR6XVG+Hm6JxknaSD+Aw97/O4XDB05q5/FSLtXYPD1p2kvnSwr7q6YHBR4eJsUTaNYKADpxJPEqmtkp0iK3w3ijwGHzUGc92JnM0tbkFgWOxb5pHSSOzOcak9Ve9692tp4zEOlfD3dI2h7e63hx1KrOJ3Ox7NcLL5Nr9EDjRMfCj/wBRiBzjYfRx/VQO82Ay7SkhdZrpA7/S/vfqrb8IMK4T4rM0gsaxpBFwcz6g142UX8RoQNqhw0DY60vwNrcdFD0mUvyHGAwd6+3IKchiCgptqtjaAI31I1IA87lcwO1i8nLr+9DouCUW3Z6WOaiqLUyMJVpaNeCY7G2g1zC4itNQOd6A8qkJjNBncO0qXO1BPdb0DdLeFVlxN/JfRKTbcw7TRxbbkanpolBtnBvtdpJsTUADxIVb2tgu64NAzhtunTxRN3sK4guDZGtDaHM6tX1rmApZtLcfdaKKaMpTknRY9p4YfMw14g+Sb4Oauuh1HJKbN2eHCSN0j6OAo0GmXictBVtTrfio+XYjGVHfIrU1e7XSuqVJBbfoT3ogBiJBI5018lXG4psbQHuv1pWlLHzU5tDZ0XZuowVprx91BQRNkcyrc1Bkpy/D7Eq4sxyLYhjG1aHtNRrY15rjhmiqL019P7K1YDddkVbZnP7wb91vkm21cABE9zWgObWoGhHgqWRXQeCVWUpxuPFLzmpN+JSbWkkFLswrnk5RxWlmCTfQ2iKtfw5A+2tJIFA7W33HKNwWxAfmdTpp7lQ+2XtjlMQcSBSumv8AYJxkmxzg0rZ6HwDvmHI/VO61WE7A36xOG7oLZW2o2Qk2HBjxc+BqtW3S3rhxzTkBZIymeN1KivEH7w6razmcaJwlBIvkvwXExHl1KQ6pMpxEzu1UI0LhuHvqcCTHI0vhca0GrDxI514haV/3i7OLa9sRxpkfX0osGqhVUiXFMuu/2/X2sdlAC2LiTYvPhwCR2L8QZcNCyKPDx0aAKkuqacdFS5Ddd7TpZDexpKqNHb8WcTSnYxerl3A/FGYTmd2HjdVgZQOcKAOJqLca+yzljOqdNAomgcUXfa+/v2jF4bEOhytgJOQOrmN/vUt6cFa2/F3D6Ow8o8C0rHiUWQp2LijbYfirgjqyYf6QfoVI4X4lbOdrK5n8zHj8qLA2GyEjrJ2LiXXAb3NgZtAxuInnlc6N3AN5150JoqdhpS4l5fmdWpzFxJ4kpg4Uv6qS2ds6buyM+RxLS4EWBsajXRZSZcUiy46LtI2GtC4U/NLMa+OCjmsNXMA7g4HQkXNa010TtjG92gs0WRnv7R7WUsLnyXI5HZHH8j3ZmFys0F72CMQ8vJBvUkG2pqTYaDon8bKAINewmh7p58lm3s6VjGMbTXvCp4p83FMaKeyLicM6tiPdJYfZ4Job+CRpxs5hn5nlwqAAnE7iQn7MI1gvQDkksU0UsnQ6SRDzGoULhsN2U2Zuhv58/qpjGigSQg+8mtGE0mTezsZV2fMWmwFRUV5VTTakNBM1w1aSKaULHaegSWBflqCbOFb89R5pLb+KOQHjky+TnAfQlC7LjL7GU3DYW1xdTOz8OA26aRcDpUfsqZwbTl0stJGeJIRfGDomk2z4ye9G014kBSc+HBFiQeYUPjY8QD3A1461BUo0l+0Hbu9A4EZcteRNPREj2AYnB8csjHD5XA0cP9QvTobJo7auJYe9AT4FLYbbE0rsghIJ5uAHq4gK1zMJeL2iyxb3YhoDX5HuGrq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imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/48/Mauro_de_mauro_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/48/Mauro_de_mauro_2.jpg" title="mauro de mauro rapimento" /></a></div>
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La figlia, nell'attesa che il padre raccogliesse le sue vettovaglie dal sedile della macchina, entrò nell'androne per chiamare l'ascensore, vedendo però che il padre non la raggiungeva uscì nuovamente dal portone e vide suo padre, circondato da due o tre persone, risalire in macchina e ripartire senza voltarsi per salutarla. Ella riuscì a cogliere soltanto la parola «amunì» detta da qualcuno a suo padre poco prima di mettere in moto e ripartire senza lasciare traccia.</div>
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La sera successiva l'auto venne ritrovata a qualche chilometro di distanza in via Pietro D'Asaro, con a bordo piccole vettovaglie che il giornalista aveva acquistato rincasando. L'auto fu ispezionata con cura, il cofano fu aperto dagli artificieri, ma non furono reperiti elementi utili al rintraccio. Furono allestiti posti di blocco e si disposero minuziose ricerche, ma dello scomparso non si seppe più nulla.</div>
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<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><br /></b></span>
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<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>Le indagini e le piste</b></span></h3>
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Dopo il sequestro, un commercialista di Palermo, Antonino Buttafuoco, entrò nella vicenda con un ruolo che non è mai stato pienamente chiarito, ma che comunque limpido non è mai parso, e per questa sua intromissione nel caso il professionista è stato al centro di indagini e procedimenti. Conosceva direttamente De Mauro e dopo la sua sparizione ne contattò la famiglia e per circa un paio di settimane chiese ai familiari ciò che sapevano in merito alla scomparsa del loro congiunto. Dopo circa una ventina di giorni fu destinatario di un ordine di cattura che fu commentato dal pubblico ministero che l'aveva emesso con le parole «in questa vicenda c'è dentro fino al collo»; dopo un paio di mesi però il commercialista sarebbe stato scarcerato per mancanza di indizi.</div>
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All'arresto si era giunti a causa di indizi che volevano il Buttafuoco legato da un rapporto d'amicizia all'avvocato <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/vito-guarrasi-don-vito.html">Vito Guarrasi</a></b></span> (già in rapporti con Enrico Mattei e non solo), di cui si è ipotizzato un ruolo di "gestione" del caso De Mauro malgrado, secondo il pentito Gaetano Grado fosse «amico di De Mauro e Mauro De Mauro si confidava con lui». Buttafuoco inoltre era strettamente legato al boss mafioso <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/luciano-leggio-liggio.html">Luciano Leggio</a></b></span> e gli fu anche attribuita la paternità di un nastro registrato che fu fatto pervenire al giornale L'Ora, nel quale si affermava che De Mauro era vivo.</div>
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Le indagini sulla sparizione del giornalista furono seguite sia dai carabinieri, secondo i quali sarebbe stato eliminato da Cosa Nostra in seguito ad indagini sul traffico di stupefacenti, sia dalla polizia, che ritenne piuttosto che la sua sparizione fosse collegata alle sue ricerche sul caso Mattei (l'aereo caduto era decollato da Catania il 27 ottobre 1962), anche in seguito, il giorno stesso del suo rapimento, alla sparizione dal cassetto del suo ufficio di alcune pagine di appunti e di un nastro registrato con l'ultimo discorso tenuto da Mattei a Gagliano Castelferrato. Principale investigatore per l'Arma fu Carlo <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/alberto-dalla-chiesa.html">Alberto Dalla Chiesa</a></b></span>, per la polizia <span style="color: red; font-size: large;"><b>Boris Giuliano</b></span>; anni dopo entrambi caddero, in circostanze diverse, per mano della mafia.</div>
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Carlo Alberto Dalla Chiesa e Boris Giuliano furono i principali investigatori, rispettivamente per i Carabinieri e per la Polizia, che si occuparono del caso De Mauro; entrambi furono in seguito assassinati dalla mafia, Giuliano nel 1979 e Dalla Chiesa nel 1982.</div>
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Si trovarono invece, nel cassetto della sua scrivania al giornale, degli appunti di De Mauro nei quali il giornalista citava i nomi di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/eugenio-cefis.html">Eugenio Cefis</a></u></b></span> (successore di Mattei all'ENI), di Guarrasi, di altri dirigenti dell'ENI e di alcuni esponenti politici siciliani; secondo il De Sanctis, che ne scrisse nel 1972, questi appunti sarebbero rimasti in qualche modo nell'ombra per qualche tempo. Nel cassetto fu rinvenuto anche un taccuino in cui era scritto: "Colpo di Stato! Colpo di Stato continuato - uomini anche mediocri ma di rottura - La guerra è un anacronismo", in presumibile riferimento al <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/golpe-borghese.html">golpe Borghese</a></b></span>.</div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="verzotto graziano" src="https://www.dagospia.com/img/foto/08-2012/graziano-verzotto-185623.jpg" height="288" title="" width="320"></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Graziano Verzotto</td></tr>
</tbody></table>
L'ipotesi di un movente legato all'eliminazione del presidente dell'ENI era quella seguita dalla questura, e più volte si sono incrociate le strade giudiziarie dei processi che hanno riguardato il caso Mattei ed il caso De Mauro; è da quest'ultimo che si ricava l'informazione che il questore Ferdinando Li Donni aveva ordinato alla Digos di indagare su Vito Guarrasi e sul presidente dell'Ente Minerario Siciliano <span style="color: red; font-size: large;"><b>Graziano Verzotto</b></span>. Verzotto era stato incontrato da De Mauro due giorni prima della scomparsa. Secondo Giuseppe Lo Bianco, autore con Sandra Rizza di un libro in cui lega il caso De Mauro ai casi di Mattei e <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/pier-paolo-pasolini.html">Pier Paolo Pasolini</a></b></span>, il presidente dell'EMS avrebbe indicato in Cefis un possibile mandante dell'omicidio di Mattei; e Verzotto, suggerisce Lo Bianco, poteva essere ben informato, essendo fra l'altro finanziatore di agenzie di stampa che avevano pubblicato il libro Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente, di Giorgio Steimetz, cui aveva attinto Pasolini per il suo Petrolio.</div>
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La figura di Guarrasi, che occhieggia qua e là nella vicenda e da più parti viene di tanto in tanto richiamata, è stata pesantemente accostata all'ipotetico personaggio detto "Signor X", il cui ruolo sarebbe piuttosto legato alla strategia per l'eliminazione di Mattei e forse anche di De Mauro. Un elemento che consentirebbe secondo Giorgio Galli di identificare il Signor X per Vito Guarrasi consisterebbe in un nastro magnetico sul quale era stato registrato un incontro fra l'avvocato e due investigatori della polizia, il dirigente della Squadra Mobile Nino Mendolia e <b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/01/bruno-contrada.html">Bruno Contrada </a></span></b>(allora capo della sezione investigativa della stessa Mobile, poi arrestato il 24 dicembre 1992 e condannato in via definitiva a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa); l'incontro avrebbe avuto luogo il 12 ottobre 1970, una settimana prima dell'arresto di Buttafuoco, ed il nastro recava sul suo involucro la dicitura "conversazione tra Mendolia e X".</div>
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Un altro nastro magnetico assume rilievo nella vicenda: si tratta di un nastro che lo stesso giornalista si era procurato e che avrebbe contenuto registrazioni di alcune fasi della manifestazione cui Enrico Mattei aveva partecipato a Gagliano il giorno prima della sua morte. Secondo i familiari, il giornalista riascoltava quel nastro, datogli da un gaglianese, con metodicità quasi ossessiva, ripetutamente fermandolo per riascoltarne alcuni passaggi. Il nastro non è più stato ritrovato. Ma De Mauro ne aveva trascritto brani e preso appunti, ed uno degli appunti recitava «Primo tempo arrivo ore 15, poi ultimo momento anticipato ore 10 perché notizia Tremelloni»: il riferimento era ad un appuntamento imprevisto fra Mattei ed il ministro Roberto Tremelloni, e l'importanza del dato consiste nel fatto - di comune accezione presso gli inquirenti - che solo potendo conoscere in anticipo gli spostamenti del presidente dell'ENI (che non faceva mai sapere in anticipo cose del genere) si sarebbe potuto sabotargli l'aereo. Dunque a Gagliano si sapeva di Tremelloni, si sapeva che questo appuntamento aveva costretto Mattei a programmare il volo per il pomeriggio, e così a Gagliano si poteva già desumere che si sarebbe potuto "agire" sull'aereo. A queste conclusioni, secondo diversi analisti, poteva essere pervenuto De Mauro lavorando al film di Rosi, ricavando per deduzione quelle informazioni che, come ebbe a confidare a colleghi, avrebbero fatto "tremare l'Italia".</div>
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In relazione al fatto che il golpe Borghese già nel 1971 fosse stato reso di pubblica nozione dal ministro dell'interno Franco Restivo (amico di famiglia dei De Mauro), e che avessero preso subito a circolare voci di un collegamento fra il rapimento del giornalista e l'iniziativa del principe, Galli comunque sottolineò che la procura di Pavia, nelle indagini sull'incidente di Bascapè, mettesse in risalto come il caso De Mauro potesse risultare più opportunamente collegato al golpe Borghese che non al caso Mattei: nel contesto di manovre politiche di rilievo, con campagne politiche in corso per il Quirinale, il caso Mattei era innominabile, mentre il golpe Borghese non recava imbarazzo politico ad alcuno dei contendenti. E lo stesso autore, ricordando che De Mauro aveva investigato sulle ragioni della mancata partenza sull'aereo di Mattei, all'ultimo momento, del presidente della Regione siciliana, Giuseppe D'Angelo, "era un giornalista troppo professionale per accogliere notizie nelle bische della mafia".</div>
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Più volte si è tentato di trovare il luogo dove si presumeva fosse stato nascosto il corpo di De Mauro, ma nessuna di queste ricerche ha dato esito positivo.</div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Dichiarazioni dei collaboratori di giustizia</b></span></h3>
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Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, i boss mafiosi <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/stefano-bontate-principe-di-villagrazia.html">Stefano Bontate</a></b></span>, <b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/gaetano-badalamenti-don-tano.html">Gaetano Badalamenti </a></span></b>e Luciano Leggio furono coloro che organizzarono l'uccisione di De Mauro: «il rapimento di Mauro De Mauro […] è stato effettuato da Cosa Nostra. De Mauro stava indagando sulla morte di Mattei e aveva ottime fonti all'interno di Cosa Nostra. Stefano Bontate venne a sapere che De Mauro stava avvicinandosi troppo alla verità - e di conseguenza al ruolo che egli stesso aveva giocato nell'attentato - e organizzò il "prelevamento" del giornalista in via delle Magnolie. De Mauro fu rapito per ordine di Stefano Bontate che incaricò dell'operazione il suo vice Girolamo Teresi […]. Era stato "spento" un nostro nemico e si dette per scontato che Stefano Bontate, Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio avessero autorizzato l'azione».</div>
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imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Un altro collaboratore, Antonino Calderone, dichiarò che la sparizione di De Mauro faceva parte di una serie di azioni eversive attuate da esponenti mafiosi in seguito al fallito Golpe Borghese, in cui si poteva inquadrare anche l'uccisione del procuratore <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/pietro-scaglione.html">Pietro Scaglione</a></u></b></span> (avvenuta il 5 maggio 1971). Secondo le dichiarazioni del pentito Francesco Di Carlo, De Mauro stava facendo troppe domande sul Golpe Borghese e per questo venne "prelevato" dai mafiosi Emanuele D’Agostino, Stefano Giaconia e <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2016/08/bernardo-provenzano-binnu-u-tratturi.html">Bernardo Provenzano</a></b></span>, che lo portarono nella tenuta agricola di Stefano Bontate dove lo strangolarono e seppellirono il cadavere nella vallata del fiume Oreto. Secondo le affermazioni del collaboratore <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/francesco-marino-mannoia-u-dutturi.html">Francesco Marino Mannoia</a></b></span>, i resti di De Mauro rimasero per alcuni anni sepolti sotto il ponte del fiume Oreto ma in seguito Bontate li fece rimuovere e poi vennero sciolti nell'acido.</div>
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Nel 2011 il collaboratore Rosario Naimo dichiarò che gli fu raccontato che De Mauro venne portato con una scusa nel fondo agricolo del boss Francesco Madonia e lì strangolato e il suo cadavere buttato in un pozzo.</div>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Nuove indagini</span></b></h3>
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Nel 2001 la Procura di Palermo riaprì le indagini sulla sparizione di De Mauro in seguito alle dichiarazioni di <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2015/04/francesco-di-carlo.html">Francesco Di Carlo</a></u></b></span>.</div>
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Il 20 settembre 2007 a Conflenti, in Calabria, viene riesumata una salma – la cui sepoltura risale al 1971 – che si pensava potesse essere quella di De Mauro. Ma nel marzo 2008 l'esame del DNA ha smentito l'ipotesi.</div>
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<br /><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Processo</b></span></h3>
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Nell'aprile del 2006 è iniziato il processo per l'omicidio di De Mauro, che vide come unico imputato il boss <span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/salvatore-riina-toto-u-curtu.html">Salvatore Riina</a></b></span>.</div>
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Il 22 aprile 2011, nella requisitoria, viene chiesto l'ergastolo per Riina, oltre all'isolamento diurno per tre anni. In data 10 giugno 2011 Totò Riina viene assolto, per "incompletezza della prova" (ex art. 530 c.p.p.), dalla Corte d'Assise di Palermo per l'omicidio De Mauro. Oltre un anno dopo, il 7 agosto 2012 viene deposita dalla Corte d'Assise la motivazione di quella sentenza di oltre 2.200 pagine, ove si ipotizza che il giornalista venne eliminato «perché si era spinto troppo oltre nella sua ricerca della verità sulle ultime ore di Enrico Mattei».</div>
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Il 23 aprile 2013 si è aperto davanti alla corte d'assise d'appello di Palermo il processo d'appello per il quale è stata richiesta la riapertura dell'istruttoria dibattimentale e l'esame del pentito Francesco Di Carlo in merito alle sue dichiarazioni rese in un libro intervista scritto col giornalista Enrico Bellavia sulle confidenze fattegli dal boss Salvatore Riina durante un summit nel corso del quale si sarebbe deciso il sequestro e l'omicidio del giornalista Mauro De Mauro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Riconoscimenti</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Ha vinto la prima edizione del Premiolino nel 1960 per l'inchiesta sulla delinquenza siciliana</div>
<div style="text-align: justify;">
È uno dei 2.007 giornalisti di tutto il mondo, uccisi per il lavoro che facevano, ricordati nel Journalist Memorial del Newseum di Washington, negli Stati Uniti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 14 maggio 2013, nel giardino della memoria di Ciaculli, parco dedicato a tutti i caduti nella lotta contro la mafia, gli è stato dedicato un albero alla presenza del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, della figlia Franca De Mauro, del procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo, del presidente della corte d’appello di Palermo, del presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti Riccardo Arena.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 16 settembre 2014 in viale delle Magnolie a Palermo, luogo del sequestro di Mauro De Mauro, è stata deposta una corona di fiori su iniziativa dell'Unci (Unione cronisti italiani) alla presenza dei familiani di De Mauro, della figlia Franca De Mauro, del nipote Alessandro, del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, del Prefetto di Palermo Dr.ssa Francesca Cannizzo, del Questore di Palermo Dr.ssa Maria Rosaria Maiorino, del Presidente dell'Odg Sicilia, Riccardo Arena. Il 20 dicembre 2014 L’ Unci e l’Amministrazione comunale hanno collocato in viale delle Magnolie una lapide per ricordare l’assassinio del giornalista.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><a href="http://www.raistoria.rai.it/gallery-refresh/gabriel-garc%C3%ADa-m%C3%A1rquez-un-gigante-in-20-citazioni/563/0/default.aspx">Rai Storia</a></span><br />
<br />
<br /></div>
</div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?t=italiamistero-21&o=29&p=8&l=as1&asins=887424424X&ref=tf_til&fc1=000000&IS2=1&lt1=_blank&m=amazon&lc1=0000FF&bc1=000000&bg1=FFFFFF&f=ifr" style="height: 240px; width: 120px;"></iframe>
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</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-38016286819477097552014-12-23T13:51:00.001-08:002017-04-30T14:16:10.527-07:00ALDO MORO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<img alt="" height="640" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/98/Aldo_Moro3.jpg" title="aldo morobr rapimento" width="499" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<b><br /></b>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b>« Ho atteso trent'anni per rivelare questa storia. Spero sia utile. Mi rincresce per la morte di Aldo Moro; chiedo perdono alla sua famiglia e sono dispiaciuto per lui, credo che saremmo andati d'accordo, ma abbiamo dovuto strumentalizzare le Brigate rosse per farlo uccidere. »</b></div>
<div style="text-align: center;">
(Steve Pieczenik in Abbiamo ucciso Aldo Moro. La vera storia del rapimento Moro, Cooper, pag 186)</div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br />Aldo Romeo Luigi Moro</b></span> nacque a Maglie, in provincia di Lecce; si iscrisse presso l'Università di Bari alla Facoltà di Giurisprudenza, dove prese la laurea. In seguito, nel <br />
1939, pubblicò la tesi e ottenne la docenza in filosofia del diritto e di politica coloniale alla stessa università nel 1941. </div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-PNdhbjKqukI/WQZNrYHMDgI/AAAAAAAAGlo/Hbo5vfNqzQsSQDbpdVEnzILRvBKvyh2FwCLcB/s1600/Aldo%2BMoro%2B1939.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-PNdhbjKqukI/WQZNrYHMDgI/AAAAAAAAGlo/Hbo5vfNqzQsSQDbpdVEnzILRvBKvyh2FwCLcB/s1600/Aldo%2BMoro%2B1939.jpg" /></a>Nel 1935 entrò a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana di Bari,nel 1939 venne scelto, su consiglio di Giovanni Battista Montini, di cui, proprio in quegli anni, divenne amico, come presidente dell'Associazione. Mantenne l'incarico sino al 1942, quando fu chiamato alle armi, prima come ufficiale di fanteria, poi come commissario nell'aeronautica. Gli successe <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html">Giulio Andreotti</a></span></u></b>, sino ad allora direttore della rivista Azione Fucina. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1945 sposò Eleonora Chiavarelli (Montemarciano, 25 settembre 1915 – Roma, 17 luglio 2010), con la quale ebbe quattro figli. Nei primi anni cinquanta fu nominato professore ordinario di diritto penale presso l'Università di Bari. Nel 1963 ottenne il trasferimento all'Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale presso la Facoltà di Scienze politiche.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La politica</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella DC mostrò subito la sua tendenza democratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1946 divenne vicepresidente della Democrazia Cristiana e fu eletto all'Assemblea Costituente, dove entrò a far parte della Commissione che si occupò di redigere il testo costituzionale. Eletto deputato al parlamento nelle elezioni del 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi (23 maggio 1948 - 27 gennaio 1950).</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1955 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni I; nel 1959, al VII congresso nazionale DC conquistò la segreteria del partito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel dicembre 1963 divenne, a soli 47 anni, presidente del Consiglio. Formò il suo primo governo con una coalizione inedita: DC, PSI, PSDI e PRI; fu il primo governo del centro-sinistra. La coalizione resse fino alle elezioni del 1968. Il governo Moro III (23 febbraio 1966 - 5 giugno 1968) batté il record di durata (833 giorni) e rimase uno dei più longevi della Repubblica. </div>
<div style="text-align: justify;">
Dal 1969 al 1974 (V e VI Legislatura), assunse l'incarico di ministro degli Esteri. Dopo la caduta del V governo Rumor, riprese la guida di palazzo Chigi, dove rimase fino alle elezioni anticipate del 1976.Nel 1976 fu eletto Presidente del Consiglio Nazionale del partito.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://diecinodi.files.wordpress.com/2013/03/aldo_moro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://diecinodi.files.wordpress.com/2013/03/aldo_moro.jpg" style="cursor: move;" title="aldo moro giovane" /></a></div>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La DC</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Aldo Moro «era un cattolico osservante e praticante e la sua fede in Dio si rispecchiava nella sua vita politica». Era considerato un mediatore tenace e particolarmente abile nella gestione e nel coordinamento politico delle numerose "correnti" che agivano e si suddividevano il potere all'interno della Democrazia cristiana. All'inizio degli anni sessanta Moro fu un convinto assertore della necessità di un'alleanza tra il suo partito e il Partito Socialista Italiano, per creare un governo di centro-sinistra.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/87/Moro.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="Moro.jpg" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/87/Moro.jpg" style="text-align: left;" /></a>Nel congresso democristiano di Napoli del 1962 riuscì a portare su questa posizione l'intero gruppo dirigente del partito. La stessa cosa avvenne all'inizio del 1978 (poco prima del rapimento), quando riuscì a convincere la DC della necessità di un "governo di solidarietà nazionale", con la presenza del PCI nella maggioranza parlamentare. La sua intenzione dominante era di allargare la base del sistema di governo, ossia il vertice del potere esecutivo avrebbe dovuto rappresentare un numero più ampio di partiti e di elettori. Questo sarebbe stato possibile solo con un gioco di alleanze aventi come fulcro la DC, seguendo così una linea politica secondo il principio di democrazia consociativa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Secondo Sandro Fontana, Moro nella sua attività politica si trovava nella difficoltà di conciliare la missione cristiana e popolare della democrazia cristiana con i valori di tendenza laica e liberale della società italiana.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'opinione di Moro la soluzione a tali quesiti non poteva non essere raggiunta che con un compromesso politico, ampliando l'esperienza dell“'apertura a sinistra” della DC nei confronti del PSI di Pietro Nenni, avvenuta all'inizio degli anni sessanta. Ma la situazione era diversa: fin dal 1956 (rivoluzione ungherese) il PSI si era dichiaratamente staccato dal PCI intraprendendo una strada autonoma. Negli anni settanta e soprattutto dopo le elezioni del 1976, Moro concepì l'esigenza di dar vita a governi di "solidarietà nazionale", con una base parlamentare più ampia comprendente anche il PCI. Ciò rese Moro oggetto di aspre contestazioni: i critici lo accusarono di volersi rendere artefice di un secondo “compromesso storico”, più clamoroso di quello con Nenni, in quanto prevedeva una collaborazione di governo con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer, che ancora faceva parte della sfera d'influenza sovietica, cosa confutata da recenti studi di filosofia politica, in particolare quelli di Danilo Campanella, esperto di filosofia politica morotea, secondo cui la strategia di Moro era quella di un "logoramento" del partito comunista per arrivare all'unità nazionale.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" height="304" src="https://sebastianoisaia.files.wordpress.com/2014/06/berlinguer-moro.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="stretta di mano moro berlinguer" width="640" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Stretta di mano fra Moro e Berlinguer</b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/yOCKQMnrpEs/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/yOCKQMnrpEs?feature=player_embedded" style="clear: left; float: left;" width="320"></iframe>Berlinguer anticipò le eventuali preclusioni ai suoi danni prendendo pubblicamente le distanze da Mosca e rivendicando la capacità del PCI di muoversi autonomamente sullo scacchiere politico italiano. Aldo Moro fu uno dei leader politici che maggiormente prestarono attenzione alle affermazioni di Berlinguer, che con lo «strappo da Mosca» si sarebbe reso accettabile a una parte degli elettori della Democrazia Cristiana. Il segretario nazionale del Partito Comunista Italiano aveva proposto un accordo di solidarietà politica fra i comunisti e cattolici, in un momento di profonda crisi sociale e politica in Italia: la conseguenza fu un intenso confronto parlamentare tra i due schieramenti, che fece parlare di "centralità del Parlamento".</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
All'inizio del 1978 Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana, fu l'esponente politico più importante che ritenne possibile un governo di "solidarietà nazionale", che includesse anche il PCI nella maggioranza, sia pure senza una presenza di ministri comunisti nel governo, in una prima fase. Tale soluzione presentava rischi sul piano della politica internazionale, in quanto non trovava il consenso delle grandi superpotenze mondiali:</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<ul>
<li>Disaccordo degli Usa: l'ingresso al governo di persone che avevano stretti contatti con il partito comunista sovietico avrebbe consentito loro di venire a conoscenza, in piena guerra fredda, di piani militari e di postazioni strategiche supersegrete della Nato. Inoltre, una partecipazione comunista in un paese d'influenza americana sarebbe stata una sconfitta culturale degli Usa nei confronti del resto del mondo, e soprattutto dell'Urss;</li>
<li>Disaccordo dell'Urss: la partecipazione al governo del PCI sarebbe stata interpretabile come una forma di emancipazione del partito dal controllo sovietico e di avvicinamento autonomo agli USA.</li>
</ul>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Le divergenze sul piano internazionale Moro le aveva già constatate sulla propria pelle nel periodo direttamente antecedente il sequestro: la sua difesa di Rumor nella discussione parlamentare sullo <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Scandalo Lockheed</span></u></b> fu da taluno spiegata con un suo personale coinvolgimento nel sistema di tangenti versate dall'impresa aerospaziale americana Lockheed in cambio dell'acquisto di aerei da trasporto militari C-130. Secondo alcuni giornali dell'epoca Moro era il fantomatico Antelope Cobbler, destinatario delle bustarelle. L'accusa, che avrebbe avuto lo scopo di fare fuori politicamente Moro e far naufragare i suoi progetti politici, venne ridimensionata con l'assoluzione di Moro del 3 marzo 1978, tredici giorni prima dell'agguato in via Fani.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://static.fanpage.it/socialmediafanpage/wp-content/uploads/2014/07/aldo-moro_-638x425.jpg" title="aldo moro sequestro br" /><br />
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-k-qgwInypV0/WQZOAlvkvyI/AAAAAAAAGls/DT2hgvt8udMJVDPm1MVvEcN2TPK7FwURgCLcB/s1600/aldo%2Bmoro%2Be%2Bcossiga.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="474" src="https://2.bp.blogspot.com/-k-qgwInypV0/WQZOAlvkvyI/AAAAAAAAGls/DT2hgvt8udMJVDPm1MVvEcN2TPK7FwURgCLcB/s640/aldo%2Bmoro%2Be%2Bcossiga.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-GMducp6_Vh0/WQZPZ-4Mc3I/AAAAAAAAGl8/zoPEd1JIiNc7X61g8YBsqQeLCrWbm9J1ACLcB/s1600/aldo%2Bmoro%2Bed%2Bandreotti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="478" src="https://3.bp.blogspot.com/-GMducp6_Vh0/WQZPZ-4Mc3I/AAAAAAAAGl8/zoPEd1JIiNc7X61g8YBsqQeLCrWbm9J1ACLcB/s640/aldo%2Bmoro%2Bed%2Bandreotti.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large; font-weight: bold;"><br /></span></div>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il sequestro</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
La mattina del 16 marzo 1978, giorno in cui il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, l'auto che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei Deputati fu intercettata e bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Brigate Rosse</u></b></span>.<br />
In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i brigatisti rossi uccisero i due carabinieri a bordo dell'auto di Moro, i tre poliziotti che viaggiavano sull'auto di scorta e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/87/Autista_e_guardia_del_corpo_aldo_moro_via_fani.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/87/Autista_e_guardia_del_corpo_aldo_moro_via_fani.jpg" title="I corpi senza vita dell'autista e della guardia del corpo di Moro" /></a></div>
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b>
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">L'agguato</span></b><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
La tecnica utilizzata per l'agguato fu quella denominata "a cancelletto", utilizzata in precedenza anche dall'organizzazione terroristica tedesca RAF. La tecnica prevedeva di intercettare una colonna di automobili attraverso il blocco di quella di testa, immobilizzando poi la colonna bloccando l'auto di coda.</div>
La colonna con Aldo Moro era composta da due auto: quella su cui viaggiava l'uomo politico e quella di scorta, che lo seguiva. Il piano venne attuato da 11 persone (come emerse dalle indagini giudiziarie, ma il numero e l'identità dei reali partecipanti è stato messo più volte in dubbio ed anche le confessioni dei brigatisti sono state contraddittorie su alcuni punti).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/l5ipr2A3CnM/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/l5ipr2A3CnM?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Alle 8:45 i componenti del nucleo armato brigatista, di cui i quattro incaricati di sparare indossavano uniformi da avieri civili, si disposero all'estremità di via Mario Fani, una stretta strada in discesa nel quartiere Trionfale, all'incrocio con via Stresa. <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Mario Moretti</span></u></b>, componente del Comitato Esecutivo delle Brigate Rosse e principale dirigente della colonna romana, si appostò nella parte alta della strada, sul lato destro, alla guida di una Fiat 128 con targa falsa del Corpo diplomatico. Davanti alla macchina di Moretti si posizionò un'altra Fiat 128 con a bordo Alvaro Lojacono e Alessio Casimirri. Entrambe le auto erano rivolte in direzione dell'incrocio.</div>
Sul lato opposto venne parcheggiata una terza Fiat 128, alla cui guida vi era Barbara Balzerani, rivolta invece che verso via Stresa, nella direzione di provenienza dell'auto di Moro. A qualche metro dall'incrocio con via Fani, lungo via Stresa, era posizionata la quarta e ultima auto, una Fiat 132 blu guidata da Bruno Seghetti. Il gruppo di fuoco, composto da quattro brigatisti, era appostato dietro le siepi di un locale, il bar "Olivetti", chiuso per lavori, ubicato sull'angolo dell'incrocio.<br />
Moro uscì dalla sua casa, in viale del Forte Trionfale, poco prima delle 9:00, salendo su di una Fiat 130 blu, alla cui guida vi era l'appuntato Domenico Ricci e, seduto accanto a lui, il maresciallo Oreste Leonardi, capo scorta, considerato la guardia del corpo più fidata. La 130 era seguita da un'Alfetta bianca, con a bordo gli altri uomini che componevano la scorta: il vice brigadiere Francesco Zizzi e gli agenti di polizia Giulio Rivera e Raffaele Iozzino.<br />
L'agguato scattò non appena il convoglio su cui viaggiava Moro imboccò via Fani dall'alto, dirigendosi verso il basso e fu Rita Algranati a segnalare l'arrivo delle due auto, con un mazzo di fiori.<br />
La macchina di Moretti si mise davanti all'auto di Moro e, giunta all'incrocio, si arrestò di colpo in mezzo alla strada; rimane non chiaro se la Fiat 128 CD avesse i segnali di frenata disattivati. La 130 con all'interno Aldo Moro si fermò dietro all'auto di Moretti, trovandosi bloccata dall'Alfetta della scorta, che la stava seguendo a breve distanza. La macchina di Moro e quella della scorta furono quindi intrappolate dalla 128 di Lojacono e Casimirri, che si mise di traverso dietro l'auto della scorta di Moro.<br />
A questo punto entrò in azione il gruppo di fuoco: da dietro le siepi sbucarono quattro uomini vestiti con uniformi del personale Alitalia sparando con pistole mitragliatrici. Dalle indagini giudiziarie questi vennero identificati in: Valerio Morucci, esponente molto noto dell'estremismo romano ritenuto un esperto di armi, Raffaele Fiore, proveniente dalla colonna brigatista di Torino, Prospero Gallinari, clandestino e ricercato dopo essere evaso nel 1977 dal carcere di Treviso, e Franco Bonisoli, proveniente dalla colonna di Milano. Erano tutti e quattro militanti fortemente determinati e già provati in precedenti azioni di fuoco. L'azione si ispirò a un'analoga tecnica della RAF, i terroristi di estrema sinistra tedesca. Alcuni testimoni riferirono di aver udito urlare in una lingua sconosciuta, forse in tedesco.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" height="198" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/78/Morucci_Fiore_Gallinari_Bonisoli_Brigate_Rosse.jpg/440px-Morucci_Fiore_Gallinari_Bonisoli_Brigate_Rosse.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="I quattro brigatisti Valerio Morucci , Raffaele Fiore , Prospero Gallinari e Franco Bonisoli" width="640" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>I quattro brigatisti che, travestiti da assistenti di volo, spararono sulla scorta: Valerio Morucci "Matteo", Raffaele Fiore "Marcello", Prospero Gallinari "Giuseppe" e Franco Bonisoli "Luigi".</b></td></tr>
</tbody></table>
Secondo la prima perizia del 1978 sarebbero stati sparati in tutto 91 colpi, 45 dei quali avrebbero colpito gli uomini della scorta, e 49 di questi, di cui peraltro solo 19 a segno, sarebbero stati esplosi da una stessa arma, 22 da una seconda arma del medesimo modello (entrambe erano delle pistole mitragliatrici residuati bellici FNAB-43) ed i restanti 20 dalle altre quattro armi: due pistole, un mitra TZ45 ed un mitra Beretta M12. Peraltro la perizia del 1993 non ha confermato questi dati e non è stata in grado di attribuire tutti i 49 colpi allo stesso FNAB-43; è possibile, come affermato da Valerio Morucci, che essi appartenessero ad entrambi i mitra di questo tipo in possesso dei brigatisti, utilizzati dallo stesso Morucci e da Bonisoli.<br />
I quattro brigatisti, travestiti da assistenti di volo, si portarono molto vicini alle due auto ferme allo stop; Morucci e Fiore sparano contro la Fiat 130 con Moro a bordo mentre Gallinari e Bonisoli aprirono il fuoco contro l'Alfetta di scorta. Secondo le ricostruzioni dei brigatisti, tutti e quattro i mitra si sarebbero successivamente inceppati: Morucci riuscì ad eliminare subito il maresciallo Leonardi ma poi si trovò in difficoltà con il suo mitra, l'arma di Fiore invece si sarebbe inceppata subito e quindi l'appuntato Ricci inizialmente sopravvisse e poté tentare varie disperate manovre per svincolare l'auto dalla trappola; una Mini Minor parcheggiata sulla destra della strada intralciò ulteriormente ogni movimento. In pochi secondi Valerio Morucci risolse i problemi con la sua arma e ritornò vicino alla Fiat 130 uccidendo con una raffica anche l'autista di Moro.<br />
Contemporaneamente Gallinari e Bonisoli spararono contro gli uomini della scorta sull'Alfetta: Rivera e Zizzi furono subito mortalmente feriti ma Iozzino, relativamente riparato sul sedile posteriore destro, poté uscire dall'auto e rispondere al fuoco con la sua pistola favorito anche dall'inceppamento dei mitra dei due brigatisti. In breve Gallinari e Bonisoli impugnarono le loro pistole e anche l'ultimo agente fu ucciso e cadde a terra sulla strada.<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/f/f9/Via_Fani_Roma,_16_marzo_1978.jpg" title="agguato moro viafani" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-PU1ZVvpE040/WQZOzKscB-I/AAAAAAAAGl0/pkVKWxf8Y1oovAR9H8nNBr6fHsHeRTwwwCLcB/s1600/auto%2Baldo%2Bmoro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="434" src="https://1.bp.blogspot.com/-PU1ZVvpE040/WQZOzKscB-I/AAAAAAAAGl0/pkVKWxf8Y1oovAR9H8nNBr6fHsHeRTwwwCLcB/s640/auto%2Baldo%2Bmoro.jpg" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La fuga</b></span><br />
Subito dopo lo scontro a fuoco, Raffaele Fiore fece uscire Aldo Moro dalla Fiat 130 e, aiutato da Mario Moretti, lo fece entrare nella Fiat 132 blu che Bruno Seghetti aveva avvicinato allo stop; subito dopo i due brigatisti salirono a bordo e l'auto si allontanò lungo via Stresa subito seguita dalla 128 bianca di Casimirri e Lojacono su cui era salito anche Gallinari. Infine Valerio Morucci raccolse dalla Fiat 130 due delle borse di Moro e passò alla guida della Fiat 128 blu che si mosse, con a bordo anche la Balzerani e Bonisoli, dietro le altre due auto. L'azione era durata appena tre minuti, dalle ore 09.02 alle ore 09.05.<br />
Più avanti, in via Bitossi, era pronto un furgone grigio chiaro Fiat 850T, Morucci lasciò la Fiat 128 blu, prese le due borse di Moro e passò alla guida del furgone; tutti gli automezzi proseguirono per via Bernardini. Le tre auto e il furgone con Morucci alla guida raggiunsero piazza Madonna del Cenacolo, il punto scelto per il trasbordo dell'ostaggio; qui Aldo Moro venne fatto salire sul furgone dove era pronta una cassa di legno.<br />
Mentre le auto furono portate tutte e tre in via Licinio Calvo ed abbandonate; in piazza Madonna del Cenacolo, tra le 09:20 e le 09:25, il gruppo si sciolse. Fiore, Bonisoli e la Balzerani, dopo aver raggiunto via Licinio Calvo, si allontanarono a piedi. Secondo il racconto dei brigatisti, da piazza Madonna del Cenacolo il furgone guidato da Moretti, con il sequestrato nella cassa di legno, e una Citroën Dyane con Morucci e Seghetti si diressero fino al parcheggio sotterraneo della Standa dei Colli Portuensi, nella zona ovest di Roma, che raggiunsero dopo circa venti minuti. Nel parcheggio sotterraneo, dove erano già in attesa Prospero Gallinari e Germano Maccari. la cassa con il sequestrato fu trasferita senza destare sospetti dal furgone su una Citroën Ami 8. Sarebbero stati Moretti, Gallinari e Maccari a portare la Ami 8 con la cassa fino in via Montalcini 8, l'appartamento apprestato per fungere da luogo di detenzione di Aldo Moro.<br />
Immediatamente la notizia dell'agguato si diffuse in ogni angolo del paese. Le attività quotidiane furono bruscamente sospese: a Roma i negozi abbassarono le saracinesche, in tutte le scuole d'Italia gli studenti uscirono dalle aule scolastiche riunendosi in assemblee spontanee, mentre le trasmissioni televisive e radiofoniche furono interrotte da notiziari in edizione straordinaria. L'agguato ed il rapimento furono rivendicati alle ore 10.10 con una telefonata, effettuata da Valerio Morucci, all'agenzia ANSA; due giorni dopo venne fatto ritrovare il primo dei nove comunicati che esse inviarono durante i 55 giorni del sequestro.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'obiettivo delle Brigate Rosse</b></span><br />
<a href="http://valeriobarrale.files.wordpress.com/2010/03/prima_pagina_repubblica_moro.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://valeriobarrale.files.wordpress.com/2010/03/prima_pagina_repubblica_moro.jpg" title="giornale rapimento aldo moro" /></a>« Chi è Aldo Moro è presto detto: dopo il suo degno compare De Gasperi, è stato fino a oggi il gerarca più autorevole, il "teorico" e lo "stratega" indiscusso di questo regime democristiano che da trenta anni opprime il popolo italiano [...] la controrivoluzione imperialista [...] ha avuto in Aldo Moro il padrino politico e l'esecutore più fedele delle direttive impartite dalle centrali imperialiste. »<br />
(Brigate Rosse, Primo Comunicato)<br />
Si è detto che Moro fu rapito perché con lui le Brigate Rosse volevano colpire l'artefice della solidarietà nazionale, e dell'avvicinamento tra DC e PCI, la cui espressione fu il governo Andreotti IV. L'ottica delle BR, in realtà, era diversa: il rapimento in effetti non fu realizzato per colpire il regista di quella fase politica. Il loro scopo era più generale e rientrava nella loro particolare analisi di quella fase storica: colpire la DC (regime democristiano), cardine in Italia dello Stato imperialista delle multinazionali (SIM), mentre il PCI rappresentava non tanto il nemico da attaccare quanto un concorrente da battere. Nell'ottica brigatista, infatti, il successo della loro azione avrebbe interrotto la "lunga marcia comunista verso le istituzioni", per affermare la prospettiva dello scontro rivoluzionario e porre le basi del controllo BR della sinistra italiana per una lotta contro il capitalismo. In questo il loro obiettivo di lotta al capitalismo era simile a quello della RAF tedesca, come venne indicato in seguito nella ricostruzione del rapimento, fatta nel fumetto pubblicato dalla rivista "Metropolis", ove viene fatto un parallelo con il sequestro Hanns-Martin Schleyer, conclusosi anch'esso con l'uccisione del prigioniero.<br />
Stando a quanto ha dichiarato successivamente Mario Moretti, per le BR era rilevante che Moro fosse presidente della DC e che fosse da trent'anni al governo. Sembra, inoltre, che nei mesi precedenti il rapimento di Moro le BR avessero anche studiato la possibilità di rapire il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, ma che poi avessero abbandonato questa opzione perché questi godeva di una protezione di polizia troppo forte per le capacità dei brigatisti. Secondo questa ipotesi dunque, era uguale per le Brigate Rosse rapire Moro o Andreotti: l'importante era colpire un simbolo del potere.<br />
Le conseguenze politiche del rapimento di Moro furono da un lato l'esclusione del PCI da ogni ipotesi di governo per gli anni successivi, e dall'altro un ridisegno del cosiddetto "regime democristiano": la DC di Andreotti rimase partito di governo fino al 1992, anno di tangentopoli, partecipando sempre a maggioranze che lasciarono il PCI all'opposizione, ma queste politiche tuttavia portarono dal 1981, col primo Governo Spadolini ad avere alternanze di presidenti del consiglio democristiani con altri "laici", rompendo quindi il monopolio democristiano. All'interno del Partito socialista italiano (PSI), che aveva sostenuto la possibilità di uno scambio di prigionieri per liberare Moro, vinse la linea di Bettino Craxi per l'esclusione del PCI dal governo, e iniziò una lotta politica con lo stesso per tentare di superarlo nelle elezioni.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La prigionia</b></span><br />
In tempi successivi si ipotizzò che, durante il periodo della detenzione, la "prigione" di Moro fosse conosciuta: si parlò dell'appartamento, sito in via Gradoli a Roma, utilizzato da Mario Moretti e da Barbara Balzerani, noto da tempo sia alle istituzioni che alla 'ndrangheta, ma questo sito era probabilmente troppo piccolo per poter contenere un nascondiglio da adibire a prigione ed era spesso lasciato incustodito, oltre al fatto che, essendo in affitto, poteva essere soggetto a visite da parte del padrone di casa.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/d/d5/Germano_Maccari_Brigate_Rosse.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/d/d5/Germano_Maccari_Brigate_Rosse.jpg" title="Germano Maccari, l'ingegner "Luigi Altobelli" dell'appartamento di via Montalcini." /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Germano Maccari</b></td></tr>
</tbody></table>
Durante i processi che seguirono la cattura dei brigatisti, risultò dalle loro testimonianze che la "prigione del popolo" in cui si trovava Aldo Moro fosse situata in un appartamento di via Camillo Montalcini 8, sempre a Roma, acquistata nel 1977 con i soldi provenienti dal sequestro di Pietro Costa, dalla brigatista Anna Laura Braghetti. Durante il sequestro nell'appartamento vissero con l'ostaggio, la Braghetti, l'insospettabile proprietaria, il suo apparente fidanzato, il sedicente "ingegnere Luigi Altobelli" che era in realtà il brigatista regolare Germano Maccari, esperto militante romano amico di Morucci, e Prospero Gallinari, brigatista clandestino che, essendo già ricercato, rimase per tutti i giorni del rapimento chiuso dentro l'appartamento e funse da carceriere di Moro. Mario Moretti, che viveva in prevalenza in via Gradoli insieme a Barbara Balzerani, si recava quasi tutti i giorni in via Montalcini per interrogare l'ostaggio ed elaborare, in collegamento con gli altri membri del Comitato Esecutivo, la gestione politica del sequestro.<br />
Lo stesso covo pochi mesi dopo venne scoperto e tenuto sotto controllo dall'UCIGOS, cosa che costrinse i brigatisti, che si erano resi conto di essere pedinati, a vendere e smantellare l'appartamento entro i primi di ottobre.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" height="244" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/e7/Anna-laura-braghetti.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Anna Laura Braghetti via Montalcini 8" width="400" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Anna Laura Braghetti</b></td></tr>
</tbody></table>
Il fratello di Aldo Moro, Carlo Alfredo, magistrato, in un suo libro propone però una teoria secondo la quale l'ultima prigione di Moro non sarebbe stata quella di via Montalcini, ma sarebbe stata situata nei pressi di una località marina, basandosi sia sulla sabbia e sui resti vegetali trovati su Moro e sull'auto, sia sulle incongruenze dei tempi tra quanto dichiarato dai brigatisti e quanto rilevato dall'autopsia. Inoltre, sia secondo Carlo Alfredo Moro che altri, le conclusioni dell'autopsia sul corpo, che fu trovato in buone condizioni fisiche, soprattutto in merito al tono muscolare generale, lascerebbero supporre che Moro abbia avuto, durante la detenzione, una certa libertà di movimento e la possibilità di scrivere la numerosissima mole di documenti, prodotti durante la prigionia, in una situazione relativamente agevole (sedia e tavolo), condizione ben lontana da quella che si sarebbe avuta nei pochi metri quadrati concessogli nel covo di via Montalcini. Questi risultati dell'esame autoptico, unite ad alcune contraddizioni nelle confessioni tardive dei brigatisti lasciano comunque aperti molti dubbi sul luogo o sui luoghi in cui fu detenuto in prigionia Aldo Moro e sulle dimensioni anguste della presunta cella nella "prigione del popolo".<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Lettere dalla prigionia</b></span><br />
« Caro Zaccagnini, scrivo a te, intendendo rivolgermi a Piccoli, Bartolomei, Galloni, Gaspafani, Andreotti e <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/11/francesco-cossiga.html">Cossiga</a></span></u></b> ai quali tutti vorrai leggere la lettera e con i quali tutti vorrai assumere le responsabilità, che sono ad un tempo individuali e collettive. Parlo innanzitutto della D.C. alla quale si rivolgono accuse che riguardano tutti, ma che io sono chiamato a pagare con conseguenze che non è difficile immaginare. Certo nelle decisioni sono in gioco altri partiti; ma un così tremendo problema di coscienza riguarda innanzitutto la D.C., la quale deve muoversi, qualunque cosa dicano, o dicano nell'immediato, gli altri. Parlo innanzitutto del Partito Comunista, il quale, pur nella opportunità di affermare esigenze di fermezza, non può dimenticare che il mio drammatico prelevamento è avvenuto mentre si andava alla Camera per la consacrazione del Governo che m'ero tanto adoperato a costituire. »<br />
(lettera a Benigno Zaccagnini recapitata il 4 aprile)<br />
« Il papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo. »<br />
(Lettera alla moglie Eleonora del 5 maggio 1978)<br />
« Siamo ormai credo al momento conclusivo...Resta solo da riconoscere che tu avevi ragione...vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della DC con il suo assurdo e incredibile comportamento...si deve rifiutare eventuale medaglia...c'è in questo momento un'infinita tenerezza per voi...uniti nel mio ricordo vivere insieme...vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo. »<br />
(Lettera alla moglie Eleonora del 5 maggio 1978)<br />
Durante il periodo della sua detenzione, Moro scrisse 86 lettere ai principali esponenti della Democrazia Cristiana, alla famiglia ed all'allora Papa Paolo VI (che avrebbe poi presenziato alla solenne messa funebre di Stato nella basilica di San Giovanni in Laterano, peraltro celebrata senza il feretro dello statista, negato dalla famiglia in polemica con la conduzione della vicenda). Alcune arrivarono a destinazione, altre non furono mai recapitate e vennero ritrovate in seguito nel covo di via Monte Nevoso. Attraverso le lettere Moro cerca di aprire una trattativa con i colleghi di partito e con le massime cariche dello Stato.<br />
È stato ipotizzato che in queste lettere Moro abbia inviato messaggi criptici alla sua famiglia ed ai suoi colleghi di partito. Non immaginando che i brigatisti la renderanno pubblica, in una lettera inspiegabilmente domanda: Vi è forse, nel tener duro contro di me, un'indicazione americana e tedesca? (lettera di Aldo Moro su Paolo Taviani senza destinatario, recapitata tra il 9 ed il 10 aprile ed allegata al comunicato delle Brigate Rosse numero 5); altra ipotesi, avanzata dallo scrittore siciliano Leonardo Sciascia, è che nelle lettere medesime Moro avesse l'intenzione di inviare agli investigatori messaggi sulla localizzazione del covo, per segnalare che esso (almeno nei primi giorni del sequestro) si trovasse nella città di Roma: "Io sono qui in discreta salute" (lettera di Aldo Moro del 27/3/78, non recapitata a sua moglie Eleonora Moro).<br />
Nella lettera recapitata l'8 aprile scaglia un vero e proprio anatema: "Naturalmente non posso non sottolineare la cattiveria di tutti i democristiani che mi hanno voluto nolente ad una carica, che, se necessaria al Partito, doveva essermi salvata accettando anche lo scambio dei prigionieri. Sono convinto che sarebbe stata la cosa più saggia. Resta, pur in questo momento supremo, la mia profonda amarezza personale. Non si è trovato nessuno che si dissociasse? Bisognerebbe dire a Giovanni che significa attività politica. Nessuno si è pentito di avermi spinto a questo passo che io chiaramente non volevo? E Zaccagnini? Come può rimanere tranquillo al suo posto? E Cossiga che non ha saputo immaginare nessuna difesa? Il mio sangue ricadrà su di loro".<br />
Dubbi sono stati avanzati circa la completa pubblicazione di queste lettere; il generale dei Carabinieri <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/alberto-dalla-chiesa.html">Carlo Alberto Dalla Chiesa</a></u></b></span> (successivamente ucciso dalla mafia) trovò copie di alcune lettere ancora non note in una casa che i terroristi utilizzavano a Milano (noto come covo di via Monte Nevoso) e, per qualche altrettanto ignoto motivo, questo recupero fu effettuato solo molti anni dopo.<br />
L'opinione del mondo politico di allora riteneva, tuttavia, che Moro non avesse piena libertà di scrittura. Nonostante la moglie di Moro affermi, durante la deposizione al processo delle BR, di riconoscere lo stile di suo marito, le lettere sarebbero state da considerarsi se non dettate quantomeno controllate o ispirate dai brigatisti. Anche appartenenti al "Comitato degli esperti" voluto da Cossiga, tra cui il criminologo Ferracuti, in un primo tempo affermarono che Moro era stato sottoposto a tecniche di lavaggio del cervello da parte delle BR. C'è da sottolineare che i nomi di molti dei membri di quel Comitato furono poi ritrovati tra quelli degli iscritti alla loggia massonica <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/p2.html">P2</a></u></b></span>, compreso quello dello stesso Franco Ferracuti (tessera 2137), che era anche un agente della <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/cia.html">CIA</a></u></b></span>. Cossiga ammetterà tuttavia anni dopo di essere stato lui a scrivere parte del discorso tenuto da Giulio Andreotti in cui si affermava che le lettere di Moro erano da considerarsi non "moralmente autentiche".<br />
Alcune affermazioni di Moro nelle lettere, per esempio quelle in cui parla di scambi di "prigionieri", al plurale, fanno supporre che le Brigate Rosse gli avessero lasciato intendere di non essere l'unica persona sequestrata. È possibile che lo statista ritenesse che anche alcuni uomini della sua scorta o forse altre personalità rapite altrove, fossero nelle sue medesime condizioni e che quindi gli eventuali tentativi di accordo per la liberazione che cercava di portare avanti dovessero riguardare tutti gli ipotetici sequestrati<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>I comunicati e la trattativa</b></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/9/97/Aldo_moro1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" height="262" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/9/97/Aldo_moro1.jpg" title="Muro con manifesto appeso all'indomani del rapimento" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small; text-align: justify;">Muro con manifesto appeso all'indomani del rapimento</span></td></tr>
</tbody></table>
Durante i 55 giorni del sequestro Moro le Brigate rosse recapitarono nove comunicati con i quali, assieme alla risoluzione della direzione strategica, ossia l'organo direttivo della formazione armata, spiegarono i motivi del sequestro; questi erano documenti lunghi ed a volte poco chiari. Nel comunicato numero 3 si lesse:<br />
« L'interrogatorio, sui contenuti del quale abbiamo già detto, prosegue con la completa collaborazione del prigioniero. Le risposte che fornisce chiariscono sempre più le linee controrivoluzionarie che le centrali imperialiste stanno attuando; delineano con chiarezza i contorni e il corpo del "nuovo" regime che, nella ristrutturazione dello Stato Imperialista delle Multinazionali si sta instaurando nel nostro paese e che ha come perno la Democrazia Cristiana. »<br />
Ed ancora:<br />
« Moro è anche consapevole di non essere il solo, di essere, appunto, il più alto esponente del regime; chiama quindi gli altri gerarchi a dividere con lui le responsabilità, e rivolge agli stessi un appello che suona come un'esplicita chiamata di "correità". »<br />
Le Brigate Rosse proposero, attraverso il comunicato n. 8, di scambiare la vita di Moro con la libertà di alcuni terroristi in quel momento in carcere, il cosiddetto "fronte delle carceri", accettando persino di scambiare Moro con un solo brigatista incarcerato, anche se non di spicco, pur di poter aprire trattative alla pari con lo Stato. Un riconoscimento venne comunque ottenuto quando papa Paolo VI, amico personale di Moro, in data 22 aprile rivolse un drammatico appello pubblico col quale supplicava "in ginocchio" gli "uomini delle Brigate Rosse" di rendere Moro alla sua famiglia ed ai suoi affetti, specificando tuttavia che ciò doveva avvenire "senza condizioni".<br />
La politica si divise in due fazioni: il cosiddetto fronte della fermezza, nettamente maggioritario poiché comprendeva il Governo - specialmente il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e il Ministro dell'Interno Francesco Cossiga - e quasi tutti i partiti presenti in Parlamento (DC, PCI, MSI, PRI, PSDI, PLI), che rifiutava qualunque ipotesi di trattativa, ed il fronte possibilista, nel quale spiccava Bettino Craxi e che comprendeva anche il Presidente del Senato Amintore Fanfani, l'ex Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat (in dissenso dalla posizione ufficiale del PSDI e del suo segretario Pierluigi Romita) e il leader radicale Marco Pannella, incline a ritenere che un eventuale avvicinamento, allo scopo di intavolare una trattativa per salvare la vita dello statista, non avrebbe svilito la dignità dello Stato.<br />
Secondo il fronte della fermezza, la scarcerazione di alcuni brigatisti avrebbe costituito una resa da parte dello Stato, non solo per l'acquiescenza a condizioni imposte dall'esterno, ma per la rinuncia all'applicazione delle sue leggi ed alla certezza della pena; una trattativa coi rapitori inoltre avrebbe potuto creare un precedente per nuovi sequestri, strumentali al rilascio di altri brigatisti, od all'ottenimento di concessioni politiche, e, più in generale, una trattativa con i terroristi avrebbe rappresentato un riconoscimento politico delle Brigate Rosse; di contro la linea del dialogo avrebbe aperto alla possibilità di una rappresentanza partitica e parlamentare del loro braccio armato, e posto questioni di legittimità in merito alle loro richieste. I metodi intimidatori e violenti, e la non accettazione delle regole basilari della politica, ponevano il terrorismo al di fuori del dibattito istituzionale, indipendentemente dal merito delle loro richieste.<br />
Prevalse il primo orientamento, anche in considerazione del gravissimo rischio di ordine pubblico e di coesione sociale che si sarebbe corso presso la popolazione, ed in particolare, presso le forze dell'ordine, che in quegli anni avevano pagato un tributo di sangue già insostenibile a causa dei terroristi. L'epilogo anticipò comunque una presa di posizione definitiva dei governanti. Alcuni autori, tra cui il fratello di Moro nel succitato saggio, fanno notare alcune apparenti incongruenze nei comunicati delle BR. Un primo punto riguarda l'assenza di riferimenti al progetto di Moro di apertura del governo al PCI, questo nonostante il fatto che il rapimento fosse stato effettuato lo stesso giorno in cui questo governo doveva formarsi, e nonostante l'esistenza di comunicati precedenti e successivi agli eventi dove vi erano espliciti riferimenti e dichiarazioni di contrarietà al progetto da parte dei brigatisti. Anche una lettera indirizzata a Zaccagnini da parte di Moro, con un riferimento al progetto, venne fatta riscrivere in una forma in cui questo era omesso<br />
Un secondo punto riguarda le continue rassicurazioni date nei comunicati da parte dei brigatisti secondo i quali tutto ciò che riguardava il "processo" a Moro ed i suoi interrogatori sarebbe stato reso pubblico. Tuttavia, mentre nel caso di altri rapimenti, come quello del giudice Giovanni D'Urso, addetto alla direzione generale degli affari penitenziari, questa diffusione del materiale era stata effettuata, anche senza essere ribadita in maniera così forte e con materiale ben meno importante, nel caso Moro questa diffusione non si ebbe mai, e solo con la scoperta del covo di via Monte Nevoso a Milano diverrà pubblicamente noto, inizialmente in una versione ridotta, il memoriale Moro (presente solo in fotocopia) e alcune lettere inizialmente non diffuse. Gli stessi brigatisti hanno affermato di aver distrutto le bobine degli interrogatori e gli originali degli scritti di Moro, in quanto ritenuti non importanti, nonostante in questi vi fossero riferimenti a Gladio e la connivenza di parte della DC e dello Stato nella strategia della tensione, che ben sembrano identificarsi con il tipo di rivelazioni che le Brigate Rosse andavano cercando.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il rinvenimento del corpo</b></span><br />
« Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC. Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato. »<br />
(Dal comunicato numero 9)<br />
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<div style="text-align: center;">
<img alt="" height="423" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/b/b1/Aldo_moro_rit.jpg" title="moro ritrovamento cadavreviacaetani" width="640" /></div>
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Dalle deposizioni rilasciate alla magistratura è emerso che non tutto il vertice brigatista fosse concorde con il verdetto di condanna a morte. Lo stesso Moretti telefonò direttamente alla moglie di Moro il 30 aprile 1978 per premere sui vertici della DC al fine di accettare la trattativa: la telefonata fu ovviamente registrata dalle Forze dell'Ordine. La brigatista Adriana Faranda citò una riunione notturna tenutasi a Milano e di poco precedente l'uccisione di Moro, ove ella ed altri terroristi (Valerio Morucci, Franco Bonisoli e forse altri) dissentirono, tanto che la decisione finale sarebbe stata messa ai voti.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" height="320" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/48/Valerio_Morucci_Brigate_Rosse_76-79.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="morucci" width="253" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: small;">Morucci</span></b></td></tr>
</tbody></table>
Il 9 maggio, dopo 55 giorni di detenzione, al termine di un processo del popolo, viene assassinato per mano di Mario Moretti, anche se - a tutt'oggi - pare che abbiano partecipato materialmente all'omicidio sia Germano Maccari, che - forse - Prospero Gallinari. Il cadavere fu ritrovato il giorno stesso in una Renault 4 rossa in via Caetani, in pieno centro di Roma.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/e2/Mario_Moretti_04.04.81.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" height="400" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/e2/Mario_Moretti_04.04.81.jpg" title="moretti br moro cia" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Moretti</span></td></tr>
</tbody></table>
Secondo quanto affermato dai brigatisti più di un decennio dopo l'omicidio, Moro fu fatto alzare alle 6 di mattina con la scusa di essere trasferito in un altro covo. Secondo una deposizione di Bonisoli, ennesima incongruenza, a Moro venne riferito di esser stato graziato e - quindi - liberato, una bugia definita dallo stesso brigatista "pietosa", onde "non far soffrire inutilmente oltre" lo statista. Venne infilato in una cesta di vimini e portato nel garage del covo di Via Montalcini. Fu fatto entrare nel portabagagli di una Renault 4 rossa targata Roma N57686 e venne coperto con un lenzuolo rosso, la vettura era stata rubata alcuni mesi prima. Mario Moretti allora sparò alcuni colpi prima con una pistola Walther PPK calibro 9 mm x 17 Corto e poi (dopo che la pistola si era inceppata) con una pistola mitragliatrice Samopal Vzor.61 (nota come Skorpion) calibro 7,65mm con cui sparò una raffica di 11 colpi che perforarono i polmoni del presidente democristiano, uccidendolo (per molti anni, fino alla confessione di Moretti, si pensava che a sparare fosse stato Prospero Gallinari). Alcune incongruenze riguardano le modalità dell'esecuzione: seppur la pistola che inizialmente venne adoperata per sparare a Moro poteva esser silenziata, difficilmente lo poteva essere la mitraglietta, in quanto il silenziatore non permette la soppressione totale del rumore.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" height="440" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c0/AldoMoro_ViaCaetani.jpg/1024px-AldoMoro_ViaCaetani.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Roma, via Caetani: la targa in ricordo di Aldo Moro nel luogo del ritrovamento del corpo" width="640" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small; text-align: justify;"><b>Roma, via Caetani</b></span></td></tr>
</tbody></table>
Poi, una volta eseguito il delitto, l'auto con il cadavere di Moro fu portata da Moretti e Maccari in Via Caetani, senza effettuare soste intermedie, vicino alla sede della D.C. e del P.C.I., dove fu lasciata parcheggiata circa un'ora dopo. All'ultimo tratto del percorso parteciparono su una Simca anche Bruno Seghetti e Valerio Morucci in funzione di copertura. Dopo aver perso tempo per ricercare un posto sicuro per telefonare e per contattare uno dei collaboratori di Moro, finalmente verso le 12.30 Valerio Morucci riuscì ad effettuare la telefonata finale con il professor Francesco Tritto, uno degli assistenti di Moro, qualificandosi inizialmente come il "dottor Niccolai". Con un tono freddo ma corretto chiese, "adempiendo alle ultime volontà del presidente", a Tritto di comunicare subito alla famiglia che il corpo dell'uomo politico si trovava nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, "i primi numeri di targa sono N5...", in via Caetani.<br />
<a href="http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/politica/moro-quotidiani/esterne131845391303184739_big.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" height="304" src="https://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/politica/moro-quotidiani/esterne131845391303184739_big.jpg" title="giornale moro assassinio br " width="400" /></a>La telefonata al professor Tritto venne intercettata e quindi furono le forze dell'ordine che arrivarono per primi in via Caetani. Qualche minuto prima delle due, i segretari di tutti i partiti politici sapevano che il cadavere ritrovato nella Renault rossa targata Roma N57686 era proprio quello di Aldo Moro. La morte risaliva, secondo i risultati autoptici, tra le 9 e le 10 della mattina stessa, orario però incompatibile con la ricostruzione data dai brigatisti (per cui l'esecuzione sarebbe avvenuta tra le 7 e le 8). È da notare che il buco di alcune ore tra l'abbandono dell'auto secondo la ricostruzione dei brigatisti e le prime telefonate di rivendicazione sono giustificate dai brigatisti con il fatto che nessuno dei tentativi di Morucci di contatto telefonico, per annunciare dove era possibile ritrovare il cadavere, con conoscenti ed amici di Moro, effettuati prima della telefonata al professor Tritto, era andato a buon fine.<br />
Alcune testimonianze affermano che la macchina sia stata portata in via Michelangelo Caetani nelle prime ore del mattino, tra le 7 e le 8 e lasciata qui fino a quando gli assassini hanno ritenuto opportuno avvertire. Altre testimonianze, invece, affermano di aver visto la Renault parcheggiata soltanto intorno alle 12.30 e non prima.<br />
In un angolo del bagagliaio, dalla parte dov'è sistemata la ruota di scorta sulla quale poggiava la testa di Moro, c'erano anche le catene da neve, e qualche ciuffo di capelli grigi. Ai piedi del cadavere c'era una busta di plastica con un bracciale e l'orologio.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b4/Sandro_Pertini30.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b4/Sandro_Pertini30.jpg" title="aldo moropertini" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Sandro Pertini rende omaggio alla tomba di Aldo Moro (1982)</b></td></tr>
</tbody></table>
Il corpo di Moro, quando è stato estratto dagli artificieri, era ripiegato e irrigidito. Indossava lo stesso abito scuro del giorno del rapimento con la camicia bianca a righine, e la cravatta ben annodata; era macchiato di sangue (ma le ferite erano approssimativamente state tamponate con dei fazzolettini), e nei risvolti dei pantaloni è stata trovata una notevole quantità di sabbia e di terriccio e alcuni resti vegetali (i brigatisti sosterranno poi durante i processi di aver appositamente sporcato le scarpe e i pantaloni di sabbia per depistare eventuali indagini sulla locazione del covo in cui Moro era tenuto prigioniero). Sotto il corpo e sul tappeto dell'auto c'erano bossoli di cartucce. Furono trovate tracce di sabbia non solo nel risvolto dei pantaloni, ma anche nei calzini.<br />
Il cadavere presentava un'altra ferita, su una coscia, una piaga purulenta mai curata, è probabile che fosse una ferita d'arma da fuoco ricevuta il giorno dell'agguato di via Mario Fani.<br />
Per segnare il decennale della morte di Moro, nell'aprile del 1988, quando già sembrava ormai sconfitto il partito armato, le Brigate Rosse colpirono ancora, uccidendo, nella sua casa di Forlì il senatore democristiano Roberto Ruffilli, consigliere di Ciriaco De Mita sul tema delle riforme istituzionali.<br />
<br />
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>I comitati di crisi</b></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.blitzquotidiano.it/wp/wp/wp-content/uploads/2014/07/steve_pieczenik_usa_aldo_moro.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" src="https://www.blitzquotidiano.it/wp/wp/wp-content/uploads/2014/07/steve_pieczenik_usa_aldo_moro.jpg" title="Steve Pieczenik p2 aldo moro cia" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Steve Pieczenik</b></td></tr>
</tbody></table>
Per fare fronte alla crisi causata dal rapimento di Moro ufficialmente furono istituiti dal Ministro dell'Interno Francesco Cossiga, lo stesso 16 marzo 1978, tre comitati di crisi (dei quali faranno parte tutti esponenti iscritti alla P2):<br />
Un comitato tecnico-politico-operativo, presieduto dallo stesso Cossiga e, in sua vece, dal sottosegretario Nicola Lettieri di cui facevano anche parte i comandanti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, oltre ai direttori (da poco nominati) del <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Sismi</u></b></span> e del <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Sisde</b></u></span>, al segretario generale del Cesis, al direttore dell'Ucigos e al questore di Roma<br />
Un comitato informazione, di cui facevano parte i responsabili dei vari servizi: Cesis, Sisde, Sismi e Sios<br />
Fu creato anche un terzo comitato, non ufficiale, denominato comitato di esperti che non si riunì mai collegialmente. Della sua esistenza si seppe solo nel maggio 1981, quando Cossiga ne rivelò l'esistenza alla Commissione Moro, senza però rivelarne le attività e le decisioni. Di questo organismo facevano parte, tra gli altri: Steve Pieczenik, funzionario della sezione antiterrorismo del Dipartimento di stato americano, il criminologo Franco Ferracuti, Stefano Silvestri, Vincenzo Cappelletti (direttore generale dell'Istituto per l'Enciclopedia italiana), Giulia Conte Micheli.<br />
<br />
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Il possibile coinvolgimento della P2 e dei "servizi segreti"</span></b><br />
Si ipotizza che nell'omicidio di Moro possa essere stata in qualche modo implicata la loggia massonica coperta<span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/p2.html"><b> P2</b></a></span> di <span style="font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/licio-gelli.html">Licio Gelli</a></b></span>, o anche che le Brigate Rosse possano essere state infiltrate dall'intelligence degli Stati Uniti (<b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/cia.html">CIA</a></span></u></b>) o dall'Organizzazione <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/gladio.html">Gladio</a></u></b></span>, la rete clandestina della NATO destinata a contrastare l'influenza sovietica nei paesi dell'Europa Occidentale. Secondo queste teorie, Mario Moretti sarebbe stato "eterodiretto" durante il sequestro.<br />
Il giornalista <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/mino-pecorelli.html">Mino Pecorelli</a></u></b></span>, sulla sua rivista <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>OP-Osservatore Politico</u></b></span>, dove nei mesi precedenti più volte aveva scritto che "... A duemila anni di distanza Roma avrebbe visto nuovamente le Idi di Marzo e la morte di Giulio Cesare...", in riferimento alla data di morte di Cesare (15 marzo 44 a.C.) e del rapimento di Moro (16 marzo 1978), pubblicò un articolo intitolato "Vergogna, buffoni!", sostenendo che il generale <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/alberto-dalla-chiesa.html">Dalla Chiesa </a></u></b></span>si fosse recato da Andreotti dicendogli di conoscere la prigione di Moro, non ottenendo il via libera per il blitz a causa della contrarietà di una certa "loggia di Cristo in paradiso". La probabile allusione alla P2, i cui affiliati controllavano i punti chiave dello Stato, fu chiara soltanto in seguito dopo il ritrovamento della lista degli iscritti alla P2, il 17 marzo 1981. In questa lista erano presenti diversi nominativi di personaggi che ricoprivano ruoli importanti nelle istituzioni durante il sequestro Moro e le successive indagini, alcuni promossi ai loro incarichi da pochi mesi o durante il sequestro stesso: tra questi il generale <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Giuseppe Santovito</u></b></span>, direttore del Sismi, il prefetto Walter Pelosi, direttore del CESIS, il generale Giulio Grassini del SISDE, l'ammiraglio Antonino Geraci, capo del Sios della Marina Militare, <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Federico Umberto D'Amato</u></b></span>, direttore dell'<span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Ufficio Affari Riservati</u></b></span> del Ministero dell'Interno, il generale Raffaele Giudice, comandante generale della Guardia di Finanza ed il generale Donato Lo Prete, capo di stato maggiore della stessa, il generale dei Carab<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-jqZ6_1dAquo/VNUy0L491-I/AAAAAAAAFrY/W3BjgXza8wk/s1600/francoferracuti.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://3.bp.blogspot.com/-jqZ6_1dAquo/VNUy0L491-I/AAAAAAAAFrY/W3BjgXza8wk/s1600/francoferracuti.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Franco Ferracuti</td></tr>
</tbody></table>
inieri Giuseppe Siracusano (responsabile per quello che riguardava i posti di blocco effettuati nella capitale durante le indagini sul sequestro, che vennero considerati ben poco efficaci dalla Commissione Moro).<br />
Stando a quanto riferito dal professor Vincenzo Cappelletti (uno degli esperti chiamati a formare i comitati durante il rapimento) alla commissione stragi, il professor Franco Ferracuti, il cui nome risultò tra gli iscritti della P2 e che fu uno dei sostenitori del fatto che Moro fosse stato colpito dalla sindrome di Stoccolma, aderì alla loggia proprio durante il periodo del rapimento, su proposta del generale Grassini, per lo meno stando a quanto riferitogli dal Ferracuti stesso.<br />
Licio Gelli ha affermato che la presenza di un elevato numero di affiliati alla loggia nei comitati non era dovuta ad un coinvolgimento attivo della P2 nella questione, quanto al fatto che molte personalità di primo piano del tempo erano iscritte alla stessa, quindi era naturale che in questi comitati se ne trovassero diverse. Lo stesso Gelli affermò che alcuni degli iscritti presenti nei comitati probabilmente ignoravano il fatto che anche altri appartenessero alla stessa loggia P2.<br />
Altro caso dubbio, che è stato dibattuto in numerose pubblicazioni sul caso Moro, è quello relativo alla presenza del colonnello Camillo Guglielmi del Sismi nelle vicinanze dell'agguato durante l'azione delle BR. La notizia della sua presenza nella Via Stresa, tenuta segreta inizialmente, verrà rivelata soltanto nel 1991 durante le indagini della Commissione Stragi, anche a seguito di una relazione presentata dal deputato di Democrazia Proletaria Luigi Cipriani (allora membro della commissione) che riferiva di alcune testimonianze sul caso Moro e sul ruolo di Guglielmi come osservatore, da parte di un'ex agente del SISMI (poi quasi totalmente smentite dal diretto interessato). Guglielmi affermerà di essere stato realmente in zona, ma perché invitato a pranzo da un collega che abitava nella vicina via Stresa. Secondo alcune pubblicazioni il collega, pur confermando il fatto che Guglielmi si fosse presentato a casa sua, negò che il suo arrivo fosse previsto. Secondo alcune fonti (tra cui lo stesso Cipriani) Guglielmi avrebbe anche fatto parte di Gladio, tesi però fermamente smentita dallo stesso colonnello.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-8UC2OZoDrqs/WQZH3iC2zXI/AAAAAAAAGlM/fzlU76kjO04kHHUnCRJdXX_2ApVSpsLDwCLcB/s1600/op%2Bsu%2Baldo%2Bmoro%2Bpecorelli.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-8UC2OZoDrqs/WQZH3iC2zXI/AAAAAAAAGlM/fzlU76kjO04kHHUnCRJdXX_2ApVSpsLDwCLcB/s320/op%2Bsu%2Baldo%2Bmoro%2Bpecorelli.jpg" width="250" /></a></div>
Indagini della DIGOS porteranno poi a scoprire che alcuni macchinari presenti nella tipografia utilizzata dai brigatisti per la stampa dei comunicati (da quasi un anno prima del rapimento), che era gestita da un brigatista (Enrico Triaca) e finanziata da Moretti, erano stati precedentemente di proprietà dello Stato: si trattava di una stampatrice AB-DIK260T, che era di proprietà del Raggruppamento Unità Speciali dell'Esercito (facente parte del SISMI) e che, seppur con un pochi anni di vita ed un elevato valore, era stata venduta come rottame ferroso, e di una fotocopiatrice AB-DIK 675, precedentemente di proprietà del Ministero dei trasporti, acquistata nel 1969 e che, dopo alcuni cambi di proprietario, era stata venduta a Enrico Triaca.<br />
Anche l'appartamento di Via Gradoli presenta alcune peculiarità. Innanzitutto fu affittato da Moretti sotto lo pseudonimo di Mario Borghi nel 1975, ma il contratto d'affitto tra "Borghi" e la controparte (Luciana Bozzi) non venne registrato. Inoltre, in quello stabile vivevano anche un confidente della polizia e diversi appartamenti erano intestati ad uomini del SISMI. La palazzina venne perquisita dai Carabinieri del colonnello Varisco, ma venne saltato l'appartamento in oggetto, in quanto nel momento del controllo non risultava essere presente nessuno. Ad aggiungere ulteriori incertezze sul caso, diversa pubblicistica evidenzia che la signora Bozzi si scoprirà successivamente essere amica di Giuliana Conforto, il cui padre era nella lista <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Mitrokhin</span></u></b> di agenti del <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>KGB</u></b></span>, e nel cui appartamento furono arrestati i brigatisti Morucci e Faranda. Infine, Pecorelli, nel 1977, si burlò di Moretti -indirizzando a Borghi residente in Via Gradoli - una cartolina da Ascoli Piceno (Moretti era nato nel 1946 a Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno) recante il messaggio "Saluti, brrrr".<br />
Nel giugno 2008 il terrorista venezuelano Ilich Ramírez Sánchez, detto Carlos, in un'intervista all'agenzia di stampa ANSA, dichiarò che alcuni uomini del SISMI, guidati dal colonnello Stefano Giovannone (ritenuto vicino a Moro), nella sera tra l'8 e il 9 maggio 1978, all'aeroporto di Beirut, tentarono un accordo per far liberare lo statista: questo accordo avrebbe previsto la consegna di alcuni brigatisti incarcerati ad uomini del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina sul territorio di un paese arabo. Secondo Carlos l'accordo, che vedeva i vertici del SISMI contrari e violava la direttiva del governo di non trattare, fallì perché l'informazione fuoriuscì dall'ufficio politico dell'OLP, probabilmente (secondo lo statista) a causa di Bassam Abu Sharif, e da lì ne vennero informati i servizi di un paese della NATO che ne informò a suo volta il SISMI. Il giorno dopo Moro venne ucciso. Sempre secondo il terrorista venezuelano gli ufficiali che avevano effettuato questo tentativo vennero allontanati dai servizi, costringendoli alle dimissioni o al pensionamento. Lo stesso Carlos, a metà degli anni ottanta, era stato indicato da Kyodo News, un'agenzia di stampa giapponese, in base ad informazioni provenienti da una fonte non dichiarata, come uno dei possibili ispiratori del rapimento.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>Il possibile coinvolgimento dell'URSS</b></span><br />
Nel novembre 1977 Sergej Sokolov, studente presso l'Università La Sapienza di Roma, avvicina Moro per chiedergli di frequentare le sue lezioni. Nelle settimane successive, si fa notare per le domande sempre più indiscrete che fa agli assistenti circa l'auto e la scorta, tanto da suscitare anche qualche sospetto in Moro che raccomandò al suo assistente di rispondere vagamente ad eventuali domande dello studente. Nel 1999, in seguito allo scoppio dello scandalo Mitrokhin, si sospetterà che Sergej Sokolov sia in realtà Sergey Fedorovich Sokolov, ufficiale del Kgb avente come copertura un lavoro come corrispondente della TASS (report Impedian 83), che doveva operare a Roma dal 1981 al 1985, ma era stato richiamato in patria nel 1982. Sergej Sokolov incontra l'ultima volta Moro la mattina del 15 marzo. Da allora nessuno lo incontra più.<br />
Francesco Cossiga durante la sua audizione alla Commissione Stragi sostenne che in un primo tempo era anche stato ipotizzato che il rapimento di Moro fosse stato effettuato su commissione dei servizi segreti degli Stati del Patto di Varsavia, ma che il comando NATO non riteneva che il politico potesse conoscere informazioni riservate sull'Alleanza Atlantica tali da considerare il suo rapimento un pericolo per la stessa (ma nel suo memoriale Moro parlerà di una struttura stay-behind simile a Gladio, la cui esistenza allora era ancora ufficialmente segreta). Cossiga sostenne che gli Stati Uniti, al contrario di altre nazioni alleati come la Germania, si rifiutarono di fornire all'Italia il supporto diretto delle loro agenzie di spionaggio, proprio per il fatto che il rapimento di Moro, a quanto ritenevano, non costituiva pericolo per gli interessi americani; gli USA si limitarono quindi, su insistenza di Cossiga, a mandare in Italia Steve Pieczenik.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b>Il possibile coinvolgimento degli USA</b></span><br />
L'ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni il 5 luglio 2005, in un'intervista nella trasmissione NEXT di Rainews24, disse che poche settimane prima del rapimento, Moro gli confidò, discutendo della difficoltà di trovare i covi delle BR, di essere a conoscenza del fatto che sia i servizi americani che quelli israeliani avevano degli infiltrati nelle BR, ma che gli italiani non erano tenuti al corrente di queste attività che sarebbero potute essere d'aiuto nell'individuare i covi dei brigatisti. Galloni sostenne anche che vi furono parecchie difficoltà a mettersi in contatto con i servizi statunitensi durante i giorni del rapimento, ma che alcune informazioni potevano tuttavia essere arrivate dagli USA:<br />
« Pecorelli scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima (...) l'assassinio di Pecorelli potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare »<br />
(Intervista a Giovanni Galloni nella trasmissione Next)<br />
Lo stesso Galloni aveva già effettuato dichiarazioni simili durante un'audizione alla Commissione Stragi il 22 luglio 1998, in cui affermò anche che durante un suo viaggio negli USA del 1976 gli era stato fatto presente che, per motivi strategici (il timore di perdere le basi militari su suolo italiano, che erano la prima linea di difesa in caso di invasione dell'Europa da parte sovietica) gli Stati Uniti erano contrari ad un governo aperto ai comunisti come quello a cui puntava Moro:<br />
« Quindi, l'entrata dei comunisti in Italia nel Governo o nella maggioranza era una questione strategica, di vita o di morte, "life or death" come dissero, per gli Stati Uniti d'America, perché se fossero arrivati i comunisti al Governo in Italia sicuramente loro sarebbero stati cacciati da quelle basi e questo non lo potevano permettere a nessun costo. Qui si verificavano le divisioni tra colombe e falchi. I falchi affermavano in modo minaccioso che questo non lo avrebbero mai permesso, costi quel che costi, per cui vedevo dietro questa affermazione colpi di Stato, insurrezioni e cose del genere. »<br />
(Dichiarazioni di Giovanni Galloni, Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, 39' seduta, 22 luglio 1998)<br />
E pure il fatto di Gladio può aver giocato a favore dell'uccisione di Moro: è stato ipotizzato, anche per via del testo del memoriale, che Moro avesse accennato ai brigatisti l'esistenza della struttura parallela ed ultrasegreta nota come "Gladio", molti anni prima che divenisse di pubblico dominio, seppure i brigatisti apparentemente non abbiano colto la portata della rivelazione. Secondo quanto riportato in un recente libro, che tratta della vita e della morte del falsario che confezionò il falso comunicato del Lago della Duchessa, le rivelazioni fatte da Moro circa Gladio, intuibili in alcune sue lettere, ma non esplicite, avrebbero costituito il "Punto di non ritorno" della trattativa, ed il falso comunicato sarebbe da interpretarsi quale "messaggio" ai brigatisti circa la perdita di valore dell'ostaggio, con blocco conseguente delle trattative riguardo alla sua liberazione.<br />
La vedova di Aldo Moro, Noretta Chiavarelli, ebbe modo di dichiarare al primo processo contro il nucleo storico delle BR (1983), direttamente interrogata dal presidente Severino Santiapichi che suo marito era inviso agli Stati Uniti fin dal 1964, quando venne varato il Governo di Centro-Sinistra e che più volte fosse stato "ammonito" da esponenti politici d'oltreoceano a non violare la cosiddetta "logica di Jalta". Anche se la signora Moro non citò espressamente che il marito le avesse fatto rammentare la contemporaneità tra la nascita del primo governo tra DC e PSI col cosiddetto "<span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Piano Solo</u></b></span>" (o "Golpe De Lorenzo"), Aldo Moro accennò al fatto che oltreoceano non erano graditi governi di sinistra sotto alcuna veste. Per bilanciare lo spostamento a sinistra dell'asse di governo, Moro favorì l'elezione di Antonio Segni, contrario ad ogni intesa con le sinistre, alla presidenza della repubblica.<br />
Ne conseguì una serie di intralci alla politica di riforme desiderate dall'esecutivo, tanto che più volte Segni aveva invitato a colloquio al Quirinale il generale <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/giovanni-de-lorenzo.html">Giovanni De Lorenzo</a></span></u></b>, comandante dell'Arma dei carabinieri. Le "pressioni" statunitensi sul marito, stante la deposizione della signora Moro, s'accentuarono dopo il 1973, quando lo statista creò un'alleanza stretta col PCI che prese il nome di compromesso storico. Nel settembre del 1974 fu il segretario di stato americano, a margine di una visita di stato negli USA, Henry Kissinger ad ammonire severamente Moro della "pericolosità" di tale legame col PCI. E di nuovo, nel marzo 1976 le minacce si fecero più esplicite. Nell'occasione, egli fu affrontato da un alto personaggio americano che lo apostrofò duramente. Di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta, Eleonora Moro rievocherà così l'episodio: "È una delle pochissime volte in cui mio marito mi ha riferito con precisione che cosa gli avevano detto, senza svelarmi il nome della persona... Adesso provo a ripeterla come la ricordo: 'Onorevole (detto in altra lingua, naturalmente), lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Qui, o lei smette di fare questa cosa, o lei la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere' ". Si presume che fosse stato nuovamente Henry Kissinger.<br />
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<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-KjoQsIFww40/WQZNWJ_e90I/AAAAAAAAGlk/DPtm-uzZ640g0b0I9J-waJCk3IpDgTAQwCLcB/s1600/incontro%2Baldo%2Bmoro%2Be%2Bkissinger.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="428" src="https://1.bp.blogspot.com/-KjoQsIFww40/WQZNWJ_e90I/AAAAAAAAGlk/DPtm-uzZ640g0b0I9J-waJCk3IpDgTAQwCLcB/s640/incontro%2Baldo%2Bmoro%2Be%2Bkissinger.jpg" width="640" /></a></div>
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Recentemente, l'esperto statunitense Steve Pieczenik - che ufficialmente coordinava il collegamento tra i servizi segreti americani e gl'omologhi italiani - ha ribadito - in un'intervista concessa a Gianni Minoli su "Radio 24" - le rivelazioni precedentemente esposte nel 2008 in un suo libro, ovvero che il suo reale còmpito fosse quello di "manipolare alla distanza i terroristi italiani così da far in modo che le BR uccidessero Moro ad ogni costo". Il pubblico Ministero Luca Palamara della Procura di Roma ha fatto acquisire agl'atti il libro del 2008 e l'intervista del 2013 da parte della Digos. Le parole del "consulente" statunitense finiranno agl'atti nel fascicolo recentemente aperto sulla base di un esposto di Ferdinando Imposimato, attualmente avvocato, che - all'epoca dei fatti (1978) - ricopriva la carica di giudice istruttore. Nell'articolo del quotidiano veronesesi legge testualmete circa Imposimato: "... Moro poteva esser salvato ed il covo di Via Montalcini - dov'era tenuto prigioniero lo statista - era monitorato da tempo dalle Forze dell'Ordine, ma il blitz per liberare l'esponente della DC, nonostante fosse stato preparato nei minimi dettagli, saltò all'ultimo momento". Ed ancora: "... Steve Pieczenik costituisce un personaggio chiave in grado di fornire informazioni utili al fine di squarciare i veli ancora nebulosi ed oscuri che gravano sul Caso Moro". Palamara, che procede con un fascicolo contro ignoti, si dice particolarmente interessato alla versione resa da Steve Pieczenik, specialmente quando afferma che "... Temevo, ma anche mi aspettavo, che le BR si rendessero effettivamente conto dell'errore che stavano per compiere uccidendo l'ostaggio, e che - alla fine - liberassero Moro rinunciando alla contropartita, mossa questa che avrebbe fatto fallire il mio piano e di cui io solo avrei dovuto render conto ai miei superiori: fino alla fine ho avuto il terrore che liberassero effettivamente il politico. Il sacrificio della vita di Moro era necessario". Palamara a breve sentirà Steve Pieczenik per rogatoria internazionale.<br />
Al vaglio del PM Palamara si trova pure un altro particolare oscuro della drammatica vicenda, il cosiddetto "Giallo di Via Caetani". Esso concerne l'orario in cui effettivamente fu trovato, il 9 maggio 1978, il corpo dello statista nella Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani. Il tutto nasce dal fatto che la telefonata brigatista di rivendicazione dell'omicidio arrivò alle ore 12.30, ma due artificieri, tra i primi ad esser accorsi sul luogo, hanno spostato di un'ora e mezza il momento di ritrovamento del cadavere. Nella loro testimonianza, essi concordano che alle 11.00 in punto di quella fatidica mattina essi giunsero in Via Caetani e vi trovarono già presenti l'allora ministro dell'interno Francesco Cossiga. Questa versione dei fatti è già stata smentita dall'ex giornalista della RAI Franco Alfano, presente al momento dell'apertura del bagagliaio dell'auto, il quale sottolinea che l'ora del ritrovamento è quella canonica, e dall'attrice Piera Degli Esposti. Quest'ultima, in un'intervista rilasciata al Tg5 lo scorso 6 luglio 2013, dichiarò d'aver trascorso buona parte di quella mattina in Via Caetani per motivi di lavoro e di non aver notato alcunché di quanto indicato dai due artificieri. Anche questa testimonianza sono state inserite nel fascicolo processuale.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il possibile coinvolgimento di Israele</b></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-ihD2FXNxew4/WQZUCN-WMtI/AAAAAAAAGmQ/x1dJyV5b14INS-mkjTyRedM6xpJauo3dgCLcB/s1600/sede%2Bhyperion.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="170" src="https://4.bp.blogspot.com/-ihD2FXNxew4/WQZUCN-WMtI/AAAAAAAAGmQ/x1dJyV5b14INS-mkjTyRedM6xpJauo3dgCLcB/s320/sede%2Bhyperion.jpg" width="320" /></a></div>
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<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Sede Hyperion </b></td></tr>
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È stata proposta anche l'ipotesi che le Brigate Rosse fossero infiltrate – già a partire dal 1974 – da agenti segreti di Israele. Franceschini riporta una confidenza fattagli durante l'ora d'aria nel carcere di Torino da Curcio in persona, secondo cui Mario Moretti era probabile fosse un infiltrato nell'organizzazione terroristica. Mario Moretti prese in mano le redini dell'organizzazione proprio al momento della cattura di Franceschini e di Curcio, imprimendo all'organizzazione una struttura di tipo "paramilitare" ed iniziando la guerra aperta contro lo Stato. Curcio smentì l'ex-compagno e molti altri appartenenti all'organizzazione insurrezionale confutarono le parole di Franceschini a vario titolo. I collegamenti tra le Brigate Rosse ed i Servizi Segreti sarebbero stati tenuti dalla scuola parigina "<span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Hyperion</u></b></span>" e proprio all'Hyperion avrebbe dovuto rispondere operativamente Moretti secondo questa ipotesi.<br />
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Il falso "comunicato n. 7" e la scoperta del covo di via Gradoli</span></b><br />
Altro fatto di nebuloso sviluppo fu il falso comunicato n. 7 delle BR, in cui si annunciava la morte dello statista e la sua sepoltura presso il Lago della Duchessa, nel reatino. In esso sarebbe stato coinvolto il falsario romano Antonio Chichiarelli, legato alla <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/banda-della-magliana.html">Banda della Magliana</a></u></b></span> e successivamente autore di altri falsi comunicati delle Brigate Rosse, ucciso nel settembre 1984 in circostanze misteriose, quando ancora il suo legame con il comunicato non era stato del tutto accertati. È da notare che lo stesso Chichiarelli parlò del comunicato a diverse persone, tra cui Luciano Dal Bello, informatore dei carabinieri e del Sisde, che riferì la questione ad un maresciallo dei carabinieri, senza che tuttavia alla segnalazione fossero seguite indagini su Chichiarelli.<br />
Il comunicato venne diffuso lo stesso giorno, il 18 aprile 1978, in cui le forze dell'ordine scoprirono a Roma un appartamento in via Gradoli 96 usato come covo delle Brigate Rosse: la scoperta avvenuta a causa di una supposta perdita d'acqua per cui erano stati chiamati i Vigili del fuoco, si rivelerà essere causata invece da un rubinetto della doccia "misteriosamente" lasciato aperto, appoggiato su una scopa e con la cornetta rivolta verso un muro, quasi a voler far scoprire il covo, che era usato abitualmente dal brigatista Mario Moretti (il quale avrà notizia della scoperta dai media che la riporteranno subito e non vi farà ritorno). Moretti aveva affittato l'appartamento nel 1975, con l'identità dell'"ingegner Mario Borghi", e da allora l'aveva usato abitualmente.<br />
Successivamente alla scoperta del covo verranno resi noti alcuni fatti relativi allo stesso e alle indagini su di questo, sui cui si concentrerà l'attenzione della pubblicistica. Lo stabile in cui si trovava questo covo era stato già perquisito il 18 marzo, pochi giorni dopo il rapimento, su segnalazione di una vicina di casa che aveva sentito dei rumori anomali, simili al codice Morse, ma essendo allora l'appartamento senza nessuno all'interno gli agenti se n'erano andati senza controllarlo. Nella relazione di minoranza della commissione di inchiesta sulla Loggia P2, viene fatto notare che il vice capo della Squadra Mobile romana, il dott. Elio Cioppa, che effettuò questa prima perquisizione, poco tempo dopo l'uccisione di Moro venne promosso a vicedirettore del SISDE, guidato allora dal generale Giulio Grassini, risultato tra gli iscritti alla P2, e pochi mesi dopo anche Cioppa sarebbe entrato a far parte della loggia massonica. La stessa vicina che aveva avvertito i rumori provenienti dall'appartamento, Lucia Mokbel, ufficialmente studentessa universitaria di origine egiziana che conviveva con il suo compagno Gianni Diana, viene indicata in diverse inchieste giornalistiche come rivelatasi poi essere impiegata come informatrice dal SISDE o dalla polizia. Il verbale della perquisizione, presente agli atti del processo Moro, rappresenta un altro lato oscuro, infatti risulta essere stato scritto su fogli intestati "Dipartimento di Polizia", notazione che però iniziò ad essere impiegata solo dal 1981, tre anni dopo la data in cui questi controlli sarebbero avvenuti.<br />
Col passare del tempo diverranno note altre notizie relative al covo e alla zona: nella stessa via, sia prima del 1978 che dopo, erano presenti numerosi appartamenti utilizzati da agenti (tra cui un sottufficiale dei carabinieri in forza al SISMI, residente al numero 89, nell'edificio di fronte al 96, che era compaesano di Moretti) e aziende di copertura al servizio del SISMI e l'appartamento stesso era già stato segnalato e tenuto sotto controllo dall'UCIGOS da diversi anni (quindi era noto alle istituzioni), in quanto frequentato precedentemente anche da esponenti di Potere operaio e Autonomia Operaia. Si scoprirà che anche il deputato democristiano Benito Cazora, nei suoi contatti avuti con esponenti del 'ndrangheta e della malavita calabrese nel tentativo di trovare la prigione di Moro, era stato avvertito che la zona di via Gradoli (per la precisione l'informazione era stata data in automobile, fermi all'incrocio tra la via Cassia e via Gradoli) era una "zona calda" e che questo avvertimento era stato comunicato sia ai vertici della Democrazia Cristiana sia agli organi di polizia.<br />
Lo stesso Mino Pecorelli nel 1977, un anno prima del sequestro di Moro, avrebbe scritto una cartolina all'indirizzo del covo, spedendola da Ascoli Piceno (Moretti nacque a Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno), contenente la frase: "Saluti brrr". Sempre Pecorelli fu l'unico a tacciare di "mistificazione" il falso comunicato delle Br, quando tutti gli esperti interpellati inizialmente lo ritennero autentico.<br />
Steve Pieczenik, l'esperto di terrorismo del Dipartimento di Stato americano, in un'intervista concessa quasi 30 anni dopo il sequestro, affermerà che l'idea del falso comunicato era stata presa durante una riunione del comitato di crisi a cui erano presenti, tra gli altri, lui, Cossiga, alcuni esponenti dei servizi e il criminologo Franco Ferracuti, con lo scopo di preparare l'opinione pubblica italiana ed europea al probabile decesso di Moro durante il sequestro, ma di ignorare poi come la cosa sia stata realizzata concretamente.<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/uU5PrOsY4Zg/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/uU5PrOsY4Zg?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le possibili infiltrazioni mafiose</b></span><br />
È stata prospettata la possibilità che elementi della 'ndrangheta fossero coinvolti nell'agguato di via Fani e nel sequestro. È quanto emergerebbe da una telefonata tra il segretario di Moro Sereno Freato e Benito Cazora, deputato della DC; quest'ultimo era entrato in contatto con un certo "Rocco", poi identificato in Salvatore Varone, il quale aveva dichiarato di essere a conoscenza, tramite la malavita, dell'ubicazione della prigione di Moro che egli si offriva di rivelare in cambio di favori alle norme di confino alle quali era sottoposto. Il 18 aprile Varone ritornò in contatto con Cazora e richiese una foto originale di via Fani in cui egli riteneva potesse essere identificato un suo parente. Cazora ne parlò quindi a Freato ma non riuscì a ottenere la foto; non è chiaro a quale foto ci si riferisse. Inoltre Cazora non riuscì neppure a ottenere per Varone i benefici richiesti ottenendo un rifiuto sia dai funzionari ministeriali, sia da Giuseppe Pisanu, sia dal ministro Cossiga. Nonostante questo Varone diede alcune indicazioni sulla possibile prigione di Moro che però, nonostante gli accertamenti compiuti dalle autorità, si rivelarono completamente inutili.<br />
Secondo il pentito <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/02/tommaso-buscetta-don-masino.html">Tommaso Buscetta</a></u></b></span>, il deputato <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Salvo Lima</u></b></span> e i cugini Salvo, su input di Giulio Andreotti, interessarono il boss mafioso <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/stefano-bontate-principe-di-villagrazia.html">Stefano Bontate</a></u></b></span> per cercare la prigione di Moro: Bontate allora incaricò lo stesso Buscetta, all'epoca detenuto, di contattare gli esponenti delle Brigate Rosse in carcere per avere informazioni e cercò la mediazione di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Pippo Calò</u></b></span>, per via dei suoi legami con la banda della Magliana. Calò però chiese a Bontate di interrompere le ricerche, in quanto tra gli esponenti della Democrazia Cristiana non vi sarebbe più stata la volontà di cercare di liberare Moro. Per la precisione in una tempestosa riunione della Commissione di <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></u></b></span>, Bontate – dalla testimonianza processuale resa dal pentito <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/francesco-marino-mannoia-u-dutturi.html">Francesco Marino Mannoia</a></u></b></span> – aveva convocato Pippo Calò per chiedere il suo intervento al fine di liberare lo statista. Calò avrebbe risposto che Cosa Nostra non avrebbe avuto alcun interesse a muoversi. All'insistenza di Bontate, Calò avrebbe scosso le spalle, rispondendo: «Stefano, ma ancora non l'hai capito che sono proprio loro, gli uomini del suo stesso partito, a non voler affatto che sia liberato... ?!». Infatti, sempre secondo Buscetta, Andreotti, che in un primo momento si era adoperato a cercare Moro, era stato indotto a cambiare ogni iniziativa dalla notizia che il prigioniero stava collaborando con le Brigate Rosse e gli stava rivolgendo pesanti accuse (il cosiddetto "Memoriale Moro").<br />
<span style="font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/raffaele-cutolo-o-prufessor-e-ottaviano.html">Raffaele Cutolo</a></b></span>, capo della <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/nco.html">Nuova Camorra Organizzata</a></u></b></span>, ha riferito a partire dal 1990, in modo confuso e variando più volte il suo racconto dei fatti, che egli si attivò per ricercare la prigione di Moro e sarebbe entrato in contatto con l'esponente della banda della Magliana <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/franco-giuseppucci-er-fornaretto-er.html">Franco Giuseppucci</a></u></b></span>. Questi dopo qualche giorno avrebbe riferito a Cutolo che <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Nicolino Selis</u></b></span>, altro membro della banda, sarebbe stato a conoscenza del luogo, che si sarebbe trovato vicino ad un appartamento che egli utilizzava come nascondiglio di emergenza. Cutolo avrebbe quindi comunicato all'avvocato Francesco Gangemi di poter aprire una trattativa; a dire del capo della Camorra, l'avvocato avrebbe a sua volta contattato "dei politici" o ambienti del ministero degli Interni. Il boss esplicitò che i servizi segreti italiani e non i servizi segreti deviati avevano posto il veto all'intermediazione per la salvezza dell'allora presidente della Democrazia Cristiana. Nella testimonianza di Cutolo, avendo egli preso contatti con Roma per tramite di un suo avvocato, gli fu chiesto di starsene da parte e di non impicciarsi nella faccenda. Valerio Morucci ha completamente screditato davanti alla Commissione Stragi, questo confuso racconto, il brigatista ha evidenziato come i militanti dell'organizzazione fossero all'apparenza "gente normalissima in giacca e cravatta", completamente estranei all'ambiente della malavita e quindi molto difficilmente identificabili da parte della banda della Magliana. Morucci concluse: "non eravamo una banda criminale...non ci incontravano sotto i lampioni...non facevamo traffici strani...non vedo come la banda della Magliana o chicchessia potesse individuare le brigate Rosse".<br />
Stando a quanto riferito in generale anche da alcuni collaboratori di giustizia, le varie mafie italiane in un primo momento si interessarono alla questione, cercando di operare per la liberazione di Moro e/o per individuare il covo dove veniva tenuto prigioniero, anche su richiesta di alcuni interlocutori appartenenti alle istituzioni, ma dalla metà di aprile questi tentativi vengono interrotti da richieste opposte (le due posizioni non saranno comunque condivise da tutti i gruppi e causeranno una spaccatura all'interno di Cosa Nostra tra i Corleonesi, contrari a portare avanti i tentativi di individuare la prigione di Moro, e i palermitani).<br />
Nell'ottobre 1992 un pentito della 'Ndrangheta, Saverio Morabito, ha dichiarato che in via Fani sarebbe stato presente anche Antonio Nirta, appartenente alla mafia calabrese e infiltrato nel gruppo brigatista. Secondo Morabito inoltre Nirta sarebbe stato anche un confidente dei carabinieri in contatto con il capitano Francesco Delfino; egli avrebbe acquisito queste informazioni nel 1987 e nel 1990 da due malavitosi, Paolo Sergi e Domenico Papalia. Sia Delfino che Nirta hanno recisamente smentito queste affermazioni; inoltre le presunte rivelazioni del Morabito non sono supportate da altre fonti e sono state ritenute dalla Commissione Stragi "non ancora supportate da adeguati riscontri".<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il ruolo di Carmine Pecorelli</b></span><br />
Il giornalista Carmine Pecorelli, che apparentemente godeva di numerose conoscenze all'interno dei servizi segreti, nella sua agenzia di stampa Osservatore Politico (OP) si occupò più volte sia del rapimento Moro, sia della possibilità che Moro potesse essere in qualche modo bloccato nel suo tentativo di aprire il governo al PCI.<br />
Il 15 marzo, il giorno prima del rapimento, la sua OP pubblica un articolo sibillino che, citando l'anniversario delle Idi di marzo e collegandolo con il giuramento del governo Andreotti, farebbe riferimento a un possibile nuovo Bruto (uno degli assassini di Cesare).<br />
Successivamente, durante la prigionia di Moro, Pecorelli nei suoi articoli dimostra di conoscere l'esistenza del memoriale (mesi prima del suo ritrovamento), di alcune lettere ancor prima che venissero rese pubbliche. Ipotizza la presenza di due gruppi all'interno delle BR, uno trattativista e uno invece deciso ad uccidere comunque Moro, e fa trapelare il sospetto che il gruppo che ha materialmente effettuato l'agguato in via Fani non sia poi lo stesso che l'aveva pianificato e stava gestendo anche il sequestro ("Aspettiamoci il peggio. Gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello. I killer mandati all'assalto dell'auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata in piazza. È un particolare da tenere a mente.") escludendo peraltro che il gruppo storico delle BR (Curcio e altri già arrestati) avesse a che fare con il rapimento.<br />
Sul ritrovamento del covo di via Gradoli Pecorelli fa notare come, al contrario di quanto ci si sarebbe aspettato dai Brigatisti, nel covo tutte le possibili prove della presenza di questi era in bella mostra. Sui possibili mandanti evidenzia come il progetto di apertura dal governo al PCI di Berlinguer, tra i principali sostenitori dell'Eurocomunismo, sarebbe stato mal visto sia dagli USA (per via del fatto che avrebbe cambiato gli equilibri di potere sia nazionali che internazionali), sia dall'URSS (dato che avrebbe dimostrato che un partito comunista poteva andare al governo in maniera democratica e senza essere diretta emanazione del PCUS di Mosca).<br />
Il 20 marzo 1979 Pecorelli viene ucciso a colpi d'arma da fuoco davanti alla sua abitazione. Nel 1992 il pentito di mafia Tommaso Buscetta rivela che l'uccisione fu eseguita dalla mafia - con la manovalanza romana della banda della Magliana - per "fare un favore ad Andreotti", preoccupato per certe informazioni sul caso Moro: Pecorelli avrebbe ricevuto dal generale Dalla Chiesa (di cui si conosce una domanda di adesione alla P2, ma apparentemente senza seguito) copia degli originali delle lettere di Aldo Moro che contenevano pesanti accuse nei confronti di Giulio Andreotti, e vi avrebbe alluso in alcuni articoli di OP.<br />
Della circolazione in quegli anni a Roma di una versione integrale delle lettere di Moro scoperte dai carabinieri nel covo milanese di via Monte Nevoso (delle quali solo un riassunto fu nell'immediato reso pubblico, il cosiddetto Memoriale Moro, mentre il testo integrale riaffiorò solo nel 1991 durante una ristrutturazione dell'appartamento che aveva ospitato il covo) è prova un episodio verificatosi qualche anno dopo: al congresso di Verona del 1983 Bettino Craxi diede lettura di una lettera di Aldo Moro, pesantemente critica verso i suoi compagni di partito, il cui testo non risultava da nessuno degli atti pubblicati fino a quel momento; la cosa fu considerata una sottile minaccia - nell'ambito della guerra sotterranea tra la DC ed il PSI - e produsse animate critiche che raggiunsero anche l'ambito parlamentare.<br />
Nel processo a suo carico, Andreotti in primo grado ebbe l'assoluzione, mentre la Corte d'Assise d'Appello di Perugia il 17 novembre 2002 lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Andreotti ha presentato ricorso in Cassazione, che ha dichiarato annullata senza rinvio la condanna rendendo definitiva l'assoluzione di primo grado.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il ruolo di Steve Pieczenik</b></span><br />
Un altro personaggio che è stato spesso al centro delle ipotesi di giornalisti e politici è l'esperto statunitense giunto su invito di Cossiga, Steve Pieczenik, al tempo assistente del Sottosegretario di Stato e capo dell'Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Statunitense, e rimasto in Italia circa tre settimane. Dopo la carriera come negoziatore ed esperto di terrorismo internazionale ha iniziato a collaborare con Tom Clancy, nella stesura di libri e film.<br />
Il suo nome, come quello degli altri "esperti", venne diffuso solo agli inizi degli anni novanta. Dopo che venne resa pubblica la composizione dei tre comitati, durante le indagini della commissione stragi vennero richiesti i documenti prodotti da questi: si scoprì che erano presenti solo alcune relazioni di un comitato degli esperti, ma nulla di quanto prodotto dagli altri due. In una relazione a lui attribuita, Pieczenik analizzava le possibili conseguenze politiche del caso Moro, l'eventualità che l'operazione delle Brigate Rosse avesse avuto un appoggio dall'interno delle istituzioni oltre che alcuni consigli su come poter agire per far uscire allo scoperto i brigatisti. Dopo che il contenuto di questa relazione, intitolata "Ipotesi sulla strategia e tattica delle BR e ipotesi sulla gestione della crisi", è stato reso noto, Pieczenik ne ha tuttavia negato la paternità, affermando che si trattava di un falso, contenente sia alcune delle teorie ed ipotesi da lui effettivamente elaborate al tempo, sia alcuni consigli operativi su cui non concordava, che erano "nello stile di Ferracuti", e che per prassi non aveva lasciato nulla di scritto. Il giornalista Robert Katz, che ha intervistato Pieczenik sul caso, fa anche notare che il supposto rapporto contiene riferimenti al comunicato numero 8 del 24 aprile relativi allo scambio tra Moro e 13 detenuti, riferimenti impossibili per via del fatto che l'esperto statunitense aveva lasciato l'Italia il 15 aprile.<br />
Stando a quanto raccontato da Cossiga e dallo stesso Pieczenik, inizialmente l'idea dello statunitense era quella di inscenare una finta apertura alla trattativa, per ottenere più tempo e cercare di far uscire allo scoperto i Brigatisti, in modo da poterli individuare.<br />
In alcune interviste rilasciate successivamente a questi fatti, Pieczenik afferma che durante i giorni del sequestro vi erano notevoli falle che permettevano di far giungere informazioni riservate al di fuori delle discussioni dei comitati e che non aveva l'impressione che la classe politica fosse vicina a Moro:<br />
« Ci fu una cosa che emerse in maniera chiarissima, e che mi sbalordì. Io non conoscevo l'uomo Aldo Moro, dunque desideravo farmi un'idea di che persona fosse e di quanta resistenza avesse. Ci ritrovammo in questa sala piena di generali e di uomini politici, tutta gente che lo conosceva bene, e... ecco, alla fine ebbi la netta sensazione che a nessuno di loro Moro stesse simpatico o andasse a genio come persona, Cossiga compreso. Era lampante che non stavo parlando con i suoi alleati.<br />
[...] Dopo un po' mi resi conto che quanto avveniva nella sala riunioni filtrava all'esterno. Lo sapevo perché ci fu chi - persino le BR - rilasciava dichiarazioni che potevano avere origine soltanto dall'interno del nostro gruppo. C'era una falla, e di entità gravissima. Un giorno lo dissi a Cossiga, senza mezzi termini. "C'è un'infiltrazione dall'alto, da molto in alto". "Sì" rispose lui "lo so. Da molto in alto". Ma da quanto in alto non lo sapeva, o forse non lo voleva dire. Così decisi di restringere il numero dei partecipanti alle riunioni, ma la falla continuava ad allargarsi, tanto che alla fine ci ritrovammo solo in due. Cossiga e io, ma la falla non accennò a richiudersi. »<br />
(I giorni del complotto, articolo del giornalista Robert Katz pubblicato su Panorama del 13 agosto 1994)<br />
Tornato in America venne contattato da un consigliere politico dell'ambasciata argentina (paese al tempo sottoposto ad una dittatura militare) per chiedere aiuto contro sospetti terroristi. Al rifiuto di Pieczenik questo lo minacciò di fargli pervenire un ordine ufficiale da parte del Dipartimento di Stato. Secondo il negoziatore, il consigliere avrebbe potuto essere in realtà un agente segreto, che in qualche modo "era al corrente di ciò che era accaduto nelle stanze romane di Cossiga. Sapeva esattamente cosa vi avevo fatto nelle ultime tre settimane, anche se avrebbe dovuto trattarsi di segreti. Non mi spiegò in che modo fosse venuto a conoscenza di tutto ciò, e l'unica cosa che potei fare fu dedurne che la fuga di notizie faceva rotta diretta verso l'Argentina" e che "Parlava in tono arrogante e pieno di sottintesi, come se a unirci fosse stata l'affiliazione a qualche misteriosa confraternita"; confraternita e fonte delle informazioni che Pieczenik identifica, a posteriori rispetto all'evento, con la loggia massonica P2, dopo che la pubblicazione dei nomi degli iscritti e le successive indagini avevano mostrato come molti degli appartenenti dei tre comitati ne facessero parte e come questa avesse legami proprio con l'Argentina.<br />
Dopo alcuni accordi per essere sentito dalla Commissione Stragi, in un primo tempo accettò l'invito, ma poi improvvisamente rifiutò di presentarsi in Italia.<br />
A quasi 30 anni di distanza dai fatti, durante la preparazione del documentario francese "Les derniers jours de Aldo Moro", il giornalista Emmanuel Amara entra in contatto con Pieczenik, che accetta di farsi intervistare. Il contenuto di questa intervista è poi inserito nel saggio "Abbiamo ucciso Aldo Moro. La vera storia del rapimento Moro" (edizione originale "Nous avons tué Aldo Moro", Patrick Robin Editions, 2006, ISBN 2-35228-012-5). Nell'intervista riportata nel libro stesso riassume quello che sarebbe stato il suo compito durante il rapimento Moro:<br />
« Capii subito quali erano le volontà degli attori in campo: la destra voleva la morte di Aldo Moro, le Brigate rosse lo volevano vivo, mentre il Partito Comunista, data la sua posizione di fermezza politica, non desiderava trattare. Francesco Cossiga, da parte sua, lo voleva sano e salvo, ma molte forze all'interno del paese avevano programmi nettamente diversi, il che creava un disturbo, un'interferenza molto forte nelle decisioni prese ai massimi vertici. [...] Il mio primo obiettivo era guadagnare tempo, cercare di mantenere in vita Moro il più a lungo possibile. Il tempo, necessario a Cossiga per riprendere il controllo dei suoi servizi di sicurezza, calmare i militari, imporre la fermezza in una classe politica inquieta e ridare un po' di fiducia all'economia. Bisognava fare attenzione sia a sinistra sia a destra: bisognava evitare che i comunisti di Berlinguer entrassero nel governo e, contemporaneamente, porre fine alla capacità di nuocere delle forze reazionarie e antidemocratiche di destra.<br />
Allo stesso tempo era auspicabile che la famiglia Moro non avviasse una trattativa parallela, scongiurando il rischio che Moro venisse liberato prima del dovuto. Ma mi resi conto che, portando la mia strategia alle sue estreme conseguenze, mantenendo cioè Moro in vita il più a lungo possibile, questa volta forse avrei dovuto sacrificare l'ostaggio per la stabilità dell'Italia. »<br />
(Steve Pieczenik in Abbiamo ucciso Aldo Moro. La vera storia del rapimento Moro, Cooper, pag 102 e 103)<br />
« Ho atteso trent'anni per rivelare questa storia. Spero sia utile. Mi rincresce per la morte di Aldo Moro; chiedo perdono alla sua famiglia e sono dispiaciuto per lui, credo che saremmo andati d'accordo, ma abbiamo dovuto strumentalizzare le Brigate rosse per farlo uccidere. »<br />
(Steve Pieczenik in Abbiamo ucciso Aldo Moro. La vera storia del rapimento Moro, Cooper, pag 186)<br />
Il fatto che Moro fosse ormai sacrificabile in nome della "ragion di stato" sarebbe divenuto chiaro a Pieczenik nel momento in cui, a fronte di indagini inconcludenti e informazioni riservate che venivano continuamente diffuse, lo statista democristiano avrebbe iniziato a scrivere lettere sempre più preoccupate, che potevano far supporre che stesse per cedere psicologicamente.<br />
Pieczenik afferma che appena arrivato in Italia venne informato da Cossiga che le istituzioni italiane non avevano idea di come uscire dalla crisi e che sia lo stesso Cossiga, sia i servizi segreti Vaticani che avevano offerto la loro collaborazione, lo avevano informato che in Italia da pochi mesi era stato effettuato un tentativo di colpo di stato da parte di esponenti dei servizi segreti, principalmente di destra, e di persone che successivamente identificò come legate alla loggia P2, ma che il tentativo era fallito e che lo stesso Cossiga era riuscito a "fare un po' di pulizia e a riprendere il controllo su una parte di quegli elementi". Lo stesso Pieczenik si diceva stupito della presenza di tanti ex-fascisti all'interno dei servizi segreti, tanto da avere l'impressione di ritrovarsi "nel quartiere generale del duce, di Mussolini", ma afferma anche che durante il sequestro la "capacità di disturbo" di questi gruppi non fu così energica come temeva in un primo tempo. Anche le Brigate Rosse, secondo l'esperto, avevano infiltrati nelle istituzioni, e godevano di informazioni di prima mano fornite da figli di politici e funzionari italiani che simpatizzavano per il gruppo, o perlomeno militavano nei gruppi di estrema sinistra. Queste infiltrazioni vennero studiate, pur senza portare a nessuna individuazione sicura, da Pieczenik con l'aiuto dei servizi Vaticani, che l'esperto statunitense riteneva al tempo molto più efficienti ed informati di quelli italiani.<br />
Oltre a confermare quanto già detto in precedenti interviste, in questa sostiene di aver partecipato in prima persona alla decisione di creare il falso comunicato numero 7 e afferma di aver spinto le Brigate Rosse ad uccidere Moro, con lo scopo di delegittimarle ("Ho permesso che si servissero di questa violenza fino al punto di perdere tutta la loro legittimità. Piuttosto che riconoscere il loro errore, sono sprofondati in quella spirale che li ha portati alla fine."), quando ormai era chiaro (dal suo punto di vista) che comunque non c'era la volontà di liberarlo da parte della classe politica. Pieczenik afferma anche che gli Stati Uniti, pur avendo numerosi interessi in Italia (a cominciare dalle truppe dislocate), non erano al corrente della situazione del paese, né per quello che riguardava il terrorismo di sinistra, né per quello che riguardava i gruppi eversivi di destra o i servizi deviati, e che quindi non poté avere aiuti né dalla CIA né dall'ambasciata statunitense in Italia. Lo stesso Dipartimento di Stato gli avrebbe fornito come informazioni sull'Italia solo articoli tratti da TIME e Newsweek.<br />
Secondo l'esperto l'unico modo che avevano le Brigate Rosse di legittimarsi in qualche modo e distruggere i tentativi di stabilizzazione da lui portati avanti, sarebbe stato il rilascio di Moro, ma questo non avvenne.<br />
Il fatto che fosse tornato in America anzitempo, secondo quanto affermato, era dovuto al fatto che non voleva dare l'impressione che dietro la ormai prevedibile morte di Moro vi potessero essere pressioni statunitensi. Precedentemente aveva invece affermato che se ne era andato perché la sua presenza non fosse strumentalizzata per legittimare l'operato (ritenuto inefficiente e compromesso) delle istituzioni.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large; font-weight: bold;"><br /></span></div>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'ipotesi del tiratore scelto</b></span><br />
Sul luogo della strage sono stati ritrovati 93 bossoli. Con questo elevato numero di colpi sparati in pochi secondi vengono colpiti tutti gli uomini della scorta di Aldo Moro: Oreste Leonardi Domenico Ricci, Giulio Rivera, Raffaele Iozzino e Francesco Zizzi; tuttavia il Presidente della DC resta vivo, il che potrebbe far pensare ad un'elevata esperienza da parte di chi stava usando quelle armi. I brigatisti Morucci, Moretti, Gallinari, Bonisoli e Fiore hanno sempre dichiarato che i militanti dell'organizzazione non erano addestrati professionalmente e non erano molto esperti di armi. I brigatisti hanno affermato che l'azione si fondava soprattutto sull'effetto sorpresa, che non era necessario un addestramento militare specifico ma che invece era richiesta rapidità e grande determinazione per avvicinarsi al massimo alle auto sparando a distanza ravvicinata sugli occupanti senza rischiare di colpire Moro e senza dare modo agli agenti, ritenuti pericolosi e preparati, di reagire.<br />
Secondo le perizie balistiche presentate al Processo "Moro - Quater", una sola arma automatica risulta aver sparato più della metà dei colpi quel giorno: 49 colpi in 20 secondi. Tuttavia l'autopsia sul cadavere di Moro ha evidenziato una ferita da arma da fuoco sulla coscia, riconducibile alla sparatoria dell'agguato; poiché Moro sedeva da solo sul sedile posteriore della sua vettura, non sarebbe risultato molto difficile per gli aggressori dirigere il fuoco delle loro armi verso la parte anteriore della vettura, dove si trovava l'autista e la guardia del corpo. I componenti del commando di via Fani indossavano divise da aviazione civile, invece di indossare vestiti in grado di farli passare inosservati, sia prima dell'operazione, sia durante la fuga; per quanto l'indossare divise offra il vantaggio di una omogeneizzazione visiva delle persone, rendendole meno distinguibili singolarmente.<br />
Partendo dai dubbi sull'apparente professionalità mostrata nel colpire la scorta senza uccidere Moro, alcuni hanno ipotizzato che nel commando vi fosse un tiratore scelto armato di mitra a canna corta, che sarebbe colui il quale ha sparato la maggior parte dei colpi, la cui identità sarebbe ancora sconosciuta. Relativamente a questo ipotetico "killer" alcuni, ipotizzano potrebbe essere stato un componente del servizio segreto (italiano o straniero) o dell'organizzazione clandestina Gladio estraneo all'organizzazione brigatista e che le divise sarebbero quindi state necessarie per rendere riconoscibili a prima vista e reciprocamente i brigatisti ed il tiratore scelto. Addirittura, il settimanale L'Espresso propone un'identità al fantomatico cecchino. Si tratterebbe di un tiratore scelto ex membro della Legione Straniera, Giustino De Vuono, colui che avrebbe sparato tutti i 49 colpi andati a segno, e – soprattutto – tutti quelli che hanno centrato gli uomini della scorta, guardie del corpo esperte ed abituate a rispondere al fuoco. Agli atti della Questura di Roma si trova depositata una testimonianza, contenuta in un verbale datato 19 aprile 1978, in cui il teste Rodolfo Valentino afferma di aver riconosciuto De Vuono alla guida di una Mini o di un' A112 di color verde e presente sulla scena dell'eccidio.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-BWXakwnYgdM/WQZQn7OSMNI/AAAAAAAAGmE/8VCtaBUskz04KsyRnp8WKa-ajq-J6P8mwCLcB/s1600/aldo%2Bmoro%2Bauto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://2.bp.blogspot.com/-BWXakwnYgdM/WQZQn7OSMNI/AAAAAAAAGmE/8VCtaBUskz04KsyRnp8WKa-ajq-J6P8mwCLcB/s640/aldo%2Bmoro%2Bauto.jpg" width="640" /></a></div>
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Durante il periodo del rapimento dello statista – peraltro – De Vuono risulta assente dalla sua abituale residenza, a Puerto Stroessner (oggi Ciudad del Este, nel Paraguay meridionale, all'epoca dei fatti retto da una giunta militare trentennale con a capo il generale Alfredo Stroessner). De Vuono era affiliato alla 'Ndrangheta calabrese e diversi brigatisti testimoniarono che le loro armi venivano acquistate presso i malavitosi calabresi e che De Vuono era ideologicamente “collocato all'estrema sinistra” ed è stato provato che in Calabria lo Stato aveva avviato contatti con la malavita per ottenere il rilascio dello statista rapito. In alternativa, l'identità del fantomatico tiratore scelto avrebbe potuto anche essere stata straniera. Un testimone occasionale - che si trovava a passare per via Fani circa mezz'ora prima della strage - sarebbe stato affrontato da un uomo che aveva l'accento tedesco e che gli ordinò di scappare via di lì. Si presume che fosse un appartenente alla RAF, l'organizzazione terroristica tedesca che sei mesi prima aveva pianificato ed eseguito un rapimento simile ai danni del presidente della Confindustria tedesca. Le perizie hanno appurato che in via Fani vennero usate anche munizioni di provenienza speciale (ricoperte di una vernice protettiva usata per avere una migliore conservazione), e simili pallottole furono trovate anche nel covo di via Gradoli. Questo tipo di proiettili non sarebbe in dotazione alle forze convenzionali e munizioni con trattamento simile sarebbero state trovate anche in alcuni depositi segreti di armi facenti riferimento a Gladio.<br />
Inoltre, alcuni testimoni occasionali dichiararono di aver udito un forte rumore di elicottero sorvolare la zona di Via Fani in concomitanza della strage, sebbene dai piani di volo risultino solo elicotteri della polizia in volo su quell'area ma a partire dalla tarda mattinata, a sequestro compiuto. C'è – infine - l'autorevole dichiarazione rilasciata alla stampa da parte del generale Gerardo Serravalle, fino al 1974 a capo di Gladio, secondo il quale: “… dietro la "Geometrica Potenza" brigatista dispiegata in via Fani c'erano killers professionisti: Uno che spara in quel modo, centrando come birilli, tutti gli uomini della scorta senza lasciar loro il tempo per la fuga o per la difesa, è senza dubbio alcuno un tiratore scelto di altissimo livello; 49 colpi in una manciata di secondi: un record. In Europa di siffatti uomini si contano sulle dita d'una mano!”.<br />
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<span style="background-color: white; color: #38761d; font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"><b>La verità dello "sciacallo" anche sulla strage di Bologna: "Nè rossi, né neri ma americani" </b></span></div>
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<a href="https://lh6.googleusercontent.com/proxy/384ESMlbBOPZ0BsMAh15G9l51h0-S8jJZwzlPpTZKGXNaNAkRg5PdvuvuUGdSwAWxR_Ld6kYbqaSNYSoOuYP2tbQi5WFqRQz6PPk_6L5iaiuESKO7RMiXDHZNCZMKYSqsBap11PAU_Hsqyzs4q_MCssP-xpYE5CowqeqJbzdh9k" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" class="cimgffz" src="https://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/carlos-moro-sismi/carlos-moro-sismi/ansa_13307804_43180.jpg" title="ilich carlos" /></a><b style="background-color: white; font-family: Verdana, Tahoma, Arial, 'Trebuchet MS', sans-serif, Georgia, Courier, 'Times New Roman', serif; font-size: 13px; text-align: -webkit-center;"></b></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">ROMA - Moro poteva essere salvato. Il terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, nome di battaglia Carlos, svela che i servizi segreti militari italiani tentarono in extremis di salvare la vita allo statista democristiano consegnando a gruppi vicino alla resistenza palestinese alcuni brigatisti rinchiusi in carcere. Il piano però saltò il giorno prima della morte di Moro. </span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">Trattativa nonostante il divieto del governo. Rispondendo alle domande che l'agenzia di stampa ANSA gli ha fatto arrivare nel carcere parigino di Poissy dove è rinchiuso, Carlos svela a trent'anni dal sequestro Moro, che il Sismi avrebbe condotto una trattativa segreta con i brigatisti nonostante il governo di allora avesse deciso di vietare qualsiasi mediazione con il gruppo eversivo. </span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">Un colonnello sull'aereo del Sismi. Finora la tesi del contatto tra le istituzioni e i gruppi eversivi era stata solo accennata dal terrorista. Questa volta Carlos ha fatto nomi, cognomi e date che dovranno certamente essere verificate ma che hanno più di un elemento di verosimiglianza. Attraverso il suo legale, lo "sciacallo", ha spiegato che nella sera tra l'8 e il 9 maggio 1978, la sera precedente l'omicidio del politico, una executive dei servizi segreti militari italiani attese invaso sulla pista dell'aeroporto di Beirut il contatto per organizzare la consegna in un paese arabo di alcuni brigatisti allora in carcere. Sul jet c'erano il colonnello Stefano Giavannone, uomo del Sismi legato a Moro, e alcuni esponenti del Fronte di liberazione della Palestina. </span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">Ma il piano saltò. Secondo Carlos, a mettere in allarme a Roma la fazione filo Nato dei servizi sull'operazione, fu probabilmente un'indiscrezione fatta a Beirut da un membro dell'ufficio politico dell'Olp, Bassam Abu Sharif. Il giorno successivo, il 9 maggio 1978, il corpo di Aldo Moro fu rinvenuto nel bagagliaio di una R4 parcheggiata in via Fani e qualche mese dopo, i responsabili del Sismi all'origine dell'operazione furono allontanati o costretti alle dimissioni. </span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">Nel mirino dell Br anche Gianni Agnelli. Nella lunga intervista rilasciata all'agenzia di stampa, Carlos svela che in quegli anni le Br stavano studiano anche la cattura di Gianni Agnelli e di un giudice della Corte suprema. Per ben due volte il terrorista precisa che ad essere rapito doveva essere Gianni Agnelli e non Leopoldo Pirelli come poi si è detto e scritto finora. Nulla invece dice il terrorista dell'identità dell'alto magistrato che doveva essere anch'egli rapito. </span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">"La strage di Bologna opera degli americani". Parla anche della strage di Bologna "lo sciacallo". Non furono né i fascisti né i comunisti dice il terrorista, ma i servizi americani e israeliani per tendere una trappola ai palestinesi. "E' opera dei servizi yankee, dei sionisti e delle strutture della Gladio", ha detto Carlos. L'ipotesi, che aggiunge nuovi elementi ad un'intricata vicenda di cui a 28 anni di distanza ancora non conosce i mandanti, allude all'ipotesi che siano stati agenti occidentali a far saltare, con un piccolo ordigno, un più rilevante carico di esplosivo trasportato da palestinesi o uomini legati all'Fplp e destinato alla sua rete terroristica. L'intento sarebbe stato quello di far ricadere la responsabilità della strage sui palestinese. </span></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: 13px;"><span style="background-color: white; font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"></span></span><br />
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<span style="font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: 13px;">(28 giugno 2008) </span></span></div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/SNQuUiwA5mQ/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/SNQuUiwA5mQ?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/H6T_uMAEaPA/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/H6T_uMAEaPA?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span style="background-color: white; font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif; font-size: 13px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "verdana" , "tahoma" , "arial" , "trebuchet ms" , sans-serif , "georgia" , "courier" , "times new roman" , serif; font-size: 13px;"><br /></span></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>DOCUMENTI</b></span></div>
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<li><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><a href="http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/il-venerdi/2012/01/12/news/le_lacrime_di_moro-27992527/">Le lacrime di Moro sulle lettere?</a></b></span></li>
</ul>
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<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?t=italiamistero-21&o=29&p=8&l=as1&asins=B0053CB0IQ&ref=tf_til&fc1=000000&IS2=1&lt1=_blank&m=amazon&lc1=0000FF&bc1=000000&bg1=FFFFFF&f=ifr" style="height: 240px; width: 120px;"></iframe>
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<a href="http://www.siteground.com/" onclick="this.href='https://www.siteground.com/web-hosting.htm?afbannercode=859852a53b82cf02b759688896cf9324'"><img alt="Web Hosting" border="0" height="60" src="https://ua.siteground.com/img/banners/general/dynamic-price/468x60.jpg" width="468" /></a> </div>
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<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-vfzFyqaFGnI/V9E7SgQMxYI/AAAAAAAAGUU/dDJ881Xh6R4-16JpY3K0_kQOX7_cWN4EgCK4B/s1600/antonio-mancini%2Bmagliana.jpg" imageanchor="1"></a><img alt="banda della magliana" border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-vfzFyqaFGnI/V9E7SgQMxYI/AAAAAAAAGUU/dDJ881Xh6R4-16JpY3K0_kQOX7_cWN4EgCK4B/s400/antonio-mancini%2Bmagliana.jpg" title="antonio mancini " /></div>
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<h1 itemprop="name" style="background-color: white; margin: 10px 0px; text-align: center;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: 20px; line-height: 25px;">L’OPERAZIONE EMANUELA ORLANDI È FUMO NEGLI OCCHI. “IL RAPIMENTO DECISO DA MAFIOSI E TESTACCINI. PIÙ DI 200 MILIONI DI $ CHE NON RIENTRAVANO E CHE LA BANDA AVEVA RICICLATO PER LO IOR E CHE NON AVEVA PIÙ RIVISTO”</span></span></h1>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Antonio Mancini</b></span>, </h2>
detto Accattone (Castiglione a Casauria, 4 febbraio 1948), iniziò la sua carriera criminale in giovane età come membro di una banda (in gergo batteria) specializzata nell’assalto ai treni, di cui era membro, tra gli altri, anche Gianfranco Urbani detto Er pantera.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/3/3f/Antonio_Mancini_Magliana.png/220px-Antonio_Mancini_Magliana.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/3/3f/Antonio_Mancini_Magliana.png/220px-Antonio_Mancini_Magliana.png" style="text-align: left;" title="antonio mancini acattone" /></a>Nell’ambiente era conosciuto con il soprannome di accattone poiché veniva giocosamente preso in giro dai compagni essendo andato a vedere l'omonimo film di Pasolini diverse volte. Ma anche per la somiglianza con i ragazzi di vita tratteggiati nei racconti del poeta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Durante i suoi soggiorni nel carcere di Regina Coeli, rafforzò i legami con numerosi esponenti della malavita romana e non, tra cui <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Nicolino Selis</u></b></span>, componente di una "batteria" che operava tra Acilia ed Ostia (anch’essa tra l’altro specializzata nell’assalto ai treni in cui militò il primo futuro pentito di quella che sarà la <b><span style="font-size: large;"><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/banda-della-magliana.html">banda della Magliana</a></u></span></b>, Fulvio Lucioli detto Er sorcio). Il contatto con Selis sarà importante per l’"accattone", poiché sarà grazie a costui che sposerà a pieno il progetto di partecipare alla creazione di una forte organizzazione malavitosa composta di soli romani e volta al controllo in esclusiva dei traffici criminali nella capitale. In tale progetto, il duo Selis-Mancini coinvolse molti criminali di loro conoscenza che da lì a poco tempo sarebbero diventati celeberrimi boss del nuovo sodalizio criminale: <b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2018/12/edoardo-toscano.html">Edoardo Toscano </a></span></u></b>detto l’"operaietto", Giuseppe Magliolo il killer, Angelo de Angelis detto "Er catena", Giovanni Girlando detto "er roscio" e Libero Mancone.<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La Banda della Magliana</b></span></h2>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Membro storico della banda della Magliana, nell’ambito della quale svolgeva principalmente il compito di drizzare i torti (ovvero di “persuadere” eventuali debitori morosi o altri temerari che si ribellavano alla lex de imperio della banda), Mancini era legato da profonda amicizia al boss testaccino <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/danilo-abbruciati-er-camaleonte.html">Danilo Abbruciati</a></u></b></span> detto "Er camaleonte", che accompagnò diverse volte a Milano nel periodo in cui il bandito <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/ffrancis-turatello.html">Francis Turatello</a></u></b></span> era sotto processo; con il "camaleonte" formò il plotone d’esecuzione di Antonino Leccese, nell’ambito della medesima spedizione che portò all’eliminazione dell’ex compare e compagno di detenzione Nicolino Selis (cognato di Leccese) il 3 febbraio 1981, per dissidi interni alla banda. Poco più di un mese dopo prese parte all’ agguato di via di Donna Olimpia a danno dei fratelli Proietti detti "pesciaroli", accusati da quelli della Magliana di essere gli esecutori dell’omicidio del loro leader <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/franco-giuseppucci-er-fornaretto-er.html">Franco Giuseppucci</a></span></u></b> detto "Er negro" avvenuto il 13 settembre 1980.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.nottecriminale.it/contents/2012/06/antonio-mancini_nottecriminale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
La sera del 16 marzo 1981, Antonio Mancini e Marcello Colafigli intercettarono Maurizio Proietti detto "il pescetto" e il fratello Mario soprannominato "palle d’oro" nei pressi di via di Donna Olimpia n°152 a Monteverde (quartiere di Roma): nel furibondo scontro a fuoco che ne seguì perse la vita MaurizioProietti, mentre i due banditi della Magliana furono feriti. Nel tentativo di evitare l’arresto e aprirsi un varco, Colafigli e Mancini inscenarono il rapimento di uno dei figli dei Proietti, senza riuscire nell’intento. In seguito ai fatti di via di Donna Olimpia, per Mancini si aprirono le porte del carcere, in particolare quelle della fortezza di Pianosa dove fu trasferito con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Sisto Nardocchi. Venne condannato a 28 anni di reclusione. L’esperienza a Pianosa durò meno del previsto, infatti fu trasferito inaspettatamente a Busto Arsizio; il pentito racconterà in seguito che l’intercessione di <a href="https://italiamistero.blogspot.com/2017/11/enrico-de-pedis-renatino.html"><span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Enrico "Renatino" De Pedis</b></u></span> </a>presso “qualcuno al ministero” si rilevò determinante per il raggiungimento di questo inatteso risultato. Nel 1986 rifiutò, insieme a Toscano, di evadere al termine di un’udienza del maxi processo alla banda della Magliana dall’aula Occorsio del tribunale di Roma, episodio ancora oggi famoso e per certi versi scandaloso che vide alla fine protagonista un altro membro della banda, Vittorio Carnovale detto Er coniglio. Mancini era infatti vicino a ottenere un regolare permesso dopo ben sei anni di detenzione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-fyyhXq0_XR4/V9E7YgySRvI/AAAAAAAAGUk/Pw1pUglV8gUfdkNdjXd_05N2dDjM2XYqwCK4B/s1600/antonio%2Bmancini%2Barresto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="183" src="https://4.bp.blogspot.com/-fyyhXq0_XR4/V9E7YgySRvI/AAAAAAAAGUk/Pw1pUglV8gUfdkNdjXd_05N2dDjM2XYqwCK4B/s320/antonio%2Bmancini%2Barresto.jpg" width="320" /></a>Una pagina particolarmente importante della vita di Mancini fu quella riguardante la relazione con Fabiola Moretti, l'ex compagna di Abbruciati nel frattempo ucciso a Milano il 27 aprile 1982. Con la Moretti, legata tra l’altro a Enrico De Pedis da una profonda amicizia (legame che predilesse temporaneamente allorquando costui, entrato in conflitto con l’ala maglianese della banda di cui Mancini era esponente, venne ucciso in via del Pellegrino il 2 febbraio del 1990), visse intensi anni al limite della legalità: trascorse con lei l’ultimo periodo da criminale, fino all’arresto avvenuto nella primavera del 1994 che precedette di poco la decisione di collaborare con la giustizia.<br />
<br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/yyvK3WW7FM8/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/yyvK3WW7FM8?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<br /></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-JOcnJpv-NqU/WTU7ZWFy8HI/AAAAAAAAGpc/Rug0a5G_xVQk8IHAAeYMx7MCNxB4PWqpgCLcB/s1600/banda-della-magliana-mancini%2Bantonio%2Baccattone.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://4.bp.blogspot.com/-JOcnJpv-NqU/WTU7ZWFy8HI/AAAAAAAAGpc/Rug0a5G_xVQk8IHAAeYMx7MCNxB4PWqpgCLcB/s640/banda-della-magliana-mancini%2Bantonio%2Baccattone.jpg" title="antonio mancini banda magliana" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-8APZ5Db23z0/V9E7M2p1xEI/AAAAAAAAGUM/z-8ZQJuPBDUGaKhlLtBy3pi_aTLISDs_ACK4B/s1600/antonio%2Bmancini%2Boggi.jpg" imageanchor="1"><img alt="" border="0" height="368" src="https://4.bp.blogspot.com/-8APZ5Db23z0/V9E7M2p1xEI/AAAAAAAAGUM/z-8ZQJuPBDUGaKhlLtBy3pi_aTLISDs_ACK4B/s640/antonio%2Bmancini%2Boggi.jpg" title="antonio mancini banda magliana" width="640" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
</div>
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<h2>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il pentimento</b></span></h2>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Le dichiarazioni dell’"accattone" aiutarono gli inquirenti a svelare molti dei misteri che ancora avvolgevano la banda e numerosi fatti di cronaca nera degli ultimi trent’anni: dal delitto <u><span style="font-size: medium;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/mino-pecorelli.html" style="font-size: x-large; font-weight: bold;">Pecorelli</a><b> </b>(secondo Mancini a sparare fu <b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/massimo-carminati.html" style="font-size: xx-large;">Carminati</a>)</b></span></u>, ai rapporti con i servizi segreti e il ruolo della banda nelle ricerche della prigione di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/aldo-moro.html">Aldo Moro</a></u></b></span>. Nel corso degli interrogatori di Mancini, la sua convivente Fabiola Moretti fu vittima di strane visite e atti intimidatori, non ultimo l’irruzione in casa di misteriosi ladri, avvenimento assai strano per un boss del calibro dell’accattone.<br />
<br /></div>
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</div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/i0MbWGd2A54?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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Nel 2006 Mancini tornò alla ribalta della cronaca affermando di riconoscere nella voce di “Mario”, il misterioso telefonista del rapimento di <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/emanuela-orlandi.html">Emanuela Orlandi</a></span></b></u>, un killer al servizio di Enrico De Pedis. In una intervista concessa ad un giornalista di Repubblica Mancini ha raccontato di aver affidato, prima di essere arrestato, un miliardo e trecento milioni di lire a <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Enrico Nicoletti</span></u></b>, considerato il cassiere della banda. Quest'ultimo li avrebbe girati a Danilo Coppola, imprenditore romano. Questo getta un'ombra sulle attività di Coppola e sul potere finanziario che ancora oggi la Banda della Magliana avrebbe negli ambienti della capitale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Adesso Antonio Mancini sta scontando agli arresti domiciliari gli ultimi scampoli di pena; inoltre, si dedica all’assistenza di ragazzi disabili.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/DIxQNasO1Ko/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/DIxQNasO1Ko?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<h1 itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Lucida Grande', Optima-Regular, Verdana, sans-serif; font-size: 20px; line-height: 25px; margin: 10px 0px; text-align: center;">
“A PORTARE A WOJTYLA LA FOTO SCATTATA IN PISCINA CON LE SUORE FU <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/licio-gelli.html">GELLI</a> IN PERSONA”</h1>
<div>
<h1 itemprop="name" style="background-color: white; font-family: 'Lucida Grande', Optima-Regular, Verdana, sans-serif; font-size: 20px; line-height: 25px; margin: 10px 0px; text-align: center;">
MORO<span style="color: #333333;">: “FUMMO NOI A TROVARE IL COVO DI VIA MONTALCINI. LA NOTIZIA A FLAMINIO PICCOLI. LE </span><u><span style="color: red;">BR</span></u><span style="color: #333333;"> ERANO COMPLETAMENTE ETERODIRETTE DAI SERVIZI, INFILTRATE DALLO STATO” </span></h1>
<h1 itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-size: 20px; line-height: 25px; margin: 10px 0px; text-align: center;">
“NICOLETTI GESTIVA I NOSTRI SOLDI E QUELLI DI <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html">ANDREOTTI</a>, CONTEMPORANEAMENTE” </h1>
<h1 itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-size: 20px; line-height: 25px; margin: 10px 0px; text-align: center;">
“PECORELLI L'ABBIAMO UCCISO NOI E I SICILIANI. DE PEDIS AVEVA LA PISTOLA CON CUI ERA STATO AMMAZZATO E DORMIVA A VILLA BORGHESE IN UNA CASA DEI SERVIZI SEGRETI”</h1>
<h1 itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-size: 20px; line-height: 25px; margin: 10px 0px; text-align: center;">
“<u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/strage-di-bologna.html">STRAGE DI BOLOGNA</a></u>? FURONO I FASCISTI MANOVRATI DALLO STATO. FORSE <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/stefano-delle-chiaie.html">DELLE CHIAIE</a>” -</h1>
<h1 itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Lucida Grande', Optima-Regular, Verdana, sans-serif; font-size: 20px; line-height: 25px; margin: 10px 0px;">
</h1>
</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">DOCUMENTI</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<ul>
<a href="http://www.siteground.com/" onclick="this.href='https://www.siteground.com/web-hosting.htm?afbannercode=9893e4098a1d2b70c6744d2567d99c0d'" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a>
<li style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b><a href="http://www.lastampa.it/2011/07/24/italia/cronache/l-ex-della-magliana-si-siamostati-noi-a-rapire-la-orlandi-nPsZflW8etENQHZpwgB60I/pagina.html">si-siamostati-noi-a-rapire-la-orlandi</a></b></span></li>
<li style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b><a href="http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-biografia-criminale-antonio-mancini-capi-banda-38980.htm">le verità di mancini</a></b></span></li>
<li style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><a href="https://www.ninomancini.com/"><b>https://www.ninomancini.com</b></a></span></li>
<li style="text-align: center;"><a href="http://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/banda-magliana-antonio-mancini-carminati-1.1041278"><span style="font-size: x-large;"><b>mancini e carminati</b></span></a></li>
<li style="text-align: center;"><br /></li>
</ul>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.siteground.com/" onclick="this.href='https://www.siteground.com/web-hosting.htm?afbannercode=b1bc4eb6297d307a1317e4297311befb'" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a></div>
</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-39563200092310216662014-12-13T13:17:00.000-08:002018-12-21T08:37:23.682-08:00MAURIZIO ABBATINO "Crispino"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://roma.repubblica.it/images/2010/04/28/111513621-b48c0b39-359e-45d9-9465-6d96e4e2d129.jpg" title="maurizio abbatino tribunale" /></div>
<br />
<h2 style="text-align: center;">
<i><b>La vera storia del "Freddo"</b></i></h2>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le prime batterie</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Nato a Roma, (il 19 luglio 1954) e cresciuto in una stradina della Magliana Vecchia, Abbatino frequentò le scuole medie a Palestrina (comune della provincia di Roma) vivendo presso la nonna paterna. Detto Crispino, per via dei suoi capelli ricciuti e neri, il curriculum criminale di Maurizio inizia ben presto da quando, cioè, inizia a mettere a segno rapine da solo o, in alcuni casi, assieme ad un gruppo di malavitosi della Magliana e del Portuense che, più tardi, coinvolgerà nel progetto criminale della banda della Magliana.</div>
<div style="text-align: justify;">
« Negli anni settanta, nella zona dell'Alberone si riunivano varie "batterie" di rapinatori, provenienti anche dal Testaccio. Ne facevano parte, oltre ad alcune persone che non ricordo, Maurizio Massaria, detto "rospetto", Alfredo De Simone, detto "il secco", i tre "ciccioni", cioè Ettore Maragnoli, Pietro "il pupo", e mi sembra Luciano Gasperini - questi tre, persone particolarmente riconoscibili per la mole corporea, svolgevano più che altro il ruolo di basisti e di ricettatori - Angelo De Angelis, detto "il catena", Massimino De Angelis, <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2017/11/enrico-de-pedis-renatino.html">Enrico De Pedis</a></span></u></b>, Raffaele Pernasetti, Mariano Castellani, Alessandro D'Ortenzi e Luigi Caracciolo, detto "gigione". Tutti costoro affidavano le armi a <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/franco-giuseppucci-er-fornaretto-er.html">Franco Giuseppucci</a></u></b></span>, chiamato allora "il fornaretto", ancora incensurato e che godeva della fiducia di tutti. Questi le custodiva all'interno di una roulotte di sua proprietà che teneva parcheggiata al Gianicolo. All'epoca frequentavo l'ambiente dei rapinatori della Magliana, del Trullo e del Portuense. Nel corso del tempo si erano cementati i rapporti tra me, Giovanni Piconi, Renzo Danesi, Enzo Mastropietro ed Emilio Castelletti, ma non costituivamo quella che in gergo viene chiamata "batteria", cioè un nucleo legato da vincoli di esclusivita' e solidarieta', in altre parole non ci eravamo ancora imposti l'obbligo di operare esclusivamente tra noi, ne' di ripartire i proventi delle operazioni con chi non vi avesse partecipato. In particolare, negli anni precedenti il 1978, ognuna delle suddette persone operava o da sola ovvero aggregata in gruppi più piccoli o diversi. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Maurizio Abbatino)</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1972 iniziano i suoi problemi con la giustizia, viene infatti arrestato per prima volta per furto, resistenza a pubblico ufficiale e possesso di arnesi atti allo scasso. Due anni dopo il secondo arresto, stavolta per duplice omicidio. Al processo che ne segue verrà però assolto per insufficienza di prove ed immediatamente rilasciato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/ahwoXYdfyz4?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La banda della Magliana</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Il suo casuale incontro con Franco Giuseppucci, altro futuro boss della Banda, avviene per la restituzione di una borsa contenente armi appartenute al Fornaretto e incautamente sottratta, da alcuni malavitosi legati al suo giro. Dopo accurate ricerche, Giuseppucci viene infatti a sapere che le armi sono finite nelle mani di una batteria del quartiere San Paolo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://lh5.googleusercontent.com/proxy/mMHGJNGjrXS3C2sPn8D_xChGT8aobpMFfcrEuwyyEqpnv_lmqSOfbjYNi2Z0Bc5k8V9-0ZpZo9Xztr4iWQQhiF_aVFMUKkOO2W3mZCc3mgvhvMa1u40" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img alt="" border="0" height="175" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/a2/MaurizioAbbatino.jpg" style="text-align: center;" title="maurizio abbatino" width="200" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
« Era accaduto che Giovanni Tigani, la cui attivita' era quella di scippatore, si era impossessato di un'auto Vw "maggiolone" cabrio, a bordo nella quale Franco Giuseppucci custodiva un "borsone" di armi appartenenti ad Enrico De Pedis. Il Giuseppucci aveva lasciato l'auto, con le chiavi inserite, davanti al cinema "Vittoria", mentre consumava qualcosa al bar. Il Tigani, ignaro di chi fosse il proprietario dell'auto e di cosa essa contenesse, se ne era impossessato. Accortosi però delle armi, si era recato al Trullo e, incontrato qui Emilio Castelletti che gia' conosceva, gliele aveva vendute, mi sembra per un paio di milioni di lire. L'epoca di questo fatto è di poco successiva ad una scarcerazione di Emilio Castelletti in precedenza detenuto. Franco Giuseppucci, non perse tempo e si mise immediatamente alla ricerca dell'auto e soprattutto delle armi che vi erano custodite e lo stesso giorno, non so se informato proprio dal Tigani, venne a reclamare le armi stesse. Fu questa l'occasione nella quale conoscemmo Franco Giuseppucci il quale si uni' a noi che gia' conoscevamo Enrico De Pedis cui egli faceva capo, che fece sì che ci si aggregasse con lo stesso. La "batteria" si costituì tra noi quando ci unimmo, nelle circostanze ora riferite, con Franco Giuseppucci. Di qui ci imponemmo gli obblighi di esclusivita' e di solidarieta' »</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
(Interrogatorio di Maurizio Abbatino del 13/12/1992)<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="text-align: justify;">Dall'incontro tra i due nasce quindi l'idea di unire le forze in campo e, quella che in un primo tempo era nata come una semplice "batteria" si trasformò in "banda" criminale che, da semplice associazione di rapinatori, divenne in una vera e propria organizzazione per il controllo della criminalità romana e che, da li a poco, verrà conosciuta come banda della Magliana.</span></div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://lh5.googleusercontent.com/proxy/mMHGJNGjrXS3C2sPn8D_xChGT8aobpMFfcrEuwyyEqpnv_lmqSOfbjYNi2Z0Bc5k8V9-0ZpZo9Xztr4iWQQhiF_aVFMUKkOO2W3mZCc3mgvhvMa1u40" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a>Primo crimine della Banda a cui Abbatino partecipa in prima persona è il sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere che però, per l'inesperienza nel campo, non riescono a gestire al meglio e devono chiedere aiuto ad un altro gruppo criminale, una piccola banda di Montespaccato.<br />
Il sequestro finirà nel sangue: uno dei componenti di Montespaccato si fa vedere in faccia dal duca che per questo, infatti, verrà ucciso. Crispino e compagni riescono comunque ad incassare il riscatto di due miliardi da reinvestire (invece che dividere tra i componenti) in nuove attività criminali.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-IbaKlYhLvBo/WhBU9Om6HfI/AAAAAAAAHEE/yieekyGvG_sVDiviTWgcfOxYgAfVXhjRwCLcBGAs/s1600/maurizio%2Babbatino%2Bitaliamistero.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="442" data-original-width="296" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-IbaKlYhLvBo/WhBU9Om6HfI/AAAAAAAAHEE/yieekyGvG_sVDiviTWgcfOxYgAfVXhjRwCLcBGAs/s320/maurizio%2Babbatino%2Bitaliamistero.jpg" title="maurizio abbatino" width="212" /></a><a href="https://3.bp.blogspot.com/-qFL8Zi7yZnU/WhBUgQctEYI/AAAAAAAAHEA/kUHozh2WUP8DEgi9m22VixFFYGKfmGpagCLcBGAs/s1600/maurizio%2Babbatino%2Bitalimistero.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="784" data-original-width="800" height="313" src="https://3.bp.blogspot.com/-qFL8Zi7yZnU/WhBUgQctEYI/AAAAAAAAHEA/kUHozh2WUP8DEgi9m22VixFFYGKfmGpagCLcBGAs/s320/maurizio%2Babbatino%2Bitalimistero.png" title="maurizio abbatino" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Abbatino parteciperà poi all'omicidio di Franco Nicolini, detto Franchino Er criminale, all'epoca padrone assoluto di tutte le scommesse clandestine dell'ippodromo di Tor di Valle e le cui attività illegali suscitarono ben presto l'interesse della nascente Banda. Il 25 luglio 1978, nel parcheggio dell’ippodromo, l'uomo viene avvicinato da un gruppo di sette persone che lo freddano all’istante con nove colpi di pistola: a sparare saranno Giovanni Piconi ed <b><u><span style="font-size: large;"><a href="https://italiamistero.blogspot.com/2018/12/edoardo-toscano.html">Edoardo Toscano</a></span></u></b>.<br />
L’eliminazione di Nicolini è un passo da gigante per la Banda che, da ora in poi, ha via libera per poter gestire una gigantesca fonte di guadagno.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Dalle degradate periferie romane Crispino e compagni, che erano arrivati a dividersi i quartieri della città con una rigida compartimentazione, presero man mano il controllo di tutti i traffici illeciti della capitale: scommesse clandestine, toto nero, il mondo dell'usura, la droga, il traffico di armi e la ricettazione.<br />
Oltre a questo vennero allacciati canali preferenziali con le altre organizzazioni criminose dell'epoca come <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></u></b></span>, la <u><b><span style="color: red; font-size: large;">camorra</span></b></u> e il terrorismo nero."<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4ngXQi5bSm4/WhBJp_O5i6I/AAAAAAAAHDw/ml4R4dgAojkNxPRmFC59fPf8YEdJ-SGZACLcBGAs/s1600/maurizio-abbatino%2Bitaliamistero.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img alt="" border="0" data-original-height="522" data-original-width="349" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-4ngXQi5bSm4/WhBJp_O5i6I/AAAAAAAAHDw/ml4R4dgAojkNxPRmFC59fPf8YEdJ-SGZACLcBGAs/s320/maurizio-abbatino%2Bitaliamistero.jpg" title="maurizio abbatino dopo arresto" width="213" /></a></div>
« Avevamo a disposizione quasi tutti gli avvocati di Roma, medici, dottori, perché no, anche qualche politico. C´è stato un periodo in cui entravamo con le macchine al servizio dello Stato, entravamo sotto al tribunale, scaricavamo pellicce, oggetti d´antiquariato, avevamo un contratto con un capo cancelliere che ci diceva che quei giudici erano corrotti...i processi prendevano la direzione che volevamo noi »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Intervista a Maurizio Abbatino)</div>
<div style="text-align: justify;">
Abbatino divenne uno dei capi riconosciuti della Banda e, tra le altre cose, si occupava personalmente della vendita dello stupefacente nel territorio di Trastevere per cui aveva imposto una sorta di monopolio attraverso il quale controllava l'approvvigionamento e lo smercio dell'eroina che veniva importata per la maggior parte dalla Thailandia mentre, talvolta, quando vi erano difficoltà per le forniture, faceva ricorso al rifornimento da parte dei siciliani.<br />
Un forte momento di aggregazione della Banda e che vide Crispino in prima linea fu la vendetta che seguì nei confronti del clan dei Proietti accusati dell'omicidio di Franco Giuseppucci, altro boss della Magliana e a cui Abbatino era legato da un forte sentimento amicale.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-ISkTEjiS94U/W_hitZEZicI/AAAAAAAAIOU/dTyjA2hv81A722Z0PXHLtTxj89ScIJv3wCLcBGAs/s1600/maurizio%2Babbatino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="457" data-original-width="610" height="296" src="https://4.bp.blogspot.com/-ISkTEjiS94U/W_hitZEZicI/AAAAAAAAIOU/dTyjA2hv81A722Z0PXHLtTxj89ScIJv3wCLcBGAs/s400/maurizio%2Babbatino.jpg" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-4K2VIYxeGlw/W_hi2QUkATI/AAAAAAAAIOY/MK6kFULT8_A7RrsBtDv52nwbTSII6ZxEACLcBGAs/s1600/maurizio%2Babbatino%2B2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="578" data-original-width="610" height="377" src="https://2.bp.blogspot.com/-4K2VIYxeGlw/W_hi2QUkATI/AAAAAAAAIOY/MK6kFULT8_A7RrsBtDv52nwbTSII6ZxEACLcBGAs/s400/maurizio%2Babbatino%2B2.jpg" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
</div>
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<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il pentimento</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
« Si parla molto della banda ancora oggi, quando all’epoca c’erano altre organizzazioni come <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/ordine-nuovo.html">ON </a></u></b></span>o la <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/p2.html">P2</a></u></b></span> che ora sembra che stanno nel dimenticatoio. Sembra che la banda della Magliana sia diventata una discarica per tutto quello che non si riesce o non si vuole capire »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Maurizio Abbatino)</div>
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<br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/tUegn0wojWo?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<h3>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: 18.72px;"><br /></span></div>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><div style="text-align: left;">
<b>L'arresto di Maurizio Abbatino</b></div>
</span></h3>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Una volta arrestato, sopravvissuto alla sanguinosa faida scaturita dopo la divisione della Banda tra il gruppo dei Testaccini e quello della Magliana, grazie a false perizie di compiacenti medici del carcere di Rebibbia, il 20 dicembre 1986, Abbatino si fa ricoverare nella clinica Villa Gina (all'EUR) con una diagnosi di un tumore osseo in metastasi progressiva che, almeno secondo i referti, gli concederebbe pochi giorni di vita. Giunto in clinica su una barella, quasi un'ora dopo, approfittando di un momento di distrazione da parte della sicurezza e con l'aiuto di un paio di complici dall'esterno, Crispino riesce a calarsi giù dalla grondaia e fuggire da una finestra del secondo piano, scomparendo nel nulla.<br />
<br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/JgHOCQusplI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<br /></div>
</div>
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Gli uomini della Squadra Mobile romana e della Criminalpol, che per anni gli daranno la caccia per dare seguito a cinque fra ordini e mandati di cattura per una sfilza di reati tra cui nove omicidi, traffico internazionale di droga e associazione a delinquere, a fine 1991 lo individuano in Venezuela, grazie anche ad una sua telefonata alla madre intercettata la sera di capodanno. Un mese più tardi, il 24 gennaio 1992, lo arrestano di nuovo a Caracas all'uscita di un locale notturno. Avviate le pratiche per il trasferimento del boss in patria, il 4 ottobre di quell'anno Abbatino fu espulso dal Venezuela, preso in consegna dagli uomini della Squadra Mobile e riportato in Italia.<br />
<br />
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<img alt="" height="285" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/2/28/Arresto_Abbatino.png/220px-Arresto_Abbatino.png" title="arresto maurizio abbatino" width="400" /><br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-D73BBCg9K4o/WhBVfspi__I/AAAAAAAAHEM/5SYVbWd3qAQjMhXkq2RhlcRewJD_HSnpwCLcBGAs/s1600/abbatino%2Bbanda%2Bdella%2Bmagliana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="420" data-original-width="608" height="276" src="https://1.bp.blogspot.com/-D73BBCg9K4o/WhBVfspi__I/AAAAAAAAHEM/5SYVbWd3qAQjMhXkq2RhlcRewJD_HSnpwCLcBGAs/s400/abbatino%2Bbanda%2Bdella%2Bmagliana.jpg" title="maurizio abbatino" width="400" /></a></div>
<br /></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-dunfTaRm-tA/W_hi81WyxyI/AAAAAAAAIOc/GYYJbHr-gSkuNUO9Trx025CoWxr3yLfowCLcBGAs/s1600/abbatino%2Bprocesso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="615" data-original-width="1030" height="382" src="https://4.bp.blogspot.com/-dunfTaRm-tA/W_hi81WyxyI/AAAAAAAAIOc/GYYJbHr-gSkuNUO9Trx025CoWxr3yLfowCLcBGAs/s640/abbatino%2Bprocesso.jpg" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://images.roma.corriereobjects.it/gallery/Roma/2011/07_Luglio/premio/1/img_1/premio_01_672-458_resize--608x420.jpg" title="arrestato maurizio abbatino" /></div>
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<br /></div>
</div>
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Sin dai giorni immediatamente successivi al suo arresto, in territorio venezuelano, Abbatino manifestò propositi di collaborazione agli stessi ufficiali della Polizia Giudiziaria italiana. Al suo rientro, all'aeroporto di Fiumicino, infatti c'è già un grosso spiegamento di forze dell'ordine, giornalisti, fotografi e telecamere ad attenderlo visto che, la notizia del suo pentimento, ha raggiunto l'Italia prima dell'arrivo del suo volo.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
Grazie alle sue rivelazioni, il 16 aprile del 1993, scatta a Roma una gigantesca operazione di polizia, denominata Operazione Colosseo, che vede la mobilitazione di 500 agenti della Squadra Mobile, il fermo di 55 persone e decimata la più grande holding criminale che la capitale abbia mai conosciuto. I verbali riempiti da Crispino consentono quindi di ridisegnare la mappa della criminalità organizzata a Roma e di stabilire con precisione ruoli e responsabilità dei vari fermati. Confessioni che hanno in gran parte confermato quelle precedenti di Fulvio Lucioli e Claudio Sicilia e sono state il punto di partenza di un nuovo maxiprocesso all'intera organizzazione della banda della Magliana.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel marzo 2016 gli viene tolta la protezione dallo Stato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Al 2018 sta scontando una condanna a 30 anni ed è ai domiciliari per motivi di salute.</div>
</div>
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<br /></div>
</div>
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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<br /></div>
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</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">DOCUMENTI</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<ul>
<li><a href="https://novedicembreforconi.altervista.org/blog/parla-maurizio-abbatino-non-ero-un-boss-un-re-ora-temo-la-mia-vita/"><span style="font-size: large;"><b>Non ero un boss, ero un re.</b></span></a></li>
<li><b><span style="font-size: large;"><a href="https://www.radioradicale.it/soggetti/49570/maurizio-abbatino">Tutti gli interventi di abbatino nei processi</a></span></b></li>
<li><b><br /></b></li>
</ul>
<br /></div>
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</div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-7gtD-hpLE6g/WQY6oGbFGhI/AAAAAAAAGkk/jbGv51SF06kD5l-nXewDR4a-tNAsuvrIACLcB/s1600/toto%2Briina%2Barrestato%2Bdietro%2Ble%2Bsbarre.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="384" src="https://4.bp.blogspot.com/-7gtD-hpLE6g/WQY6oGbFGhI/AAAAAAAAGkk/jbGv51SF06kD5l-nXewDR4a-tNAsuvrIACLcB/s640/toto%2Briina%2Barrestato%2Bdietro%2Ble%2Bsbarre.jpg" width="640" /></a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/4d/Salvatore_Riina_ID_Card.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/4d/Salvatore_Riina_ID_Card.jpg" title="Carta d'identità di Salvatore Riina" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: small;">Carta d'identità del 1958</span></b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: right;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Salvatore Riina</b></span>, nasce a Corleone il16 novembre 1930; nel 1943 perse il padre Giovanni e il fratello Francesco (di 7 anni) mentre, insieme a lui e al fratello Gaetano, stavano cercando di estrarre la polvere da sparo da una bomba americana inesplosa, rinvenuta tra le terre che curavano, per rivenderla insieme al metallo. Gaetano rimase ferito e Totò rimase illeso. In questi anni conobbe il mafioso <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/luciano-leggio-liggio.html">Luciano Liggio</a></u></b></span>, con il quale intraprese il furto di covoni di grano e bestiame e lo affiliò nella locale cosca mafiosa, di cui faceva parte anche lo zio paterno di Riina, Giacomo.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a 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A 19 anni fu condannato ad una pena di 12 anni, scontata parzialmente nel carcere dell' Ucciardone, per aver ucciso in una rissa un suo coetaneo, venendo però scarcerato nel 1956. Insieme a Liggio e alla sua banda, Riina iniziò ad occuparsi di macellazione clandestina di bestiame rubato nei terreni della società armentizia di contrada Piano di Scala. Nel 1958 Liggio eliminò il suo capo <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/michele-navarra.html">Michele Navarra</a></u></b></span> e nei mesi successivi, insieme alla sua banda di cui faceva parte Riina, scatenò un conflitto contro gli ex-uomini di Navarra, che furono in gran parte assassinati fino al 1963.</div>
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Riina venne però arrestato nel dicembre del 1963 a Corleone: una notte fu fermato, nella parte alta del paese, da una pattuglia di agenti di Polizia di cui faceva parte anche il commissario Angelo Mangano il quale nel 1964 parteciperà, sotto la direzione del tenente colonnello dei Carabinieri Ignazio Milillo, alla cattura di Luciano Liggio. Riina, che aveva una carta d'identità rubata (dalla quale risultava essere "Giovanni Grande" da Caltanissetta) ed una pistola non regolarmente dichiarata, tentò di scappare ma venne braccato e facilmente catturato dalle forze dell'ordine. Fu riconosciuto dall'agente Biagio Melita.</div>
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Tuttavia, dopo aver scontato alcuni anni di prigione al carcere dell'Ucciardone (dove conobbe <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Gaspare Mutolo</span></u></b>), fu assolto per insufficienza di prove nel processo svoltosi a Bari nel 1969. Dopo l'assoluzione, Riina si trasferì con Liggio a Bitonto, in provincia di Bari, ma il Tribunale di Palermo emise un'ordinanza di custodia precauzionale nei loro confronti. Riina tornò da solo a Corleone, dove venne arrestato e gli venne applicata la misura del soggiorno obbligato; scarcerato e munito di foglio di via obbligatorio, Riina non raggiunse mai il soggiorno obbligato e si rese irreperibile, dando inizio alla sua lunga latitanza.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'ascesa ai vertici di Cosa Nostra</b></span></div>
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Il 10 dicembre 1969 Riina fu tra gli esecutori della cosiddetta «strage di Viale Lazio», che doveva punire il boss <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/michele-cavataio-il-cobra.html">Michele Cavataio</a></u></b></span>. Nel periodo successivo Riina sostituì spesso Liggio nel "triumvirato" provvisorio di cui faceva parte con i boss <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/stefano-bontate-principe-di-villagrazia.html">Stefano Bontate</a></span></b></u> e <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/gaetano-badalamenti-don-tano.html">Gaetano Badalamenti</a></u></b></span>, che aveva il compito di dirimere le dispute tra le varie cosche della provincia di Palermo. Riina e Liggio divennero i principali capi-elettori del loro compaesano <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/01/vito-ciancimino-don-vito.html">Vito Ciancimino</a></span></u></b>, il quale venne eletto sindaco di Palermo; nel 1971 Riina fu esecutore materiale dell'omicidio del procuratore <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/pietro-scaglione.html">Pietro Scaglione</a></u></b></span> e, nello stesso anno, partecipò ai sequestri a scopo di estorsione ordinati da Liggio a Palermo: furono rapiti Antonino Caruso, figlio dell'industriale Giacomo, ed anche il figlio del costruttore Francesco Vassallo mentre nel 1972 Riina stesso ordinò il sequestro del costruttore Luciano Cassina, nel quale vennero implicati uomini della cosca di<b><u><span style="color: red; font-size: large;"> Giuseppe Calò</span></u></b>: l'obiettivo principale di Riina non era solo quello di incassare il denaro del riscatto ma anche quello di colpire Badalamenti e Bontate, che erano legati al padre dell'ostaggio, il conte Arturo Cassina, che aveva il monopolio della manutenzione della rete stradale, dell'illuminazione pubblica e della rete fognaria a Palermo.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-vjpzurCdslI/WQY7oCMGcjI/AAAAAAAAGks/OeVMwb8KdTYEk1G8lMjRc0l1hJyQk_L_gCLcB/s1600/riina%2Bvanza%2Ba%2Bvenezia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="384" src="https://2.bp.blogspot.com/-vjpzurCdslI/WQY7oCMGcjI/AAAAAAAAGks/OeVMwb8KdTYEk1G8lMjRc0l1hJyQk_L_gCLcB/s640/riina%2Bvanza%2Ba%2Bvenezia.jpg" width="640" /></a></div>
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Attraverso Liggio, Riina divenne "compare di anello" di Mico Tripodo, boss della 'Ndrangheta, e si legò ai fratelli <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Nuvoletta</u></b></span>, camorristi napoletani affiliati a <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra</a></span></b></u>, con cui avviò un contrabbando di sigarette estere. Nel 1974 Riina divenne il reggente della cosca di Corleone dopo l'arresto di Liggio e l'anno successivo fece sequestrare ed uccidere Luigi Corleo, suocero di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Nino Salvo</u></b></span>, ricco e famoso esattore affiliato alla cosca di Salemi; il sequestro venne attuato per dare un duro colpo al prestigio di Badalamenti e di Bontate, i quali erano legati a Salvo e non riusciranno ad ottenere né la liberazione dell'ostaggio, né la restituzione del corpo, anche se Riina negò con forza ogni coinvolgimento nel sequestro.</div>
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<a href="data:image/jpeg;base64,/9j/4AAQSkZJRgABAQAAAQABAAD/2wCEAAkGBxMTEhUTExMVFRUXFxgaFhgYGBceGhgaFxcYFxcXGBcYHSggGh0lGxUXITEhJSkrLi4uFx8zODMtNygtLisBCgoKDg0OGBAQGi0dHx8tLS0tLS0tLS0tLS0tKy0rLS0tLS0tLS0tLS0tLS0rLS0tLTAtLS0tLS0tNy0tLTEtLf/AABEIAMMBAwMBIgACEQEDEQH/xAAcAAAABwEBAAAAAAAAAAAAAAAAAgMEBQYHAQj/xABEEAABAwIDBQYDBgQEAwkAAAABAAIDESEEEjEFBkFRYRMicYGRoQcysRRCUsHR8CNysuEVYoKiQ9LxFhclMzRTY5Kz/8QAGQEAAwEBAQAAAAAAAAAAAAAAAAECAwQF/8QAJREAAgICAgIBBAMAAAAAAAAAAAECEQMhEjETQVEEIjJhQlJx/9oADAMBAAIRAxEAPwDNt5NoGfFTSnVznH3UJOUsJLkpvIaproaVaOwBFn1R4hRFlF1QBCEUJYxopZeiVAEa2pTlxoOZSbeiNLYJoBNzz6IuVdA0Ssbbk8tEAGaA0Ju2pKNK+vgj4cchojsAyBKUouBt0wCVSEWpPil3JFuhHNJgKR6eKO1mYgdUUBOcILkobpAhxM+tBwSbjWy5IUZtlkaBXLrSulyTI1QIavdc+KJVczLqoQpAzMR1NFMA8P3ZRmBbevIe5TxrrqWUhclLM4+CbVTmPQpDGshLSHt1aQR4g1B9QvQWy8UJYY5Ro9rXeoXn+U1stf8Ahdic+Ba0mpjc9vlmzD2criZ5C2SNt4IrTrXROYgkgKEhWZAZGKBBFIHJBAHl1p1RJCuxpM81Po1FGvXCLrkWqLLqU/QB+0C46RJLqLAUEnRcLgdapOqBSAVbIAbBdMleCSCM0JiYrG3olQUk0H90SjAPFUB0FBzlwuRCenggDriEmWeyNFHapRi3Ma0vwSA41pT3Dt7vU3R8Ns4n5rDipkYRrR3B0qa29NPNZzkukXGJDsw5Oth1XXQnhfzUt9kdTvX+iU+wN4NJWdl0QZhIvRELTRTwDWg5mHpz/uo7FSMLvloq5C4kG4EWI5ovID9+SlMTgswLoyDa7ePlzSGFZQ1yitLV4J2TxFcNHRvUpaOOtwUSvXyXIpbkU9z4pMaFnMIvzSrXWvXhw8UiXjloOaUZKKDUG+h6f3QMITVaH8I8cA6aA8aPHlY/Ueiz55r/ANLjxUtuviHRYqFzNc7R4hxoR6Epp0yZK0bw1Glb7riUdotTAZDE0sV1clgqSgkB5eYUUhGw4JNOJ0T3E7ImjaHvjc1p0JCS2ajJnNBsetUvhcG+R4Yxrnu4BoqT5BWiD4dY5/3Gx/zup7CqoRTnEcl1rLdVYNu7mYrCtD5GhzPxNJIHjyQ3Q2EMZOYnPyUYXVAroWilD/MihWiuFq4pnejZbcNiXxNcXNbS541Fb0Uc1oKKD1Z3DMtWl0aZv7/Ja1B8KYjh2SfaJGuMbXOBa0gHLUqq7lbkf4g2V/bGMRvDR3a1qK87cFVC5IpbmckeO4WpSfCB/DFM82H9UmfhDNwxMZ8Wu/ulQckZnRJZr1orVvLuViMI+KM5ZHTVDAwmpI1F9FCY7ZcsRAmifGeGZpFfXVOh2hkHVFgpPCYNzbU8U22aR20YOmb/AKe6teDw3aEvNRUn9+yxyyo1xxsaQYGvMfv2Uzg8ASOQTzC4YDgnvZ8AFySyHZHD8jEYBoSow7RoE5Zhz5o5gIUcmaeNIj5YWkUICiNp7IBFWjQKwujSJiqmpMlwRQHMMb9DronuJgbUEXDxrz/une3IAJKkWSRjGSlTUEU8Dy8/quhPRySVMh5rO4dNf3wXRL09yl8RETWuouPDkmcY4q0QxZz2UIo6vDvW9CF19QG+Z/L8kg8BOMQDb+X8yfzTCxXCQl72tbxN+gpUn2Vt3K2QHbRDR8sXfrzoARUaakKn4WXI9r6VoQac+i1H4WNLziMS4XcQ0dOJA9GprsmWkaE4I3BJMdZKA2WhigiCBQQM8pwSljg4fdIPpdaftLaUWIw0zRdzIw4246ghZarbu2c7GX+dzYpPN4y/7TRSnRbRpvw92BHhMMJXtHavbme4/dFK5RyAChdvfFNrHubDD2gFsznUB8BQqf38xJj2fIW2sG+RNFg5FVo9IzSt7PRO7eJix2FErmgtkaQ5h4HRzfIqj7nbG+zbRxceoYyjT0c4EewT34K4v+BiIybNkDh0zNFR6t91L4eMf4hinc44h7FC6E9MyTfF2bGT/wA59qBMcBBme1vNzR6kBK7fNcVMf/kd9U/3Sw2fF4dvOVnsQfyKC1qJvm3pxFg5T+GE0/8ArQLD9198cRgY3MhDCHOzOztJNaBuoPQLXviJNk2diDzaG+rgF5/omyIq7NBZ8V8WSAIYnEkAUzVNTQUFVrGxHzGFjp2tbIRVzW1oK8KnUhZt8Ldz65cZM22sLT/+h/L1U98SN8Pssf2eI/x3i5/9tp4+J4IQOuhjtjGsxW14GMOYYZry4jTMbUrxpVQXxq2hmlghH3I8x8XE/kE1+FLg6fEOJuGsvxq5ziT/ALQoLf3G9rjp3A1Adkb/AKRT9UWNLaIPZkOaVtOBr6LRNnQd0VVR3dwZBzHjceAVzw7jlouDPK3R6X00dWPYmck7jh4powpwXlc2zsSHkYAuuSgck3DjxXO0ITEwk7OSaZ6Apy6cHVJubUHzHnoqiZSZWdoQZ+/+/Loo7LSqsErSw0NKaaKOxcFahuuv14LdM5ZEY8XPmo7Esoemo81I4rlfr6AW5JtjI6AHotEZMZOS+Jr7N+gSDh9UtidT5ewTEgkei0f4T7TAE2HOp/iN60FHD6e6zaBWf4fE/bo/B39J/RNdkyWja8Oe6EoCm+CdVo/eiXWxicJQXD4oIA8qKa3cxwY5rfxTwE+DXgkqESkDiLjUaeIuFmam/wDxAwXaYCWnAB3oQsGK9C7InZjcG017ssdD0JFCD1B+ixjam6GLimMXYSOvRrmtJaRWxrpotXtGUXTaZcvgyzuYl3+Zg8wK/mrHsuUPxOMcOD42V/lYCf6l3dPZo2fgaS0DgDJKevKvQABQW5hknw0729188sjgSNPug08kIT7bM12m8OnlPDO76qx/DODPtGAfhzO9GO/UKci+EjyK/aWg/wAh19VM7l7mHA48ZpBJ/BeRlBFO81t6+aCuSJD4vz0wOX8UjR6XVG+Hm6JxknaSD+Aw97/O4XDB05q5/FSLtXYPD1p2kvnSwr7q6YHBR4eJsUTaNYKADpxJPEqmtkp0iK3w3ijwGHzUGc92JnM0tbkFgWOxb5pHSSOzOcak9Ve9692tp4zEOlfD3dI2h7e63hx1KrOJ3Ox7NcLL5Nr9EDjRMfCj/wBRiBzjYfRx/VQO82Ay7SkhdZrpA7/S/vfqrb8IMK4T4rM0gsaxpBFwcz6g142UX8RoQNqhw0DY60vwNrcdFD0mUvyHGAwd6+3IKchiCgptqtjaAI31I1IA87lcwO1i8nLr+9DouCUW3Z6WOaiqLUyMJVpaNeCY7G2g1zC4itNQOd6A8qkJjNBncO0qXO1BPdb0DdLeFVlxN/JfRKTbcw7TRxbbkanpolBtnBvtdpJsTUADxIVb2tgu64NAzhtunTxRN3sK4guDZGtDaHM6tX1rmApZtLcfdaKKaMpTknRY9p4YfMw14g+Sb4Oauuh1HJKbN2eHCSN0j6OAo0GmXictBVtTrfio+XYjGVHfIrU1e7XSuqVJBbfoT3ogBiJBI5018lXG4psbQHuv1pWlLHzU5tDZ0XZuowVprx91BQRNkcyrc1Bkpy/D7Eq4sxyLYhjG1aHtNRrY15rjhmiqL019P7K1YDddkVbZnP7wb91vkm21cABE9zWgObWoGhHgqWRXQeCVWUpxuPFLzmpN+JSbWkkFLswrnk5RxWlmCTfQ2iKtfw5A+2tJIFA7W33HKNwWxAfmdTpp7lQ+2XtjlMQcSBSumv8AYJxkmxzg0rZ6HwDvmHI/VO61WE7A36xOG7oLZW2o2Qk2HBjxc+BqtW3S3rhxzTkBZIymeN1KivEH7w6razmcaJwlBIvkvwXExHl1KQ6pMpxEzu1UI0LhuHvqcCTHI0vhca0GrDxI514haV/3i7OLa9sRxpkfX0osGqhVUiXFMuu/2/X2sdlAC2LiTYvPhwCR2L8QZcNCyKPDx0aAKkuqacdFS5Ddd7TpZDexpKqNHb8WcTSnYxerl3A/FGYTmd2HjdVgZQOcKAOJqLca+yzljOqdNAomgcUXfa+/v2jF4bEOhytgJOQOrmN/vUt6cFa2/F3D6Ow8o8C0rHiUWQp2LijbYfirgjqyYf6QfoVI4X4lbOdrK5n8zHj8qLA2GyEjrJ2LiXXAb3NgZtAxuInnlc6N3AN5150JoqdhpS4l5fmdWpzFxJ4kpg4Uv6qS2ds6buyM+RxLS4EWBsajXRZSZcUiy46LtI2GtC4U/NLMa+OCjmsNXMA7g4HQkXNa010TtjG92gs0WRnv7R7WUsLnyXI5HZHH8j3ZmFys0F72CMQ8vJBvUkG2pqTYaDon8bKAINewmh7p58lm3s6VjGMbTXvCp4p83FMaKeyLicM6tiPdJYfZ4Job+CRpxs5hn5nlwqAAnE7iQn7MI1gvQDkksU0UsnQ6SRDzGoULhsN2U2Zuhv58/qpjGigSQg+8mtGE0mTezsZV2fMWmwFRUV5VTTakNBM1w1aSKaULHaegSWBflqCbOFb89R5pLb+KOQHjky+TnAfQlC7LjL7GU3DYW1xdTOz8OA26aRcDpUfsqZwbTl0stJGeJIRfGDomk2z4ye9G014kBSc+HBFiQeYUPjY8QD3A1461BUo0l+0Hbu9A4EZcteRNPREj2AYnB8csjHD5XA0cP9QvTobJo7auJYe9AT4FLYbbE0rsghIJ5uAHq4gK1zMJeL2iyxb3YhoDX5HuGrq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Nel 1978 Riina mise Badalamenti in minoranza nella "Commissione" con una scusa e lo fece espellere, facendo passare l'incarico di dirigere la "Commissione" a <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/michele-greco.html">Michele Greco</a></span></u></b>, con cui era strettamente legato. Per queste ragioni, <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Giuseppe Di Cristina</u></b></span>, capo della cosca di Riesi legato a Bontate e Badalamenti, tentò di mettersi in contatto con i Carabinieri, accusando Riina e il suo luogotenente <a href="http://italiamistero.blogspot.it/search/label/Provenzano"><span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Bernardo Provenzano</u></b></span> </a>di essere responsabili di numerosi omicidi per conto di Liggio, all'epoca detenuto; alcuni giorni dopo le sue confessioni, Di Cristina venne ucciso a Palermo mentre qualche tempo dopo anche il suo associato <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Giuseppe Calderone</u></b></span>, capo della Famiglia di Catania, finì assassinato dal suo luogotenente <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Nitto Santapaola</span></b></u>, che si era accordato con Riina.</div>
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Nel 1981 Riina fece eliminare Giuseppe Panno, capo della cosca di Casteldaccia strettamente legato a Bontate, il quale reagì organizzando un complotto per uccidere Riina, che però venne rivelato da Michele Greco; Riina allora fece assassinare Bontate e il suo associato <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Salvatore Inzerillo</span></b></u>: i due omicidi diedero inizio alla cosiddetta «seconda guerra di mafia» e nei mesi successivi nella provincia di Palermo lo schieramento dei boss che facevano capo a Riina uccisero oltre 200 mafiosi della fazione Bontate-Inzerillo-Badalamenti mentre molti altri rimasero vittime della cosiddetta «lupara bianca». Il massacro continuò fino al 1982, quando si insediò una nuova "Commissione", composta soltanto da capimandamento fedeli a Riina e guidata dallo stesso Riina.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Legami con la politica</b></span></div>
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Il principale referente politico di Riina inizialmente fu Vito Ciancimino, il quale nel 1976 instaurò un rapporto di collaborazione con la corrente dell'onorevole <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html">Giulio Andreotti</a></span></b></u>, in particolare con Salvo Lima, che sfociò poi in un formale inserimento in tale gruppo politico e nell'appoggio dato dai delegati vicini a Ciancimino alla corrente andreottiana in occasione dei congressi nazionali della Democrazia Cristiana svoltisi nel 1980 e nel 1983. Per proteggere gli interessi di Ciancimino, Riina propose alla "Commissione" gli omicidi dei suoi avversari politici: il 9 marzo 1979 fu ucciso Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana che era entrato in contrasto con costruttori legati a Ciancimino; il 6 gennaio 1980 venne eliminato <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Piersanti Mattarella</span></b></u>, presidente della Regione che contrastava Ciancimino per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi; il 30 aprile 1982 venne trucidato <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Pio La Torre</span></u></b>, segretario regionale del PCI che aveva più volte indicato pubblicamente Ciancimino come personaggio legato a Cosa Nostra.</div>
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imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a>Dopo l'inizio della «seconda guerra di mafia», i cugini Ignazio e Nino Salvo, ricchi e famosi esattori affiliati alla cosca di Salemi, passarono dalla parte dello schieramento dei Corleonesi, che faceva capo proprio a Riina, e furono incaricati di curare le relazioni con l'onorevole Salvo Lima, che divenne il nuovo referente politico di Riina, soprattutto per cercare di ottenere una favorevole soluzione di vicende processuali; infatti, sempre secondo i collaboratori di giustizia, l'onorevole Lima si sarebbe attivato per modificare in Cassazione la sentenza del Maxiprocesso di Palermo che condannava Riina e molti altri boss all'ergastolo. In particolare, il collaboratore <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Baldassare Di Maggio</span></b></u> riferì che nel 1987 accompagnò Riina nella casa di Ignazio Salvo a Palermo, dove avrebbe incontrato Lima e il suo capocorrente Giulio Andreotti per sollecitare il loro intervento sulla sentenza; la testimonianza dell'incontro venne però considerata inattendibile nella sentenza del processo contro Andreotti.</div>
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Tuttavia però il 30 gennaio 1992 la Cassazione confermò gli ergastoli del Maxiprocesso e sancì la validità delle dichiarazioni del pentito <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/02/tommaso-buscetta-don-masino.html">Tommaso Buscetta</a></span></b></u>. Sempre secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, Riina decise allora di lanciare un avvertimento ad Andreotti, che si era disinteressato alla sentenza ed anzi aveva firmato un decreto-legge che aveva fatto tornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari: per queste ragioni il 12 marzo 1992 Lima venne ucciso alla vigilia delle elezioni politiche ed, alcuni mesi dopo, la stessa sorte toccò ad Ignazio Salvo.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le ritorsioni verso i collaboratori di giustizia</b></span></div>
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Le deposizioni dei collaboratori di giustizia (su tutti Tommaso Buscetta) scatenarono la ritorsione di Cosa Nostra su precisa indicazione di Totò Riina, il quale autorizzò i capofamiglia ad eliminare i familiari dei pentiti "sino al 20º grado di parentela", compresi i bambini e le donne.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il Papello e la trattativa con lo stato</b></span></div>
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L'allora vicecomandante dei Ros, Mario Mori, incontrò tra giugno e ottobre 1992 Vito Ciancimino, proponendo una trattativa con Cosa Nostra per mettere fine alla lunga scia di stragi che insanguinavano Palermo. La proposta era in realtà, secondo la versione fornita da Mori, una trappola per cercare di stanare qualche latitante, ma Riina rispose alla richiesta con il famoso Papello, un documento di richieste per ammorbidire le condizioni dei detenuti, degli indagati, delle loro famiglie, la cancellazione della legge sui pentiti e la revisione del maxiprocesso.</div>
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L'esistenza della trattativa tra stato e Cosa Nostra è stata successivamente smentita dallo stesso <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Mori</b></u></span>. Il 12 marzo 2012, però, nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le stragi del 1992 - 1993, i giudici scrivono che la trattativa tra Stato e Cosa nostra "ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des [...] L'iniziativa fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia".<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'arresto</b></span></div>
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Il 15 gennaio del 1993 fu catturato dal Crimor (squadra speciale dei ROS guidata dal Capitano Ultimo). Riina, latitante dal 1969, venne arrestato al primo incrocio davanti alla sua villa in via Bernini n. 54, insieme al suo autista Salvatore Biondino, a Palermo. Nella villa aveva trascorso alcuni anni della sua latitanza insieme alla moglie Antonietta Bagarella e ai suoi figli. L'arresto fu favorito dalle dichiarazioni rese nei giorni precedenti dall'ex autista di Riina, Baldassare (Balduccio) Di Maggio al generale dei carabinieri Francesco Delfino, che decise di collaborare per ritorsione verso Cosa Nostra che lo aveva condannato a morte.<br />
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<br /><br /><iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/iYUyobu4Ykk/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/iYUyobu4Ykk?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il carcere</b></span></div>
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A partire dal dicembre 1995, Riina è stato rinchiuso nel supercarcere dell'Asinara, in Sardegna. In seguito è stato trasferito al carcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno dov<br />
e, per circa tre anni, è stato sottoposto al carcere duro previsto per chi commette reati di mafia, il 41 bis, ma il 12 marzo del 2001 gli venne revocato l'isolamento, consentendogli di fatto la possibilità di vedere altri detenuti nell'ora di libertà.</div>
<div style="text-align: justify;">
Proprio mentre era sottoposto a regime di 41 bis, il 24 maggio 1994 durante una pausa del processo di primo grado a Reggio Calabria per l'uccisione del giudice Antonino Scopelliti fu raggiunto dal capo-redattore della Gazzetta del Sud Paolo Pollichieni, al quale rilasciò dichiarazioni minacciose contro il procuratore Giancarlo Caselli ed altri rappresentanti delle istituzioni, lamentandosi delle severe condizioni imposte dal carcere duro. L'intervento di Riina causò l'apertura di un provvedimento disciplinare da parte del Consiglio Superiore della Magistratura contro il pubblico ministero Salvatore Boemi, accusato di non aver vigilato sul detenuto. Dopo pochi mesi dalle dichiarazioni del boss corleonese il regime di 41 bis (allora valido per soli tre anni, decorsi i quali decadeva la sua applicabilità) è stato rafforzato mediante vari interventi legislativi volti a renderlo prorogabile di anno in anno.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nella primavera del 2003 subisce un intervento chirurgico per problemi cardiaci, e nel maggio dello stesso anno viene ricoverato nell'ospedale di Ascoli Piceno per un infarto. Sempre nel 2003, a settembre, viene nuovamente ricoverato per problemi cardiaci. Il 22 maggio 2004, nell'udienza del processo di Firenze per la strage di via dei Georgofili, accusa il coinvolgimento dei servizi segreti nelle stragi di Capaci e via d'Amelio, e riferisce dei contatti fra l'allora colonnello Mario Mori e Vito Ciancimino, attraverso il figlio di lui Massimo al tempo non convocato in dibattimento.Trasferito nel carcere milanese di Opera, viene nuovamente ricoverato nel 2006 all'ospedale San Paolo di Milano, sempre per problemi cardiaci.Nel novembre 2013 trapela la notizia di minacce da parte del Riina nei confronti del magistrato Antonino Di Matteo, il pm che aveva retto l'accusa in numerosi procedimenti penali a suo carico. Il 4 marzo 2014 viene nuovamente ricoverato.<br />
Muore nel carcere di Parma nel novembre 2017.<br />
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<br /><iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/AF4UzL12C8w/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/AF4UzL12C8w?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il processo per la trattativa Stato-Mafia</b></span></div>
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Dal carcere di Opera, il 19 luglio 2009, nel ricorrerne l'anniversario, Riina espresse di nuovo la sua posizione secondo cui la strage di via d'Amelio sarebbe da imputare ad altri soggetti e non a lui, nello stesso periodo in cui Massimo Ciancimino annunciò che avrebbe consegnato ai magistrati il “papello”, una sola pagina a firma di Riina che conterrebbe le condizioni poste dalla mafia allo Stato. Tuttavia i legali di Riina smentirono che il loro assistito abbia partecipato a una trattativa fra Stato e mafia:</div>
<div style="text-align: justify;">
« Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l'ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza»</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 24 luglio 2012 la Procura di Palermo, sotto Antonio Ingroia e in riferimento all'indagine sulla Trattativa Stato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Riina e altri 11 indagati accusati di "concorso esterno in associazione mafiosa" e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato". Gli altri imputati sono i politici Calogero Mannino, Marcello Dell'Utri, gli ufficiali Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà e Bernardo Provenzano, il collaboratore di giustizia Massimo Ciancimino (anche "calunnia") e l'ex ministro Nicola Mancino ("falsa testimonianza").<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/a_m_vq8jS3k/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/a_m_vq8jS3k?feature=player_embedded" width="320"></iframe><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/T1Oo9JH3OJY/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/T1Oo9JH3OJY?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-34895786845673475142014-12-08T10:06:00.003-08:002018-12-10T04:34:17.234-08:00ERNESTO DIOTALLEVI<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: center;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-1upY11ptlwI/XA5cWin37yI/AAAAAAAAIVY/YaaIaAL2yJceontXR76BOP-xI1UslRuoQCLcBGAs/s1600/ernesto-diotallevi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="275" data-original-width="675" height="162" src="https://4.bp.blogspot.com/-1upY11ptlwI/XA5cWin37yI/AAAAAAAAIVY/YaaIaAL2yJceontXR76BOP-xI1UslRuoQCLcBGAs/s400/ernesto-diotallevi.jpg" title="Ernesto diotallevi banda magliana mafia" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
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<h2 style="text-align: left;">
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Ernesto Diotallevi</span></b></h2>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-4aB6j3hIH2U/XA5cGhKo6vI/AAAAAAAAIVU/hoN9fqP8r5keFDjsvv81tiU-jGDeHxwsQCLcBGAs/s1600/4807fc3e-8380-11e8-b2f5-bc35ca3a3794_7759252-k8KG-U1110172264344820H-1024x576%2540LaStampa.it.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="576" data-original-width="629" height="293" src="https://2.bp.blogspot.com/-4aB6j3hIH2U/XA5cGhKo6vI/AAAAAAAAIVU/hoN9fqP8r5keFDjsvv81tiU-jGDeHxwsQCLcBGAs/s320/4807fc3e-8380-11e8-b2f5-bc35ca3a3794_7759252-k8KG-U1110172264344820H-1024x576%2540LaStampa.it.jpg" title="ernesto diotallevi giovane" width="320" /></a>“<span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Pippo Calò</u></b></span>? Quando l’ho conosciuto si presentava come un signore… Non sapevo mica che era un boss di <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html"><b><span style="font-size: large;">Cosa Nostra</span></b></a>…… <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/danilo-abbruciati-er-camaleonte.html">Danilo Abbruciati</a></span></b></u>? Un amico fraterno, ci siamo conosciuti in carcere. Ma era il 1966, preistoria…..Io ero finito dentro per uno scippo…. Non capisco perché voi giornalisti continuate a scrivere che io sono un boss della <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/banda-della-magliana.html">banda della Magliana</a></span></u></b>..che trafficavo droga e facevo l’usuraio. Io odio gli usurai, i magnaccia e le spie. Odio quelli che raccolgono false notizie pur di fare bella figura. Io non mi metto a contestare quello che fanno i giudici. Facciano il loro lavoro. Io sono andato in galera, ma poi mi hanno pure chiesto scusa…” </div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/I0HqFxDPeIo?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Chi è il capo di tutto?</span></b></h3>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
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title="Ernesto Diotallevi giovane" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
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E’ il 21 dicembre del 2012, e Leonardo Diotallevi chiede al padre “delucidazioni su chi fosse il super boss dei boss, quello che conta più di tutti?”. “Il padre, credendo che il figlio facesse riferimento al territorio della capitale rispondeva: teoricamente so’ io, teoricamente , materialmente conta Giovanni”scrive il gip Flavia Costantini nell’ordinanza di custodia cautelare. Diotallevi si riferisce a <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Giovanni De Carlo</u></b></span>, uno degli arrestati nell’inchiesta della procura di Roma. Diotallevi Junior però non vuole sapere chi è il capo della malavita romana, ma della criminalità nazionale. “No a Roma, non dico a Roma: in generale, in Italia. Immediata la risposta del padre: “Ma per me, rimane <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/salvatore-riina-toto-u-curtu.html">Riina</a></span></u></b>, chi vuoi che sia? Riina”.</div>
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<span style="font-size: x-large;"><br /></span><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Calvi un delitto ancora senza colpevoli. </b></span></h3>
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È quanto sentenziato oggi dalla prima corte di assise di appello di Roma che, nel confermare la sentenza di primo grado del 6 giugno 2007, ha ribadito le assoluzioni di <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Flavio Carboni</span></u></b>, ed Ernesto Diotallevi dall’accusa di concorso nell’ omicidio del banchiere <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/roberto-calvi.html">Roberto Calvi</a></span></b></u>. Articolo La Stampa<br />
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Mafia Capitale, Ernesto Diotallevi: “Carminati? Per me è un bravo ragazzo”<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Sequestrati 25 milioni ad Ernesto Diotallevi.</span></h3>
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Il provvedimento emesso dalla Corte di Appello – Sezione Misure di Prevenzione riguarda quote societarie, capitale sociale e patrimonio aziendale di 8 società, operanti nel settore della compravendita di immobili, della costruzione di imbarcazioni, del commercio di energia elettrica, dei trasporti marittimi e delle holding (tra cui una società liberiana, titolare di una lussuosa villa sull’Isola di Cavallo in Corsica); veicoli; depositi bancari e polizze vita; opere d’arte e 43 unità immobiliari a Roma, Gradara (Pesaro Urbino) e Olbia (Sassari). Tra gli immobili figurano anche un’abitazione con vista sulla Fontana di Trevi – di 14 vani e del valore di mercato di circa 4 milioni di euro – e un complesso turistico composto da villette a schiera, fronte mare, ad Olbia.</div>
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Ha un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro il patrimonio confiscato dalla Guardia di finanza di Roma a Ernesto Diotallevi, personaggio vicino, fin dagli anni '70, agli ambienti criminali dell’estrema destra, nonché elemento di spicco della famigerata “Banda della Magliana”. </div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>DOCUMENTI</b></span></h3>
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<li><span style="font-size: large;"><a href="http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_dicembre_08/gli-affari-vecchio-boss-alleato-massimo-carminati-8036d3ee-7ec2-11e4-bf8b-faa9d359f85b.shtml">gli-affari-vecchio-boss-alleato-massimo-carminati</a></span></li>
<li><a href="http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_aprile_28/mafia-sequestrati-beni-25-milioni-diotallevi-a6b378e8-eda7-11e4-91ba-05b8e1143468.shtml"><b>mafia- capitale, sequestrati 25 milioni a Diotallevi</b></a></li>
</ul>
</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-77296104231590974522014-12-03T10:13:00.001-08:002017-04-29T13:53:00.378-07:00MASSIMO CARMINATI<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<b><span style="font-size: large;"> </span></b><a href="https://www.corriere.it/methode_image/2014/12/06/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/combocarm-kBSC-U43050261596782fF-593x443@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=20141206074643" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://www.corriere.it/methode_image/2014/12/06/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/combocarm-kBSC-U43050261596782fF-593x443@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=20141206074643" title="massimocarminati" /></a></div>
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<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
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<b><span style="font-size: large;">« Quelli della Magliana? Sanguinari, certo, però erano una banda di accattoni straccioni» </span></b>M. Carminati 4/5/2014</div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/vfKs81YR7LI/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/vfKs81YR7LI?feature=player_embedded" width="320"></iframe><br />
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<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Massimo Carminati</b></span> nasce a Milano nel 1958 e si trasferisce a Roma con la famiglia negli anni settanta:nella capitale frequenta la sezione del MSI di Marconi e poi quella del Fuan di via Siena, al quartiere Nomentano. Milita per qualche tempo anche in <u><b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/avanguardia-nazionale.html">Avanguardia Nazionale</a></span></b></u> partecipando alle manifestazioni e agli scontri di piazza degli anni di piombo cominciando ad accumulare un certo prestigio personale negli ambienti dell'estrema destra romana, grazie alla sua fama di duro e di picchiatore per cui venne denunciato più volte per reati di rissa, violenza ed aggressione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Compagno di scuola all'Istituto Paritario Mons. Tozzi, nella zona di Monteverde, di Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi (con il quale dividerà poi un'abitazione a Perugia, ove entrambi frequentarono per qualche tempo la locale università) e <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Valerio Fioravanti </span></u></b>con cui si incontra spesso al «Fungo», il bar all'Eur ritrovo di neofascisti, ma anche di criminali e malavitosi romani. Attraverso queste frequentazioni, Carminati iniziò a percorrere la doppia strada della militanza politica eversiva e della malavita comune, a mero scopo di lucro, diventando in breve il vero prototipo del criminale mercenario.</div>
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<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'eversione nera con i NAR</b></span></div>
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<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/3/38/Massimo_Carminati.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/3/38/Massimo_Carminati.png" title="giovane carminati massimo nar banda magliana alemanno" /></a>« Massimo Carminati nasce nell'ambiente dell'estremismo di destra come amico e compagno di scuola di Valerio Fioravanti, al quale si lega in modo forte, e di Franco Anselmi. In breve diviene un personaggio carismatico di uno dei gruppi fondanti dei Nar: quello cosiddetto dell'Eur. Pur partecipando solo marginalmente a scontri, sparatorie ed episodi della miniguerra che ha insanguinato la capitale intorno al 1977 fra estremisti di destra e di sinistra, Carminati gode di grandissimo prestigio. Probabilmente perché è la persona dell'ambiente di destra maggiormente legata già allora alla malavita romana, alla nascente <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/banda-della-magliana.html">Banda della Magliana</a></b></u></span>. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Un attimo...vent'anni di Daniele Biacchessi)</div>
<div style="text-align: justify;">
Valerio Fioravanti, che lo considera come "uno che non voleva porsi limiti nella sua vita spericolata, pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura" ritiene quindi, il suo profilo criminale, adatto per un percorso di lotta armata che i suoi NAR intendono seguire, tanto da coinvolgerlo in molte azioni criminose, oltre che utilizzarlo come intermediario con la malavita romana, grazie alle diverse conoscenze che nel corso degli anni Carminati aveva accumulato, alla sua dimestichezza con gli ordigni esplosivi e alla disponibilità di materiale esplodente che poteva vantare in quegli anni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 27 novembre 1979 partecipa, assieme a esponenti dei NAR e di Avanguardia Nazionale come Valerio Fioravanti, Domenico Magnetta, Peppe Dimitri e Alessandro Alibrandi, alla rapina ai danni della filiale della Chase Manhattan Bank di piazzale Marconi all'EUR. Successivamente parte del bottino, consistente in traveller cheque, verrà riciclato da Carminati e Alibrandi i quali lo affidarono nelle mani di <span style="font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/franco-giuseppucci-er-fornaretto-er.html">Franco Giuseppucci</a></u></b></span>, boss della Banda della Magliana che, nell'organizzare l'operazione di ripulitura, venne poi arrestato con l'accusa di ricettazione, nel gennaio del 1980.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sempre nel 1979, Carminati assieme ad altri militanti neri, si attivò per la liberazione di Paolo Aleandri, un giovane neofascista orbitante nella galassia dei Nar a cui Franco Giuseppucci, boss della Banda della Magliana, aveva affidato in custodia un borsone pieno di armi mai riconsegnate che, utilizzate da vari esponenti della destra eversiva, erano andate disperse. Aleandri, più volte sollecitato, non era più stato in grado di restituirle ed era stato quindi rapito, il 1º agosto, dagli uomini della Magliana. A quel punto Carminati e altri militanti si attivarono rimediando altre armi (due mitra MAB modificati e due bombe a mano) in sostituzione delle originali andate perdute e dopo 31 giorni di prigionia, Aleandri venne liberato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quei due mitra modificati entrarono poi far parte dell'arsenale che la banda della Magliana nascose nei sotterranei del Ministero della Sanità e uno dei due venne addirittura riconosciuto, dal pentito <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/maurizio-abbatino-crispino.html">Maurizio Abbatino</a></b></u></span>, tra quelli rinvenuti sul treno Taranto-Milano, nel tentativo di depistaggio legato alla <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/strage-di-bologna.html">strage alla stazione ferroviaria di Bologna</a></span></u></b> del 2 agosto 1980.</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-KeljUx6m-tM/VIBdEsa5NQI/AAAAAAAAFkc/YspLtV0lJh0/s1600/strage_bologna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" height="209" src="https://2.bp.blogspot.com/-KeljUx6m-tM/VIBdEsa5NQI/AAAAAAAAFkc/YspLtV0lJh0/s1600/strage_bologna.jpg" title="strage di bologna massimo carminati" width="320" /></a></div>
Il 13 gennaio 1981, infatti, in una valigetta rinvenuta su quel treno, contenente un fucile da caccia, due biglietti aerei a nome di due estremisti di destra, del materiale esplosivo T4 dello stesso tipo utilizzato per la strage di Bologna venne rinvenuto anche un mitra Mab proveniente dal deposito/arsenale della banda all'interno del Ministero della Sanità Analizzando proprio quell'arma, gli inquirenti poterono risalire ai legami tra la Banda e la destra eversiva dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Per questa vicenda, il 9 giugno 2000, nel processo di primo grado, Carminati venne condannato a 9 anni di reclusione assieme al generale del <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Sismi</span></b></u> <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Pietro Musumeci</span></b></u>, al colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte, al colonnello del Sismi Federigo Mannucci Benincasa e a <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/licio-gelli.html">Licio Gelli</a></u></b></span>. Dell'episodio vennero infine ritenuti responsabili, con sentenza definitiva, i soli Musumeci e Belmonte, mentre Carminati verrà poi assolto in appello.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-H19wywNpY0s/VIBdZeKLvUI/AAAAAAAAFkk/lV7pyvzDK08/s1600/mino%2Bpecorelli.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-H19wywNpY0s/VIBdZeKLvUI/AAAAAAAAFkk/lV7pyvzDK08/s1600/mino%2Bpecorelli.jpg" title="mino pecorelli massimo carminati" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Mino Pecorelli</b></td></tr>
</tbody></table>
Secondo alcuni pentiti Carminati effettuò, per conto della Magliana, anche un altro omicidio affidato ai NAR, quello cioè del giornalista <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/mino-pecorelli.html">Mino Pecorelli</a></u></b></span>, direttore del settimanale Osservatorio Politico <u><b><span style="color: red; font-size: large;">O.P.</span></b></u>, iscritto alla loggia <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/p2.html">P2</a></b></u></span> e uomo vicino ai servizi segreti. Pecorelli fu assassinato con tre colpi di pistola calibro 7,65 a Roma, la sera del 20 marzo 1979 e secondo <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/antonio-mancini-accattone.html">Antonio Mancini</a></u></b></span>, pentito della Magliana interrogato l'11 marzo 1994: "fu Massimo Carminati a sparare assieme ad Angiolino il biondo (Michelangelo La Barbera, ndr). Il delitto era servito alla Banda per favorire la crescita del gruppo, favorendo entrature negli ambienti giudiziari, finanziari romani, ossia negli ambienti che detenevano il potere."</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo tre gradi di giudizio, però, nell’ottobre del 2003, la Corte di cassazione emanò però una sentenza di assoluzione "per non avere commesso il fatto" sia per i mandanti che per gli esecutori materiali dell'omicidio (Carminati e La Barbera), valutando le testimonianze dei pentiti come non attendibili e lasciando il caso (ancora oggi) irrisolto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Massimo Carminati venne arrestato il 20 aprile 1981 quando, colpito da mandato di cattura per le azioni con i Nar, venne catturato nel tentativo di fuggire all’estero in compagnia dei due avanguardisti Domenico Magnetta e Alfredo Graniti. Arrivati nei pressi del valico del Gaggiolo (in provincia di Varese) e con l'intento di espatriare clandestinamente in Svizzera, i tre sono bloccati dalla polizia che li aspettava alla frontiera (probabilmente grazie ad una soffiata di Cristiano Fioravanti, fresco di pentimento) e che apre il fuoco su di loro, convinti che nell’auto ci fossero i capi superstiti dei Nar: Francesca Mambro, Giorgio Vale e Gilberto Cavallini. Mentre gli altri due se la cavano illesi, Carminati verrà ferito gravemente e perderà poi l'occhio sinistro e l'uso di una gamba.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 28 maggio 1982 viene rinviato a giudizio insieme ad altri 55 neofascisti del gruppo dei NAR a cui, il gruppo il giudice istruttore, contesta diversi capi di imputazione che vanno dalla strage alla rapina, all'omicidio, alla violazione della legge sulle armi, al danneggiamento doloso. Ad agosto di quell'anno viene però scarcerato per motivi di salute ma tornerà ben presto in carcere, il 6 ottobre, con altri 21 militanti neofascisti accusati di banda armata e associazione sovversiva.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/3TDyobGy68I/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/3TDyobGy68I?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>I legami con la Banda della Magliana</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo gli anni della militanza politica e, successivamente, della commistione fra eversione politica e malavita comune, preferendo alla lotta ideologica obbiettivi legati all'utilità economica, Carminati finì per convogliare tutti i suoi sforzi nella criminalità organizzata che, in quella seconda metà degli anni settanta era contraddistinta, nella capitale, da una pressoché totale egemonia da parte della Banda della Magliana.</div>
<div style="text-align: justify;">
Già nel 1977, soprattutto frequentando il bar Subrizi in via Fermi o più spesso il bar di via Avicenna, nella zona di Ponte Marconi e ritrovo dei criminali della Banda della Magliana, Carminati entra in contatto con i boss Franco Giuseppucci e <b><u><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/danilo-abbruciati-er-camaleonte.html">Danilo Abbruciati</a></span></u></b> che, grazie anche alla sua fama di duro e per la sua spregiudicatezza ed il coraggio dimostrato nelle azioni, lo prendono sotto la loro ala protettiva sia per coinvolgerlo nelle proprie attività illecite che per la possibilità di ricercare un terreno comune di reciproco beneficio e di scambio di favori. Inizialmente alla base di questa cooperazione vi furono alcune attività di reinvestimento di proventi provenienti da rapine di autofinanziamento che gli estremisti effettuarono con Fioravanti e soci, in modo da poterli investire in altre operazioni illecite quali l'usura o lo spaccio di droga.</div>
<div style="text-align: justify;">
« Franco Giuseppucci era un accanito scommettitore e, per tale sua passione, frequentatore di ippodromi, sale corse e bische, ambienti nei quali non disdegnava di prestare soldi "a strozzo", dietro interessi aggirantisi attorno al 20-25 per cento mensili. Il denaro che riceveva dal Carminati, consentiva ai due di ripartire tra loro il provento degli interessi: al Carminati veniva corrisposta una "stecca" del 10-15 per cento. Dal momento che il denaro riciclato in tal modo veniva conteggiato sulla base di lire 10 milioni per volta, il Carminati, per ogni dieci milioni di lire veniva a percepire mensilmente dal Giuseppucci, da un milione ad un milione e mezzo di lire, fermo restando che Franco Giuseppucci garantiva la restituzione del capitale. Sempre Franco Giuseppucci aveva messo il Carminati in contatto con Santino Duci, titolare di una gioielleria in via dei Colli Portuensi, il quale ricettava i preziosi provento di rapine ad altre gioiellerie ed orefici, liquidando al Carminati il contante che questi, col metodo sopra specificato, riciclava e reinvestiva mediante lo stesso Giuseppucci. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Interrogatorio di Maurizio Abbatino del 3 dicembre 1992)</div>
<div style="text-align: justify;">
Per contro, Carminati e gli altri, si adoperarono in azioni di recupero crediti, danneggiamenti e di vero e proprio killeraggio, nei confronti di alcuni personaggi entrati in conflitto con gli affari della Magliana.</div>
<div style="text-align: justify;">
« I contatti avvennero in epoca precedente alla morte di Franco Anselmi. Successivamente essi furono mantenuti dal gruppo che faceva capo ad Alessandro Alibrandi, Massimo Carminati e Claudio Bracci (...) e ricordo, in particolare, che quelli della Magliana davano indicazione dei luoghi e persone da rapinare anche al fine di dare il corrispettivo di attività delittuose compiute per loro conto dagli stessi giovani di destra. Ricordo infatti che Alibrandi e gli altri due avevano la funzione di recuperare i crediti di quelli della Magliana e di eliminare alcune persone poco gradite. Tali persone da eliminare gravitavano nell'ambiente delle scommesse clandestine di cavalli: in particolare il Carminati mi disse, presumibilmente intorno al febbraio '81, di aver ucciso due persone: una di queste era stata "cementata" mentre l'altra era stata uccisa in una sala corse »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Interrogatorio di Cristiano Fioravanti)</div>
<div style="text-align: justify;">
Secondo le rivelazioni del pentito Walter Sordi, ad esempio, nell'aprile del 1980 Carminati, Alibrandi e Claudio Bracci uccisero con tre colpi di pistola calibro 7,65 il tabaccaio romano Teodoro Pugliese, omicidio ordinato dalla Banda perché d'intralcio nel traffico di stupefacenti gestito da Giuseppucci.</div>
<div style="text-align: justify;">
« A uccidere Teodoro Pugliese sono stati Alessandro Alibrandi, Massimo Carminati e Claudio Bracci. Me l'ha raccontato proprio Alessandro, secondo il quale il delitto fu commesso per conto di Franco Giuseppucci, uno della banda della Magliana che era in stretti rapporti d'affari con loro, in particolare con Carminati. Entrarono in due, Alibrandi e Carminati, vestiti con degli impermeabili chiari, trovarono Pugliese e un'altra persona. Uno dei due chiese un pacchetto di sigarette, il tabaccaio si girò e loro spararono tre colpi di pistola, Alessandro mi ha detto che l'hanno colpito alla testa e al cuore. Poi sono saliti a bordo di una macchina, e durante la fuga hanno avuto un incidente, ma sono riusciti ad arrivare ugualmente al punto in cui si doveva fare il cambio auto. So che la pistola usata era una Colt Detective. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Interrogatorio di Walter Sordi da Ragazzi di malavita di Giovanni Bianconi)</div>
<div style="text-align: justify;">
Con il passare del tempo, poi, Carminati verrà affiliato definitivamente al gruppo criminale della Magliana e, durante questo periodo ottenne addirittura il controllo congiunto, per conto dei NAR, del deposito di armi della Banda nascosto negli scantinati del Ministero della Sanità, in Via Liszt, all'EUR e rinvenuto poi, dalla polizia nel corso di una perquisizione, il 25 novembre del 198].</div>
<div style="text-align: justify;">
« A Massimo Carminati venne consentito, in un secondo momento, di accedere liberamente al Ministero. La decisione di consentire l'accesso con maggiore libertà al Carminati, venne presa da me, nell'ottica di uno scambio di favori tra la banda e il suo gruppo. Le armi custodite nel deposito della Sanità appartenevano a tutte le componenti della banda, rispondeva pertanto unicamente a esigenze di sicurezza limitare alle persone che ho indicato il libero accesso al Ministero, anche per non creare dei problemi ulteriori all'Alesse. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Interrogatorio di Maurizio Abbatino del 3 dicembre 1992)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>I processi e le condanne</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Il lungo curriculum criminale di Carminati maturato all'ombra dei NAR e della Banda della Magliana, anche in virtù della sua figura di anello di congiunzione tra la criminalità romana ed i gruppi eversivi di estrema destra, fu oggetto di diversi processi nei confronti dell'estremista nero, alcuni dei quali riguardanti i misteri più controversi della Repubblica Italiana e da cui, Carminati, uscì praticamente quasi sempre indenne.</div>
<div style="text-align: justify;">
Successe nel caso del procedimento per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli o in quello per il tentativo di depistaggio legato alla strage alla stazione ferroviaria di Bologna in cui, in entrambi i casi, venne assolto per non aver commesso il fatto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Stessa sorte nel processo per l'omicidio di Fausto e Iaio (Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci), i due militanti di sinistra assassinati a Milano, la sera del 18 marzo 1978, con 8 colpi di pistola. Con Carminati vennero indagati altri due neofascisti romani, Claudio Bracci e Mario Corsi per i quali, il 6 dicembre 2000, il Giudice delle Udienze preliminari del Tribunale di Milano, Clementina Forleo decretò l'archiviazione del procedimento a loro carico mettendo così la parola fine a un’inchiesta durata 22 anni e indirizzata, sin dall'inizio, negli ambienti dell'estremismo neofascista ma che, come recitano le conclusioni di quel documento: "pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolari degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura del reato delle pur rilevanti dichiarazioni."</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel processo che, invece, vide alla sbarra l'intera Banda della Magliana, iniziato a Roma, il 3 ottobre del 1995 e in cui 69 appartenenti al clan furono chiamati a rispondere a reati quali traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, riciclaggio, omicidio, rapina e soprattutto associazione a delinquere di stampo mafioso, il pubblico ministero Andrea De Gasperis chiese, per Carminati, una pena pari a 25 anni di carcere. Istruito grazie alle rivelazioni del pentito Maurizio Abbatino che, la mattina del 16 aprile 1993, portarono in carcere boss, seconde linee e fiancheggiatori dell'organizzazione capitolina, nella maxi-operazione di polizia denominata "Colosseo", dopo due gradi di giudizio, il 27 febbraio 1998, Carminati venne condannato a 10 anni di reclusione.</div>
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<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Sviluppi recenti</b></span></div>
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Carminati è attualmente indagato per il furto al caveau della Banca di Roma interno al Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio, a Roma, avvenuto il 17 luglio del 1999 e compiuto da una banda composta da circa 23 persone, compresi i complici interni, che trafugarono da 147 cassette di sicurezza di "proprietà" di dipendenti del palazzo, oltre a 50 miliardi di lire, anche documenti riservati che sarebbero serviti per ricattare alcuni magistrati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel maggio del 2012 Carminati è di nuovo tornato alla ribalta delle cronache nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse per il quale vennero indagati e arrestati alcuni calciatori italiani. Il suo nome è emerso nel corso delle indagini su Giuseppe Sculli, centrocampista del Genoa e nipote del boss Giuseppe Morabito, detto u tiradrittu e legato alla criminalità organizzata calabrese.</div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/PNa-yEbi5qw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/PNa-yEbi5qw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Il 2 dicembre 2014 viene arrestato insieme ad altre 27 persone con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito dell'inchiesta Mondo di Mezzo della procura di Roma riguardante le infiltrazioni della sua organizzazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale della città, attraverso un sistema corruttivo finalizzato ad ottenere l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati e nel finanziamento di cene e campagne elettorali (tra cui quella dell'ex sindaco <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Gianni Alemanno</u></b></span> che figura tra gli indagati).<br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Advd4F00UrA/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Advd4F00UrA?feature=player_embedded" style="clear: left; float: left;" width="320"></iframe><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/YVqsuj5G0wU/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/YVqsuj5G0wU?feature=player_embedded" style="clear: right; float: right;" width="320"></iframe><br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://img2.ilmessaggero.it/MsgrNews/PANORAMA/20141203_carminati3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://img2.ilmessaggero.it/MsgrNews/PANORAMA/20141203_carminati3.jpg" title="massimo carminati arresto 2014 roma" /></a></div>
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<b><span style="color: red;">UPDATE: Processo Mafia Capitale, parla Carminati</span></b><br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="355" src="//www.radioradicale.it/scheda/504233/iframe?i=3690885" width="560"></iframe>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: large;">DOCUMENTI</span></b><br />
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<li><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><a href="http://www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/i-ros-casa-alemanno/43232902-7a31-11e4-81be-7152760d3cf5.shtml">i-ros-casa-alemanno</a></span></b></li>
<li><b><span style="font-size: large;"><a href="http://www.radioradicale.it/scheda/80891/80971-processo-alla-banda-della-magliana-abbatino-97">www.radioradicale.it processo-alla-banda-della-magliana-abbatino</a></span></b></li>
<li><b><span style="font-size: large;"><a href="http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_dicembre_04/carminati-attaccava-alemanno-quella-m-non-difende-mancini-49def558-7b91-11e4-b47e-625f49797245.shtml">carminati-attaccava-alemanno-quella-m-non-difende-mancini</a></span></b></li>
<li><b><a href="http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_06/carminati-autobiografia-boss-nero-a-14-anni-prima-pistola-6fe25584-7d11-11e4-878f-3e2fb7c8ce61.shtml"><span style="font-size: large;">carminati-autobiografia-boss-nero-a-14-anni-prima-pistola</span></a></b></li>
</ul>
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-40419968498683701952014-11-16T13:42:00.001-08:002015-02-06T13:50:37.906-08:00FRANCESCO COSSIGA<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<img alt="" src="http://senato.archivioluce.it/senato_front/img/cossiga.jpg" height="310" title="francesco cossiga giovane" width="640" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Francesco Cossiga</b></span> nacque da una famiglia medio-borghese repubblicana e anti-fascista; cugino di terzo grado di Enrico e Giovanni Berlinguer (figli di una cugina della madre di Cossiga). Nonostante egli fosse comunemente chiamato "Cossìga", la pronuncia originaria del cognome è "Còssiga": si tratta d'un casato sardo - di nobiltà di toga, che a suo dire aveva esponenti collegati ad una loggia massonica locale -; il cognome significa "Còrsica", e indica provenienza della famiglia da quell'isola.</div>
<div style="text-align: justify;">
A sedici anni si diplomò, in anticipo di tre anni, al Liceo classico «Azuni»; l'anno successivo si iscrisse alla Democrazia Cristiana e tre anni dopo, a soli 19 anni e mezzo, si laureò in giurisprudenza, iniziando una carriera universitaria che gli sarebbe in seguito valsa l'insegnamento della materia di diritto costituzionale regionale presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Sassari.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Attività politica</b></span></div>
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Iscritto alla sezione sassarese della Democrazia Cristiana a 17 anni, negli anni universitari ha fatto parte della FUCI con ruoli di primo piano nella FUCI di Sassari e a livello nazionale.</div>
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Alla fine degli anni cinquanta, ancora trentenne, iniziò la sua folgorante carriera politica a capo dei cosiddetti giovani turchi sassaresi: eletto deputato per la prima volta nel 1958 divenne poi il più giovane sottosegretario alla difesa nel terzo governo <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/aldo-moro.html">Moro</a></u></b></span> (23 febbraio 1966); suo ministro era <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html">Giulio Andreotti</a></b></u></span>.</div>
<div style="text-align: justify;">
In questa veste presiedette all'apposizione degli "omissis" sul rapporto Manes, una relazione sull'operato del servizio segreto militare oggetto di esame da parte della commissione ministeriale di inchiesta sul <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>piano Solo</u></b></span>, che la Commissione parlamentare sul <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>SIFAR</u></b></span> ricevette dal Governo pesantemente censurata "per esigenze di segreto militare"; secondo Lino Jannuzzi, che con Eugenio Scalfari aveva condotto una campagna contro il generale Giovanni De Lorenzo, ideatore del piano, Cossiga stesso gli avrebbe rivelato il suo ruolo nella depurazione del testo di Manes.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dal novembre 1974 al febbraio 1976 fu ministro della pubblica amministrazione nel Governo Moro IV. Il 12 febbraio 1976, a 48 anni, divenne ministro dell'interno.<br />
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Ministro dell'interno</span></b></div>
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L'11 marzo 1977, nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze dell'ordine nella zona universitaria di Bologna venne ucciso il militante di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso; alle successive proteste degli studenti, Cossiga, allora titolare del Ministero dell'interno, rispose mandando veicoli trasporto truppa blindati (M113) nella zona universitaria. A seguito di ciò, visto il clima di violenza e i toni sempre più accesi, in particolare dei soggetti appartenenti all'area extra-parlamentare, Francesco Cossiga diede disposizioni per vietare in tutto il Lazio, fino al successivo 31 maggio, tutte le manifestazioni pubbliche. Nonostante il divieto, grandi gruppi di militanti diedero comunque il via a manifestazioni di protesta, anche a Roma, a seguito della morte per colpi d'arma da fuoco della militante radicale romana Giorgiana Masi sul Ponte Garibaldi. Il nome del ministro venne storpiato dagli studenti: con una kappa iniziale ed usando la doppia esse delle SS naziste (sowilo, lettera dell'alfabeto runico), in una forma somigliante a Koϟϟiga.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel gennaio 1978 Cossiga contribuì alla riforma dei servizi segreti dando loro la configurazione che avrebbero mantenuto fino alla successiva riforma del 2007, e sostenne la creazione dei reparti speciali antiterrorismo della Polizia NOCS e dei Carabinieri GIS.<br />
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<img alt="" src="http://images2.corriereobjects.it/gallery/Politica/2010/07_Luglio/cossiga/1/img_1/1647654_672-458_resize.jpg" title="francescocossiga 1978" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Il caso Moro</b></span></div>
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Nel marzo 1978, quando fu rapito Aldo Moro dalle <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Brigate Rosse</u></b></span>, creò rapidamente due "comitati di crisi", uno ufficiale e uno ristretto, per la soluzione della crisi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Molti fra i componenti di entrambi i comitati sarebbero in seguito risultati iscritti alla<span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/p2.html"> P2</a></u></b></span>; ne faceva parte lo stesso <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/licio-gelli.html">Licio Gelli</a></u></b></span> sotto il falso nome di ingegner Luciani. Tra i membri anche lo psichiatra e criminologo Franco Ferracuti. Cossiga richiese ed ottenne l'intervento di uno specialista statunitense, il professor Steve Pieczenik, il quale partecipò ad una parte dei lavori.</div>
<div style="text-align: justify;">
Circa la presunta fuga di notizie per la quale le BR parevano a conoscenza di quanto si discutesse nelle stanze riservate, Pieczenik ebbe ad affermare nel 1994 che aveva via via richiesto di ridurre progressivamente il numero dei partecipanti alle riunioni. Rimasti solo Pieczenik e Cossiga, affermò lo statunitense «la falla non accennò a richiudersi». Cossiga in seguito non smentì, ma parlò di «cattivo gusto».<br />
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<img alt="" src="http://www.formiche.net/wp-content/uploads/2014/08/Aldo-Moro-e-Francesco-Cossiga.jpg" title="francesco cossiga aldo moro" /></div>
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Non fu mai aperta alcuna trattativa con i sequestratori per il rilascio di Moro, il quale dalla sua prigionia scrisse a Cossiga dicendogli che «esiste un problema, postosi in molti e civili paesi, di pagare un prezzo per la vita e la libertà di alcune persone estranee, prelevate come mezzo di scambio. Nella grande maggioranza dei casi la risposta è stata positiva ed è stata approvata dall'opinione pubblica».</div>
<div style="text-align: justify;">
Cossiga diede le dimissioni da ministro dell'Interno in seguito al ritrovamento del cadavere del presidente della DC in via Michelangelo Caetani. Al giornalista Paolo Guzzanti disse: «Se ho i capelli bianchi e le macchie sulla pelle [a causa della vitiligine, ndr] è per questo. Perché mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo conto. Perché la nostra sofferenza era in sintonia con quella di Moro». Cossiga, dopo forse questi fatti, cominciò a soffrire di numerosi problemi di salute cronici, come il disturbo bipolare e la sindrome della fatica cronica.<br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/SNQuUiwA5mQ?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La presidenza del Consiglio dei ministri</b></span></div>
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Appena un anno dopo, il 4 agosto 1979, fu nominato presidente del Consiglio dei ministri rimanendo in carica fino all'ottobre del 1980. Nel corso dei due brevi esecutivi guidati da Francesco Cossiga il Parlamento italiano approvò la legge che avrebbe consentito al Governo Craxi nel 1983 di installare gli euromissili a Comiso. Fu la più importante azione di politica estera del presidente Cossiga, decisione che anticipò, in qualche maniera, il sodalizio tra l'Italia e la Germania Occidentale guidata da Helmut Schmidt. Episodio poco noto alla storia delle relazioni internazionali ma di importanza stategica per il futuro dell'Italia.</div>
<div style="text-align: justify;">
In veste di Presidente del Consiglio, Cossiga fu proposto dal PCI per la messa in stato di accusa da parte del Parlamento, in votazione in seduta comune, con una procedura conclusasi nel 1980 con l'archiviazione. L'accusa era di favoreggiamento personale e rivelazione di segreto d'ufficio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Cossiga fu sospettato di aver rivelato a un compagno di partito, il senatore Carlo Donat Cattin, che suo figlio Marco era indagato e prossimo all'arresto, essendo coinvolto in episodi di terrorismo, suggerendone l'espatrio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il Parlamento in seduta comune ritenne però manifestamente infondata l'accusa, che era stata fatta procedere da parte della magistratura di Torino in seguito alle dichiarazioni del terrorista pentito Roberto Sandalo (Sandalo, soprannominato il "piellino canterino" perché fu uno dei primi pentiti dell'organizzazione terroristica Prima Linea, aveva infatti riferito che in una conversazione con Marco Donat Cattin quest'ultimo gli avrebbe parlato dell'imminenza del suo arresto, appresa da fonti vicine al padre).</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel denunciare il favoreggiamento personale il PCI guidato da Enrico Berlinguer fu assai deciso nel ritenere che Cossiga fosse la fonte della fuga di notizie sulle indagini sui terroristi. Una possibile spiegazione di tanta certezza è offerta dalla nuova ricostruzione della vicenda offerta in un libro e confermata in un'intervista del 7 settembre 2007 dallo stesso Cossiga ad Aldo Cazzullo del Corriere della sera: Cossiga ha infatti ammesso (vent'anni dopo i fatti con il reato ormai caduto in prescrizione) parte dell'addebito, ma - soprattutto - ha rivelato che lui stesso informò il cugino Berlinguer del fatto, attendendosi comprensione ed ottenendo invece che la notizia venisse utilizzata per una battaglia politica contro di lui.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo un periodo di allontanamento dalla vita pubblica, nel 1983 viene eletto al Senato nel collegio Tempio-Ozieri. Il 12 luglio è eletto Presidente del Senato.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La Presidenza della Repubblica</b></span></div>
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Nel 1985 divenne l'ottavo presidente della Repubblica Italiana, succedendo a Sandro Pertini. Per la prima volta nella storia repubblicana, l'elezione avvenne al primo scrutinio, con una larga maggioranza (752 su 977 votanti): Cossiga ricevette il consenso oltre che della DC anche di PSI, PCI, PRI, PLI, PSDI e Sinistra indipendente.</div>
<div style="text-align: justify;">
La presidenza Cossiga fu sostanzialmente distinta in due fasi quasi eterogenee. Assai rigoroso nell'osservanza delle forme dettate dalla Costituzione (essendo peraltro docente di diritto costituzionale) fu il classico Presidente notaio nei primi cinque anni di mandato. Unico indizio della sua futura posizione di denuncia delle reticenze del sistema politico fu la sua insistente richiesta di chiarire il ruolo del Capo dello Stato nel caso di conferimento dei poteri di guerra al Governo: ne derivò la nomina della Commissione Paladin.</div>
<div style="text-align: justify;">
La caduta del muro di Berlino segnò l'inizio della seconda fase. Secondo Cossiga la fine della guerra fredda e della contrapposizione di due blocchi avrebbe determinato un profondo mutamento del sistema politico italiano che nasceva da quella contrapposizione ed era a quella funzionale. La DC e il PCI avrebbero dunque subito gravi conseguenze da questo mutamento, ma Cossiga sosteneva che i partiti politici e le stesse istituzioni si rifiutavano di riconoscerlo. Iniziò quindi una fase di conflitto e polemica politica, spesso provocatoria e volutamente eccessiva, e con una fortissima esposizione mediatica (fu detto il «grande esternatore»), al solo scopo di dare delle «picconate a questo sistema», che perciò valsero a Cossiga negli ultimi due anni di mandato l'appellativo di «picconatore».<br />
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<img alt="" src="http://www.formiche.net/wp-content/uploads/2013/08/Cossiga_Francesco_3.jpg" height="438" title="cossiga presidente dellarepubblica" width="640" /></div>
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<br /></div>
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<div style="text-align: justify;">
Rimonta a quest'epoca l'abbandono, da parte sua, di uno dei più antichi tabù della politica democristiana, cioè quello che esorcizzava l'esistenza di illeciti: conformemente alla formazione "tavianea"della sua iniziale carriera politica, egli tenne moltissimo a dimostrare (quasi "pedagogicamente") agli italiani i costi che in termini di legalità avrebbe sostenuto il mantenimento della pace pubblica durante il cinquantennio in cui in Italia vi era il più forte partito comunista d'Occidente. Per converso, la caduta del muro di Berlino - da lui percepita come svolta epocale prima di molti altri statisti italiani, tanto da essere stato l'unico politico romano a presenziare alla prima seduta del Bundestag dopo la riunificazione nel 1990 - fu per lui la vera giustificazione della riduzione dei margini di tolleranza dell'alleato nordamericano verso la classe politica italiana della "Prima Repubblica": si tratta di una tolleranza che lui percepì scemare quando la <b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/cia.html">CIA</a></span></b> interferì pesantemente (ed infruttuosamente) nelle vicende politiche delle massime istituzioni italiane, nel 1989, tentando di impedire l'ascesa di Giulio Andreotti a palazzo Chigi, probabilmente a causa della sua politica filoaraba.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tra le esternazioni del presidente vi erano anche le denunce di un'eccessiva politicizzazione della magistratura, e quella rivolta contro Rosario Livatino, un giovane giudice da lui definito ragazzino, che sarà assassinato dalla mafia nel 1990: «Non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado di condurre un'indagine complessa come può essere un'indagine sulla mafia o sul traffico della droga. Questa è un'autentica sciocchezza».</div>
<div style="text-align: justify;">
Anni dopo, con una lettera ai genitori del giudice, Cossiga smentì che quelle affermazioni dispregiative fossero riferite a Rosario Livatino.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per il suo mutato atteggiamento, Cossiga ricevette varie critiche e prese di distanza da parte di quasi tutti i partiti, ad eccezione del MSI che si schierò al suo fianco in difesa delle "picconate". Egli tra l'altro sarà ritenuto uno dei primi "sdoganatori" del MSI, al quale rivolse le scuse a nome dello Stato italiano per le accuse che erano state espresse nei suoi confronti all'indomani della strage di Bologna nel 1980.<br />
<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Gladio</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1966, quando entrò per la prima volta al governo, Cossiga ricevette la delega, come Sottosegretario alla Difesa, a sovrintendere <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/gladio.html">Gladio</a></u></b></span>, sezione italiana della rete Stay Behind, organizzazione segreta dell'Alleanza Atlantica (di cui facevano parte anche Austria e Svezia).</div>
<div style="text-align: justify;">
Le asserite responsabilità di Cossiga nei confronti di Gladio furono confermate dal medesimo interessato che, ancora presidente, ammise con fierezza, in un'esternazione a Edimburgo nel 1990, la parte avuta nella sua messa a punto, in quanto sottosegretario al Ministero della Difesa tra il 1966 e il 1969e si autodenunciò con un documento inviato alla Procura di Roma, in seguito alla denuncia dell'ammiraglio Martini e del generale Inzerilli come responsabili di Gladio. Nel documento dichiarò: «Rivendico in pieno la tutela di quarant'anni di politica della Difesa e della sicurezza per la salvaguardia dell'integrità nazionale, dell'indipendenza e della sovranità territoriale del nostro Paese nonché della libertà delle istituzioni, anche al fine di rendere giustizia a coloro che agli ordini del governo legittimo hanno operato per la difesa della Patria». Sono differenti le versioni sui motivi che indussero l'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti a divulgare la struttura segreta di Gladio:</div>
<div style="text-align: justify;">
Paolo Guzzanti, nel suo libro Cossiga, un uomo solo (Rizzoli, 1991) dedica un capitolo («La fiaba del giudice, del gatto e del primo ministro») alla chiave interpretativa di fonte cossighiana: la richiesta del giudice che indagava sulla <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>strage di Peteano</u></b></span>, Felice Casson, di accedere agli archivi del <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>SISMI</u></b></span> a Forte Braschi, sarebbe stata inopinatamente accolta dal presidente del consiglio Giulio Andreotti per dare luogo ad un regolamento di conti con il Capo dello Stato, da poco esternatore assai sgradito alla maggioranza DC; lo stesso Cossiga, in una sua autobiografia, La versione di K (Rizzoli, 2009), scrive, riferendosi ad Andreotti: "Mi ha risposto che, ormai caduto il Muro di Berlino, non vi era più alcuna ragione per non raccontare come stavano davvero le cose. Tanto più, aggiunse, che aveva concesso al pm veneziano Felice Casson (…) il permesso di andare a vedere negli archivi dei Servizi Segreti: a quel punto c'era poco da sperare che non avrebbe ricostruito tutto" (pag. 158).</div>
<div style="text-align: justify;">
Vi sono state differenti valutazioni politiche sul suo coinvolgimento nella vicenda di Gladio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mentre Cossiga ha dichiarato che sarebbe giusto riconoscere il valore storico dei gladiatori così come era avvenuto per i partigiani, il presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino ebbe a scrivere: «[...] se in sede giudiziaria un'illiceità penale della rete clandestina in sé considerata è stata motivatamente e fondatamente negata, non sono state affatto escluse possibili distorsioni dalle finalità istituzionali dichiarate della struttura, che ben possono essere andate al di là della sua già evidenziata utilizzazione a fini informativi...».<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La richiesta di messa in stato di accusa</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Il 6 dicembre 1991 fu presentata in parlamento da parte dell'allora minoranza la richiesta di messa in stato di accusa per Francesco Cossiga.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tra i firmatari delle mozioni vi erano Ugo Pecchioli, Luciano Violante, Marco Pannella, Nando dalla Chiesa, Giovanni Russo Spena, Sergio Garavini, Lucio Libertini, Lucio Magri, Leoluca Orlando, Diego Novelli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il comitato parlamentare ritenne tutte le accuse manifestamente infondate, come si legge negli atti parlamentari del 12 maggio 1993. La Procura di Roma richiese l'archiviazione a favore di Cossiga il 3 febbraio 1992 e l'8 luglio 1994 la richiesta fu accolta dal Tribunale dei ministri.</div>
<div style="text-align: justify;">
Cossiga scrisse: "il Partito comunista sapeva dell'esistenza di un'organizzazione segreta con le caratteristiche di Gladio. Lo dico perché ne fui informato da Emilio Taviani. (…) Perché i comunisti lanciarono comunque quella campagna e perché inserirono i fatti di Gladio tra le accuse che portarono alla richiesta di incriminazione nei miei confronti? Credo di avere la risposta. Quello dei comunisti fu fuoco di controbatteria: era da poco crollato il Muro di Berlino e temevano che potessero arrivare da quella parte notizie di chissà che genere sul loro conto; quindi, per evitare di trovarsi in imbarazzo, cominciarono a sparare nel mucchio. E io, (…) fui colpito per primo in quanto presidente della Repubblica" (Francesco Cossiga, La versione di K, pag. 159).<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le dimissioni</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Cossiga si dimise dalla presidenza della Repubblica il 28 aprile 1992, a due mesi dalla scadenza naturale del mandato, annunciando le sue dimissioni con un discorso televisivo che tenne simbolicamente il 25 aprile. Fino al 25 maggio, quando al Quirinale fu eletto Oscar Luigi Scalfaro, le funzioni presidenziali furono assolte, come previsto dalla Costituzione, dall'allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Senatore a vita</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Sfaldatasi la DC ed essendosi i suoi esponenti divisi fra i due poli di centrosinistra e centrodestra, Cossiga decise in un primo momento di ritirarsi dall'attività di partito e di svolgere soltanto l'attività di senatore a vita. Successivamente, nel febbraio del 1998, diede vita ad una nuova formazione politica, l'Unione Democratica per la Repubblica (UDR), con l'intenzione di costituire un'alternativa di centro e ricompattare le forze ex-democristiane.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'UDR raccolse l'adesione dei Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione e di Clemente Mastella, alla guida di un gruppo di scissionisti del Centro Cristiano Democratico. Tra coloro che aderirono all'UDR ci furono anche Carlo Scognamiglio, Angelo Sanza e Pellegrino Capaldo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quando Rifondazione comunista fece mancare il suo appoggio al governo Prodi I, che venne battuto alla Camera per un voto, Cossiga fu determinante per la formazione del governo D'Alema I. Il suo appoggio venne deciso, come Cossiga spiegò in una conferenza stampa all'uscita dalle consultazioni con il presidente Scalfaro, per sancire irrevocabilmente la fine della conventio ad excludendum nei confronti del PCI. Massimo D'Alema fu il primo presidente del Consiglio a provenire dalle file dell'ex PCI. Per l'occasione Cossiga regalò al novello capo del Governo in Parlamento un bambino di zucchero, ironizzando un desueto luogo comune su usanze cannibalistiche dei comunisti. Nel frattempo il senatore Marcello Pera gli lanciava epiteti come discendente di barbaricini, briganti e rapitori, a cui Cossiga rispondeva ricordando le proprie origini familiari "contrariamente a chi ha un cognome di cosa, come si usava dare alle famiglie la cui origine era ignota". L'UDR entrò anche a far parte del governo D'Alema nella persona di Carlo Scognamiglio, che fu nominato Ministro della Difesa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 12 gennaio 1997 si trovava a bordo dell'ETR 460, treno 9415 Milano-Roma, che deragliò alle porte della stazione di Piacenza, provocando la morte di 8 persone e il ferimento di circa altre 30. Cossiga uscì illeso dall'incidente.<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>XIV Legislatura</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo un anno di vita, l'UDR si sciolse e larga parte di essa confluì nel nuovo soggetto politico creato da Clemente Mastella, l'UDEUR. Cossiga vi aderì in maniera puramente simbolica, per fuoriuscirne definitivamente il 6 novembre 2003, quando abbandonò, al Senato, il gruppo misto per iscriversi al gruppo per le autonomie.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel giugno 2002 ha annunciato le dimissioni da senatore a vita, che peraltro non ha presentato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 2004 fece alcune affermazioni (riprese nel 2007, quando vennero ribadite poi nell'autobiografia La versione di K) sulla <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/strage-di-bologna.html">strage di Bologna</a></u></b></span>: in una lettera indirizzata a Enzo Fragalà, capogruppo di Alleanza Nazionale nella commissione Mitrokhin ipotizza un coinvolgimento del terrorismo palestinese, nella strage che lui stesso dichiarò "fascista", salvo poi cambiare idea nel 1990. Nel 2008 Cossiga ha reiterato questa affermazione in un'intervista al Corriere della Sera in cui ribadiva la sua convinzione secondo cui la strage non sarebbe da imputarsi al terrorismo nero, ma ad un "incidente" di gruppi della resistenza palestinese operanti in Italia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Allo stesso tempo smentì più volte di avere sostenuto tesi complottiste sugli attentati dell'11 settembre 2001, voci diffuse soprattutto su internet, tesi che lui stesso riferì nuovamente qualche anno più tardi in un comunicato, in realtò di tono ironico, pubblicato dal Corriere della Sera, ma ripreso anche da organi di informazione internazionali.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>XV Legislatura</b></span></div>
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Cossiga ha collaborato attivamente con diversi quotidiani, scrivendo anche sotto lo pseudonimo "Franco Mauri" per Libero e "Mauro Franchi" per Il Riformista. Alla fine del 2005 ha pubblicato sul quotidiano Libero una lettera nella quale ha annunciato di non volersi più occupare attivamente della politica italiana, ma non pare avervi dato pienamente seguito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 15 maggio 2006 presenta in Senato il DDL Costituzionale n. 352, per la riforma delle istituzioni Sarde ed il riconoscimento della Nazione Sarda.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 19 maggio 2006 ha votato la fiducia al governo Prodi II.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 27 novembre 2006 ha presentato al presidente del Senato, Franco Marini, le dimissioni da senatore a vita, ritenendosi «ormai inidoneo ad espletare i complessi compiti e ad esercitare le delicate funzioni che la Costituzione assegna come dovere ai membri del parlamento nazionale». Le dimissioni sono state respinte dal Senato in data 31 gennaio 2007: il numero dei senatori contrari alle dimissioni è stato di 178, i favorevoli 100 e gli astenuti 12.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'intera vicenda si è sviluppata in seguito a un'interpellanza parlamentare del mese di novembre 2006 nella quale il presidente emerito richiedeva al ministro dell'Interno Giuliano Amato di chiarire i motivi del pagamento di due giornalisti da parte del Dipartimento della pubblica sicurezza, diretto dal prefetto Giovanni De Gennaro. Data la non immediata disponibilità a chiarire direttamente la vicenda da parte del ministro Amato, in aula venne letta una risposta scritta da De Gennaro. Non condividendo il comportamento tenuto dal Ministro, Cossiga ribatteva con una delle sue note picconate: «[Ha preferito rispondere] lo scagnozzo di quel losco figuro (tale Roberto Sgalla) del capo della Polizia che si chiama Gianni De Gennaro [...]». Nella stessa data, prima del voto di cui sopra, Francesco Cossiga ha presentato pubbliche scuse allo stesso De Gennaro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 6 dicembre 2007 è stato determinante per salvare dalla crisi il governo Prodi, con il suo sì al decreto sicurezza, sul quale l'esecutivo aveva posto la questione di fiducia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sempre nel 2007 è stato componente del comitato promotore del pensiero di Antonio Rosmini, in occasione della sua beatificazione avvenuta il 18 novembre 2007.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo stesso anno ha ottenuto dalla Sacra Rota la dichiarazione di nullità del suo matrimonio con Giuseppa Sigurani (durato 33 anni), e dalla quale aveva divorziato già nel 1998.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ha anche rilasciato dichiarazioni sulla <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>strage di Ustica</u></b></span>, all'epoca della quale era presidente del Consiglio, attribuendo la responsabilità del disastro a un missile francese «a risonanza e non ad impatto» destinato ad abbattere l'aereo su cui si sarebbe trovato il dittatore libico <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/gheddafi.html">Gheddafi</a></u></b></span>.<br />
Tesi analoga è alla base della conferma, da parte della Corte di Cassazione, della condanna al pagamento di un risarcimento ai familiari delle vittime inflitta in sede civile ai ministeri dei trasporti e della difesa dal Tribunale di Palermo, sentenza che ha riconosciuto le prove di quanto affermato dal Presidente Emerito.<br />
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<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>XVI Legislatura</b></span></div>
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Nel 2008 Cossiga ha votato la fiducia al governo Berlusconi IV; in precedenza aveva votato la fiducia a Berlusconi un'altra volta, nel 1994 (governo Berlusconi I).</div>
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Il 23 ottobre 2008, in un'intervista al Quotidiano Nazionale, propone al Ministro dell'Interno Maroni la sua soluzione per contenere il dissenso universitario nei confronti della legge 133/2008: evitare di chiamare in causa la polizia, ma screditare il movimento studentesco infiltrando agenti provocatori, e solo allora, dopo aver lasciato "che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi", "forti del consenso popolare [...] le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale". Nell'affermare ciò Cossiga sostiene che il terrorismo degli anni settanta era partito proprio dalle università, e conferma di avere già attuato una strategia simile quando egli stesso era stato Ministro dell'Interno. In seguito a questa intervista Alfio Nicotra, della direzione nazionale del PRC e responsabile del Dipartimento Pace e Movimenti del PRC ha chiesto di riaprire l'inchiesta sulla morte di Giorgiana Masi, uccisa in circostanze non ancora chiarite durante una manifestazione nel 12 maggio 1977, periodo nel quale stesso Cossiga era ministro dell'Interno. Inoltre la senatrice Donatella Poretti (Radicale eletta nelle file del PD) ha deciso di depositare un disegno di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sull'omicidio della Masi.<br />
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'interesse per l'esoterismo e la massoneria</b></span></div>
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Negli ultimi anni della sua vita, Cossiga ha sviluppato una vera e propria passione e interesse per libri e argomenti trattanti la massoneria e l'esoterismo. È nota la sua amicizia con Armando Corona, ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1982 al 1990 e membro dell'UDR di Cossiga, oltre al fatto che la stessa famiglia di Cossiga vanta numerosi suoi membri iscritti alla Gran Loggia d'Italia, nel rito scozzese antico ed accettato, tra cui il nonno di Cossiga.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel corso degli anni, contemporaneamente al riemergere di libri trattanti stragi e fatti legati alla <span style="color: red; font-size: x-large;"><b><u>strategia della tensione</u></b></span> in Italia degli anni '70, che hanno riguardato, molte volte lo stesso Cossiga, avendo ricoperto più le cariche di Sottosegretario all'Interno, poi Ministro dell'Interno e Presidente del Consiglio dei ministri[senza fonte], si è affermato talvolta che anche Cossiga si fosse affiliato alla Massoneria[50], addirittura, di essere iniziato al 33º grado del citato rito Scozzese.[senza fonte] Queste voci sono legate anche alle sue dichiarate fedeltà atlantiste e alla sua vicinanza con uomini degli apparati militari della NATO, ma sono sempre state smentite dallo stesso Cossiga, affermando di non poter «essere massone perché sono cattolico, e credo fermamente che le due condizioni siano incompatibili», anche se disse di conoscere moltissimi massoni e di aver tentato, tramite Licio Gelli, di intercedere presso il generale argentino Emilio Eduardo Massera per i desaparecidos italiani, con scarsi risultati.<br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Morte</b></span></div>
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Il tricolore a mezz'asta del Vittoriano nel giorno dei funerali di Francesco Cossiga</div>
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Francesco Cossiga venne ricoverato in rianimazione al Policlinico Gemelli di Roma il 9 agosto 2010 per gravi problemi respiratori. Muore il 17 agosto 2010 per insufficienza respiratoria causata da crisi cardio-circolatoria.</div>
<div style="text-align: justify;">
Prima di morire, allegate al testamento, Cossiga aveva incluso quattro missive, rese pubbliche e indirizzate ai vertici dello Stato (Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, Presidenti della Camera e del Senato: Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Renato Schifani). Tali lettere, datate 18 settembre 2007, erano state sigillate per essere consegnate solo dopo la sua morte. Delle personalità in carica all'epoca della scrittura, solo Giorgio Napolitano ricopriva ancora il proprio ruolo (gli altri erano: Romano Prodi, Franco Marini, Fausto Bertinotti).</div>
<div style="text-align: justify;">
I funerali si sono svolti nella sua città natale presso la Chiesa di San Giuseppe. Cossiga è sepolto nel cimitero comunale di Sassari, nella tomba di famiglia, poco distante dalla tomba di Antonio Segni.<br />
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<span style="font-size: large;"><img alt="" src="http://static.haisentito.it/haisentito/fotogallery/625X0/42607/francesco-cossiga.jpg" height="418" title="funerale francesco cossiga" width="640" /></span></div>
</div>
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<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;">DOCUMENTI</span></div>
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<ul>
<li><span style="font-size: large;"><a href="http://archiviostorico.corriere.it/2009/gennaio/11/Cossiga_Andreotti_Ama_giocare_poker_co_9_090111024.shtml">Andreotti_Ama_giocare_poker</a></span></li>
</ul>
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</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-72633039471945588832014-09-27T12:34:00.000-07:002016-08-19T14:29:13.803-07:00Il Generale Mori ed il mancato arresto di Provenzano<div style="text-align: center;">
<img alt="" height="300" src="data:image/jpeg;base64,/9j/4AAQSkZJRgABAQAAAQABAAD/2wCEAAkGBxQSEhQUEhQVFBQXFxgXFRcXFxQUFBcXFxgXFxcXHBUYHCggGBwlHBQUITEhJSkrLi4uFx8zODMsNygtLisBCgoKDg0OGhAQFywcHBwsLCwsLCwsLCwsLCwsLCwsLCwsLCwsLCwsLCwsLCwsLSwsLCwsLCwsLCwsLDcsLCwsLP/AABEIAMIBAwMBIgACEQEDEQH/xAAbAAABBQEBAAAAAAAAAAAAAAADAAECBAUGB//EAEEQAAIBAgMEBgcGAwcFAAAAAAABAgMRBAUhEjFBcSJRYXKBsQYTIzKRocEHM1Ky0fAkQsIUNGJzkuHxFUNEgqL/xAAYAQADAQEAAAAAAAAAAAAAAAAAAQIDBP/EACERAQEAAgMBAQACAwAAAAAAAAABAhEDIUExEiJRBDJx/9oADAMBAAIRAxEAPwCtlvv1O8aVjMypdOp3mattDkdALBYv3Xzj+ZFhoDivcfh5oYaFLchTFR3InNDJTmvaQ8fI0jOn79Pm/I0gCKQ7Q6HsSaLRXxq9nPuy8i1JAMYvZz7svJgFjBLorkvIO0DwC6EeSDuI6IE0DS3h7DKIjC2dw8UEtuHSAijEBlC6L781/wDTLaRXyhaT/wAyf5mEOjyjvATiXGt5XkgCu1oMwjRFrUAg0NYm0NYQJIr5mvY1O6/IsoDmS9lU7kvIAll66K5LyLEirlnux5IuSRVKK9RAZFioBaJNWaEG0GGTDyn3595/U1TJyv7yp3n5mxwGQTAYtezlyLViviV7OfdfkAXsMtETmDwnuoNNDoUqq6dPm/I1DNrL2lPm/I0QBRHGSJiNCSA4xezn3ZeTLEgGL+7l3ZeTEFnAe5HkiyV8vfQjyRbsOlA2iK4hJySWu4ycXm0Y3UWub/TiJTSaEkcvUzvtb5X/AFBf9cl1P4i/UVMK7GKK+V/9z/Mn+ZnPUc9fL5+Zcy7N1Fy3Pak5b7b9+g4VxsdC0V2hsPmUKm52fUwslqCVeSBsLURFrUAHIiEfEiIyB45eyqdyXkwqIYxezn3ZeTABZQ7wjyReM3JNacfA05IdJXmgTDTQARoWQhCAmBlH3lTvGyjHyr72pz/U2kh+EHJAMSuhLuy8ixMDiF0Zd1jCxg30UWGVsA+guRakMKdf36fN+RoozMUunT5vyNOG4AlYdiaExGZ72Bxf3c+6/IsWBYpezn3X5MANl3uLkvIni8ZGnHak7Izo49U6Ubu2i8NDk8djZV5Xd9lbl9RZXSsMLlV7Ms8lVdoaRMyMG9XqGo0S1ToGFy27sOKYqaoi9SzS2AewJWlCUGLaLk6dytKA9puMTjiGtUzo8kzXb6MnqvicwoaD004yTi2mtzRpMmGfHHezByRVyrH+tVn7yXx7S40W5grbxrEnxIiMkLELoS5PyJWGrLR8mAUMgfs48jWZj+j8vZx5GyyvCBqIBYsTQFkmC0IlYQE5zKV7STNyPExMofSZtxGSE0Cq7nyf1DNakJK68GMHyx+zjyLkloUcqXs48i8xhSxHv0+8/JmjBaGdiPfp95/lZpRAJMe2ow7EZ5LyIYr7uXJhShn1bYotgHJZli3KMI9iv4D4Sh2FNvanyslyN3BUtEZZd118U1EoUywqdyxToq2qCbBGm/6UZU+pEfU+Jo+qIVYaf7D/ACn9M+VMHUp3Ra2LL9sDUYaLalsWJqASURrF4M8/g+HlsSjJaW39q4nTt7n2HOU6Wi47reP7fwN7Bu8I8jXKOTZ7aEbE2RZIJjz3EeJKQjZPo6ugjbXExPR59HxZtj8JCYCRYmBnuEAdkQ44BzeV7zaW4xsv0ku02olEZkCbIpajAeT/AHceRfsZ+Ty9mv3uNFgFLF+/T7z/ACs0abM3Ge/T7z/KzTgt4AkiSGRKJJpxRm+ksU6Ermmv38DL9JnbD1H1IBHG4X3nob+EWl18jmKdaUZXitpcVuZ0WU42NRaaPinoybjXThlPjUpy04hFbrHW7QePzJao7XYwc5FlLTf+oCpUgv5r+JWqncVp7wE6dy3KomQauTobU9n5CCVAcY6lYpz+LNF6ctTdwsbU48kc3Gbjp4nUU10VyRrk5fUGvIiyckQZARZKSGHEbHyHdLnLzN57zByJ6y70vM3bj8L1Ge4DINUYGQgExCkhCDn8FHczXgZGXPRcjXgtSyJkIvzJSIxQQBZP7nj+po3M3KfdfN+bNEAqYt9On3n+VmjDcZuM9+n3n+VmlAAm2OQkSQjFgt5neki/hqvdZoxKub0tvD1I9cX5MBHm9Sps20fX4Wv5GllFL19OValCUdh2k+F9+vZYo0U5QT3u9rcHa8fJG1kNdYeDjTgo7XvO7b6uI8bPW0mXi/lmKk3sy328jQrT2YtvQzcJUTqK2rSbb042005FrMZXSX7uRb211dMjGZhJ7t3a/oNgqzfvWfNslisJF21tdO76nrwAei+W+q2/Xercddne5Nu2t+FrcLb2Xj37pGXXettONdS3Kz4oLF9pnvD2k5JvZWi/fFF3Y0W8jarNIVHoWKFFaXAS3pFjHVPV00+L0S7CsP7TyeQDE07NO/Jb7mhk2ZTqScZ9V0927kZ1Fu0pPfbXs5GjkVG13wsl4vV/vtFvdLLGTFqTQO4Rg2DA74CkMx5gGLkb6U+/LzZvR3nP5O7VKnfl+Zm+PwelPcBYaa0ASRIQYh2hhhz2VK8Ea1Mx8nlojYiyknY0CZFDgqtlb0fel+ZmkloZmV7p96X5macRGp4336Xe/pZo0zNx/vUu9/SzTiAOSINk0BiQBY2VqNTuy8mGRRz52w1XuS+ohHFZMk42fFt/FtlyvTSejbM3BO0VbjY2K0dik5cXouy+9mbrx+J5LDfJ735IuSltN8OofAUtFbcQrx6Wg/y06RlRuu0aleOmzddn6hsBUu3F9ej7eosz0D4NK0aTlbTZS4Eq8gs62lrlWomxJ0BOo9GBnVcprad9LdgSorAsNSU52fVy1/aY5Ssi7VlFRkk9dlLx3G/gMP6uEY8d8ub/AGkYuVYHbqbTXRi/BtbkdEyox5su9BsgyciA2KLQpkmNPcIMPL9K1Xvy+bubyZz2FnbE1F1y/Q6DZH4PUpbgQRvQHIkBuQw7QgDmMneiNqCMPJ+H76zdgyiTIImyK/f78CoKqZWtZ9+X5makNxl5c+lV7782acHoAU8w96l3n5M0qZmZh71LvfRmnTECkEiyEiUBAZFTOIbWHqr/AAS8i2gOI+6n3ZeTA3nmVvajDsfkdNh8L626fur4HM5NHZqzpvhK65PU6KGY+p0tfXUMdb7b3KzHoSph6lGyi049t7rx4kaOEnPpX42drEsRmkZ6OMktFu+O4Jhc1pxWzrq+p2NfzjWcy5JPiz/ZbRsr9fbzAuo2td63/qWcLmsJya7N7TSYHH2c7x5PkZ549bbcfJbdWKkFdsPONgdFWbFWqfMyaVVqPVkcow86tSUY2STTcnvW/cuJHEVLRZY9DcVFVZQk7TnG8V1qL6XmvgypGeeWpuOoo0FCKjHcvi+0lMJJA5lOahSIBJEAIz3DSFIk0I3NNfxFR9UvojpKU7o57/yKvNflRuw0sPwvRprQEwj3EJCMJsQncQjcnlitss34Iwsn6UeT+ptYd20ZSRpEXxCXILVlQKeC9+ov8T+f/JowMzAfe1ef6GtBCClmb6VLvfRmjSZn5otaXf8A6ZGjTiASZKBHiwkUATTIYn7uXdl5MlYjiV0Jd2XkxB59m9N0K9Kr/JUjFN9sf9i/Te27m1mGGo1MLs15RhHZTUpNLZdtGr8Tz/Js62J+rd5RvaMlfd1tPW2gfi342w5JOq66jh9bJv4tFlUpLjfnr8weExMdC26qe4nddM1rpBz7CFKpZ68biqV0uop1cVHgLsuouKpvZSqVbysuBB1tN9w1GnsrXeOROV38Vcb1HMekdeeHxNKUJOM4QjK/U25O1uVjucsy51H6yWkFu/xW+h5p6S4312Jq1ODl0e6ujH5I6ePj6/VcfNyd/mPXfRb0jhjKV1aNSNlUh1P8S/ws2GeA5dmFShUVSlJxkuK6uKa3Ndh2uW/aRUVlXpRkvxQvGX+l3T+KJy474iZf29FaIJGflPpHh8Tb1dRbX4JdGfwe/wALmrYz1pYDWg74EnEZkm5qs/4qa67flRv2MHGf3t8o+R0Ed3gPwvUluINk7EWIwrCFYQByeSStOS8Tdic7l8rVfkdFTQyFGiK49ioKpYP72rz+iNWBkYb76pzXkjWpsQVc030u/wD0yNGCM3Nf+3b8d/gmFxmbUaCvWqRh1Ju8nyitWEC+1qTSOHzL7Q6a0o05Tf4p9GPwV2/kclmvpbia91KpsR/DDoLxa1fiy5ham5R6dm/pPhsPdTqJy/BDpS+C0XjY4nOPtEq1LxoQVKL0u+nN/wBMfmcWGp07czXHiiLnRqtec3ecpTfXJt27Ffcja9CKG1io3/ljKXlH+owfWWOx+zqjerUl1QS/1O/9JtJEWukzbKFsespLZa95R0TWr2rcP+ChgukrNyT8zsKOn73rqMLOMp9W9qn7r1j2PjEx5ePrcb8PJ3qqVegrpLXnqSp0HwSRChVTfSv2X6y7Cr2HL3HXNVCGEtq7F7A5Y6uruqaer/F2L9S9leVua26itHhHi+19hsOKSslZLRI6uLgt7yc3N/kSfxxc16ZZgsPhZ7OjkvV00tLOStpySb8Dxaqdv9qOY7eIhRT0pxvLvz1+Udn4s4ycdDfJyYgonYikEZCjI3cr9LsVQslU24/hqdNeD3r4mIM0FxlEr0/KfT6hU6NZOjLr96HxWq8V4nVUq0ZpShJSi9zi018UeClrAZjVovapTlB9j0fNbn4mWXDL8aTP+3p2OX8U+UfI34blyPLMN6XVPWbdWMZvRNrovT5Hd5J6S0MRZRnsz/BPoy8OD8GZXCyKmUtbiWhBhVuByWjM1hWEJiAONpwtUT7T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title="Generale mori" width="400" /></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br />
Processo d'appello per la mancata cattura di<b><u><span style="color: red; font-size: large;"> <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2016/08/bernardo-provenzano-binnu-u-tratturi.html">Bernardo Provenzano</a></span></u></b>: secondo la procura il mancato Arresto di Bernardo Provenzano, localizzato grazie alla soffiata del capo infiltrato Luigi Ilardo in un casolare di Mezzojuso nel 1995 sarebbe soltanto uno degli episodi imputati alla condotta di Mori .<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a 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QcggmMOEowaIIJgwjvzSIdVBBIYdhS64gtfRHsIzj5paPQIIKkJnXhal8FMU8CVoccufTh8jSggoydDj2a7iG/L4FBlgVxBYlexvqL81E7Dw7XY/FlzQcrGZa8LFBBGL2PN6Lc/gOiQzdwHidSggqMzP9453fZ55KnOA6h5eHJYaw1keTcgOI8agfmggk+yl0IB5p++aUYuoLpj0SHYLrkl3GvM/VBBJ/kC6YnKdF2NtkEEwG79EouIIA43812l/NBBJAIuagggkUf//Z" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
Mori "eseguiva intercettazioni abusive sui Suoi Superiori, stilava Esposti Anonimi, alcuni dei Quali redigeva recandosi nell'agenzia di stampa di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/mino-pecorelli.html">Mino Pecorelli</a></u></b></span>, direttore della <u><b><span style="color: red; font-size: large;">Rivista Nota Op</span></b></u>", alla mancata perquisizione del covo di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/salvatore-riina-toto-u-curtu.html">Riina</a></u></b></span> nel gennaio del 1993, alla fuga di <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Nitto Santapaola.</u></b></span><br />
"Assumere rilevanza probatoria in QUESTO Processo - Scrivono Oggi Scarpinato e Patronaggio - Il Fatto Che invece il Generale Mori, pur essendo Venuto a Conoscenza da Fonti qualificate Quali Paolo Bellini e Angelo Siino di taluni Aspetti di <b><u><span style="color: red; font-size: large;">STRATEGIA della Tensione</span></u></b> , non non abbia svolto alcuna Attività investigativa, ma neppure, Tenuto Conto della SUA passata Esperienza di uomo dei Servizi e delle querelare Amicizie con esponenti della Destra eversiva e della massoneria , SI SIA ATTIVATO per allertare comunque le Istituzioni ".</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-40903864728654301132014-09-09T13:18:00.001-07:002018-12-31T09:40:59.372-08:00GLADIO " stay-behind" "demagnetize"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<img alt="Operazione Gladio" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/4/4c/Operazione_Gladio.png/167px-Operazione_Gladio.png" title="gladio cossiga" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;">Cossiga:"i fondatori di Gladio erano Moro, Taviani, Di Martino con il supporto tecnologico di <u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/01/enrico-mattei.html">Enrico Mattei</a></u>"</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: large;">Interventi in aula su Gladio 1991:</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">"La versione che ci è stata data dell’operazione Gladio è chiaramente una versione contraffatta, non credibile e che fa acqua da tutte le parti. La vera storia di questa vicenda nasce dalla imposizione da parte di una potenza occupante –gli Stati Uniti- che hanno costituito ed organizzato nel nostro paese strutture armate clandestine preesistenti a quell’accordo che ora chiamiamo operazione Gladio. Questa storia comincia con lo <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/01/lo-sbarco-in-sicilia-e-la-mafia-patto.html">sbarco degli americani in Sicilia</a>…"</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<br />
<h2 style="text-align: left;">
<span style="color: #6aa84f; font-size: x-large;">GLADIO</span></h2>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Negli anni cinquanta era avvertito negli ambienti NATO il pericolo di un nuovo conflitto sul suolo europeo.<br />
In caso di attacco da parte dell'Unione Sovietica e dei suoi alleati, questa avrebbe occupato inizialmente i Paesi dell'Europa occidentale, in quanto le forze corazzate sovietiche avrebbero potuto agevolmente travolgere le prime linee di resistenza.<br />
Si ipotizzava che una prima linea di resistenza effettiva avrebbe potuto essere approntata sul fiume Reno. Questo avrebbe comunque comportato la perdita di buona parte della Germania Occidentale, dell'Italia settentrionale e della Danimarca.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gladio è il nome in codice di una struttura paramilitare segreta di tipo stay-behind ("stare dietro", "stare al di qua delle linee") promossa durante la guerra fredda dalla NATO, per contrastare un eventuale attacco delle forze del Patto di Varsavia ai Paesi dell'Europa occidentale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il termine Gladio è utilizzato propriamente solo in riferimento alla stay-behind italiana.<br />
Il gladio era il simbolo dell'organizzazione italiana, mentre quello internazionale era la civetta. La presenza di una struttura stay-behind in Italia risale al 1949, seppure con un nome diverso da Gladio. In una relazione del Comitato Parlamentare sui servizi segreti del 1995 si legge che<br />
<div>
« In base a quanto risulta dalle indagini giudiziaria è fuor di dubbio che in epoca precedente alla creazione di Gladio sia esistita un'altra organizzazione denominata "Duca", con le stesse finalità e struttura analoga, di cui sappiamo ben poco e che dovrebbe essere stata sciolta intorno al gennaio 1995 (ma in vari documenti acquisiti dall'Autorità giudiziaria si parla di organizzazione "Duca - Gladio").»</div>
<div>
Gladio viene costituita con un protocollo d'intesa tra il Servizio italiano e quello statunitense in data 26 novembre 1956, nel quale però vi era stato un esplicito riferimento ad accordi preesistenti: nella relazione inviata dal presidente del Consiglio <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html">Giulio Andreotti</a></u></b></span> alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e sulle stragi il 17 ottobre 1990 verrà segnalato che con quella intesa tra <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>SIFAR</u></b></span> (al cui comando, al tempo della stesura del protocollo, era da poco stato posto Giovanni De Lorenzo) e <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/cia.html">CIA</a></span></u></b> erano stati "confermati tutti i precedenti impegni intervenuti nella materia tra Italia e Stati Uniti".</div>
<div>
<a href="http://static.haisentito.it/haisentito/fotogallery/625X0/42587/francesco-cossiga-con-giulio-andreotti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://static.haisentito.it/haisentito/fotogallery/625X0/42587/francesco-cossiga-con-giulio-andreotti.jpg" title="GLADIO ANDREOTTI COSSIGA" /></a>Nel giugno 1959 il Servizio segreto italiano entrò a far parte del "Comitato di pianificazione e coordinamento", organo di SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe). Nel 1964, del "Comitato clandestino alleato (ACC)", emanazione del suddetto Comitato di pianificazione e coordinamento e costituito tra paesi che intendevano organizzare una resistenza sul proprio territorio, in caso di aggressione dall'Est e, a quanto sembra, anche nell'eventualità di "sovvertimenti interni", ovvero tentativi di colpo di stato interni.</div>
<div>
L'ipotesi di finanziamenti a Gladio da parte della CIA, posti in essere per lo meno fino al 1975, era già stata avanzata nel 1990 dal generale Giovan Battista Minerva (ufficiale del Sifar e poi del <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Sid</span></u></b>, in servizio con il compito di direttore amministrativo tra il 1963 ed il 1975), durante le indagini sull'incidente dell'aereo Argo 16.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
L'esistenza di Gladio, sospettata fin dalle rivelazioni rese nel 1984 dal membro di <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/search/label/avanguardia%20nazionale">Avanguardia Nazionale</a></span></u></b> <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/search/label/vinciguerra">Vincenzo Vinciguerra</a></span></u></b> durante il suo processo, fu riconosciuta ufficialmente dal presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti il 24 ottobre 1990, che parlò di una "struttura di informazione, risposta e salvaguardia".<br />
L'esistenza della struttura tuttavia era già esplicitamente rivelata nel libro edito nel 1979 (edizione italiana 1981) da William Colby La mia vita nella CIA.</div>
<div style="text-align: justify;">
Durante la seconda guerra mondiale gli Alleati avevano coordinato l'attività dei movimenti resistenziali nei paesi occupati dall'Asse attraverso una rete di organizzazioni, coordinate da una speciale branca dei servizi d'informazione del Regno Unito, il SOE (Special Operations Executive).<br />
Il SOE venne dismesso dopo la fine del conflitto, ma fu riattivato all'inizio degli anni cinquanta, come nucleo di una nuova organizzazione che aveva il compito di porre in essere una rete di resistenza nei vari paesi europei, nel caso questi fossero stati occupati dall'Armata Rossa o nel caso i comunisti avessero preso il potere attraverso un colpo di stato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un primo gruppo di nazioni (Stati Uniti, Regno Unito, Francia) costituì dunque il Clandestine Planning Committee (CPC), Comitato per il coordinamento, per pianificare, in caso d'invasione, le attività comuni svolte dai rispettivi servizi d'informazione in supporto alle operazioni militari dell'Alleanza atlantica. La struttura di coordinamento era sottoposta alla direzione del comando supremo delle forze alleate in Europa: SHAPE, ovvero Supreme Headquarters Allied Powers Europe.</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Coordinamento SHAPE </b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
La NATO era consapevole che le truppe stanziate in Europa occidentale non erano sufficienti a respingere una invasione dell'Armata Rossa in un conflitto diretto senza ricorrere all'uso delle armi nucleari.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le organizzazioni "stay-behind" della NATO rappresentavano quindi una possibilità di continuare a combattere in attesa dell'intervento degli Stati Uniti che, data la distanza geografica dall'Europa, sarebbe giocoforza arrivato in un secondo momento.<br />
Le sue cellule clandestine erano destinate a "stare nascoste" (o "al di qua delle linee", da cui il nome in inglese stay behind) in territori controllati dal nemico e comportarsi come movimenti di resistenza, conducendo atti di sabotaggio e di guerriglia.<br />
Vennero considerate altre forme di resistenza clandestina e non convenzionale, come operazioni "false flag" (attentati e simili operazioni rivendicate sotto falsa bandiera per fomentare divisioni politiche) e attacchi terroristici.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'idea di costruire questa rete segreta venne a ex ufficiali del SOE (Special Operations Executive, Direzione delle Operazioni Speciali) britannico, un'organizzazione del Ministero della Guerra economica che aveva operato durante la seconda guerra mondiale nei Paesi dove si erano costituiti dei governi fascisti o filo-nazisti (Norvegia, Francia e Italia).<br />
L'idea inglese fu subito accolta dagli Stati Uniti e si decise anche, per mantenere la segretezza, di tenerla fuori dalle organizzazioni militari tradizionali, vale a dire fuori dai comandi NATO.<br />
Nacque così Stay Behind Net.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Segretezza</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
L'esistenza di queste forze militari NATO clandestine rimase un segreto strettamente sorvegliato durante tutta la guerra fredda fino al 1990.</div>
<div style="text-align: justify;">
In Italia dell'esistenza di Gladio erano informati i vertici politici del paese: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministro della Difesa, come pure i vertici militari. La struttura di Gladio era invece sconosciuta al Parlamento.<br />
<b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/11/francesco-cossiga.html"> Francesco Cossiga</a></span></u></b>, che fu informato dell'esistenza della struttura nel 1966, quando entrò per la prima volta al governo, come sottosegretario alla difesa, dichiarò che "gli accordi per creare Stay Behind in Italia furono conclusi da<span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/aldo-moro.html"> Aldo Moro</a></u></b></span> e Paolo Emilio Taviani".<br />
Inoltre Andreotti gli spiegò che aveva rivelato il segreto su Gladio perché "ormai, caduto il Muro di Berlino, non vi era più alcuna ragione per non raccontare come stavano davvero le cose".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Divulgazione del segreto</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1990 il primo troncone della rete internazionale fu reso pubblico in Italia: ciò avvenne con l'autorizzazione data dal presidente del consiglio Andreotti al giudice Casson di accedere agli archivi del <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>SISMI</u></b></span> per accertare il ruolo di depositi NASCO nella <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>strage di Peteano</u></b></span>, e con due successive comunicazioni del medesimo Andreotti, una scritta alla Commissione bicamerale di inchiesta sulle stragi ed una orale alle Assemblee delle due Camere.</div>
<div style="text-align: justify;">
In Italia il suo nome in codice era Gladio, la parola che indica la corta spada a doppio taglio usata dai Romani. Il governo ne ordinò lo scioglimento il 27 luglio 1990.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://cronologia.leonardo.it/storia/a1990c.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://cronologia.leonardo.it/storia/a1990c.jpg" title="cossiga annunciogladio" /></a>Dopo avere appreso della scoperta, il Parlamento Europeo stilò una risoluzione criticando aspramente il fatto:</div>
<div style="text-align: justify;">
« Queste organizzazioni operavano e continuano ad operare del tutto al di fuori della legalità dal momento che non sono soggette ad alcun controllo parlamentare [e] richiedono una piena indagine sulla natura, struttura, intenti e ogni altro aspetto di queste organizzazioni clandestine. »</div>
<div style="text-align: justify;">
Al momento solo Italia, Belgio e Svizzera condussero indagini parlamentari, mentre l'amministrazione del presidente americano George H. W. Bush rifiutò di commentare, essendo nel mezzo dei preparativi per una guerra contro Saddam Hussein nel Golfo Persico, e temendo potenziali danni per l'alleanza militare."</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Gladio, la strategia della tensione e le ingerenze estere in Italia</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo la divulgazione del segreto, coincidente approssimativamente con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e con la conseguente fine della guerra fredda, pur non esistendo nulla di accertato, sono state fatte molte ipotesi sulle relazioni intrattenute da questa organizzazione, o da parti deviate di essa, con l'eversione di destra o di sinistra o con attentati o con tentativi di colpo di stato avvenuti in Italia.<br />
Già precedentemente si era comunque parlato di tale organizzazione (ne parla per esempio Moro nel suo memoriale scritto nel 1978 durante i giorni della prigionia), e la sua esistenza era comunque ovviamente nota nell'ambito dei vertici politici, dei ministri competenti, dei vertici militari e dei servizi segreti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 2000 il rapporto del Gruppo "Democratici di Sinistra-L'Ulivo", stilato in seno ad una Commissione parlamentare, concludeva che <b><u><span style="color: red; font-size: large;">la strategia della tensione</span></u></b> era stata sostenuta dagli Stati Uniti d'America per "impedire al PCI, e in certo grado anche al PSI, di raggiungere il potere esecutivo nel paese", identificando anche i Nuclei per la Difesa dello Stato non come un gruppo autonomo, ma come una delle operazioni portate avanti da Gladio con questi scopi.<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le dichiarazioni di Vincenzo Vinciguerra </b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
L'ex terrorista Vincenzo Vinciguerra confessò nel 1984 al giudice Felice Casson (alcuni anni prima delle dichiarazioni ufficiali sull'esistenza di Gladio e della rete stay-behind) di aver compiuto l'attentato terroristico di Peteano il 31 maggio 1972, nel quale tre carabinieri erano rimasti uccisi (fino all'interrogatorio di Vinciguerra, erano state le Brigate Rosse ad essere accusate dell'attentato). Durante il processo, Vinciguerra spiegò come fosse stato aiutato dai servizi segreti italiani e come fuggì nella Spagna franchista dopo la strage di Peteano.<br />
L'ex terrorista, sentito nello stesso anno anche nel processo relativo alla strage di Bologna, parlò apertamente dell'esistenza di una struttura occulta nelle forze armate italiane, composta sia da militari che da civili, con finalità anti-invasione sovietica, ma che, potendo questa anche non avvenire, era stata in grado di coordinare le varie stragi per evitare che anche internamente il paese si spostasse troppo a sinistra; questo, sempre secondo la testimonianza dell'ex terrorista, a nome della Nato e con il supporto dei servizi segreti e di alcune forze politiche e militari italiane.<br />
Il 3 luglio 2001, dopo quattro anni di processo, il Tribunale di Roma assolse Fulvio Martini, Paolo Inzerilli e Giovanni Invernizzi dall'accusa di falsa testimonianza in merito alle presunte relazioni tra Gladio e la strage di Peteano.<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le dichiarazioni del Generale Maletti</b></span></h2>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Il generale <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Gian Adelio Maletti</u></b></span>, ex capo del Reparto D del SID del controspionaggio italiano, dichiarò nel marzo del 2001 che la CIA avrebbe potuto promuovere il terrorismo in Italia.<br />
Lo stesso Maletti in diverse interviste e nell'audizione davanti alla Commissione Stragi citò più volte l'interessamento degli USA nei confronti di alcune personalità e di alcuni reparti militari, tra cui alcuni di quelli che poi furono coinvolti in alcuni dei diversi tentativi di golpe avvenuti in Italia (<b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/golpe-borghese.html">Golpe Borghese</a></span></u></b> e Golpe Bianco).</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo stesso Maletti venne ascoltato il 21 marzo 2001 dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza Fontana Maletti dichiarò che esisteva una "regìa internazionale" delle stragi relative alla strategia della tensione.<br />
Su domanda della difesa dichiarò tuttavia di non avere prove. <br />
Dichiarò nello stesso interrogatorio che la CIA finanziasse sia il SID (con cui c'era tuttavia una collaborazione unilaterale per quello che riguarda il lavoro di intelligence del servizio: "Il rapporto tra il Sid e la Cia è stato di inferiorità. Chiedevamo notizie, ma non ce ne davano.") che Gladio (la base di capo Marrargiu, secondo Maletti effettivamente impiegata da Gladio, sarebbe stata realizzata grazie a fondi statunitensi, fatto quest'ultimo confermato anche dall'ex presidente Francesco Cossiga nella sua audizione davanti alla Commissione Stragi).<br />
In un'intervista rilasciata dopo la deposizione, Maletti confermerà la sua convinzione che gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per evitare uno spostamento a sinistra dell'Italia e che simili azioni avrebbero potuto essere state attuate anche in altri paesi.<br />
La Cia alcuni mesi dopo respingerà esplicitamente le accuse.<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La struttura organizzativa di Gladio</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 1 ottobre 1956 era stata costituita, nell'ambito dell'Ufficio "R" del SIFAR, una Sezione Addestramento, denominata S.A.D. (Studi Speciali e Addestramento del Personale). La S.A.D. ai cui responsabili verrà demandato il ruolo di Coordinatore Generale dell'Operazione "Gladio", si articolava in quattro gruppi:</div>
<div style="text-align: justify;">
Gruppo Supporto Generale;</div>
<div style="text-align: justify;">
Gruppo Segreteria Permanente ed Attivazione delle Branche Operative;</div>
<div style="text-align: justify;">
Gruppo Trasmissioni;</div>
<div style="text-align: justify;">
Gruppo Supporto Aereo, Logistico ed Operativo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Alle dipendenze della S.A.D. venne posto il Centro Addestramento Guastatori (C.A.G.) e la Struttura Segreta N.A.T.O. Stay Behind "Gladio", la quale era così strutturata:</div>
<div style="text-align: justify;">
Unità di Comando</div>
<div style="text-align: justify;">
1 Nucleo Informativo</div>
<div style="text-align: justify;">
1 Nucleo Propaganda</div>
<div style="text-align: justify;">
1 Nucleo Evasione e Fuga</div>
<div style="text-align: justify;">
2 Nuclei Guerriglia</div>
<div style="text-align: justify;">
Unità di Pronto Impiego "Stella Alpina" (Friuli-Venezia Giulia)</div>
<div style="text-align: justify;">
Unità di Pronto Impiego "Stella Marina" (Trieste)</div>
<div style="text-align: justify;">
Unità di Pronto Impiego "Rododendro" (Trentino-Alto Adige)</div>
<div style="text-align: justify;">
Unità di Pronto Impiego "Azalea" (Veneto)</div>
<div style="text-align: justify;">
Unità di Pronto Impiego "Ginestra" (Laghi Lombardi)</div>
<div style="text-align: justify;">
ogni Unità di Pronto Impiego era costituita da:</div>
<div style="text-align: justify;">
1 Nucleo Informativo</div>
<div style="text-align: justify;">
1 Nucleo Propaganda</div>
<div style="text-align: justify;">
1 Nucleo Evasione e Fuga</div>
<div style="text-align: justify;">
2 Nuclei Guerriglia</div>
<div style="text-align: justify;">
2 Nuclei Sabotaggio</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
per un totale di 40 Nuclei. Inoltre, esistevano altre 5 Unità di Guerriglia di Pronto Impiego in regioni di particolare interesse. Esistevano, a partire dal 1963 fino al 1972, altresì, 139 Depositi "Nasco". Gli Statunitensi dotarono la Struttura anche di un aereo Dakota C47, nome in codice "Argo-16", fornito per le operazioni di trasporto.<br />
<div class="" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2701049029015014576" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><br /></div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/GGHXjO8wHsA?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
</div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/nJxE4bAZ3ps/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/nJxE4bAZ3ps?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: x-large;"><b>DOCUMENTI</b></span></div>
<ul>
<li style="text-align: center;"><a href="http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/gladio.html"><span style="font-size: large;">www.fondazionecipriani.it/Scritti/gladio.html</span></a></li>
<li style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html">www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html</a></span></li>
<li style="text-align: center;"><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/02/maletti-confermato-il-coinvolgimento-usa.html"><span style="font-size: large;">repubblica/2000/12/02/maletti-confermato-il-coinvolgimento-usa.html</span></a></li>
</ul>
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<br />
<br /></div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-37706010140559804912014-09-06T06:26:00.002-07:002019-01-07T10:11:25.911-08:00GIOVANNI DE LORENZO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<span id="goog_1070903292"></span><img alt="" height="640" src="https://larepubblicaitaliana.files.wordpress.com/2012/02/de-lorenzo2.jpg" title="giovanni de lorenzo colonello" width="502" /><span id="goog_1070903293"></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<h2>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Giovanni De Lorenzo</span></h2>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Figlio di un ufficiale di carriera dell'Arma di artiglieria, seguì ancora bambino il padre dalla natia Sicilia a Genova, dove si laureò in ingegneria navale. Successivamente divenne ufficiale di artiglieria. Durante la seconda guerra mondiale, col grado di tenente colonnello partì per la Russia con l'ARMIR, come vice-capo dell'ufficio operazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo l'8 settembre 1943 divenne partigiano, operando dapprima sul fronte alpino, poi nella Roma occupata, quale comandante del Centro R del Servizio Informazioni Militare; come tale, entrò in rapporti diretti e riservati con i vertici del CLN e del CLNAI, dai quali vennero poi molti importanti esponenti della politica repubblicana.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'incarico al SIFAR (1955-1962)</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1955 assunse il comando del SIFAR. Nel Servizio portò a compimento un annoso processo di trasformazioni strutturali e di indirizzo che dalle ceneri del precedente, esiguo e disordinato Servizio Informazioni Militari (SIM) generarono un organismo corposo, ordinato ed in parte finalmente anche efficiente. I rapporti tra De Lorenzo e Gronchi, presidente della Repubblica, furono stretti e frequenti (i loro mandati furono peraltro quasi contemporanei). Forse oltre le previsioni istituzionali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://lh3.googleusercontent.com/proxy/sxITwNs1g83k42YMWF0XRYvQbO1d83_5zFtPQGad-We3w2QGLu6kC51m6pdfwG9gQJivWkpna_Wr6puHABKPv4Zm3DwSAPU8w-wkZXp3cBhXKmBQSFT4Af4-LmD2LxBrw234Spvm1Ao6b5I" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="Giovanni de Lorenzo" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/75/De_lorenzo.jpg/200px-De_lorenzo.jpg" /></a>Secondo il giornalista Renzo Trionfera, Enrico Mattei, favorevole ad un secondo mandato per il Presidente uscente (con cui aveva intessuto amicizia quando era ministro dell'industria ed egli lottava per non chiudere l'Agip), avrebbe offerto un miliardo di lire a Gronchi per corrompere alcuni elettori al fine di rieleggerlo. De Lorenzo, sempre secondo questa tesi, sarebbe stato colui che si sarebbe materialmente occupato della distribuzione delle bustarelle. Ma la vicenda era molto più complessa: il presidente uscente Gronchi, sponsor storico dell'ascesa di <a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/01/enrico-mattei.html"><b><u><span style="color: red; font-size: large;"><span id="goog_1070903312"></span><span id="goog_1070903316"></span><span id="goog_1070903319"></span>Mattei<span id="goog_1070903320"></span><span id="goog_1070903313"></span></span></u></b>,<span id="goog_1070903317"></span></a> competeva per il Quirinale con Segni e, con minori chances e solo come eventuale outsider, con Fanfani, allora presidente del Consiglio. Il 28 marzo del 1962 il Sifar di De Lorenzo annotava che Giuseppe Saragat aveva promesso all'Internazionale Socialista che Mattei sarebbe stato ridimensionato, anzi defenestrato, e che la non rielezione di Gronchi sarebbe stata condizione opposta dal leader socialdemocratico a Fanfani, "non proprio sfavorevole" ad un ricambio al vertice dell'Eni (Fanfani aveva ripetutamente sfoggiato notevoli virtuosismi dialettici per "spiegare" agli americani il cosiddetto "neoatlantismo" matteiano).</div>
<div style="text-align: justify;">
Un deputato vicino a Segni, Vincenzo Russo, fece pressione su Mattei affinché questi non favorisse la rielezione di Gronchi: Mattei sparì da Roma per alcuni giorni.Gronchi, come si sa, non fu rieletto, ma si è supposto che abbia continuato ad avere rapporti privilegiati con De Lorenzo, visto che il 22 luglio dello stesso anno inviò il suo segretario Emo Sparisci ad avvisare Mattei che l'OAS aveva ricevuto incarico di "convincere" il condottiero dell'Eni a desistere dalla lotta contro le "sette sorelle", informazione che solo dal Sifar poteva provenire al politico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tecnicamente ed operativamente, il Sifar funzionava molto bene sotto questo comando. Ricevuti ausilii tecnologici e istruttori da Servizi di paesi alleati, De Lorenzo siglò con questi accordi riservati come il Piano Demagnetize, nei quali il Sifar assumeva un ruolo, vista la portata, in precedenza riservato alle sole autorità politiche governative.<br />
Iniziava per il generale italiano una fase in cui avrebbe assunto in proprio una sorta di "delega" alla sicurezza nazionale, scavalcando il governo, in genere poco interessato, e manlevando il Quirinale (altro polo istituzionale costituzionalmente interessato) dall'occuparsi dei dettagli.<br />
Come l'ENI di Mattei in campo economico, così il Sifar di De Lorenzo in campo militare e strategico: entrambi sopperivano alla scarsa dedizione dei politici eletti per la gestione di materie vitali con l'accentramento di poteri in capo a due condottieri in molte cose simili.</div>
<div style="text-align: justify;">
E, se a differenza del settore economico-petrolifero l'indirizzo di gestione strategica non era così nitidamente distinto da interessi potenziali di paesi terzi, come l'ENI, invece, anche il Sifar agiva con piena efficienza.<br />
Non solo il Servizio disponeva di ottime informazioni dall'esterno, che a volte poteva addirittura scambiare con servizi omologhi di paesi alleati (fatto con pochi ed episodici precedenti nella storia delle varie organizzazioni di intelligence italiane), ma aveva informazioni estremamente particolareggiate su tutto quanto riguardava l'interno.</div>
<div style="text-align: justify;">
A posteriori si seppe infatti che durante il suo lungo comando (sette anni), De Lorenzo aveva iniziato una gigantesca opera di schedatura degli esponenti più in vista di tutte le istituzioni e di tutti i gruppi sociali (ma sarebbe più opportuno dire che aveva "ripreso" e abbondantemente superato una tradizione delle polizie nazionali che con l'OVRA di Arturo Bocchini e con l'archivio segreto di Benito Mussolini aveva già operato schedature di vasta portata).<br />
Vi erano stati tentativi di ripristino di questa attività con <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/mario-scelba.html"><span id="goog_1070903324"></span><span id="goog_1070903331"></span><span id="goog_1070903338"></span>Mario Scelba<span id="goog_1070903339"></span></a><span id="goog_1070903335"></span><span id="goog_1070903336"></span><a href="https://draft.blogger.com/"></a><span id="goog_1070903332"></span><span id="goog_1070903325"></span></u></b></span>, ma nulla a paragone di quanto sarebbe successo con De Lorenzo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo il suo passaggio al Servizio, fu detto umoristicamente da <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html"><span id="goog_1070903343"></span>Andreotti<span id="goog_1070903344"></span></a></span></u></b>, in Italia di ignoto era rimasto solo il Milite: politici, sindacalisti, imprenditori, uomini d'affari, intellettuali, religiosi (Papa compreso, in tutto circa 4.500) e naturalmente militari (tutti gli ufficiali superiori, nessuno escluso), furono indagati, così come tutti gli stranieri, e su ciascuno si raccolsero notizie circa frequentazioni, preferenze religiose e politiche, abitudini pubbliche e private.<br />
Avrebbe fatto non poco rumore, in seguito, la scoperta che di Saragat si fossero minuziosamente catalogate addirittura le marche e le quantità (non esigue) di alcoolici usualmente ingeriti. L'indagine, che veniva estesa anche alle amicizie dei soggetti osservati (secondo alcune stime, già 157.000 erano i "titolari" di fascicoli individuali), avrebbe quindi raccolto dati, direttamente o indirettamente su una quota davvero ingente della popolazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dai circa duemila fascicoli stilati poco dopo la sua nomina, si passò ai circa 17.000 del 1960, finché nel 1962 il numero dei fascicoli ammontava a 117.000, stimati in 157.000 dalla commissione Beolchini; il giudizio (politico) della commissione sulla qualità delle schedature sarebbe stato in realtà poco lusinghiero, avendole definite forzosamente enfatizzate su difetti e chiacchiericci e sottintendendone quindi finalità ricattatorie. I fascicoli furono fatti distruggere da Andreotti nel 1974, al suo ritorno al ministero della Difesa. Divenuto generale di divisione, restò a capo del Servizio per effetto di un'intervenuta legge (che Montanelli definì ad personam) grazie alla quale il comando del Servizio veniva equiparato a comando di grande unità, consentendogli di conservarne la guida e di ricavarne vantaggi di carriera, come la possibilità di accedere a comandi prestigiosi.<br />
<br /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Comandante dei Carabinieri (1962-1965) </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://www.ancbenevento.it/sito/images/phocagallery/thumbs/phoca_thumb_l_42.giovanni%20de%20lorenzo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://www.ancbenevento.it/sito/images/phocagallery/thumbs/phoca_thumb_l_42.giovanni%20de%20lorenzo.jpg" title="giovanni de lorenzo carabinieri" /></a>Il 15 ottobre 1962 fu nominato Comandante generale dei Carabinieri, in un frangente internazionale di massima allerta (nell'imminenza della crisi di Cuba) e, per quanto riguarda l'Italia, solo pochi giorni dopo l'apertura del Concilio Vaticano II (che registra una certa freddezza fra Santa Sede e USA) e pochi giorni prima della morte di Mattei, che aveva da poco ottenuto un indiretto appoggio dall'Osservatore Romano.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-onUZDLTz1ec/XC9mhlN8gqI/AAAAAAAAIaM/NnNqmadzqSsdmI-MwatI-uoOj3WV3nO6gCLcBGAs/s1600/gencadelorenzo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="368" data-original-width="276" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-onUZDLTz1ec/XC9mhlN8gqI/AAAAAAAAIaM/NnNqmadzqSsdmI-MwatI-uoOj3WV3nO6gCLcBGAs/s320/gencadelorenzo.jpg" title="giovanni de lorenzo carabinieri" width="238" /></a></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Ottenuta quasi a fil di lama, strappata al generale Aloja per il decisivo parere del PCI, la nomina di De Lorenzo pareva incontrare il gradimento generale: delle sinistre, dei moderati e dei conservatori. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Fanfani inviò subito in missione riservatissima ed urgente il fidato Ettore Bernabei, presidente della RAI, a conferire con Arthur Schlesinger, ufficialmente per trattare dei rapporti Stati Uniti-Vaticano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Suo vice sarebbe stato quel Giorgio Manes con cui presto sarebbe entrato in urto e che poi avrebbe redatto una nota relazione accusatoria sui fatti dell'estate del 1964. Al comando generale di viale Romania, De Lorenzo si insediò con piglio e decisione, determinato a mettere ordine in una gigantesca struttura disorganizzata. Il suo comando è certamente quello più noto della storia dell'Arma ed è forse anche quello più ricco di significato, avendo apportato alla Benemerita innovazioni di primaria importanza fra le quali la reimpostazione in chiave militare dell'apparato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dal suo nuovo incarico riuscì a mantenere sempre un ruolo di primo piano nella vita della Repubblica, continuando ad avere contatti continui con il SIFAR ed il Quirinale. Ne sono testimonianza gli eventi svoltisi nel luglio 1964 in seguito alla crisi del Governo Moro I. Il giorno 15 De Lorenzo venne infatti ricevuto dal Presidente della Repubblica Antonio Segni nell'ambito delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo. Segni lo ricevette (in realtà insieme ad altri militari a lui superiori) per sapere se a suo giudizio delle eventuali elezioni anticipate avrebbero potuto turbare l'ordine pubblico. De Lorenzo rispose che "la situazione è controllata e controllabile senza fare nulla, senza fare piani". Di piani, nello specifico di piani di contingenza, De Lorenzo si intendeva bene, essendo considerato il massimo artefice della programmazione e dello sviluppo del <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Piano Solo</u></b></span>.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://3.bp.blogspot.com/-DjGXW5vOZH0/Tf5kSUHPisI/AAAAAAAAEOc/o0WWu9pVvvU/s400/de+lorenzo+espresso.jpg" title="de lorenzopianosolo" /></div>
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</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Capo di Stato Maggiore dell'Esercito (1965-1967) </b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel dicembre 1965 fu promosso Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, ancora una volta con il gradimento delle sinistre. La sua nomina fu infatti vista con favore oltre che da <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/aldo-moro.html">Aldo Moro</a></span></u></b>, anche da esponenti della sinistra moderata come Pietro Nenni e Giuseppe Saragat (i quali si fidavano di un ex partigiano come De Lorenzo), ma fu invisa a qualche generale (come Paolo Gaspari, comandante della regione militare meridionale, che si dimise stilando una lettera estremamente polemica e che ebbe una moderata circolazione negli ambienti militari superiori).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<img height="640" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/64/Lettera_di_encomio_al_tenente_colonnello_Francesco_de_Martini_da_parte_del_capo_del_Sifar_gen._Giovanni_de_Lorenzo_-.JPG" width="464" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Scontro Aloja - De Lorenzo</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Passato (22 dicembre 1965) Giuseppe Aloja dal ruolo di comandante di Stato Maggiore-Esercito a quello (più importante) di capo di Stato Maggiore-Difesa (mentre allo S.M. Esercito gli subentrava De Lorenzo), ne approfittò per allargare a tutte e tre le forze armate l'esperienza dei corsi di ardimento, da lui stesso patrocinati inizialmente nel solo esercito, con accese reazioni da parte della stampa di sinistra.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo avvenimento scatenò peraltro un aspro conflitto tra i due generali, che avrebbe determinato il definitivo declino militare di De Lorenzo.<br />
Un prodromo di tali ostilità fu rappresentato dal cosiddetto scandalo delle "mine d'oro": un curioso "pellegrinaggio" di mine da un capo all'altro del suolo nazionale, messo in atto per avvantaggiare talune imprese preposte allo sminamento.<br />
Emerse il nome del generale Aldo Senatore, uomo assai vicino ad Aloja, e l'indiscrezione, come sarà dimostrato più tardi, scaturiva dal ricco "fondo documentale SIFAR" (dove regnava Allavena, alleato di De Lorenzo). In aprile 1966, De Lorenzo osò sconfessare la linea Aloja —che malgrado le polemiche non desisteva dai "suoi" corsi di ardimento— abolendoli per quanto riguardava l'esercito (di cui De Lorenzo, ricordiamo, era da poco divenuto capo di stato maggiore). Tale "insubordinazione" fu bollata dal furente<span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2016/02/pino-rauti.html"> Rauti </a></b></span>come una "bordata neutralista".</div>
<div style="text-align: justify;">
Al di là degli antagonismi personali, Aloja appariva l'araldo di una concezione —emersa dal Parco dei Principi,— che teorizzava la necessità di un più avanzato (anche psicologicamente) approntamento delle forze che avrebbero difeso l'Occidente in uno scontro di cui si presentiva l'imminenza, laddove De Lorenzo, pur essendo un indubbio "falco atlantico", non riteneva che le misure di sicurezza già esistenti richiedessero una speciale intensificazione. Nel maggio 1966 trapelò la notizia dell'improvvido acquisto dagli USA di carri M60A1, un tank inadatto al trasporto ferroviario per la sua mole incompatibile con le nostre gallerie.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poiché tale fornitura militare era stata approvata da Andreotti ed Aloja, si trattava di un altro "siluro" del SIFAR, ma a cadere sarà la testa di Allavena: solo figuratamente, perché il generale destituito venne contemporaneamente riassegnato al Consiglio di Stato, dopo un infruttuoso tentativo di riciclarlo nella Corte dei conti. Ad ogni modo, la permanenza di Allavena al Consiglio di Stato terminerà nel 1967, per aver egli asportato numerosi fascicoli del servizio, prima di passare il testimone al suo successore, ammiraglio Eugenio Henke.<br />
Il nuovo assetto del servizio segreto, nel frattempo ridenominato Servizio Informazioni Difesa (<b><u><span style="color: red; font-size: large;">SID</span></u></b>), non consentiva più di mantenere il coperchio sulle attività di dossieraggio care a De Lorenzo, che abbiamo ampiamente descritto. In particolare, gli risultò fatale il fatto di aver sistematicamente spiato e schedato lo stesso Capo dello Stato. Il 15 aprile 1967, dopo che aveva rifiutato un'uscita di scena più discreta ed onorevole,De Lorenzo fu destituito dall'incarico di capo dello Stato Maggiore dell'esercito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nello stesso momento —essendo divenute parzialmente conoscibili le conclusioni della commissione Beolchini — suscitò notevole scalpore la rivista L'espresso titolando a caratteri cubitali, in copertina:</div>
<div style="text-align: justify;">
«14 luglio 1964: complotto al Quirinale. Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di Stato.»</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-2fhCXhxfTgs/XC9nr6VJIHI/AAAAAAAAIaU/OuEcryQHw-4l3vJ_t1zyJQvfvODaiYDSQCLcBGAs/s1600/de-lorenzo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="412" data-original-width="546" height="301" src="https://4.bp.blogspot.com/-2fhCXhxfTgs/XC9nr6VJIHI/AAAAAAAAIaU/OuEcryQHw-4l3vJ_t1zyJQvfvODaiYDSQCLcBGAs/s400/de-lorenzo.jpg" width="400" /></a>De Lorenzo poté comunque re-inventarsi un ruolo pubblico come parlamentare del partito monarchico, mentre —come abbiamo anticipato circa il "suicidio" del colonnello Rocca— la commissione parlamentare d'inchiesta, lungamente osteggiata dai democristiani, fu punteggiata da svariate morti singolari di testimoni (il 27 aprile 1969, quella del generale Ciglieri in uno strano incidente stradale; il 25 giugno dello stesso anno, il generale Manes colto da malore prima di aprir bocca in commissione).<br />
Com'era anche prevedibile, la commissione parlamentare non approdò a risultati concreti,<br />
e tese a ridimensionare la gravità delle anomalie riscontrate. Tra l'altro, in quella sede veniva disposta la distruzione dei trentaquattromila fascicoli illegali, ma evidentemente alle parole non seguirono i fatti fino al 1974, quando Andreotti ordinò di bruciarli davvero, e non si sa se in ogni caso ne siano circolate delle copie abusive anche molto tempo dopo.</div>
<div style="text-align: justify;">
I più stretti collaboratori di De Lorenzo, anche quelli di cui era emerso il coinvolgimento in azioni poco ortodosse, furono invece tutti promossi ad importanti ruoli di comando nell'Arma dei carabinieri.</div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-BU3VDYnP_u4/XC9n-FFxrxI/AAAAAAAAIag/h5rktxeh54wTcjVhhx13iTMaHhT6MU__QCLcBGAs/s1600/4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="455" data-original-width="800" height="182" src="https://4.bp.blogspot.com/-BU3VDYnP_u4/XC9n-FFxrxI/AAAAAAAAIag/h5rktxeh54wTcjVhhx13iTMaHhT6MU__QCLcBGAs/s320/4.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-MAwfwswrH_4/XC9oABDZiGI/AAAAAAAAIak/y1jFpWHZ7PUjRfGDH73IlQefnHssoQD0wCLcBGAs/s1600/d12380.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="271" data-original-width="220" src="https://3.bp.blogspot.com/-MAwfwswrH_4/XC9oABDZiGI/AAAAAAAAIak/y1jFpWHZ7PUjRfGDH73IlQefnHssoQD0wCLcBGAs/s1600/d12380.jpg" /></a></div>
<h3>
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'attività politica</b></span></h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Alle elezioni politiche del 19 maggio 1968 De Lorenzo fu eletto alla Camera dei deputati tra le file del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica. Nel 1971 aderì al gruppo del Movimento Sociale Italiano, fino al 1972.</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ik--68J_6HQ/XC9n0bSTSrI/AAAAAAAAIaY/L2PFmUq89BEGj_TN6kQ_Xx-vMRPiKGJUwCLcBGAs/s1600/delore3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="182" data-original-width="344" height="168" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ik--68J_6HQ/XC9n0bSTSrI/AAAAAAAAIaY/L2PFmUq89BEGj_TN6kQ_Xx-vMRPiKGJUwCLcBGAs/s320/delore3.jpg" width="320" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/v--O37mF8Ow/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/v--O37mF8Ow?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>DOCUMENTI</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<ul>
<li><b><span style="font-size: large;"><a href="http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html">http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html</a></span></b></li>
</ul>
<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
</div>
<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=tf_til&t=italiamistero-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS1=1&asins=8804642068&linkId=b5602057be0fd9ae2896ace70e7e7a51&bc1=FFFFFF&lt1=_top&fc1=333333&lc1=0066C0&bg1=FFFFFF&f=ifr" style="height: 240px; width: 120px;">
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<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p2/2009/12/13/Italia/Foto/WINART-50318_franco_freda02g.jpg" title="franco freda piazza fontana" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">"Sulla razza non si deve discutere, non ci si deve confrontare: se mai specchiare. La razza è sangue, è nervo".. (Franco Freda)</span></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/6/61/Franco_G._Freda_nel_1949.tif/lossy-page1-220px-Franco_G._Freda_nel_1949.tif.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" height="205" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/6/61/Franco_G._Freda_nel_1949.tif/lossy-page1-220px-Franco_G._Freda_nel_1949.tif.jpg" style="text-align: left;" title="franco freda giovane" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Franco Freda nel 49</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Nato a Padova nel 1941 da padre irpino e madre veneta si avvicinò alla politica fin dal liceo. Ha presieduto la sezione San Marco del Fronte Universitario d'Azione Nazionale di Padova, il movimento universitario del Movimento Sociale Italiano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Laureato in giurisprudenza presso l'Università di Padova, già nel 1963 abbandona l'MSI per dar vita al sodalizio tradizionalista "<span style="color: #38761d; font-size: large;"><b><u>Gruppo di Ar</u></b></span>", con le Edizioni di Ar, casa editrice militante nella destra neofascista sulla scia del pensiero di Julius Evola. Tra i volumi pubblicati troviamo tutti gli scritti di Adolf Hitler, incluso il "Mein Kampf", numerosi volumi revisionisti tra cui "Auschwitz: fine di una leggenda" di Carlo Mattogno, i principali testi di Friedrich Nietzsche con l'originale tedesco a fronte, ma pure autori come Nikolaj Roerich, l'artista russo candidato al premio Nobel per la pace, Riccardo Bacchelli, Nicolàs Gòmez Dàvila, Georg Simmel, e altri.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1969 pubblicò La disintegrazione del sistema vero e proprio "libro-guida" per i nazimaoisti. Si tratta di un manifesto che avrà una grande importanza nell'ambiente neofascista degli anni a venire, costituendo un elemento di rottura con le ideologie ispirate al Ventennio, ai nazionalismi europei ed ordinovisti.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xjDvXM2Xn88/WRrwMrbQPGI/AAAAAAAAGn4/cwd9Xa3E5vw-hBdYz533aScwOAwysgbdACLcB/s1600/franco%2Bfreda%2Bgiovane.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="351" src="https://1.bp.blogspot.com/-xjDvXM2Xn88/WRrwMrbQPGI/AAAAAAAAGn4/cwd9Xa3E5vw-hBdYz533aScwOAwysgbdACLcB/s400/franco%2Bfreda%2Bgiovane.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Freda teorizzò un comunismo aristocratico, una via di mezzo tra la repubblica di Platone, il Terzo Reich e la Cina di Mao.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il sistema del quale Freda predica e intende perseguire la distruzione è quello borghese e, ne La disintegrazione del sistema, auspica che certi settori della sinistra "rivoluzionaria" attuino un'alleanza tattica, al fine di creare un unico fronte comune antiborghese.</div>
<div style="text-align: justify;">
Freda, richiamandosi a una aristocrazia ariana e sostenitore di teorie nazionalsocialiste, sino dagli anni sessanta iniziò a contestare la direzione dell'MSI, accusandola di 'tortuosità' e di compromesso con «la democrazia moribonda della Repubblica». </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>L'Esperienza del Fronte Nazionale </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Nel 1990 Franco Freda promuove la costituzione del Fronte Nazionale di cui, oltre che fondatore, sarà anche il Reggente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Freda durante una riunione del Fronte Nazionale</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/8/8b/Freda_durante_una_riunione_del_Fronte_Nazionale.tif/lossy-page1-220px-Freda_durante_una_riunione_del_Fronte_Nazionale.tif.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" height="226" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/8/8b/Freda_durante_una_riunione_del_Fronte_Nazionale.tif/lossy-page1-220px-Freda_durante_una_riunione_del_Fronte_Nazionale.tif.jpg" style="text-align: left;" title="franco freda fronte nazionale" width="320" /></a>Freda ed il suo movimento sottolineeranno l'esigenza di difendere l'omogeneità etnica italiana ed europea, individuando nei crescenti flussi migratori non indoeuropei un pericoloso attacco alla stessa. La razza, per Freda, è un'arcaica «idea-forma», ossia un principio di differenziazione, in sé ulteriormente differenziato dalle etnie presenti al suo interno. La razza secondo la sintesi di Freda è «la forma a priori di una cultura», il suo specifico modo d'essere. Ecco spiegato perché «la varietà delle culture va dunque ricondotta alla varietà delle razze e delle etnie». L'idea di razza - afferma Freda - riacquista, in tal modo, un significato originario, col rimando a una visione del mondo ordinata secondo la dottrina platonica del kosmos. Il kosmos, ovvero un pluriverso razziale di contro all'universo del caos indifferenziato. Un pluriverso di forme (le razze) conchiuse e compiute, tra loro non omologabili e nemmeno equivalenti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Secondo la dottrina del Fronte Nazionale ogni razza vale di per sé ed è chiamata ad occupare il proprio posto - differenziato - nel mondo, andando così a comporre appunto il kosmos. I principi del razzismo morfologico tendono a escludere sia una visione meramente biologica che una esclusivamente spirituale e culturale, che non tenga conto della prima. Nelle parole dello stesso Freda, in una delle relazioni da Reggente del Fronte Nazionale:</div>
<div style="text-align: justify;">
« Se denominiamo cultura la sintesi delle configurazioni politiche, estetiche, scientifiche, giuridiche, economiche in cui si manifesta un gruppo umano nel tempo, allora ciascuna cultura è simbolo di quel gruppo, espressione del suo radicale sentimento razziale ed etnico. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Franco Freda)</div>
<div style="text-align: justify;">
« Sulla razza non si deve discutere, non ci si deve confrontare: se mai specchiare. La razza è sangue, è nervo. Non pone interrogativi. È un elemento, come l'aria, come il sole, non un argomento (...) [Monologhi (a due voci), pag. 101]. Razzismo significa non disprezzo della altre razze ma fedeltà alla propria razza, riconoscimento della specifica forma di vita che la segna, rispetto a tutti i nessi, interiori ed esteriori, superiori ed inferiori che la ordinano. »</div>
<div style="text-align: justify;">
(Franco Freda)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Processo per la strage di piazza Fontana</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Dal 1971 è coinvolto in diversi processi, tra cui il più famoso è quello per la strage di <u><b><span style="font-size: large;">Piazza Fontana</span></b></u>.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/9/93/Giannettini_Freda.png/220px-Giannettini_Freda.png" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" height="294" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/9/93/Giannettini_Freda.png/220px-Giannettini_Freda.png" style="text-align: left;" title="francofreda eguido giannettini" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Processo di Catanzaro Freda con <span style="font-size: large;"><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/guido-giannettini.html">Giannettini</a></u></span></b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Il processo viene sottratto dalla Corte di Cassazione al tribunale di Milano, e spostato a Catanzaro e a Bari. Freda venne assolto per mancanza di prove dall'accusa di strage dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro e dalla Corte d'Assise d'Appello di Bari, sentenze confermate, nel 1987, dalla Corte di Cassazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e<b><u><span style="font-size: large;"> Ventura </span></u></b>in ordine alla strage. Secondo la Corte, l'eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/04/ordine-nuovo.html">Ordine Nuovo</a></span></b></u>" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Il giudizio ha valore di sola condanna morale e storica, in quanto i due imputati non possono essere messi sotto processo essendo già stati assolti irrevocabilmente dalla corte d'assise d'appello di Bari, che li ha condannati solo per le bombe sui treni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<img alt="" src="https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.81284!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/gallery_648/image.jpg" title="franco freda " /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" src="https://secretsandbombs.files.wordpress.com/2012/01/fredaventuratrial1png.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="freda e ventura" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Freda e Ventura</b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Diversi elementi hanno portato gli investigatori ad accusare il gruppo neofascista di Freda e Ventura: la composizione delle bombe usate in Piazza Fontana era identica a quella degli esplosivi che Ventura, pochi giorni dopo gli attacchi, aveva nascosto a casa di un amico.</div>
<div style="text-align: justify;">
I timer erano provenienti da uno stock di 50 timer a deviazione, della marca tedesca Junghans-Diehl, prodotti per il mercato italiano dalla ditta milanese GPU Gavotti, comprati il 22 settembre 1969 da Franco Freda in un negozio di Bologna. Freda ha successivamente spiegato che comprò i timer per Mohamed Selin Hamid, un supposto agente dei servizi segreti algerini (la cui esistenza è stata negata dalle autorità algerine) per la resistenza palestinese. I servizi segreti di Israele hanno dichiarato che nessun timer del genere è mai stato usato dai palestinesi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le borse in cui erano nascoste le bombe erano state acquistate in un negozio padovano (la stessa città in cui viveva Freda), un paio di giorni prima degli attentati.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/f4EFr4EfRXk?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/0NSPTAjtnHU?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La Cassazione ora conferma che l' eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell' alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Secondo la Cassazione, così come per le corti d'appello, anche "la cellula veneziana di <u><b><span style="font-size: large;">Maggi e Zorzi</span></b></u>" nel 1969 organizzava attentati, ma "non è dimostrata la loro partecipazione alla strage del 12 dicembre". La corte giudica così "inattendibile" il pentito di Ordine Nuovo Carlo Digilio, mentre certifica "veridicità e genuinità" di quanto dichiarato dal supertestimone Martino Siciliano, ossia che "Siciliano ha partecipato alla riunione con Zorzi e Maggi dell'aprile '69 nella libreria Ezzelino di Padova" in cui "Freda annunciò il programma degli attentati ai treni". Tuttavia, poiché tali bombe non provocarono vittime, non è dimostrato il coinvolgimento di Maggi e Zorzi nella "strategia stragista di Freda e Ventura". In definitiva, secondo la Cassazione, "i tragici fatti del 12 dicembre 1969 non rappresentano una 'scheggia impazzita' ma il frutto di una coordinata 'acme' operativa iscritta in un programma eversivo ben sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni". Infine, la Corte definisce "deprecabile e sorprendente" la decisione di far brillare la seconda valigia-bomba inesplosa, impedendo "accertamenti di ineludibile importanza".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Gruppo di Ar </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Riguardo alla costituzione del Gruppo di Ar, nel 1982 Freda viene condannato definitivamente a quindici anni di carcere per associazione sovversiva.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Scioglimento del Fronte Nazionale </span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Fronte Nazionale di Franco Freda è stato sciolto dal Consiglio dei ministri nel 2000, sulla base della legge Mancino.</div>
<div style="text-align: justify;">
I 49 membri del movimento, tra i quali Freda, seguendo le tesi della Procura di Verona, con la consulenza del perito Enzo Santarelli, sono stati processati e condannati (6 anni di carcere a Freda) per "costituzione di associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali" (sentenza della Corte di Cassazione, 7 maggio 1999).</div>
<div style="text-align: justify;">
In tale processo è stato difeso dall'avvocato Carlo Taormina.</div>
<div style="text-align: justify;">
Attualmente abita ad Avellino, la sua città d'origine dalla parte paterna.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/paL1ktMaQNQ/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/paL1ktMaQNQ?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<img src="https://www.europa-cinemas.org/var/europacinemas/storage/images/news/les-actions/label-europa-cinemas-pour-piazza-fontana/14718-22-eng-GB/The-Europa-Cinemas-Label-returns-to-Karlovy-Vary.jpg" /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<ul>
<li><b style="color: #38761d; font-size: xx-large;"><a href="http://www.lastampa.it/2009/12/13/italia/cronache/freda-io-colpevole-ho-attuato-il-mio-credo-dp3qHqTzrTHQQH7KheOd7H/pagina.html">Freda: Io colpevole? Ho attuato il mio credo</a></b></li>
</ul>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<!-- Blogger automated replacement: "https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2Fwww.ilmessaggero.it%2FArchivioNews%2F20100807_c1_franco_freda_e_anna_valerio.jpg&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" with "https://lh3.googleusercontent.com/proxy/N5W4_Y8tvOzP7yHm4CHzL5Yyt38o4XVW49mHkmF02RbfwHiAffS6QMqGZhnauI4RjHb52sxiooSu97ZocOo7hHciIusDhWSATltrbWuL224sHzriOIJ6tkBR4g_0G6cGLVJevwzNBA" -->devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-90430644159168558932014-05-24T11:02:00.000-07:002014-12-23T14:03:23.893-08:00LA ROSA DEI VENTI<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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title="rosa dei venti" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La Rosa dei venti</b></span> fu un'organizzazione segreta italiana di stampo neofascista legata al tentativo di colpo di Stato denominato<span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/golpe-borghese.html"> <b><u>"Golpe Borghese"</u></b></a></span>, ha annoverato nelle sue file esponenti di primo piano come<b><span style="color: red; font-size: large;"> <u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/junio-valerio-borghese.html">Junio Valerio Borghese</a></u></span></b>,<span style="color: red; font-size: large;"><b> <u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/stefano-delle-chiaie.html">Stefano Delle Chiaie</a></u></b></span> e altri membri e simpatizzanti della destra eversiva italiana, oltre ad alti membri delle forze armate e dei servizi segreti.</div>
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L'esistenza dell'organizzazione fu portata alla luce da un'inchiesta incominciata nell'Ottobre 1974 della magistratura di Padova, nel nome del giovane magistrato Giovanni Tamburino.</div>
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Nello stesso mese Tamburino ordinò l'arresto di <u><b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/03/vito-miceli.html">Vito Miceli</a></span></b></u>, capo del Servizio Informazioni Difesa (ex <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>SIFAR</u></b></span>), ma la Corte di Cassazione renderà vano il lavoro del magistrato portando al trasferimento del dibattimento dalla città veneta a Roma.</div>
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Come sostiene il noto storico Paul Ginsborg, la scelta non sembra casuale dato che la magistratura romana si dimostra «meno tenace di Tamburino nel proseguire le indagini».</div>
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In un secondo momento inoltre, il pubblico ministero Claudio Vitalone invocherà il segreto di stato e sulla questione cadrà il silenzio.</div>
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Arnaldo Forlani a La Spezia (Novembre 1972) disse pubblicamente che vi erano prove che la vicenda fosse «il tentativo forse più pericoloso che la destra reazionaria abbia tentato e portato avanti dalla Liberazione ad oggi».</div>
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“Ricevetti un ordine di un mio superiore militare appartenente all’organizzazione di sicurezza delle forze armate, che non ha finalità eversive ma si propone di proteggere le istituzioni contro il marxismo. Questo organismo non si identifica con il <b><u><span style="color: red; font-size: large;">SID</span></u></b>. Mi risulta che non ne facciano parte solo militari ma anche civili, industriali e politici. soltanto un vertice conosce tutto e ai vari livelli si rinvengono dei vertici parziali. Tale organizzazione è militare, ma ce n’è una parallela di civili. Al vertice dell’organizzazione militare stanno senz’altro dei militari; non posso dire che si tratti della vecchia struttura di <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/giovanni-de-lorenzo.html">De Lorenzo</a></span></u></b>: io posso conoscere un superiore e un inferiore a me, niente di più. (…) L’organizzazione serviva a garantire il rispetto del potere vigente e dei patti NATO sottoscritti riservatamente, nonché del regime sociale ed economico indotto da tali strutture. La filosofia ispiratrice è quella dell’appartenenza dell’Italia al blocco occidentale inteso come immutabile, mobilitato permanentemente contro il comunismo e finalizzato ad impedire l’ascesa alla direzione del paese da parte delle sinistre” (<b><u><span style="color: red; font-size: large;">Amos Spiazzi</span></u></b>, verbale 4 e 12 maggio 1974 )<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" src="http://www.veja.it/wp-content/uploads/2012/11/amos-spiazzi-studenti.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="amos spiazzi" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Amos Spiazzi</b></td></tr>
</tbody></table>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Analisi storico-politica </b></span></div>
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Si afferma oggi con sicurezza e senza perifrasi che la Rosa dei Venti sia stata un'organizzazione paragonabile a <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/gladio.html">Gladio</a></span></u></b>, una sorta di filiale locale di un servizio di intelligence NATO operante parallelamente —e su un piano superiore— rispetto ai servizi ufficialmente riconosciuti. Di questa realtà iniziatica si vuole vedere un riflesso nel provvedimento con cui nel 1978 la Corte di Cassazione tolse a Giovanni Tamburino la titolarità dell'indagine che minacciava di violare il mistero dell'apparato in esame. La vicenda investigativa nasce fortuitamente cinque anni prima.</div>
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Giampaolo Porta Casucci, un medico di La Spezia,[ un personaggio eccentrico che ostenta un folclore neonazista venuto inspiegabilmente a conoscenza di numerose informazioni sulla Rosa dei Venti, ne aveva dettagliatamente riferito alla questura della sua città, depositando una sorta di versione aggiornata del Piano Solo. L'approfondimento portò dapprima alla ribalta tre nomi di un certo spessore militare: generale Francesco Nardella, già comandante dell'Ufficio guerra psicologica di FTASE Verona; il suo successore in tale incarico tenente colonnello Angelo Dominioni; tenente colonnello Amos Spiazzi, vicecomandante del secondo gruppo artiglieria da campagna e comandante del relativo «Ufficio I». Sul piano giudiziario, si cominciò ad aprire uno squarcio di luce nel marzo del 1974, quando l'inquisito Roberto Cavallaro iniziò a collaborare con i giudici di Padova. Cavallaro nel 1972, dopo un breve idillio con l'MSI, era passato a posizioni più radicali, fondando (con altri) un'organizzazione di picchiatori della "Milano bene", che aveva un certo seguito soprattutto alla "Cattolica", il Gruppo Alfa. In quel momento usurpò la qualifica di magistrato militare, probabilmente con l'appoggio del SID. A suo dire, posto che la sua finta carriera si svolgeva a Verona, ovvero in una media città di provincia dove in teoria tutti si conoscono, ciò rappresentava la dimostrazione che le protezioni di cui beneficiava erano realmente valide. Fino al momento dell'arresto (novembre 1973) Cavallaro avrebbe partecipato a quello che lui chiamava colpo dello stato, agli ordini di un'imprecisata "organizzazione" che tirava le fila della Rosa dei Venti e di tanti altri gruppi eversivi di ogni colore, utilizzati prima di tutto come leve di provocazione (il disordine crea la necessità di riportare ordine). L'"organizzazione" —che non sappiamo se si potesse identificare con quello che tempo dopo la stampa battezzò "Supersid"o "Sid parallelo" — sarebbe nata contestualmente all'aborto del <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Piano Solo</u></b></span>, ed avrebbe avuto una sorta di battesimo del fuoco nella controguerriglia in Alto Adige.</div>
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Forte di queste rivelazioni, Tamburino iniziò a torchiare Spiazzi, sino ad indurlo ad invocare un abboccamento riservato con Miceli, che però Tamburino avrebbe voluto trasformare in un confronto diretto tra i due ufficiali, reso tuttavia impossibile dal rifiuto di Miceli. Forse perché si era visto "scaricare" dai vertici dei servizi, Spiazzi uscì dall'ostinato riserbo mantenuto sino al momento, e rilasciò una serie di dichiarazioni che in gran parte concordavano con quelle di Cavallaro. In particolare confermò che l'"organizzazione" era «parallela alla struttura "I" ufficiale [ed era] sempre stata un'organizzazione in funzione anticomunista.»</div>
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Nella tarda primavera del 1973 Spiazzi —attraverso canali ufficiali della gerarchia militare e con il ricorso a comunicazioni in codice secondo standard NATO— avrebbe ricevuto l'ordine di mettersi dapprima in contatto con due imprenditori liguri, e poi di recarsi a prendere ordini successivi presso la cosiddetta Piccola Caprera, un luogo sul lago di Garda considerato un sacrario fascista. La telefonata in questione, proveniente da una caserma dei carabinieri di Vittorio Veneto, era stata inviata dal maggiore Mauro Venturi.</div>
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L'inchiesta giudiziaria fu lasciata arenare, poiché —si motivò— non era possibile raggiungere la prova che la famosa telefonata fosse davvero ascrivibile a Venturi. Di conseguenza, non fu approfondito l'aspetto di questo oscuro "organismo di sicurezza" (definizione di Spiazzi) che sarebbe stato sovrapponibile con i vertici degli Uffici "I" delle nostre forze armate, in sovranazionale coordinamento con gli analoghi comandi degli alleati NATO. I membri del comitato dovevano godere di un nulla osta sicurezza (NOS) di livello superiore al COSMIC, ufficialmente il livello N.O.S. di rango più elevato. Questa selettività ultra-istituzionale determinava strane situazioni, poiché talora personalità di massimo spicco istituzionale non erano considerate abbastanza affidabili, e di conseguenza il super-comitato poteva anche decidere di agire per provocare il "siluramento" politico del soggetto indesiderato.</div>
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La collaborazione di Spiazzi ebbe comunque termine, quando il generale Alemanno, capo Ufficio Sicurezza SID, gli ingiunse di "non coinvolgere altri". Questa chiusura fu accompagnata, di fatto, dalla messa in stato d'accusa formale dello stesso Miceli. Arrestato clamorosamente il 31 ottobre 1974 presso il Tribunale di Roma (dove aveva reso un interrogatorio avanti diversi magistrati per altra inchiesta), Miceli —che aveva accusato un malore mentre stava per essere rapidamente "tradotto" a Padova— riuscì ad evitare l'effettiva incarcerazione, mutandola in ricovero presso l'Ospedale Militare del Celio. La Cassazione intervenne il 30 dicembre 1974, ordinando il trasferimento dell'inchiesta alla Procura di Roma. Da lì a poco la vicenda giudiziaria si sarebbe presto arenata, disperdendosi in modo del tutto inconcludente. Una delle poche acquisizioni valide sul piano storico è l'asseverazione dell'azione dispiegata dalla Rosa dei Venti in Alto Adige. Insurrezionalisti come Norbert Burger e Peter Kienesberger vrebbero cooperato strettamente con il SIFAR.</div>
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Contestualmente, sarebbero stati attivi in Alto Adige numerosi funzionari dei servizi. Significativamente, gravitavano al contempo nella medesima area neofascisti vari, tra cui il già nominato <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/09/franco-freda.html">Franco Freda</a></b></u></span>, Carlo Fumagalli,esponente del Movimento di Azione Rivoluzionaria, l'ordinovista Elio Massagrande e Sandro Rampazzo. Anni dopo, rendendo un interrogatorio, Spiazzi avrebbe avuto a compiacersi dell'opera svolta in Alto Adige —che definì "pacificato" e preservato dai "germi distruttori" (contestazione, tensioni sociali...)— rammaricandosi un po' che tale azione —disturbata da interferenze dell'apparato garantista, per così dire— non avesse potuto dispiegare i suoi virtuosi effetti sull'intero territorio nazionale.</div>
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Ritornando all'indagato Miceli, questi riuscì a trascorrere poco tempo in carcere, giocando proficuamente la carta del silenzio, cui lo costringeva, a suo dire, il segreto politico-militare a riguardo di un "Super SID" che egli del resto non ebbe mai a smentire.</div>
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Solo nel 1983, il colonnello Spiazzi, ritenendosi esonerato dal segreto —invocato da Miceli— in relazione a situazioni che egli stesso non giudicava (o non giudicava più) pienamente legittime, svelò qualche maggior dettaglio sull'"organismo di sicurezza".<br />
<a 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width="246" /></a>Apprendiamo così dell'esistenza di due livelli organizzativi: quello inferiore dei "nuclei sicuri", alimentati da persone che risultavano politicamente affidabili in forza di specifiche relazioni dei carabinieri ("modelli D"), sostanzialmente rappresentava una schiera di riserva, da allarmare eventualmente al bisogno; quello superiore, di alta segretezza, costituente una vera forza d'intervento per situazioni di grave perturbamento politico-sociale, con lo scopo dichiarato "per non restare alla finestra, ma per intervenire, per sedare la situazione, bloccarla e poi eventualmente decidere in merito".</div>
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La selezione dei partecipanti, secondo Spiazzi, era curata dai carabinieri, dagli ufficiali "I" e dai centri di mobilitazione, e —sul piano della pura attitudine operativa— mirava a cooptare elementi paramilitari, ovvero persone congedate dalle forze armate oppure anche solo "gente che ha ricevuto un addestramento di tipo particolare". Spiazzi proseguì spiegando come, in occasione del Golpe Borghese (Esigenza Triangolo), aveva fatto parte del contingente che stava per occupare Sesto San Giovanni, quando un repentino contrordine aveva trasformato l'atto insurrezionale in una semplice esercitazione. Ma la parte più esplosiva delle tardive rivelazioni Spiazzi riguarda ancora una volta l'Alto Adige. Precisò che gli era stato spiegato da un superiore che gli attentati erano utili ad "interessi di carattere globale", riferì di aver catturato personalmente "due carabinieri del SIFAR" mentre preparavano un attentato (i due soggetti gli erano poi stati sottratti da altri carabinieri ed agenti di polizia, e questo episodio aveva segnato la fine della sua avventura altoatesina). L'attentato a Georg Klotz ed Alois (o Luis) Amplatz sarebbe pure risultato dalla collaborazione di servizi italiani, nostre forze di polizia e autorità politiche.<br />
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">DOCUMENTI</span></b></div>
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<li><b style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="http://archiviostorico.corriere.it/1992/gennaio/05/caso_Amplatz_avvisi_poliziotti_carabinieri_co_0_9201055053.shtml" style="text-align: center;">caso_Amplatz_avvisi_poliziotti_carabinieri_co</a></span></b></li>
</ul>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-8731567758805018612014-02-19T07:10:00.000-08:002020-05-08T08:28:43.477-07:00JOE PETROSINO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<img alt="" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-WZjeeXGtJns/UT-HUQQucpI/AAAAAAAAC8Y/4BiFGC-z2hU/s320/Joe%2BPetrosino%2B1860-1909.jpg" title="joe petrosino" width="276" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Giuseppe Petrosino</b></span> nacque a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860, di famiglia modesta: con il suo lavoro di sarto, il padre era riuscito a far studiare i suoi quattro figli maschi; emigrò con la famiglia a New York nel 1873 e crebbe nel sobborgo di Little Italy. Il piccolo Giuseppe per vivere si era messo a vendere giornali, a lucidar scarpe e a studiare la lingua inglese. Nel 1877, Joe prese la cittadinanza statunitense, facendosi assumere l'anno dopo come netturbino dall'amministrazione newyorkese. Era caposquadra quando, una dopo l'altra, avevano incominciato ad arrivare in America le fitte schiere degli emigranti italiani.</div>
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Questo fenomeno aveva posto le autorità americane di fronte a gravissimi problemi, primo quello dell'ordine pubblico. I poliziotti, quasi tutti ebrei o irlandesi, non riuscivano a capire gli immigrati né a farsi capire da loro: questo generava un clima a favore delle organizzazioni criminali che giunsero in breve a controllare tutta la Little Italy, ghetto malsano, fetido, superaffollato, dove una povera umanità sradicata (e che s'era portata appresso la propria sfiducia nell'autorità costituita) doveva lottare ogni giorno per la vita. Little Italy era il terreno ideale per la pianta del crimine. Con gli emigrati ansiosi di lavoro erano sbarcati negli Stati Uniti avventurieri, evasi e latitanti.</div>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Arruolamento in polizia</span></b></div>
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<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d2/JoePetrosino-Commons.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d2/JoePetrosino-Commons.jpg" title="joe petrosino polizia" /></a></div>
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Dipendente dal Dipartimento di polizia come spazzino, Petrosino era stato poi impiegato come informatore; nel 1883era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell'uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi. In compenso Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più contò per il suo arruolamento, grinta ed intelligenza, tutto ciò che gli aveva permesso di superare le difficoltà di essere l'unico poliziotto italiano, dileggiato dai connazionali e guardato con un certo sospetto dai colleghi.</div>
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Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti): grazie al suo appoggio nel 1895 Petrosino era stato promosso sergente, liberato dal servizio d'ordine pubblico, e quindi dalla divisa, e destinato alla conduzione d'indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorta di cupo, rovente rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli immigrati italiani avevano costruito.</div>
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Ciò non significava che egli non comprendesse le cause di quella situazione; gli era ben chiaro che oltre alle misure di ordine pubblico occorreva agire sulle cause delle delinquenza: l'ignoranza e la miseria. Risolti brillantemente numerosi casi (il più celebre fu il "delitto del barile" nel 1903), abile nel travestirsi, rapido nell'azione, inflessibile e quasi feroce verso i criminali, divenuto quasi un simbolo della lotta a favore della giustizia e della legge, Joe Petrosino (un po' snob: abito scuro, cappello duro, camicia bianca, scarpe dal tacco alto) era stato via via assegnato ad incarichi di sempre maggiore responsabilità.</div>
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Nel frattempo Petrosino sposò la vedova Adelina Saulino (1869-1957), dalla quale ebbe una figlia chiamata anche lei Adelina (1908-2004).</div>
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<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/9/92/Joepetrosino.jpg/220px-Joepetrosino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
Nel 1905, divenendo poi tenente, gli era stata affidata l'organizzazione d'una squadra di poliziotti italiani, l'Italian Branch (composta di cinque membri, tra cui il successore di Petrosino, Michael Fiaschetti), e ciò aveva reso più proficua ed efficace la sua lotta senza quartiere contro la Mano Nera, una tenebrosa organizzazione a carattere mafioso, con ramificazioni in Sicilia, attraverso la quale si esprimeva il racket.</div>
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Un'occasione che vide Petrosino e l'"Italian Squad" contro la <b><span style="color: red; font-size: large;"><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2016/08/mano-nera-black-hand.html">Mano Nera </a></u></span></b>riguardò Enrico Caruso che, in tournée a New York, fu ricattato dai gangster sotto minaccia di morte. Petrosino convinse Caruso ad aiutarlo nel catturare i criminali.</div>
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In precedenza Petrosino si era infiltrato nell'organizzazione anarchica responsabile della morte del re d'Italia Umberto I, scoprendo l'intenzione di assassinare il presidente americano William McKinley durante una sua visita all'Esposizione Pan-Americana di Buffalo. McKinley, informato attraverso i servizi segreti, ignorò l'avvertimento e fu effettivamente ucciso il 6 settembre 1901 da Leon Czolgosz.</div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-UAS4ux2fR-M/XrV6aGAOBpI/AAAAAAAAJfM/SAtKf5Z_HJ8UwQZElJImxxGEGar5IWJEACLcBGAsYHQ/s1600/Joe%2Bpetrosino%2Bitaliamistero.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="539" data-original-width="442" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-UAS4ux2fR-M/XrV6aGAOBpI/AAAAAAAAJfM/SAtKf5Z_HJ8UwQZElJImxxGEGar5IWJEACLcBGAsYHQ/s320/Joe%2Bpetrosino%2Bitaliamistero.jpg" width="262" /></a></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>La morte</b></span></div>
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<a href="http://assets.nydailynews.com/img/2008/02/10/amd_petrosino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" src="https://assets.nydailynews.com/img/2008/02/10/amd_petrosino.jpg" title="joe petrosino" /></a>Proprio seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla Mano Nera, Petrosino era giunto in Italia.</div>
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La missione era top secret, ma a causa di una fuga di notizie tutti i dettagli furono pubblicati sul New York Herald. Petrosino partì comunque nell'erronea convinzione che in Sicilia la <u><b><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Mafia</a></span></b></u>, come a New York, non si azzardasse a uccidere un poliziotto.</div>
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Alle 20.45 di venerdì 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, suscitano il panico nella piccola folla che attende il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. C'è un generale fuggi fuggi: solo il giovane marinaio anconetano Alberto Cardella (Regia Nave Calabria della Marina Militare) si lancia coraggiosamente verso il giardino Garibaldi, nel centro della piazza, da dove sono giunti gli spari: in tempo per vedere un uomo cadere lentamente a terra, ed altri due fuggire scomparendo nell'ombra. Non c'è soccorso possibile, l'uomo è stato raggiunto da quattro pallottole: una al collo, due alle spalle, e un quarto mortale alla testa. Poco dopo si scopre che si tratta del detective Giuseppe Petrosino, il nemico irriducibile della malavita italiana trapiantata negli Stati Uniti, celebre in America come in Italia quale protagonista della lotta al racket.</div>
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Il console americano a Palermo telegrafa al suo governo: Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire. Il governo mise subito a disposizione la somma di 10.000 lire, corrispondenti a quasi 40.000 euro attuali, per chi avesse fornito elementi utili a scoprire i suoi assassini. La paura della mafia però è più forte dell'attrazione esercitata da quell'elevata offerta di soldi: le bocche rimangono chiuse. Circa 250.000 persone parteciparono al suo funerale a New York, un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale in America.</div>
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<img alt="Visualizza immagine di origine" aria-label="Visualizza immagine di origine" class=" nofocus" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/51/Joe_petrosino.jpg" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; background-image: url(&quot; border-bottom-color: currentColor; border-bottom-style: none; border-bottom-width: 0px; border-collapse: collapse; border-image-outset: 0; border-image-repeat: stretch; border-image-slice: 100%; border-image-source: none; border-image-width: 1; border-left-color: currentColor; border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-color: currentColor; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-spacing: 0px; border-top-color: currentColor; border-top-style: none; border-top-width: 0px; box-shadow: 0px 4px 12px rgba(0,0,0,0.14); color: white; data: image/png; display: block; font-family: Arial,Helvetica,Sans-Serif; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; left: 50%; letter-spacing: normal; list-style-image: none; list-style-position: outside; list-style-type: none; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; max-height: 100%; max-width: 100%; orphans: 2; outline-color: invert; outline-style: none; outline-width: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; position: absolute; text-align: center; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; top: 50%; transform: translate(-50%, -50%); vertical-align: top; white-space: nowrap; word-spacing: 0px;" tabindex="0" /><img alt="Visualizza immagine di origine" aria-label="Visualizza immagine di origine" class=" nofocus" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/51/Joe_petrosino.jpg" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; background-image: url(&quot; border-bottom-color: currentColor; border-bottom-style: none; border-bottom-width: 0px; border-collapse: collapse; border-image-outset: 0; border-image-repeat: stretch; border-image-slice: 100%; border-image-source: none; border-image-width: 1; border-left-color: currentColor; border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-color: currentColor; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-spacing: 0px; border-top-color: currentColor; border-top-style: none; border-top-width: 0px; box-shadow: 0px 4px 12px rgba(0,0,0,0.14); color: white; data: image/png; display: block; font-family: Arial,Helvetica,Sans-Serif; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; left: 50%; letter-spacing: normal; list-style-image: none; list-style-position: outside; list-style-type: none; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; max-height: 100%; max-width: 100%; orphans: 2; outline-color: invert; outline-style: none; outline-width: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; position: absolute; text-align: center; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; top: 50%; transform: translate(-50%, -50%); vertical-align: top; white-space: nowrap; word-spacing: 0px;" tabindex="0" /><img alt="Visualizza immagine di origine" aria-label="Visualizza immagine di origine" class=" nofocus" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/51/Joe_petrosino.jpg" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; background-image: url(&quot; border-bottom-color: currentColor; border-bottom-style: none; border-bottom-width: 0px; border-collapse: collapse; border-image-outset: 0; border-image-repeat: stretch; border-image-slice: 100%; border-image-source: none; border-image-width: 1; border-left-color: currentColor; border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-color: currentColor; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-spacing: 0px; border-top-color: currentColor; border-top-style: none; border-top-width: 0px; box-shadow: 0px 4px 12px rgba(0,0,0,0.14); color: white; data: image/png; display: block; font-family: Arial,Helvetica,Sans-Serif; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; left: 50%; letter-spacing: normal; list-style-image: none; list-style-position: outside; list-style-type: none; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; max-height: 100%; max-width: 100%; orphans: 2; outline-color: invert; outline-style: none; outline-width: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; position: absolute; text-align: center; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; top: 50%; transform: translate(-50%, -50%); vertical-align: top; white-space: nowrap; word-spacing: 0px;" tabindex="0" /></div>
Si ritiene che il responsabile della sua fine sia il boss <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/vito-cascio-ferro-don-vito.html">Vito Cascio Ferro</a></span></u></b> di Bisacquino, tenuto d'occhio da Petrosino sin da quando questi era a New York, ed il cui nome era in cima ad una "lista di criminali" redatta dal poliziotto italoamericano e trovata nella sua stanza d'albergo il giorno della morte. Probabilmente (e questo fu un sospetto anche della polizia palermitana dell'epoca) vi è un collegamento tra la morte di Petrosino e alcuni personaggi malavitosi appartenenti alla cosca newyorkese di <b><span style="color: red; font-size: large;"><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/giuseppe-morello-piddu-joe-lartiglio.html">Giuseppe "Piddu" Morello</a></u></span></b> noti per il loro presunto legame al caso del "corpo nel barile" (un famoso omicidio avvenuto a New York nel 1903). Infatti due uomini di questa cosca erano ritornati in Sicilia nello stesso periodo del viaggio di Petrosino rimanendo in contatto con il boss newyorkese.</div>
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L'ipotesi più verosimile è che Morello e Giuseppe Fontana (emigrato in America dopo l'assoluzione per l'omicidio Emanuele Notarbartolo e aggregatosi alla banda di Giuseppe Morello) si siano rivolti a Vito Cascio Ferro affinché organizzasse l'omicidio del poliziotto per loro conto. Quando Cascio Ferro venne arrestato gli fu trovata addosso una fotografia di Petrosino. Il malavitoso aveva però un alibi per conto di un deputato suo amico. Quando il pugno di ferro fascista, anni più tardi, arrestò don Vito e lo condannò all'ergastolo per un omicidio imputatogli, il boss fu intervistato in prigione; dichiarò di aver ucciso un solo uomo in tutta la sua vita e disse di averlo fatto in modo disinteressato. La tesi però non è mai stata del tutto confermata.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-YS3QJl9lfSI/XrV6nqvUDiI/AAAAAAAAJfU/CG0VYT7JN7oIkjUTtxJ9-ckg1G39QaBIwCLcBGAsYHQ/s1600/funerale%2Bpetrosini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="970" height="465" src="https://1.bp.blogspot.com/-YS3QJl9lfSI/XrV6nqvUDiI/AAAAAAAAJfU/CG0VYT7JN7oIkjUTtxJ9-ckg1G39QaBIwCLcBGAsYHQ/s640/funerale%2Bpetrosini.jpg" width="640" /></a></div>
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<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/G2XuqcFiVN4/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/G2XuqcFiVN4?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-66467756235384074442014-02-13T12:08:00.002-08:002014-02-14T09:17:37.789-08:00CESARE MANZELLA<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
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<img alt="cesare manzanella" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5c/04-mafiosi.jpg" height="320" title="prima guerra di mafia" width="230" /></div>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Cesare Manzella</span></b> nacque a Cinisi, 18 dicembre 1897; dopo un periodo di permanenza negli Stati Uniti, dove trascorse diversi anni nell'organizzare una catena di case da gioco a Chicago, Manzella fece il suo ritorno a Cinisi dopo essere stato espulso dalle autorità statunitensi nel 1947. A Cinisi era proprietario di una vasta piantagione di cedri. Manzella viene descritto come un violento e un prepotente, dai locali Carabinieri. È un individuo astuto che ha ottime capacità organizzative che gli permettono di godere di un certo potere sulle fazioni criminali e mafiose locali. Non solo a Cinisi, ma anche nelle vicine comunità locali di Carini, Torretta, Terrasini, Partinico, Borgetto e Camporeale.</div>
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Fu membro della prima Commissione <u><b><span style="font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">mafiosa</a></span></b></u> siciliana formatasi nel 1958. Manzella amava mostrarsi come un benefattore. Per questo motivo si faceva vedere per le strette stradine di Cinisi con il suo ampio cappello americano, regalando caramelle agli orfani e ai mendicanti di strada. Dedicò parte dei suoi profitti illeciti per la costruzione di un orfanotrofio. </div>
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Fu protagonista della prima guerra di mafia scoppiata a causa del sabotaggio di un grosso carico di eroina finanziato da Manzella, da Salvatore Greco da Ciaculli e da <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Angelo La Barbera</b></u></span> della cosca di Palermo. Il sospetto cadde su Calcedonio Di Pisa, il quale aveva procurato il carico di eroina per Manzella dal suo trafficante corso Pascal Molinelli, ed aveva poi organizzato le operazioni di trasporto verso i partner di Manzella a New York. Il caso venne portato dinanzi alla Commissione mafiosa in seno alla quale sorsero disaccordi su come gestirlo, portando così ad uno scontro sanguinoso conosciuto appunto come prima guerra di mafia fra la cosca dei Greco, guidata da Salvatore Greco, e il clan La Barbera.</div>
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Il primo episodio della guerra fu l'uccisione di Di Pisa assassinato il 26 dicembre 1962. Manzella scelse di affiancare i Greco e divenne l'obiettivo principale della cosca rivale. Venne ucciso il 26 aprile 1963, quando un'autobomba in mezzo alla strada esplose con lui al suo interno mentre cercava di spostarla. A lui succedette il suo vicecapo <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/gaetano-badalamenti-don-tano.html">Gaetano Badalamenti</a> </span></u></b>come nuovo boss della Famiglia di Cinisi. Manzella era imparentato con <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Giuseppe Impastato</b></u></span>, l'attivista Antimafia assassinato nel 1978. L'attività di Peppino Impastato contro la mafia sembra essere stata ispirata dal brutale omicidio di Manzella, quando il giovane Peppino aveva solo 15 anni d'età. Peppino venne fortemente traumatizzato da quella esecuzione all'interno della sua famiglia. "E questa è la mafia? Se questa è la mafia allora io la combatterò per il resto della mia vita."</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-21458912224856512302014-01-30T13:17:00.001-08:002014-12-23T14:03:51.667-08:00Fuori onda di Martelli su Moro e Stato -mafia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: center;">
<img alt=" Claudio Martelli fupri onda striscia la notizia" src="http://www.movietele.it/files/images/2014/01/claudio-martelli-sandro-provvisionato.jpg" title="" /></div>
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<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Fuori onda</span> </b>del Tgcom24 in cui l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli<span style="color: red;"> </span>e il giornalista Sandro Provvisionato esprimono dei dubbi sull'operato del pm di Palermo impegnato nell'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia.</div>
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<i><u>Martelli:</u> </i>Ho la sensazione che il pm navighi nel caos e dunque non escludo che anche lui si inventi delle cose balorde.</div>
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<i><u>Provvisionato:</u> </i>Da quello che conosco io lui non è una cima.</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i>Martelli:</i> </u>No, proprio no, già non era una cima l'altro che se n'è andato.</div>
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<br /></div>
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Sempre nello stesso fuori onda Martelli parla di una vicenda che riguarda<b> <span style="color: red;"><span style="font-size: large;"><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/11/francesco-cossiga.html">Francesco Cossiga</a></u></span> </span></b>all'epoca del sequestro <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/aldo-moro.html">Moro</a></u></b></span>. Dice Martelli: «Lui non ha mai spiegato perché fa l'unità di crisi al ministero della marina e ci mette dentro <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/02/licio-gelli.html">Gelli</a></span></u></b>. E pensa che qualche mese prima aveva invitato a cena me e Formica (n.d.r. Rino) e, scherzando ma non troppo, aveva detto: "dovremmo farla noi la <b><span style="color: red; font-size: large;"><u>P3</u></span></b>".</div>
</div>
devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2701049029015014576.post-20527921755262843962014-01-27T13:04:00.002-08:002014-12-12T13:51:41.580-08:00VITO CIANCIMINO "Don Vito"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<img alt="don vito" src="http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/prova-sparita/stor_16384735_34340.jpg" title="vito ciancimino" /></div>
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/e/eb/Ciancimino.jpg/220px-Ciancimino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/e/eb/Ciancimino.jpg/220px-Ciancimino.jpg" title="VITO CIANCIMINO GIOVANE" /></a></div>
<b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">Vito Alfio Ciancimino </span></b>nacque a Corleone il 2 aprile 1924 figlio di un barbiere, si diplomò geometra nel 1943. Nel 1950 si trasferì a Palermo per frequentare la facoltà di ingegneria ma non conseguì mai la laurea. Per un breve periodo soggiornò a Roma, dove lavorò presso la segreteria del deputato <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/06/bernardo-mattarella.html">Bernardo Mattarella</a></u></b></span> (allora sottosegretario al Ministero dei Trasporti). A Palermo divenne socio di un'impresa edile ed ottenne un appalto per il "trasporto di vagoni ferroviari a domicilio attraverso carrelli" grazie alla raccomandazione del deputato Mattarella. Nel 1953 Ciancimino venne eletto nel comitato provinciale della Democrazia Cristiana e l'anno successivo divenne commissario comunale. Nel 1956 Ciancimino venne eletto consigliere comunale a Palermo e divenne un sostenitore di Giovanni Gioia, aderendo alla corrente politica di Amintore Fanfani. Per queste ragioni divenne assessore dell'Azienda municipalizzata e nel luglio 1959 divenne assessore ai lavori pubblici nella giunta del sindaco <span style="color: red; font-size: large;"><u><b>Salvo Lima</b></u></span>. Durante il periodo in cui Ciancimino fu assessore, delle 4.000 licenze edilizie rilasciate, 1600 figurarono intestate a tre prestanome, che non avevano nulla a che fare con l'edilizia; l'assessorato di Ciancimino apportò numerose modifiche al piano regolatore di Palermo che permisero alla ditta di Nicolò Di Trapani (pregiudicato per associazione a delinquere) di vendere aree edificabili ad imprese edili mentre il costruttore Girolamo Moncada (legato al boss mafioso <span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/michele-cavataio-il-cobra.html">Michele Cavataio</a></b></u></span>) ottenne in soli otto giorni licenze edilizie per numerosi edifici. In questi anni Ciancimino entrò in rapporti con tre società edilizie e finanziarie: la SIR, la SICILCASA SpA e la ISEP, di cui faceva parte la moglie di Ciancimino, Epifania Silvia Scardino, insieme ai mafiosi Antonino Sorci (capo della cosca di Villagrazia) e Angelo Di Carlo (cugino del boss <b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/12/michele-navarra.html">Michele Navarra</a></span></u></b> e socio di<span style="color: red; font-size: large;"><u><b><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/11/luciano-leggio-liggio.html"> Luciano Leggio</a></b></u></span>).</div>
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<a href="https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTW01flJV9pdk4JsWdYrOs3cbGRWd0Zy6OwgMQL4CiwypmFnaZ8Pw" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" height="264" src="https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTW01flJV9pdk4JsWdYrOs3cbGRWd0Zy6OwgMQL4CiwypmFnaZ8Pw" title="VITO CIANCIMINO COMIZIO" width="320" /></a>Nel 1963 Ciancimino venne denunciato dall'avvocato Lorenzo Pecoraro, amministratore di un'impresa edile a cui fu negata una licenza edilizia mentre alla società "SICILCASA SpA" era stato concesso il permesso di costruire in un terreno contiguo malgrado il progetto violasse in più punti le clausole del piano regolatore; fu fatto sapere a Pecoraro che poteva avere la licenza soltanto se versava una tangente nelle casse della "SICILCASA SpA", di cui Ciancimino era socio occulto e da cui acquistò anche due appartamenti. Qualche tempo dopo l'avvocato Pecoraro ritirò tutte le accuse e dichiarò che Ciancimino era sempre stato un uomo «esemplare per correttezza ed onestà». Ma nonostante ciò, nel giugno 1965 il caso Pecoraro fu riaperto e Ciancimino finì sotto processo, venendo però assolto nel 1966.</div>
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Nel 1964 Ciancimino concluse il mandato di assessore ai lavori pubblici e rimase consigliere comunale. Nel 1966 fu nominato capogruppo della Democrazia cristiana nel consiglio comunale di Palermo e tenne questo incarico fino al 1970, venendo anche nominato responsabile degli enti locali della sezione provinciale della Democrazia Cristiana nel 1969.</div>
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Nell'ottobre 1970 Ciancimino fu eletto sindaco di Palermo ma nel dicembre successivo fu costretto a dimettersi a causa delle proteste dell’opposizione e delle inchieste della Commissione Parlamentare Antimafia che lo riguardavano; tuttavia Ciancimino rimase in carica fino all'aprile 1971, quando venne eletto il nuovo sindaco Giacomo Marchello. Infatti nel 1976 la relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia, redatta anche dai deputati <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Pio La Torre e Cesare Terranova</u></b></span>, ed altri atti prodotti dalla stessa Commissione accusarono duramente Ciancimino ed altri uomini politici di avere rapporti con la mafia.</div>
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Nel 1976 Ciancimino abbandonò la corrente fanfaniana e formò un gruppo autonomo all'interno del consiglio comunale, avvicinandosi a Salvo Lima, che rappresentava la corrente andreottiana: Ciancimino, accompagnato dai deputati Salvo Lima, Mario D'Acquisto e Giovanni Matta, incontrò il senatore<b><u><span style="color: red; font-size: large;"><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/giulio-andreotti.html"> Giulio Andreotti </a></span></u></b>a Palazzo Chigi, dove venne stipulato il patto di collaborazione con la corrente, che sfociò nell'appoggio dato dai delegati vicini a Ciancimino alla corrente andreottiana in occasione dei congressi nazionali della Democrazia Cristiana svoltisi nel 1980 e nel 1983.<br />
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<img alt="vito e massimo ciancimino" src="http://comunitaolivettiroma.files.wordpress.com/2012/07/047-massimo-ciancimino.jpg" height="404" title="" width="640" /></div>
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In questi anni <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/cosa-nostra.html">Cosa Nostra </a></u></b></span>compì alcuni "omicidi politici" ed avvertimenti per proteggere gli interessi di Ciancimino: il 9 marzo 1979 fu ucciso Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana che era entrato in contrasto con costruttori legati a Ciancimino; il 6 gennaio 1980 venne eliminato <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Piersanti Mattarella</u></b></span>, presidente della Regione che contrastava Ciancimino per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi; il 30 aprile 1982 venne trucidato Pio La Torre, segretario regionale del PCI che aveva più volte indicato pubblicamente Ciancimino come personaggio legato a Cosa Nostra; nel dicembre 1980 una carica di esplosivo distrusse una parte della villa del sindaco Nello Martellucci, che si era mostrato poco disponibile con Ciancimino nel concedergli un appalto per il risanamento dei quartieri vecchi di Palermo.</div>
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In occasione del congresso regionale di Agrigento della Democrazia Cristiana nel 1983, il segretario nazionale Ciriaco De Mita espresse chiaramente la necessità di allontanare Ciancimino dal partito e per questo non gli venne rinnovata la tessera.</div>
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<object class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/RTgYtOl_llw/0.jpg" height="266" width="320"><param name="movie" value="https://youtube.googleapis.com/v/RTgYtOl_llw&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="https://youtube.googleapis.com/v/RTgYtOl_llw&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Le inchieste penali</b></span></div>
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Nel 1984 il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta dichiarò al giudice <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Giovanni Falcone </u></b></span>che «Ciancimino è nelle mani dei <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Corleonesi</span></u></b>» e per questo venne arrestato per associazione mafiosa nello stesso anno.</div>
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Nel 1992 venne condannato definitivamente in Cassazione a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa e corruzione. Fu condannato inoltre a 3 anni e due mesi di carcere (pena condonata) per peculato, interesse in atti d' ufficio, falsità in bilancio, frode e truffa pluriaggravata nel processo per i grandi appalti di Palermo e a 3 anni e 8 mesi per aver pilotato due appalti comunali quando non aveva più cariche pubbliche. Pochi giorni prima che morisse, il comune di Palermo gli presentò un'ingente richiesta di risarcimento, pari a 150 milioni di euro, per danni arrecati all'amministrazione comunale: ne furono recuperati solo sette.</div>
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I magistrati che indagarono su di lui lo definirono «la più esplicita infiltrazione della mafia nell'amministrazione pubblica». Nel 1993 il collaboratore di giustizia Pino Marchese dichiarò addirittura che Ciancimino era regolarmente affiliato nella Famiglia di Corleone. Un altro collaboratore di giustizia, Gioacchino Pennino (ex consigliere comunale e mafioso), dichiarò che nel 1981 voleva abbandonare il gruppo di Ciancimino nel consiglio comunale ma venne convocato dal boss <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Bernardo Provenzano</u></b></span>, il quale gli intimò minacciosamente «di restare al suo posto».</div>
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Secondo quanto ricostruito dal giornalista Gianluigi Nuzzi, nel 2009, che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi dall'Istituto per le Opere di Religione sarebbero stati manovrati dei soldi diretti a Ciancimino per conto della mafia. A tal proposito il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, affermò:</div>
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« Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2013/05/ior.html">IOR</a></u></b></span> »</div>
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I conti correnti e le due cassette di sicurezza, allo IOR erano coperti da immunità diplomatica e in caso di perquisizione impossibile esercitare una rogatoria con lo Stato del Vaticano. I conti furono gestiti in un primo momento dal conte Romolo Vaselli, un imprenditore che negli anni 1970 controllava la raccolta dell'immondizia di Palermo. In un momento successivo, furono gestiti da prestanome, prelati compiacenti, nobili e cavalieri del Santo Sepolcro. I conti correnti servivano per pagare le famose «messe a posto» per la gestione degli appalti per la manutenzione delle strade e delle fogne di Palermo affidata al conte Arturo Cassina, cavaliere del Santo Sepolcro. La gestione della manutenzione delle strade e delle fogne di Palermo erano gonfiate per circa l'80 per cento del loro reale valore di mercato. Questo surplus era destinato sia alla corrente andreottiana, che in Sicilia faceva capo a Ciancimino stesso, sia un 20 per cento, alle tangenti dovute a Bernardo Provenzano e <span style="color: red; font-size: large;"><b><u><a href="http://italiamistero.blogspot.it/2014/12/salvatore-riina-toto-u-curtu.html">Totò Riina</a></u></b></span>.</div>
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I capitali venivano trasferiti a Ginevra attraverso il deputato Giovanni Matta e Roberto Parisi, al quale faceva riferimento la manutenzione dell'illuminazione di tutta la città. Ciancimino finanziava anche molti prelati, a iniziare dal cardinale Arcivescovo di Palermo Ernesto Ruffini, con soldi elargiti sotto forma di donazioni.</div>
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Attraverso questo sistema di compensazioni sulle cassette venivano gestite anche i soldi delle tessere del partito. In queste cassette passò anche una parte della famosa tangente Enimont: Vito Ciancimino incassò dal deputato Salvo Lima o dal tesoriere, come distribuzione di fondi ai partiti, circa 200 milioni delle vecchie lire.</div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Dopo la condanna</b></span></div>
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Negli ultimi anni della sua vita, cercò di accreditare un suo ruolo di esperto di "cose di Cosa Nostra": tale ruolo produsse il sospetto che potesse essere "utilizzato" dalle cosche per avvalorare versioni di comodo. Così la Commissione antimafia, che rifiutò di riceverlo in audizione nell'autunno del 1992 malgrado lui si fosse di fatto "proposto" con l'intervista a Giampaolo Pansa a L'espresso in cui cercava di allontanare i sospetti della stagione stragista dalla mafia.<br />
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<img alt="vito ciancimino in tribunale" src="http://www.nottecriminale.it/contents/2012/09/ciancimino-large.jpg" height="474" title="" width="640" /></div>
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Nel 1992, nel periodo tra le stragi di Capaci e via d'Amelio, Ciancimino venne contattato dall'allora colonnello Mario Mori e dal capitano Giuseppe De Donno del ROS, il quale dichiarò negli anni successivi: «Decidemmo di contattare in qualche modo la mafia attraverso Vito Ciancimino per fermare le stragi del 1992-93». Il boss Salvatore Riina scrisse allora il suo "papello", in cui venivano elencate le richieste di Cosa Nostra per far cessare la strategia degli attentati in cambio di benefici di legge, nuove norme sul pentitismo e la revisione del Maxiprocesso, e lo fece arrivare a Mori e De Donno tramite Ciancimino. Tuttavia nel dicembre 1992 Ciancimino venne nuovamente arrestato.</div>
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Vito Ciancimino morì a Roma il 19 novembre 2002.<br />
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<img alt="vito e massimo ciancimino uscita dal carcere" src="http://www.dagospia.com/img/foto/06-2009/24819.jpg" height="361" title="" width="640" /></div>
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>Presunti rapporti con Silvio Berlusconi</b></span></div>
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Il 12 novembre 2010 sua moglie Epifania Silvia Scardino rivela al pm di Palermo Antonio Ingroia che suo marito si sarebbe incontrato tre volte a Milano con <span style="color: red; font-size: large;"><b><u>Silvio Berlusconi</u></b></span> tra il 1972 e il 1975. I due avrebbero parlato dello svolgimento del progetto di realizzazione di Milano 2.<br />
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<img alt="vito e massimo ciancimino" src="http://www.calogeroparlapiano.com/wp-content/uploads/2011/01/Vito-Ciancimino-col-figlio-Massimo-1.jpg" title="" /></div>
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Il direttore generale della Banca Popolare di Palermo Giovanni Scilabra, ormai in pensione, ha raccontato ai pm di Palermo di aver avuto un incontro nel 1986 con Ciancimino e <b><u><span style="color: red; font-size: large;">Marcello Dell'Utri </span></u></b>per un prestito di 20 miliardi da destinare alla Fininvest (di proprietà di Berlusconi). Inoltre i pm stanno facendo degli accertamenti che servirebbero a riscontrare le rivelazioni di Massimo Ciancimino e la documentazione da lui consegnata ai magistrati circa presunti investimenti del padre nel complesso edilizio Milano 2, realizzato da Silvio Berlusconi. Ciancimino avrebbe riferito al figlio Massimo che nella realizzazione di Milano 2 sarebbero stati investiti soldi anche dagli imprenditori mafiosi Salvatore Buscemi e Francesco Bonura. A fare da tramite tra Berlusconi, i costruttori palermitani e l'ex sindaco potrebbe essere stato Marcello Dell'Utri, poi senatore del Pdl, indagato nel 1994, per concorso esterno in associazione mafiosa.<br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/-HoB3u7ZDc0?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<img alt="massimo ciancimino" src="http://www.soniaalfano.it/wp-content/uploads/2010/03/massimo-ciancimino.jpg" height="384" title="" width="640" /></div>
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<img src="http://www.gva.be/ahimgpath/assets_img_gvl/2011/06/09/1899070/massimo-ciancimino-francesco-la-licata-don-vito-id1811178-1000x800-n.jpg" height="400" width="256" /><br />
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<span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><b>DOCUMENTI</b></span></div>
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<li><b><span style="font-size: x-large;"><a href="http://archiviostorico.corriere.it/2009/ottobre/30/Ciancimino_consegna_papello_originale_co_9_091030031.shtml">Ciancimino_consegna_papello_originale</a></span></b></li>
<li><b><span style="font-size: x-large;"><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/10/le-accuse-di-ciancimino-de-mita.html">le-accuse-di-ciancimino-de-mita</a></span></b></li>
<li><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/26/era-contro-ciancimino-mattarella-fu-ucciso.html"><b><span style="font-size: x-large;">era-contro-ciancimino-mattarella-fu-ucciso</span></b></a></li>
</ul>
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devilforeverhttp://www.blogger.com/profile/17735274241837320863noreply@blogger.com0